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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza

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Dal 2014

PREMI ATTILA

Ad imperitura memoria dei nostri figli peggiori

C’è una clausola nel regolamento del Premio Attila che impedisce la candidatura del vincitore dell’anno
precedente. Per questa consapevolezza, gli scaltri hanno concentrato il voto sulla “Famiglia Meloni”, come a
suo tempo era avvenuto per la “Famiglia Benetton”.
Dunque il
Premio Attila 2023
è stato vinto, a larga maggioranza, dalla

“Famiglia Meloni”
Famiglia intesa come famiglia allargata, una catena di affetti che non si possono spezzare: Meloni a Palazzo
Chigi, il compagno Giambruno a Rete4, la sorella Arianna a Fratelli d’Italia, il cognato Lollobrigida
all’Agricoltura, la segretaria di Lollobrigida nella Fondazione An con Arianna, la madre dell’ex portavoce di
Giorgia, Nicola Procaccini (Maria Burani) alla Consulta del dialogo interreligioso, l’ex cognato Marcello De
Angelis (fratello dell’ex fidanzato di Giorgia) portavoce della giunta laziale, il cognato di De Angelis (Edoardo
Di Rocco) nello staff di De Angelis, la migliore amica di Giorgia (Milka Di Nunzio) al ministero dello Sport.
S.&O
Meloni, fra sorella, fidanzato, cognato, cognato del cognato, cognato del cognato del cognato ha fatto il
pieno fino a esaurire l’albero genealogico, tant’è che ora pesca da quelli altrui.

Se il fidanzato è giornalista, doveva spiegargli – se non lo capisce da solo – che non può occuparsi di politica
finché lei è premier, perché qualunque cosa dica si ritorcerà contro di lui e contro di lei. Se la sorella e il
cognato sono consigliera e deputato, doveva spiegare loro – se non lo capiscono da soli – che il potere della
premier è così smisurato da rendere inopportuno cumularlo con incarichi di gran peso anche per loro.
Invece la Meloni fa l’opposto, poi ci racconta che le critiche e le vignette sono “fango” e chissà dove sarebbe
Arianna se di cognome non facesse Meloni.
Prendiamo Francesco Lollobrigida. Nel pieno delle polemiche sul cognatismo meloniano, se la prende coi
giovani disoccupati che poltriscono “sul divano anziché coltivare i campi” (o, in subordine, sposare la sorella
della premier e diventare ministri). Il governo anti-migranti riesce a raddoppiare gli sbarchi di migranti? Lui
grida alla “sostituzione etnica” fra le ola del Ku Klux Klan, poi sfodera la classica toppa peggiore del buco:
“Non sono razzista, sono ignorante” (che è una bella soddisfazione). Il governo abolisce il Reddito di
cittadinanza levando di bocca ai poveri anche l’ultimo tozzo di pane? Lui spiega: “Da noi i poveri mangiano
meglio dei ricchi: cercando dal produttore l’acquisto a basso costo, spesso comprano qualità” (infatti alla
Caritas non si trova un tavolo manco a prenotare e la Guida Michelin assegna due o tre stelle ai cassonetti
più frequentati dai famosi barboni gourmet). La lobby più privilegiata è quella dei poveri. Oltre a sfruttare
l’indubbio vantaggio di mangiare meglio, o di non mangiare proprio evitando i grassi in eccesso, le
indigestioni, le intossicazioni, i bocconi per traverso e la regola delle tre ore prima di fare il bagno, il
miserabile ha anche altri vantaggi. Non avendo soldi, nessuno glieli può rubare. Non avendo una casa, non
teme rapine, terremoti, cadute dalle scale o dal balcone o dalla finestra, rumori dei vicini, puzze di fritto o di
cipolle dalla porta accanto. E il caro-affitti e il caro-bollette gli fanno un baffo. Siccome non ha neppure la
macchina, glielo mette in quel posto al caro-Rca, al caro benzina, al caro-accise. E in più va a piedi, cioè fa
sport, che è tutta salute. Anche la lobby dei migranti, anziché lamentarsi sempre, dovrebbe ringraziare: se il
tuo barcone affonda, puoi fartela a nuoto, che è uno sport olimpico, e metti su muscoli. Ma, se non ci sali
proprio, non puoi proprio naufragare. Infine, girano voci sulle scappatelle di un big di FdI con la deputata
neomamma che ha fatto il test di gravidanza? Lui avverte subito i cronisti, come la prima gallina che ha fatto
l’uovo: “Vi siete chiesti perché il nome non l’ha ancora fatto nessuno? Voglio vedere chi è il primo che lo
scrive!”. A tacere la trovata del Frecciarossa Roma-Salerno trasformato in Frecciablu, un Freccialollo che
ferma a Ciampino a gentile richiesta: questa per lui è routine.


