About Rete Ambientalista Al
Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
“La storia, anche quella piccola, come la nostra, spesso dipende dal caso, magari dalla presenza
giusta al momento giusto.” Ho esordito al Consiglio comunale aperto del 7 aprile 2008 che
avevamo imposto a Tortona con la forza della mobilitazione. “Era nata male la storia di questo
mega impianto di etanolo, di ‘agrocombustibile industriale’ (macchè bio-etanolo, qui di ‘bio’, vita,
c’è solo quella che si spegne). Nata male, con l’infausto progetto presentato come il solito ad
agosto, quando la gente è in ferie e la soglia di attenzione e reazione si prevede minore; con una
delibera comunale già confezionata; con una assemblea beffa a Rivalta Scrivia convocata
addirittura dalla controparte politica padronale. Insomma, i giochi sembravano fatti. Sono stato
rincorso mentre ero in ferie dalle telefonate di Enzo Pernigotti (a proposito di “ruolo del caso”
nella storia: se anche quello che sarebbe diventato il promotore del Comitato fosse stato in ferie,
forse non saremmo arrivati all’avvenimento democratico di questa sera), e dovetti leggere in gran
fretta il malloppone del progetto, per preparare la relazione all’assemblea di Rivalta del 3
settembre. E non eravamo ancora tanti quando qualche giorno dopo abbiamo bloccato con la forza
e con la forza della ragione, per conquistare la parola, i lavori al consiglio provinciale di
Alessandria; o quando abbiamo invaso e bloccato la conferenza dei servizi imponendo la
procedura di valutazione impatto ambientale. Da allora il comitato di Rivalta di strada ne ha fatta
molta: lo testimoniano le 4.000 firme raccolte e l’avvenimento di questa sera, e farà molta più
strada ancora se il consiglio comunale di Tortona sciaguratamente lasciasse via libera al progetto,
pagandone il prezzo politico ed elettorale insieme alla Provincia, a cominciare dal 13 aprile.
Consegno al presidente del consiglio comunale la relazione che svolsi a Rivalta, unitamente alle
osservazioni presentate alla conferenza dei servizi, a disposizione di chi ne volesse usufruire; non
potendo ripetere nei 10 minuti concessi i solidi motivi dell’opposizione al folle progetto”.
All’assemblea popolare i cittadini di Rivalta Scrivia non avevano conoscenza delle caratteristiche di
questo impianto di cui Guido Ghisolfi, presente in sala, aveva dato per scontata l’approvazione in
consiglio comunale sulla spinta della sua parte politica democristiana (Ghisolfi sarà tra i più
generosi sponsor di Renzi) e sotto la protezione del duo Gavio-Palenzona. “Magari c’è chi,
sentendo parlare di un impianto che lavora granoturco, pensa ad un enorme mestolo per fare la
polenta (quella industriale che cuoce in quattro minuti). Invece con il mais si può fare alcol
(bioetanolo). Quale è la differenza? Se dai fuoco alla polenta, la rendi abbrustolita, croccante, che
è un piacere mangiarla. Se dai fuoco all’alcol: scoppia, incendia, crea problemi di sicurezza. Se fai
polenta: generi vapore acqueo e sudi a girare il mestolo. Se fai alcol: generi vari tipi di
inquinamento. Che ora vi esplicito”. Poi, parte della mia relazione si era incentrata sulla necessità
della mobilitazione popolare: “In primo luogo manca la Valutazione di impatto ambientale, e la
VIA deve essere accompagnata dalle autorizzazioni qualità aria e acqua della Provincia. E
soprattutto da una variante urbanistica da uso agricolo a uso industriale: solamente se il Comune
fa la variante si può costruire l’etanolo o al suo posto o in aggiunta l’inceneritore. Non
dimentichiamo che proprio ora Regione e Provincia hanno concordato la realizzazione di un
inceneritore rifiuti e che proprio Rivalta era stata indicata a suo tempo come sito ospitante. La
pressione sui politici per l’impianto è impressionante, perché dietro c’è addirittura Marcellino
Gavio. Però Gavio può essere sconfitto. Dai cittadini, dai comitati, da voi. Sapendo che vi
sferreranno contro i giornali: che non sono indipendenti, ma sono dipendenti dal potere
economico, dunque da Gavio, sapendo che alcuni giornalisti hanno più dignità, altri meno, molto
meno. Si può vincere, come abbiamo vinto in altre occasioni, anche contro Gavio. Come?
Mobilitandosi, raccogliendo firme, con dibattiti, assemblee, volantinaggi, partendo da Rivalta per
coinvolgere Tortona, ma anche Novi Ligure e Alessandria. Presentando, come stiamo preparando,
osservazioni e facendo eventuali ricorsi amministrativi e legali. Infine con il voto: l’altra arma che
avete in mano. I politici, quelli che poi decidono il sì o il no al progetto, ci tengono a due cose: i
soldi e/o i voti. Noi i soldi non li abbiamo (Gavio e Ghisolfi sì)”.
