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Pordenone, updated 11/18/23, 5:31 PM

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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza

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Pordenone, Friuli Venezia Giulia – È iniziata lunedì 16 ottobre nella base aerea di Aviano, in
provincia di Pordenone, l’edizione 2023 di “Steadfast Noon”, l’esercitazione che la NATO
organizza annualmente per addestrare le aeronautiche militari dei paesi membri
all’impiego in un conflitto di armi nucleari. La maxi-esercitazione ha interessato fino al 26
ottobre buona parte dell’Italia, in particolare le regioni centro-settentrionali, la Puglia, la
Sardegna, il basso Tirreno, il mar Adriatico e la vicina Croazia.
Le aree dei “war games” sono state interdette alla navigazione aerea; inoltre sono stati
predisposti corridoi di transito per far raggiungere ai velivoli con e senza pilota le aree
operative sul Tirreno dalle basi di Aviano e Ghedi (BS) – entrambe ospitano le testate
nucleari ammodernate B-12-61 di US Air Force –, Amendola (FG), Gioia del Colle (BA) e
Trapani-Birgi. All’esercitazione hanno partecipato tredici paesi NATO con una sessantina
di cacciabombardieri predisposti all’impiego di armi nucleari.
LA PACE, LE ARMI NUCLEARI E IL FRIULI VENEZIA GIULIA
Mentre la guerra mondiale “a pezzi” si amplia dall’Ucraina alla Palestina e 22 attivisti
denunciano alla Procura la presenza illegale di armi di distruzione di massa a Ghedi e
Aviano, arriva in Friuli Venezia Giulia il test di guerra atomica per le nuove bombe B61-12,
teleguidate e a potenza variabile a mezzo del wargame Nato “Steadfast Noon”, che si è
svolto nei nostri cieli dal 16 al 26 ottobre 2023).
La Tavola per la Pace del Friuli Venezia Giulia si è fatta interprete della legittima
preoccupazione della gente in proposito. Da un anno ormai ha chiesto ai Prefetti di Trieste
e Pordenone notizie dei piani di emergenza in caso d’incidente nucleare previsti per il
porto triestino e la base aerea friulana. Ma di questi piani non si è saputo ancora nulla. In
Italia è certezza che vi siano 100 armi nucleari nella base di Aviano e di Ghedi. È talmente
certo che ne scrivono tranquillamente anche i quotidiani nazionali, come Il Sole 24 Ore.
L’Italia ha ratificato il 24 aprile 1975 il Trattato di Non Proliferazione (TNP): il documento si
basa sul principio che gli Stati in possesso di armi nucleari si impegnano a non trasferire
armi di tale natura a quelli che ne sono privi, mentre questi ultimi – Italia compresa – si
obbligano a non ricevere e acquisire il controllo diretto o indiretto di ordigni nucleari.
L’IMPIEGO DI ARMI NUCLEARI
Nell’ambito di questo programma, gli Stati Uniti mantengono la custodia e il controllo
assoluto delle armi nucleari presenti sul territorio italiano. Ad oggi le bombe nucleari B61
mod 3 e mod 4 sono custodite in due località, 50 presso la base aerea di Aviano e le altre
nella base di Ghedi. Gli F-16 Fighting Falcon facenti parte della 31ª Fighter Wing
statunitense hanno sede presso la base di Aviano, mentre i Panavia Tornado del 6º
Stormo Alfredo Fusco hanno sede a Ghedi.
L’Italia dal canto suo non ha firmato e ratificato il Trattato per la proibizione delle armi
nucleari approvato il 7 luglio 2017 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite ed entrato
in vigore il 22 gennaio 2021. Anche in assenza di questa sottoscrizione, che
esplicitamente ed automaticamente qualificherebbe come illegale la detenzione di ordigni
nucleari, la denuncia presentata a carico di ciò che sta avvenendo a Ghedi sostiene la tesi
dell’illegalità.