Prendiamo Andrea Giambruno, che dichiara guerra a un ministro tedesco e agli scienziati del clima, accusa
il ministro della Sanità tedesco, poi avvisa le ragazze stuprate: “Se vai a ballare, tu hai tutto il diritto di
ubriacarti, ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate
problematiche, perché poi il lupo lo trovi”. Lo dicono le statistiche: le ragazze sobrie non le violenta
nessuno, perché gli stupratori prediligono quelle che alzano il gomito. Se poi, oltre ad astenersi dall’alcol, le
donne si lucchettassero pure gli slip con una cintura di castità, o li presidiassero col filo spinato tipo cilicio o
con trappole per topi, sarebbero in una botte di ferro. Certo, per mettersi definitivamente al sicuro,
dovrebbero evitare proprio di uscire di casa. Invece pretendono di andare in giro senza il bodyguard e poi si
lamentano se le violentano. Ma allora lo dicano che cercano grane.


La “famiglia” è stata intesa come allargata ai “Fratelli d’Italia”, tra i quali c’è una specie di gara a distinguersi.
Dall’affermazione del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, per cui Dante Alighieri sarebbe il
fondatore del pensiero di destra nel nostro Paese, in piena continuità con Mussolini e gli intellettuali di
regime che parlarono di un “Dante antesignano dei grandi ideali del fascismo”.
A quella del presidente del Senato Ignazio Benito La Russa, che ha detto dell’attentato dei partigiani a via
Rasella che generò la rappresaglia: si è trattato di “una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza: quelli
uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di
rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non” Poi indagò sulla denuncia di stupro a carico del figlio, lo
assolse su due piedi e condannò la ragazza.
Da quella del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “Il naufragio di Cutro è colpa di genitori
irresponsabili che fanno partire i figli. La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che
mettono in pericolo la vita dei propri figli”. Quindi, cari migranti, se a casa vostra vi torturano o vi
bombardano e la cosa non vi garba, imbarcatevi su yacht o navi da crociera, ma evitate i barconi, sennò poi
non venite a lamentarvi se affogate. i migranti scampati ai naufragi sono “carichi residuali”, quelli che han
perso un bambino in mare sono “genitori irresponsabili che fanno partire i figli in condizioni di viaggio
pericolose” (rifiutando ostinatamente di imbarcarsi su yacht o navi da crociera). I cinque operai falciati dal
treno notturno a Brandizzo hanno pagato “la suggestione dei social e la distrazione da video” e così via.
Dalla dichiarazione del presidente della commissione Cultura della Camera Federico Mollicone, per cui la
maternità surrogata sarebbe “un reato più grave della pedofilia”.
All’appello a non “appaltare a paesi terzi la vitalità che si guadagna attraverso il fare figli”, lanciato dalla
ministra per la Famiglia e la natalità Eugenia Maria Roccella.
Dall’ “umiliazione: fattore fondamentale della crescita come strumento pedagogico, propugnato dal
ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara,
Alla sconcertante similitudine tra la presunta imprevedibilità del suicidio di due donne detenute nel carcere
di Torino e quello del gerarca nazista Göring a Norimberga, fatta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Lo stesso Nordio che teorizzò come i veri mafiosi non parlino al telefono alla vigilia dell’arresto di Messina
Denaro grazie al fatto che per fortuna parlava solo al telefono.
Dalla negazione della matrice neofascista della strage di Bologna ad opera del capo comunicazione della
Regione Lazio Marcello De Angelis, in aperta polemica con il presidente della Repubblica. Proprio
nell’anniversario della bomba alla Stazione, da sempre rinnegata dalla destra romana, un post di De Angelis
ha creato il primo imbarazzo: “So per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti,
Mambro e Ciavardini., condannati in Cassazione. Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza”. Alle
polemiche lui prima resiste, paragonandosi a Giordano Bruno. Poi si scusa e si dimette.