Nel corso dell’assemblea intervenne addirittura Guido Ghisolfi, il magnate della multinazionale
della platica, ad accusarci di essere contro il progresso. Rispondemmo (non a lui, che queste cose le
sapeva benissimo, ma ai moltissimi agricoltori presenti) che noi ambientalisti ci battiamo
(inascoltati dai politici) per il risparmio dell’energia, per la diminuzione dei consumi energetici, per
la sostituzione dei combustibili fossili (petrolio) con le fonti alternative: sole, acqua, vento e anche
biomasse. Ma sulle biomasse occorre distinguere. Il mais è una biomassa, una pianta. Le piante,
tramite il processo di fotosintesi, eliminano l’anidride carbonica atmosferica (la convertono in
materia organica). Se la biomassa è uno scarto, il residuo della coltivazione, allora noi siamo
favorevoli all’uso di questo tipo di biomassa che non intacca il patrimonio boschivo, soprattutto per
fare biogas (metano) e per fare compost (fertilizzante) tramite piccoli impianti. Se invece si intende
per biomasse le piante espressamente coltivate per scopi energetici in grossi impianti, per essere
bruciate, o per fare etanolo che viene bruciato, allora non siamo d’accordo, tanto più in quanto
richiedono massicce dosi di fertilizzanti chimici e di sintesi, e fitofarmaci, prelievi inusitati di acqua
(come per il mais), usi massicci di macchine agricole, pompe per l’irrigazione, trasporti su lunghe
distanze, cioè con aumento dell’impiego dell’energia di origine fossile e dunque con aumento
dell’anidride carbonica. Non siamo d’accordo a sottrarre suolo agricolo alla produzione di cibo.
Non solo per ragioni etiche. Ma ecologiche ed economiche. Non si illudano gli agricoltori che
aumentando la produzione di mais, sostituendolo alle altre colture con maggior valore aggiunto,
andranno a guadagnare. Le esperienze nel mondo insegnano il contrario. Quando il prezzo del mais
lo fanno i monopolisti, i produttori di etanolo, il prezzo in breve tempo tornerebbe a diminuire.
Mentre aumenterebbe il prezzo della benzina e dei beni di consumo.
Il suo intervento era stato talmente maldestro che mi lanciai in una filippica: “Ghisolfi, vuole
finalmente fare qualcosa di buono per la sua terra, qualcosa per la quale essere ricordato senza
maledizioni che lo facciano rivoltare nella tomba? Lo vuole? Si dia completamente alla politica, e
lasci stare l’imprenditoria, non usi la politica, non usi il PD…. il PD non si faccia usare da lei… o
forse sto dicendo una cazzata, forse è inevitabile che politica e imprenditoria siano inscindibile
intreccio di interessi. Vogliono Gavio e Ghisolfi fare qualcosa di buono per questa terra? Ebbene,
dicono di investire nella speculazione “bioetanolo” 300 milioni di euro. Siccome si presume che
non siano soldi loro, meglio sarebbe per Alessandria e l’Italia che li indirizzassero, ripeto, su un
progetto di energia solare che surclassi, dieci volte tanto, il più grande d’Europa: quello di
Sanlucar a 25 chilometri da Siviglia, costato appunto un decimo, 35 milioni di euro, 10 megawatt
di elettricità, 600 mila abitanti serviti, 600 mila tonnellate l’anno in meno di anidride carbonica.
Con tutti i terreni in proprietà, invece di etanolo-inceneritore-tunnel- aeroporto, Gavio con i soldi
dell’etanolo potrebbe realizzare una centrale solare dieci volte più grande della più grande
d’Europa, a servizio di 6 milioni di clienti. Lasci perdere, Ghisolfi, questo impianto di etanolo, che
è già tecnologicamente superato, antieconomico, che serve solo a far su soldi pubblici prelevati
dalle nostre bollette elettriche, un crimine contro Tortona e l’umanità: crisi agricola, crisi
climatica, gas serra, deforestazione, inquinamento, malattie, meno prodotti agricoli e sempre più
cari, carenze d’acqua, disastri naturali, sovrappopolazione”.
Ghisolfi, respinta dalla mobilitazione popolare la sua iniziativa a Rivalta Scrivia, sostituirà la canna
al mais, sposterà il progetto del gruppo M&G Mossi Ghisolfi a Crescentino (Vercelli), esaltando
l’utopia della sua “bioraffineria” come “il più grande impianto del mondo per la produzione di agro
combustibili”. Gli accondiscendenti abitanti di Crescentino saranno alle prese con pesanti problemi
di inquinamento. Guido Ghisolfi concluderà la sua visionaria parabola industriale con un colpo di
fucile.
