About Rete Ambientalista Al
Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
Il Fatto Quotidiano, 2 ottobre 2018
Gran Sasso, le accuse all'Istituto di fisica: "Rischio contaminazione da
composti chimici per acqua di 700mila cittadini"
A preoccupare il gip, che ha disposto il sequestro di alcune aree dell'Istituto di fisica
nucleare, soprattutto "lo stato di generale abbandono, se non di degrado, di
alcuni tratti delle gallerie dei laboratori", dove "viene raccolta la maggior parte delle
portate poi destinate all'uso idropotabile" che serve 700mila cittadini abruzzesi.
"Non in grado di garantire la collettivit", scrive il giudice. Nell'inchiesta, chiusa
negli scorsi giorni e che coinvolge anche Ruzzo Reti e Strade dei Parchi, si contano
10 indagati
di Maurizio Di Fazio
Gravi "rischi di contaminazione" delle falde acquifere, dovuti a una struttura,
quella dei laboratori del Gran Sasso, "fragile", in uno stato di "generale
abbandono" e quindi "non in grado di garantire la collettivit" poich,
sostengono i magistrati, non c' stata "la necessaria separazione" tra le condotte
destinate alle acque per consumo umano e quelle di 'scarto'. una situazione
allarmante quella tratteggiata dalla procura di Teramonell'inchiesta sul presunto
rischio d'inquinamento delle falde acquifere sotto il massiccio dell'Appenino per il
quale sono indagate 10 persone ai vertici dell'Istituto nazionale di fisica
nucleare, che gestisce i laboratori, delle Strade dei Parchi e di Ruzzo Reti.
Accuse, quelle della procura teramana, respinte dall'Infn, che assicura di
"aver sempre agito con onest personale e correttezza istituzionale".
"Grave rischio contaminazione" A preoccupare il giudice per le indagini
preliminari, che ha vagliato le risultanze investigative
dei carabinieri del Noe coordinati dai magistrati, soprattutto "lo stato di generale
abbandono, se non di degrado, di alcuni tratti delle gallerie dei laboratori del Gran
Sasso, come il nodo B", dove "viene raccolta la maggior parte delle portate poi
destinate all'uso idropotabile". La grande struttura scientifica all'interno del
massiccio del Gran Sasso, fiore all'occhiello della ricerca italiana, sarebbe, "sotto
numerosi aspetti, fragile, non sufficientemente impermeabilizzata e non in grado di
garantire la collettivit dai gravi rischi di contaminazione delle falde
acquifere". Scrive il gip Roberto Veneziano nel suo lungo decreto di sequestro:
"Non riteniamo che ci sia stata lanecessaria separazione tra le reti di condotte
destinate alla raccolta e al convogliamento delle acque per un uso non
idropotabile e quelle, molto pi delicate e complesse, finalizzate al consumo
umano". E queste ultime avrebbero, in pi, una "una scarsa resistenza alle azioni
sismiche che purtroppo caratterizzano l'intera area del Gran Sasso, e sono
quindi facilmente lesionabili" e "un funzionamento a 'pelo libero' per cui, nel caso
di lesioni o di scarsa tenuta dei giunti (circostanza assai frequente in questo tipo di
tubazioni) l'acqua pu uscire o entrare dalle stesse".
"Rischio contatto tra composti chimici e acqua destinata a umani"
L'impianto accusatorio costruito dal pool di magistrati della procura di
Teramo composto dai pm Stefano Giovagnoni, Greta Aloisi e Davide Rosati e
coordinata dal procuratore capo Antonio Guerriero parla chiaro: sia i laboratori
di questo centro conosciuto in tutto il mondo che le contigue gallerie
dell'autostrada A24-A25 avrebbero contribuito a "deteriorare, in modo
permanente, le acque sotterranee", da cui attingono gli acquedotti e i rubinetti
domestici di 700mila cittadini abruzzesi. Acqua destinata al consumo umano,
nonostante il rischio concreto di contatto con "composti chimicidi varia
composizione, gasolio in cisterne interrate e altre sostanze con potere
corrosivo". Nel corso dei ripetuti sopralluoghi sono stati trovati "pozzetti
superiormente aperti, dal fondo dei quali emergeva la falda freatica" e "cascate
d'acqua a pochi metri dal cosiddetto esperimento Borexino". Desta inquietudine
pure la contaminazione da cloroformio dell'acqua sottostante: secondo la procura
di Teramo, non pu non scaturire dai Laboratori nazionali di fisica e dall'impiego,
"nelle loro attivit sperimentali, di rilevanti quantit di reagenti e sostanze
chimiche".
"Pericolo inquinamento significativo" Il pericolo di inquinamento, rimarca il
gip, "significativo e misurabile", tenendo conto, tra l'altro, che quello del Gran
Sasso uno dei bacini idrici pi importanti d'Europa. "Si potuto constatare che
le opere di captazione e convogliamento delle acque sotterranee destinate al
consumo umano presentano un insufficiente grado di isolamento dall'esterno,
anomalia che espone tali acque a rischio di contaminazione a opera delle sostanze
inquinanti potenzialmente contenute nelle condotte di scarico o nelle acque di
falda con cui esse entrano, in pi punti, direttamente a contatto". E a nulla
sarebbero serviti gli interventi commissariali succedutisi nel tempo: costati 80
milioni di euro, restano "incompleti e talvolta significativamente difformida
quanto progettato". Sull'inchiesta aperta, il giudice Roberto Veneziano chiaro:
"I gravi indizi di colpevolezza si ravvisano a iosa".