GLI ALTRI VOTATI
In ordine alfabetico:

Alessandro Benetton.

I Benetton, dopo avere letteralmente spremuto senza manutenzioni le autostrade italiane in concessione,
e che hanno all’attivo due tragedie come quella di Avellino e Genova, assumono ora il ruolo di filantropi.
Alessandro Benetton ha ricevuto dalle mani del segretario ONU, Antonio Guterres, il “Global advocate of
the year 2023“, per “la dedizione e leadership nella promozione di politiche sostenibili (tre miliardi di
euro investiti nella sostenibilità per
indirizzare il processo di decarbonizzazione del trasporto aereo
mondiale) in qualità di presidente di Edizione Spa, una delle principali holding europee”. Edizione, che
racchiude i patrimoni dei quattro rami della famiglia Benetton, è la storica cassaforte attraverso cui la
famiglia di Treviso per anni ha controllato Atlantia, holding che a sua volta era azionista di maggioranza
di Autostrade per l’Italia (Aspi). Dopo aver annunciato l’avvio di una procedura di revoca della concessione,
il governo italiano si è ricomprato Aspi, attraverso una cordata guidata da Cassa depositi e prestiti,
liquidando i Benetton con oltre otto miliardi di euro. A Genova, al processo, i Benetton neppure sono
imputati.