Lino Balza
giusta al momento giusto.” Ho esordito al Consiglio comunale aperto del 7 aprile 2008 che
avevamo imposto a Tortona con la forza della mobilitazione. “Era nata male la storia di questo
mega impianto di etanolo, di ‘agrocombustibile industriale’ (macchè bio-etanolo, qui di ‘bio’, vita,
c’è solo quella che si spegne). Nata male, con l’infausto progetto presentato come il solito ad
agosto, quando la gente è in ferie e la soglia di attenzione e reazione si prevede minore; con una
delibera comunale già confezionata; con una assemblea beffa a Rivalta Scrivia convocata
addirittura dalla controparte politica padronale. Insomma, i giochi sembravano fatti. Sono stato
rincorso mentre ero in ferie dalle telefonate di Enzo Pernigotti (a proposito di “ruolo del caso”
nella storia: se anche quello che sarebbe diventato il promotore del Comitato fosse stato in ferie,
forse non saremmo arrivati all’avvenimento democratico di questa sera), e dovetti leggere in gran
fretta il malloppone del progetto, per preparare la relazione all’assemblea di Rivalta del 3
settembre. E non eravamo ancora tanti quando qualche giorno dopo abbiamo bloccato con la forza
e con la forza della ragione, per conquistare la parola, i lavori al consiglio provinciale di
Alessandria; o quando abbiamo invaso e bloccato la conferenza dei servizi imponendo la
procedura di valutazione impatto ambientale. Da allora il comitato di Rivalta di strada ne ha fatta
molta: lo testimoniano le 4.000 firme raccolte e l’avvenimento di questa sera, e farà molta più
strada ancora se il consiglio comunale di Tortona sciaguratamente lasciasse via libera al progetto,
pagandone il prezzo politico ed elettorale insieme alla Provincia, a cominciare dal 13 aprile.
Consegno al presidente del consiglio comunale la relazione che svolsi a Rivalta, unitamente alle
osservazioni presentate alla conferenza dei servizi, a disposizione di chi ne volesse usufruire; non
potendo ripetere nei 10 minuti concessi i solidi motivi dell’opposizione al folle progetto”.
All’assemblea popolare i cittadini di Rivalta Scrivia non avevano conoscenza delle caratteristiche di
questo impianto di cui Guido Ghisolfi, presente in sala, aveva dato per scontata l’approvazione in
consiglio comunale sulla spinta della sua parte politica democristiana (Ghisolfi sarà tra i più
generosi sponsor di Renzi) e sotto la protezione del duo Gavio-Palenzona. “Magari c’è chi,
sentendo parlare di un impianto che lavora granoturco, pensa ad un enorme mestolo per fare la
polenta (quella industriale che cuoce in quattro minuti). Invece con il mais si può fare alcol
(bioetanolo). Quale è la differenza? Se dai fuoco alla polenta, la rendi abbrustolita, croccante, che
è un piacere mangiarla. Se dai fuoco all’alcol: scoppia, incendia, crea problemi di sicurezza. Se fai
polenta: generi vapore acqueo e sudi a girare il mestolo. Se fai alcol: generi vari tipi di
inquinamento. Che ora vi esplicito”. Poi, parte della mia relazione si era incentrata sulla necessità
della mobilitazione popolare: “In primo luogo manca la Valutazione di impatto ambientale, e la
VIA deve essere accompagnata dalle autorizzazioni qualità aria e acqua della Provincia. E
soprattutto da una variante urbanistica da uso agricolo a uso industriale: solamente se il Comune
fa la variante si può costruire l’etanolo o al suo posto o in aggiunta l’inceneritore. Non
dimentichiamo che proprio ora Regione e Provincia hanno concordato la realizzazione di un
inceneritore rifiuti e che proprio Rivalta era stata indicata a suo tempo come sito ospitante. La
pressione sui politici per l’impianto è impressionante, perché dietro c’è addirittura Marcellino
Gavio. Però Gavio può essere sconfitto. Dai cittadini, dai comitati, da voi. Sapendo che vi
sferreranno contro i giornali: che non sono indipendenti, ma sono dipendenti dal potere
economico, dunque da Gavio, sapendo che alcuni giornalisti hanno più dignità, altri meno, molto
meno. Si può vincere, come abbiamo vinto in altre occasioni, anche contro Gavio. Come?
Mobilitandosi, raccogliendo firme, con dibattiti, assemblee, volantinaggi, partendo da Rivalta per
coinvolgere Tortona, ma anche Novi Ligure e Alessandria. Presentando, come stiamo preparando,
osservazioni e facendo eventuali ricorsi amministrativi e legali. Infine con il voto: l’altra arma che
avete in mano. I politici, quelli che poi decidono il sì o il no al progetto, ci tengono a due cose: i
soldi e/o i voti. Noi i soldi non li abbiamo (Gavio e Ghisolfi sì)”.