E infine, sempre stando alla denuncia, mancherebbero le licenze e/o autorizzazioni
all’importazione di armi visto che l’accertata presenza sul territorio presuppone
necessariamente un loro passaggio attraverso il confine. Qualsiasi autorizzazione peraltro
– si legge nella denuncia – confliggerebbe con l’articolo 1 della legge 1 5 90 che recita:
“L’esportazione, l’importazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e
l’intermediazione di materiale di armamento nonch la cessione delle relative licenze di
produzione e la delocalizzazione produttiva devono essere conformi alla politica estera e
di difesa dell’Italia. Tali operazioni vengono regolamentate dallo Stato secondo i principi
della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali”.
C’è da chiedersi come sia possibile che a fronte dell’art. 11 della Costituzione – qui siamo
nell’ambito dei principi fondamentali – sia possibile la presenza di armi nucleari nel nostro
territorio. O la Costituzione non vale niente ed è uno straccio per darci l’illusione di essere
uno Stato civile oppure – se vale come dovrebbe, se davvero contiene principi
condivisi, voluti e reali – non si capisce come mai nessun giudice si pronunci contro la
presenza di armi nucleari sul nostro territorio.
Per tenere se non altro la memoria allenata, riporto qui di seguito il testo dell’art. 11
Costituzione Italiana: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in
condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un
ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le
organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.Alex Zanotelli
IL CONTESTO INTERNAZIONALE
Nella situazione tesissima per la guerra in Ucraina e Palestina, gravi preoccupazioni ha
sollevato l’esercitazione con sottomarini e missili intercontinentali delle forze nucleari
russe, contrapposta all’esercitazione nucleare Nato “Steadfast Noon” con le atomiche USA
ad Aviano e al porto nucleare di Trieste. L’Europa è in posizione assai delicata, con le
esercitazioni che si svolgono mentre i fronti di guerra si allargano, rischiando di
coinvolgere nuovamente Kosovo Serbia e Bosnia-Erzegovina. La Comunità internazionale
deve lavorare per garantire la fine dei conflitti, tanto più se nucleari.
Il Friuli Venezia Giulia aveva inserito nello Statuto non ratificato dal Parlamento nazionale
la contrarietà alle armi di distruzione di massa. Deve ora fare la propria parte, bandendo
prese di posizione manichee e costruendo una diplomazia di Pace con le Regioni dell’Alpe
Adria, anche per mezzo di una nuova Legge regionale per la Pace.
Nei giorni delle esercitazioni, al Centro Internazionale di Fisica Teorica di Miramare ha
avuto luogo il Pugwash Council Meeting per un mondo libero dalle armi nucleari. Il
Pugwash, organismo composto da fisici da tutto il mondo che ha ricevuto il premio Nobel
per la Pace, ha fornito supporto scientifico al dialogo fra Stati per conseguire i trattati di
controllo sulle armi nucleari, stracciati ora a causa della guerra in corso.
C’è da chiedersi come sia possibile che a fronte dell’art. 11 della Costituzione – qui siamo
nell’ambito dei principi fondamentali – sia possibile la presenza di armi nucleari nel nostro
territorio
LE RISPOSTE DEI MOVIMENTI DELLA PACE
Negli stessi giorni delle esercitazioni nucleari e del meeting,i movimenti per la pace si sono
attivati con le Prefetture per l’ottenimento dei piani di emergenza in caso di incidente,
attentato o atto bellico alle basi di Ghedi, Aviano e al porto di Trieste. Piani che se
esistono sono secretati o risalgono a vent’anni or sono, mentre le nuova direttiva europea
e la legge nazionale ne impongono riscrittura e divulgazione.
Anche il missionario comboniano Alex Zanotelli è intervenuto sulla recente esercitazione
Nato che si è conclusa con un pericoloso colpo di scena. Putin ha infatti organizzato una
immediata controesercitazione simulando un lancio di missili nucleari di risposta a un
attacco nucleare Nato.
Alex Zanotelli ha criticato anche Putin per aver risposto alla Nato con una
controsimulazione nucleare in grande stile: «È incredibile che la Russia abbia risposto con
un’esercitazione sempre in chiave nucleare, tra l’altro supervisionata dallo stesso Putin, il
cui obiettivo è quello principale è proprio quello di testare la prontezza delle forze nucleari
nel rispondere a un attacco. È pazzia collettiva la nostra in un momento in cui si rischia
davvero una guerra nucleare sia nel contesto dell’Ucraina sia nel contesto del Medio Oriente
e della Palestina».