Silvio Berlusconi.
Berlusconi non ha mai vinto il Premio Attila: meriterebbero una indagine psico politica i nostri votanti del
premio, che in maggioranza, sappiamo, non sono elettori di destra. Forse perché ha dato il meglio di sé:
“Non entrerò mai in politica. Scendo in campo. Il Paese che amo. Un nuovo miracolo italiano. L’Italia come il
Milan. Basta ladri di Stato. L’amico Craxi. L’amico Gelli. L’amico Dell’Utri. L’amico Mangano. L’amico Previti.
L’amico Squillante. L’amico Metta. Il lodo Mondadori. La rivoluzione liberale. L’uomo del fare. La villa
fregata all’orfana. Da giovane ero anch’io donnino di casa. Mamma Rosa. Il mausoleo di Arcore. Il Polo delle
Libertà. Voglio Di Pietro ministro degli Interni. Il decreto Biondi. Giuro sulla testa dei miei figli. Mai pagato
tangenti. Milano negli anni 70 era un calvario, dovevi far passare la pratica da un ufficio all’altro con
l’assegno in bocca. Vendo le mie tv. Lasciatemi lavorare. Sono l’unto del Signore. Mai detto che sono l’Unto
del Signore. Cribbio. Mi consenta. Il ribaltone. Dini e Scalfaro comunisti. Prodi utile idiota dei comunisti.
D’Alema comunista. L’amico Massimo. La Bicamerale. La Costituzione comunista. Le toghe rosse. La Casa
delle Libertà. Chi vota a sinistra è coglione. Le mie tv hanno una linea editoriale autonoma all’85%. I miei
giornalisti sono tutti di sinistra. Fede è un eroe. Putin è un amico fraterno, un dono del Signore, ha
sentimenti delicati, un vero democratico. L’amico George W.. Ai consìder sdesd ov Iunade Steiz nos onli a
fleg ov e cantri…
Gheddafi è un leader di libertà. Le tangenti alla Guardia di Finanza, nel sentire della gente, non sono
considerate reato. Dell’Utri è persona di così profonda moralità e religiosità da non poter essere connivente,
non ha attaccamento al denaro, molte volte gli dico: non fare come Giorgio Washington che curava gli
interessi dello Stato e mandava in malora la famiglia. Non farò condoni. Concordato e scudo fiscale.
Condono fiscale ed edilizio. All Iberian mai sentita. Mills mai conosciuto. Signor Schulz, la suggerirò per il
ruolo di kapò. Siete turisti della democrazia. Romolo e Remolo. L’Islam civiltà inferiore. Tutta colpa dell’euro.
Le corna. il cucù alla Merkel. La mafia, poche centinaia di persone. Gli ellepì con Apicella. L’elisir di
Scapagnini. Rasmussen è meglio di Cacciari, gli presenterò mia moglie. Mangano è un eroe, non ha parlato:
si comportava bene,faceva la comunione nella cappella di Arcore. Il Contratto con gli italiani. Un milione di
posti di lavoro. Meno tasse per tutti. Le grandi opere. Il Ponte sullo Stretto. Sono stato frainteso. Biagi,
Santoro e come si chiama l’altro… Luttazzi hanno fatto un uso criminoso della televisione pagata coi soldi di
tutti. Montanelli e Biagi erano invidiosi di me. La Piovra rovina l’Italia all’estero. Il falso in bilancio. La
Cirami. Il lodo Maccanico. Il lodo Schifani. La Cirielli. Tutti sono uguali di fronte alla legge, ma io sono un po’
più uguale degli altri.
Ciampi comunista. La legge Gasparri. Il salva-Rete4. L’Economist comunista. Signora, che ne direbbe di una
ciulatina? Bertolaso uomo della Provvidenza. Mussolini non ha mai ucciso nessuno, anzi mandava la gente
in vacanza al confino. Sarò felicissimo di conoscere il papà dei fratelli Cervi, a cui va tutta la mia
ammirazione. Caro Blair, sono laburista anch’io. La giustizia a orologeria. I giudici sono matti,
antropologicamente diversi dal resto della razza umana. Telekom Serbia è tutta una tangente. La Mitrokhin.
I brogli di Prodi. I comunisti cinesi bollivano i bambini per farne concime. Farò sparire la spazzatura da
Napoli in tre giorni. Ho 109 processi con mille giudici. Sono sempre stato assolto. Chi scrive di mafia lo
strangolerei con le mie mani. Il Popolo della Libertà. La bandana e il trapianto pilifero. Obama è bello e
abbronzato. Il miracolo dell’Aquila. Evadere è un diritto naturale nel cuore degli uomini. Le mani nelle
tasche degli italiani. La magistratura è un cancro da estirpare, peggio delle Br, come la banda della Uno
bianca. Ai giudici noi insidiamo le mogli, siamo tombeur de femmes.
Agostino, la Antonella: sta diventando pericolosa, s’è messa a dire cose pazzesche in giro. Il lodo Alfano. La
prescrizione breve. Il processo breve. Il legittimo impedimento. La Consulta comunista. Il Partito dell’Amore
e la sinistra dell’odio. Mai frequentato minorenni. Il padre di Noemi Letizia era l’autista di Craxi. La signora
Lario mente. Patrizia, tu devi toccarti. La statuetta ad altezza Duomo. Dottor Fede, cioè volevo dire Vespa.
Gli amici Gianpi, Lavitola, De Gregorio e Lele. Nicole Minetti è un’igienista dentale. Ruby è la nipote di
Mubarak. Il Bunga bunga. Ho una fidanzatina. Solo cene eleganti. Siamo tutti intercettati. Pagavo Ruby
perché non si prostituisse. Pagavo le ragazze perché i pm le hanno rovinate. Santità, siamo i difensori della
civiltà cristiana e della famiglia tradizionale. Ho otto zie suore di Maria Consolatrice. Il Family Day. Ragazze,
mi toccate il culo? La culona inchiavabile. La mia condanna è un golpe. L’uveite. La pompetta. Mister
Obamaaaaa! La sapete quella della mela? E quella degli ebrei e i campi di sterminio? Sono il miglior premier
degli ultimi 150 anni. Non mi dimetterò mai. Mi dimetto. I grillini li mandiamo a pulire i cessi di Mediaset. Le
finte nozze. Il mio Covid aveva la carica virale più alta del mondo. La signora Meloni è supponente,
prepotente, arrogante, offensiva, ridicola. Putin voleva solo sostituire il signor Zelensky con persone
perbene. Bisogna convincere Zagrebelsky a trattare. Vi mando un pullman di troie. Ho fatto finire la guerra
fredda e ottenuto in Europa i miliardi del Pnrr. Ricordo le mie riforme del 208. Tik Tok Taaaaak. Vi tulipano
tutti. Me ne vado da questo Paese di merda.”