Nel corso dell’assemblea intervenne addirittura Guido Ghisolfi, il magnate della multinazionale
della platica, ad accusarci di essere contro il progresso. Rispondemmo (non a lui, che queste cose le
sapeva benissimo, ma ai moltissimi agricoltori presenti) che noi ambientalisti ci battiamo
(inascoltati dai politici) per il risparmio dell’energia, per la diminuzione dei consumi energetici, per
la sostituzione dei combustibili fossili (petrolio) con le fonti alternative: sole, acqua, vento e anche
biomasse. Ma sulle biomasse occorre distinguere. Il mais è una biomassa, una pianta. Le piante,
tramite il processo di fotosintesi, eliminano l’anidride carbonica atmosferica (la convertono in
materia organica). Se la biomassa è uno scarto, il residuo della coltivazione, allora noi siamo
favorevoli all’uso di questo tipo di biomassa che non intacca il patrimonio boschivo, soprattutto per
fare biogas (metano) e per fare compost (fertilizzante) tramite piccoli impianti. Se invece si intende
per biomasse le piante espressamente coltivate per scopi energetici in grossi impianti, per essere
bruciate, o per fare etanolo che viene bruciato, allora non siamo d’accordo, tanto più in quanto
richiedono massicce dosi di fertilizzanti chimici e di sintesi, e fitofarmaci, prelievi inusitati di acqua
(come per il mais), usi massicci di macchine agricole, pompe per l’irrigazione, trasporti su lunghe
distanze, cioè con aumento dell’impiego dell’energia di origine fossile e dunque con aumento
dell’anidride carbonica. Non siamo d’accordo a sottrarre suolo agricolo alla produzione di cibo.
Non solo per ragioni etiche. Ma ecologiche ed economiche. Non si illudano gli agricoltori che
aumentando la produzione di mais, sostituendolo alle altre colture con maggior valore aggiunto,
andranno a guadagnare. Le esperienze nel mondo insegnano il contrario. Quando il prezzo del mais
lo fanno i monopolisti, i produttori di etanolo, il prezzo in breve tempo tornerebbe a diminuire.
Mentre aumenterebbe il prezzo della benzina e dei beni di consumo.
Il suo intervento era stato talmente maldestro che mi lanciai in una filippica: “Ghisolfi, vuole
finalmente fare qualcosa di buono per la sua terra, qualcosa per la quale essere ricordato senza
maledizioni che lo facciano rivoltare nella tomba? Lo vuole? Si dia completamente alla politica, e
lasci stare l’imprenditoria, non usi la politica, non usi il PD…. il PD non si faccia usare da lei… o
forse sto dicendo una cazzata, forse è inevitabile che politica e imprenditoria siano inscindibile
intreccio di interessi. Vogliono Gavio e Ghisolfi fare qualcosa di buono per questa terra? Ebbene,
dicono di investire nella speculazione “bioetanolo” 300 milioni di euro. Siccome si presume che
non siano soldi loro, meglio sarebbe per Alessandria e l’Italia che li indirizzassero, ripeto, su un
progetto di energia solare che surclassi, dieci volte tanto, il più grande d’Europa: quello di
Sanlucar a 25 chilometri da Siviglia, costato appunto un decimo, 35 milioni di euro, 10 megawatt
di elettricità, 600 mila abitanti serviti, 600 mila tonnellate l’anno in meno di anidride carbonica.
Con tutti i terreni in proprietà, invece di etanolo-inceneritore-tunnel- aeroporto, Gavio con i soldi
dell’etanolo potrebbe realizzare una centrale solare dieci volte più grande della più grande
d’Europa, a servizio di 6 milioni di clienti. Lasci perdere, Ghisolfi, questo impianto di etanolo, che
è già tecnologicamente superato, antieconomico, che serve solo a far su soldi pubblici prelevati
dalle nostre bollette elettriche, un crimine contro Tortona e l’umanità: crisi agricola, crisi
climatica, gas serra, deforestazione, inquinamento, malattie, meno prodotti agricoli e sempre più
cari, carenze d’acqua, disastri naturali, sovrappopolazione”.
Ghisolfi, respinta dalla mobilitazione popolare la sua iniziativa a Rivalta Scrivia, sostituirà la canna
al mais, sposterà il progetto del gruppo M&G Mossi Ghisolfi a Crescentino (Vercelli), esaltando
l’utopia della sua “bioraffineria” come “il più grande impianto del mondo per la produzione di agro
combustibili”. Gli accondiscendenti abitanti di Crescentino saranno alle prese con pesanti problemi
di inquinamento. Guido Ghisolfi concluderà la sua visionaria parabola industriale con un colpo di
fucile.
Lino Balza