L'allarme della Regione Anche il governo regionale, sul finire dello scorso anno,
ammise il problema: "Il vizio di fondo nasce dalla realizzazione del traforo,
effettuato negli anni '80 con la mentalit dell'epoca disse allora Giovanni Lolli,
attualmente governatore (reggente) dell'Abruzzo Si infatti 'bucato' e svuotato
l'acquifero, che andato a finire sotto l'autostrada e i laboratori, realizzati dopo, con
la preziosa acqua incanalata in tubature di cemento armato, lunghe 11 chilometri,
che non garantiscono l'isolamento".
Da ambientalisti cinque esposti a pm Alla luce delle accuse dei pm, Augusto
De Sanctis della "Mobilitazione per l'Acqua del Gran Sasso" parla di "una prima
conferma delle gravissime criticit presenti nei Laboratori del Gran Sasso e
nell'Autostrada A24. In questi mesi non solo abbiamo depositato ben cinque
dettagliatissimi esposti, ma abbiamo dato il nostro contributo fattivo alle indagini.
Forse i ricercatori avrebbero potuto tenere un atteggiamento meno arrogante nei
confronti dei cittadini, soprattutto visto quello che emerso con gli accessi agli atti,
a partire dallo stoccaggio irregolare di ben 2.292 tonnellate di sostanze chimiche
pericolose posizionate praticamente nel punto di captazione delle acque potabili
bevute da centinaia di migliaia di persone".
"Non hanno rispettato norme" Il portavoce del movimento denuncia la "quasi
completa inadempienza rispetto alle norme della direttiva Seveso, essendo i
laboratori un 'impianto a rischio di incidente rilevante'". La sicurezza, aggiunge,
"deve essere parte integrante di qualsiasi progetto: solo cos vera eccellenza. Noi
siamo per la ricerca scientifica, assolutamente, ma tutti i ricercatori sanno o,
meglio, dovrebbero sapere che esistono dei limiti. Ora ci aspettiamo che le
migliaia di tonnellate di sostanze pericolose siano allontanate dalla montagna pi
alta dell'Appennino, che custodisce un patrimonio idrico irripetibile".
Gran Sasso, le accuse all'Istituto di fisica: "Rischio contaminazione da
composti chimici per acqua di 700mila cittadini"
A preoccupare il gip, che ha disposto il sequestro di alcune aree dell'Istituto di fisica
nucleare, soprattutto "lo stato di generale abbandono, se non di degrado, di
alcuni tratti delle gallerie dei laboratori", dove "viene raccolta la maggior parte delle
portate poi destinate all'uso idropotabile" che serve 700mila cittadini abruzzesi.
"Non in grado di garantire la collettivit", scrive il giudice. Nell'inchiesta, chiusa
negli scorsi giorni e che coinvolge anche Ruzzo Reti e Strade dei Parchi, si contano
10 indagati
di Maurizio Di Fazio
Gravi "rischi di contaminazione" delle falde acquifere, dovuti a una struttura,
quella dei laboratori del Gran Sasso, "fragile", in uno stato di "generale
abbandono" e quindi "non in grado di garantire la collettivit" poich,
sostengono i magistrati, non c' stata "la necessaria separazione" tra le condotte
destinate alle acque per consumo umano e quelle di 'scarto'. una situazione
allarmante quella tratteggiata dalla procura di Teramonell'inchiesta sul presunto
rischio d'inquinamento delle falde acquifere sotto il massiccio dell'Appenino per il
quale sono indagate 10 persone ai vertici dell'Istituto nazionale di fisica
nucleare, che gestisce i laboratori, delle Strade dei Parchi e di Ruzzo Reti.
Accuse, quelle della procura teramana, respinte dall'Infn, che assicura di
"aver sempre agito con onest personale e correttezza istituzionale".
"Grave rischio contaminazione" A preoccupare il giudice per le indagini
preliminari, che ha vagliato le risultanze investigative
dei carabinieri del Noe coordinati dai magistrati, soprattutto "lo stato di generale
abbandono, se non di degrado, di alcuni tratti delle gallerie dei laboratori del Gran
Sasso, come il nodo B", dove "viene raccolta la maggior parte delle portate poi
destinate all'uso idropotabile". La grande struttura scientifica all'interno del
massiccio del Gran Sasso, fiore all'occhiello della ricerca italiana, sarebbe, "sotto
numerosi aspetti, fragile, non sufficientemente impermeabilizzata e non in grado di
garantire la collettivit dai gravi rischi di contaminazione delle falde
acquifere". Scrive il gip Roberto Veneziano nel suo lungo decreto di sequestro:
"Non riteniamo che ci sia stata lanecessaria separazione tra le reti di condotte
destinate alla raccolta e al convogliamento delle acque per un uso non
idropotabile e quelle, molto pi delicate e complesse, finalizzate al consumo
umano". E queste ultime avrebbero, in pi, una "una scarsa resistenza alle azioni
sismiche che purtroppo caratterizzano l'intera area del Gran Sasso, e sono
quindi facilmente lesionabili" e "un funzionamento a 'pelo libero' per cui, nel caso
di lesioni o di scarsa tenuta dei giunti (circostanza assai frequente in questo tipo di
tubazioni) l'acqua pu uscire o entrare dalle stesse".