Perché Berlusconi non ha mai vinto il Premio Attila: forse ce lo può spiegare il libro Marco Travaglio, la cui
pubblicità è a debito del saccheggio che ci siamo permessi nei confronti suoi e de Il Fatto nell’intento di
confezionare, in questo “Premio Attila 2023”, un compendio organico alle multiformi motivazioni che
hanno accompagnato il voto.
Roberto Cingolani
Ora è in fondo alla classifica ma Cingolani è stato l’eterno secondo del Premio Attila: nel 2021 sotto le
cappelle di Beppe Grillo e di Mario Draghi, nel 2022 nel grembo della Meloni. Nella sua parabola di
incompetente c’è tutto quel che serve per comprendere la classe dirigente e il declino industriale del Paese.
Ora è stato indagato dalla procura di Roma per abuso d’ufficio in quanto, quale ministro della Transizione
ecologica nel governo Draghi, nel 2022 concesse l’autorizzazione Aia sullo stabilimento Solvay di Rosignano
con cinque anni di anticipo rispetto alla scadenza naturale dell'autorizzazione precedente, pur consapevole
degli irrisolti rischi ambientali e del mancato rispetto delle normative. All’epoca Cingolani era stato accusato
anche di conflitto di interessi in quanto era stato in rapporti (non commerciali: senza finanziamenti fra le
parti) con la multinazionale Solvay nella sua veste di responsabile della ricerca e innovazione della
multinazionale (statale) Leonardo…
Nunzia De Girolamo
Anche Nunzia tiene famiglia ma lontana dal successo di Giorgia. L’ex ministra delle Politiche agricole ha due
sorelle: Francesca e Graziana, più piccola, su cui non si avevano grandi notizie a parte il matrimonio, nel
gennaio 2016, con Antonio Viespoli, figlio di Pasquale Viespoli, ex sottosegretario ed ex senatore Pdl,
nonché già sindaco di Benevento. Graziana rispunta su Rai3 nella redazione del programma Avanti popolo
della sorella: non ha un contratto con Viale Mazzini, ma con la società di produzione del programma –
Freemantle Italia – anche se poi tutto il pacchetto viene pagato dalla tv pubblica, con 200 mila euro a
puntata. Ma in forza ad Avanti popolo ci sarebbe anche un antico amico di De Girolamo: Gabriele Di Marzo.
Ex coordinatore di Forza Italia Giovani a Benevento e fedelissimo politico di Nunzia, Di Marzo l’ha poi
seguita in tutto il suo percorso politico, prima come assistente parlamentare e poi come social media
manager. Approdato poi in Rai, ha lavorato a Domenica in, L’Estate in diretta, fino a quando De Girolamo
l’ha voluto con lei. Per alzare l’audience si era impegnato nella prima puntata suo marito, Francesco Boccia,
e indirettamente la stessa Meloni alla quale ha dedicato un monologo di Fabrizio Corona dopo la rottura
con Andrea Giambruno, ma con uno share formato famiglia in meno di 15 puntate Avanti popolo è stato
giustiziato.
Piero Fassino


Francesco Figliuolo.
Spezzate le reni al virus da supercommissario del Covid, Figliuolo fu promosso da Draghi a Comandante
Operativo di Vertice Interforze e paracaduto dal fronte ungherese a quello del Niger. Valutati… i brillanti
risultati, la Meloni lo rimpatriò come supercommissario all’alluvione in Emilia-Romagna, anche lì gli esiti
sono sotto gli occhi di tutti: cantieri fermi, fondi col contagocce, zero ristori alla gente disperata.

Matteo Lepore
Il sindaco di Bologna impedisce la proiezione del film “I testimone” considerandolo un film di propaganda
filo putiniana ed espelle dalla coalizione di centrosinistra i Verdi che si sono pronunciati contrari a ogni
forma di censura: “Ciò che non lede le sensibilità altrui, ma che ha un’impostazione documentarista, deve
essere comunque concesso in pubblica visione. Tutti siamo grandi abbastanza per potere giudicare, per
capire che cos’è propaganda e che cosa non lo è, anzi, per farsi un’idea di che tipo di propaganda”.

Eugenio Giani
Il Presidente della Regione Toscana, all'indomani della pesante alluvione che ha subito la Piana fiorentina,
ha prontamente dichiarato che non vi concederà più suolo da edificare, dimenticandosi che lui vuole
fermamente la realizzazione di un nuovo aeroporto proprio lì . Aeroporto internazionale , tra l'altro già
denominato dalla gente e dai comitati e associazioni, " aeroporto in mezzo alle case" , visto che non ci sarà
posto neppure per la pista di rullaggio!

Gianni Mion
Dopo Margherita Agnelli, che con le sue denunce ha svelato di che lacrime grondi e di che sangue (e di
quanta evasione) l’impero della real casa di Villar Perosa, anche Gianni Mion, il manager che trasformò i
magliari di Ponzano Veneto in un colosso finanziario, è in lista per l’onorificenza di “eroe del socialismo”
(d’altronde, ha detto, “sono un proletario”). In un’intervista a Repubblica, l’uomo che ha lavorato per i
Benetton fino all’altro ieri, ci ha spiegato che dietro il crollo del Ponte Morandi a Genova c’è un fatto
semplice: a gestire le autostrade c’erano delle pippe assurde, incapaci di farlo senza ammazzare gente. “Il
nostro grande problema è che eravamo troppo autoreferenziali. E che negli organi di controllo c’erano
troppi diplomati e pochi tecnici”. Pure l’Ad Castellucci? “No, Castellucci è bravissimo, un fuoriclasse. Il
problema è che si è circondato di collaboratori per niente al suo livello”. Magari troppi utili e poca
manutenzione? “Ma no, non abbiamo fatto controlli , ispezioni e un nuovo ponte è perché eravamo
autoreferenziali”. Insomma non faccende da privati, robette da lasciare allo Stato. Secondo le proprie
referenze, Mion nel 2019 è tornato alla guida di Edizione, la holding dei Benetton, per scongiurare la revoca
della concessione e anzi favorire la vendita con ricca plusvalenza di Autostrade per l’Italia: infatti gli incapaci
Benetton brindano a spese nostre e intanto continuano a gestire gli aeroporti…
Sergio Mattarella
In un coro unanime ed entusiastico della politica ipocrita e vassalla, nel discorso di inizio anno l’omaggiato e
quasi santificato Presidente ha condannato il terrorismo di Hamas, ha denunciato le guerre e la violenza
come mali dell’umanità , ha auspicato un anno di pace. Ma non si è udita una sola parola di condanna dello
sterminio degli innocenti a Gaza e la richiesta di un cessate il fuoco immediato e duraturo. Men che meno la
parola genocidio.
Aggiungiamo le corbellerie di Mattarella sulla guerra: “Se l’Ucraina cadesse assisteremmo a una deriva di
aggressioni ad altri Paesi ai confini con la Russia e questo – come avvenne nel secolo scorso tra il 1938 e il
’39 – condurrebbe a un conflitto generale e devastante”. Quali prove ha che Putin intenda invadere
l’Europa come Hitler, visto che ha invaso l’Ucraina per impedirne l’ingresso nella Nato e difendere i
russofoni in Donbass bombardati per otto anni da Kiev? E con quali truppe lo farebbe, visto che mantiene
appena le posizioni nelle 5 regioni ucraine occupate?
D’altronde Mattarella ritiene compatibile con i principi della Costituzione inviare armi in Ucraina in questa
terza guerra mondiale “a pezzi”, aver partecipato come vice premier di D’Alema al bombardamento Nato
della Jugoslavia, aver partecipato come presidente alla guerra Usa in Afghanistan, tacere sulla non
partecipazione italiana al trattato di non proliferazione nucleare mentre ospitiamo il nucleare Usa, tacere
sui governi che respingono i richiedenti asilo e finanziano la criminale guardia costiera libica che riacciuffa i
migranti e li riconsegna ai lager, tacere sui governi che portano al 2% del PIL la spesa militare italiana
mentre il territorio affonda nel fango assieme alle scuole e agli ospedali.
Giorgio Napolitano
Ci vuole un gran talento a morire a 98 anni, a fare il parlamentare per 70 anni, il presidente della Repubblica
per nove, il presidente della Camera per 5, il ministro dell’Interno per 2, senza mai azzeccarne una.
Comunista giovanissimo, nel 1956 esalta l’Armata Rossa che soffoca nel sangue la rivolta di Budapest, anzi
libera l’Ungheria dal “caos” e dalla “controrivoluzione” e “salva la pace nel mondo”. Plaude al Pcus che esilia
Solzenicyn. Partecipa all’espulsione dei dissidenti del manifesto, critici sull’invasione della Cecoslovacchia.
Poi diventa il “comunista preferito” di Kissinger, ma anche della Fininvest. Capo della destra Pci con Giorgio
Amendola (i “miglioristi”) e contro Pietro Ingrao, è sconfitto nel 1989 alla successione di Luigi Longo e fa la
guerra a Berlinguer che osa porre la “questione morale” e chiamare Craxi col suo nome: “gangster”. Nel ‘92,
quando i gangster finiscono sotto inchiesta, è presidente della Camera e legge in aula la lettera del socialista
Moroni, suicidatosi perché coinvolto in Tangentopoli, fiancheggiando l’assalto degli impuniti a Mani Pulite.
Portavoce del Pci nei governi della solidarietà nazionale, si duole della fine di questa esperienza, contro
Belinguer è contro la questione morale e il referendum sulla scala mobile. È accusato di essere craxiano.