"Rischio contatto tra composti chimici e acqua destinata a umani"
L'impianto accusatorio costruito dal pool di magistrati della procura di
Teramo composto dai pm Stefano Giovagnoni, Greta Aloisi e Davide Rosati e
coordinata dal procuratore capo Antonio Guerriero parla chiaro: sia i laboratori
di questo centro conosciuto in tutto il mondo che le contigue gallerie
dell'autostrada A24-A25 avrebbero contribuito a "deteriorare, in modo
permanente, le acque sotterranee", da cui attingono gli acquedotti e i rubinetti
domestici di 700mila cittadini abruzzesi. Acqua destinata al consumo umano,
nonostante il rischio concreto di contatto con "composti chimicidi varia
composizione, gasolio in cisterne interrate e altre sostanze con potere
corrosivo". Nel corso dei ripetuti sopralluoghi sono stati trovati "pozzetti
superiormente aperti, dal fondo dei quali emergeva la falda freatica" e "cascate
d'acqua a pochi metri dal cosiddetto esperimento Borexino". Desta inquietudine
pure la contaminazione da cloroformio dell'acqua sottostante: secondo la procura
di Teramo, non pu non scaturire dai Laboratori nazionali di fisica e dall'impiego,
"nelle loro attivit sperimentali, di rilevanti quantit di reagenti e sostanze
chimiche".
"Pericolo inquinamento significativo" Il pericolo di inquinamento, rimarca il
gip, "significativo e misurabile", tenendo conto, tra l'altro, che quello del Gran
Sasso uno dei bacini idrici pi importanti d'Europa. "Si potuto constatare che
le opere di captazione e convogliamento delle acque sotterranee destinate al
consumo umano presentano un insufficiente grado di isolamento dall'esterno,
anomalia che espone tali acque a rischio di contaminazione a opera delle sostanze
inquinanti potenzialmente contenute nelle condotte di scarico o nelle acque di
falda con cui esse entrano, in pi punti, direttamente a contatto". E a nulla
sarebbero serviti gli interventi commissariali succedutisi nel tempo: costati 80
milioni di euro, restano "incompleti e talvolta significativamente difformida
quanto progettato". Sull'inchiesta aperta, il giudice Roberto Veneziano chiaro:
"I gravi indizi di colpevolezza si ravvisano a iosa".
L'allarme della Regione Anche il governo regionale, sul finire dello scorso anno,
ammise il problema: "Il vizio di fondo nasce dalla realizzazione del traforo,
effettuato negli anni '80 con la mentalit dell'epoca disse allora Giovanni Lolli,
attualmente governatore (reggente) dell'Abruzzo Si infatti 'bucato' e svuotato
l'acquifero, che andato a finire sotto l'autostrada e i laboratori, realizzati dopo, con
la preziosa acqua incanalata in tubature di cemento armato, lunghe 11 chilometri,
che non garantiscono l'isolamento".
Da ambientalisti cinque esposti a pm Alla luce delle accuse dei pm, Augusto
De Sanctis della "Mobilitazione per l'Acqua del Gran Sasso" parla di "una prima
conferma delle gravissime criticit presenti nei Laboratori del Gran Sasso e
nell'Autostrada A24. In questi mesi non solo abbiamo depositato ben cinque
dettagliatissimi esposti, ma abbiamo dato il nostro contributo fattivo alle indagini.
Forse i ricercatori avrebbero potuto tenere un atteggiamento meno arrogante nei
confronti dei cittadini, soprattutto visto quello che emerso con gli accessi agli atti,
a partire dallo stoccaggio irregolare di ben 2.292 tonnellate di sostanze chimiche
pericolose posizionate praticamente nel punto di captazione delle acque potabili
bevute da centinaia di migliaia di persone".
"Non hanno rispettato norme" Il portavoce del movimento denuncia la "quasi
completa inadempienza rispetto alle norme della direttiva Seveso, essendo i
laboratori un 'impianto a rischio di incidente rilevante'". La sicurezza, aggiunge,
"deve essere parte integrante di qualsiasi progetto: solo cos vera eccellenza. Noi
siamo per la ricerca scientifica, assolutamente, ma tutti i ricercatori sanno o,
meglio, dovrebbero sapere che esistono dei limiti. Ora ci aspettiamo che le
migliaia di tonnellate di sostanze pericolose siano allontanate dalla montagna pi
alta dell'Appennino, che custodisce un patrimonio idrico irripetibile".