Nel 2006, senatore a vita, dopo un passaggio al Viminale sanza infamia e sanza lode, a 81 anni diventa
presidente della Repubblica e inizia a impicciarsi dappertutto in barba alla Costituzione. Mette i bastoni fra
le ruote al Prodi 2, attacca a tutti i magistrati che indagano sul potere e i Pm di Palermo che hanno scoperto
la trattativa Stato-mafia e nelle intercettazioni si sono imbattuti nella sua sacra voce. Al terzo governo B. la
dà sempre vinta, firmando tutte le leggi vergogna (tranne il decreto Englaro). Intanto scava trincee contro i
5Stelle che minacciano l’Ancien Régime di cui è santo patrono e imbalsamatore. Per scongiurare le elezioni,
nel 2011 architetta il governo tecnico di Monti, che fa pagare la crisi ai più deboli. Nel 2013 sbarra la strada
ad un governo PD -5 Stelle e dopo aver giurato per mesi che mai si farà rieleggere, incontra Berlusconi per
garantirsene l’appoggio e si fa rieleggere da Pd, FI e Centro. Crea in laboratorio il governo Letta con i partiti
che han perso le elezioni per tener fuori chi le ha vinte. Condannato Berlusconi dalla Cassazione ed
estromesso dal Parlamento, nel 2014 cambia il cavallo Letta con Matteo Renzi. Si dimette l’anno dopo.

Roberto Vannacci
Non dimentichiamo la strage degli ordigni con “Uranio impoverito”: 340 soldati italiani morti e 4mila malati.
Ricordiamola proprio mentre spopola il generale Roberto Vannacci che proietta il suo libro in testa alle
classifiche di vendita. In questo libro egli nasconde di aver presentato alla Procura di Roma e alla Procura
presso il Tribunale militare della Capitale un pesante esposto contro gli alti comandi militari: “I soldati in
Iraq furono esposti a uranio impoverito. Dopo le mie denunce ci sono stati atteggiamenti prevaricatori e
vessanti nei miei confronti”. Nel mirino rientrava Sergio Mattarella che, quando era ministro della Difesa tra
il 2000 e il 2001, ridimensionava: “I rischi non sono provati, la terra in Kosovo non è inquinata, e poi sono
armi ritenute legittime dalle leggi”. Dopo di che, la carriera del pluridecorato generale subisce una
improvvisa svolta, “amoveatur ut promoveatur”: Addetto alla Difesa all’ambasciata italiana a Mosca e infine
imbavagliato presso l’Istituto geografico militare di Firenze. Ora ha riaperto la bocca, ma non sull’uranio
impoverito.


Benyamin Netanyahu
Sarebbe l’indiscusso vincitore del Premio Attila Internazionale. Nei commenti la definizione più ricorrente è
genocida. Accontentiamo del commento di Vauro.