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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
https://www.rete-ambientalista.it/2024/11/02/tira-brutta-aria-ad-alessandria-non-solo-in-atmosfera/
https://www.edocr.com/v/vgdwjmlm/bajamatase/arpa-aria-2024
https://www.edocr.com/v/9w8jjkek/bajamatase/epidem2019
https://www.rete-ambientalista.it/2024/11/02/brutta-aria-in-politica/
Tira brutta aria ad Alessandria, non solo in atmosfera.
L’Arpa Piemonte ha reso pubblici i dati giugno-luglio (clicca qui) dell’inquinamento dei Pfas
nell’atmosfera di Alessandria, completando ormai il quadro annuale di questi tossici e
cancerogeni che permeano polmoni, cibi, acque, suoli, acquedotti di Spinetta Marengo,
Comuni di Alessandria (pozzi chiusi), Montecastello (acquedotto chiuso) e altri della
Provincia.
La relazione ARPA denuncia, assieme al vecchio PFOA già vietato nel mondo, e al
“nuovo” C6O4 malgrado il reparto fosse chiuso in quei mesi, la presenza del “nuovo”
pfas ADV, ora denominato MFS, con concentrazioni più sensibili nel sobborgo di Spinetta.
Quasi fosse una scoperta!! Mentre invece la nostra associazione ne denunciò
pubblicamente l’impiego -non autorizzato- fin dal 2009 con un esposto alla procura. La
successiva graziata autorizzazione AIA della Provincia è addirittura scaduta nel 2023.
Nell’atmosfera alessandrina odierna, Solvay da 72 ciminiere spara in aria i pfas ADV, che
si aggiungono ai C6O4, ai PFOA, nel cocktail di altri 20 tossici e cancerogeni, che, tutti
assieme motivano le tragiche indagini epidemiologiche (l’ultima nel 2019, clicca qui alcune
tabelle). Tutto ciò: malgrado sia già intervenuta una sentenza della Cassazione e per
responsabilità della sopravvenuta magistratura.
Brutta aria in politica.
Nella foto: in primo piano, la tomba di Gianni Spinolo, grande avversario e vittima di Solvay.
Un gran daffare a nascondere la polvere (cancerogena) sotto i tappeti. Mentre Solvay si fa
propaganda invitando frotte di studenti della provincia per ammirare le meraviglie dello
stabilimento di Spinetta Marengo, a coprire le larghe spalle della multinazionale belga
provvedono come sempre le istituzioni locali: in questo frangente è presentata al ristretto
pubblico la “task force” del neo assessore alla sanità regionale Federico Riboldi. Tale
denominazione bellica che in italiano è mitigabile come “unità di pronto intervento”, fa
abbastanza ridere perché, mentre Riboldi scopre l’acqua calda, il disastro ecosanitario di
https://www.rete-ambientalista.it/2024/11/02/brutta-aria-in-magistratura/
Alessandria è vecchio come il cucco, e nei recenti cinquant’anni i politici hanno fatto finta
di affrontarlo sotto altri nomi: commissione consiliare, osservatorio ambientale, gruppo di
studio, ecc. Tutte inconcludenti distrazioni ad uso dell’opinione pubblica. Con questa
cosiddetta task force innanzitutto si punta a sviare l’attenzione sulla ventina di cancerogeni
che Solvay spara in aria-acqua-suolo, limitandosi solo alla punta dell’iceberg dei Pfas.
All’assessore Riboldi con l’elmetto di cartone in testa, Solvay Syensqo ha affidato il
compito di prendere tempo-perdere tempo: diluire il più a lungo possibile i tempi degli
esami del sangue di una ristretta popolazione, piuttosto che il monitoraggio di massa
provinciale rivendicato e negato da decenni (i cittadini gli esami se li sono fatti a proprie
spese). E, con ciò, rinviare l’unica discussione, ovvero decisione, da fare oggi: su
come chiudere, ORA le produzioni della Solvay di Spinetta Marengo e, POI, chiedere
i risarcimenti per le Vittime in base ai monitoraggi ematici nel frattempo eseguiti: i cui
risultati inevitabilmente saranno oggetto di lunghissime valutazioni e discussioni in sede
giudiziaria (senza riconoscimenti per i tanti Gianni Spinolo sulle lapidi del cimitero di
Spinetta).
Il trucco di Solvay-Riboldi è infatti rovesciare le priorità dei tempi: DOPO che i cittadini
faranno da cavie di laboratorio, e ponderati i pro e i contro delle morti e delle malattie, e
soppesati i rapporti causa-effetto, e i valori di soglia dei veleni compatibili nel sangue
(perdio! ma solo zero è compatibile!), insomma dopo un milione di se e di ma, POI
eventualmente, non necessariamente, iniziare la discussione sulla chiusura… secondo i
tempi nazionali e internazionali prefissati da Solvay Syensqo. “Altrimenti” ha detto senza
pudore Riboldi “si prendono decisioni di pancia”. Purtroppo alcuni attivisti ambientalisti si
fanno pigliare nell’ingranaggio del trucco. Spontaneamente approva l’irresponsabile
sindaco di Alessandria (vedi Adriano Di Saverio).
Affinchè tutto resti saldamente nelle mani di Solvay-Riboldi-Regione, la cosiddetta task
force è stata articolata in “commissione tecnica” e “commissione scientifica”, cioè
polverizzata in una pletora ininfluente di fedeli funzionari provinciali e regionali, nonché di
eterogenei dirigenti sanitari per successive diagnosi e terapie a lungo termine. Il fine
evidente è annegare ancora una volta in un mare di informazioni tecniche, come non
bastassero tutti i dati ambientali e sanitari pur usciti dai mafiosi Arpa e Asl, e nove
indagini epidemiologiche nella Fraschetta, a tacere i referti delle Università di Liegi
e Aquisgrana.
In concreto, l’impegno “finanziario” consisterebbe al momento in un annunciato
camioncino attrezzato che girerebbe a fare prelievi in un limitato raggio di 3 chilometri
attorno al polo chimico. “Sui tempi di chiusura” precisa la Regione, “non si possono al
momento indicare delle date, perché dipendono dai risultati dei primi campioni”. Lo
sappiamo, campa cavallo per il resto della Provincia, del Comune di Alessandria, degli altri
Comuni , come Montecastello dove è stato addirittura chiuso l’acquedotto.
E’ stato commentato: “Quello della cosiddetta ‘task force’ è solo l’ultimo di una lunga serie
di capitoli che da anni si susseguono e che continuano a raccontare la presenza di un
inquinamento, di responsabilità relative e di risposte il più delle volte flebile e
lascive”. Ecco, “lascive” è il termine appropriato, con i suoi sinonimi: scandalose, indecenti,
immorali, vergognose, disoneste, criminali… Syensqo.
Brutta aria in magistratura.
https://www.rete-ambientalista.it/2024/10/21/solvay-gongola-con-greenpeace-lino-balza-escluso-come-parte-civile-cosa-ce-dietro/
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https://www.rete-ambientalista.it/2024/10/21/6-1-ragioni-affinche-lino-balza-debba-partecipare-al-processo-per-rinchiodare-39-prove-che-condannano-solvay-e-imputati/
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Ha fatto notizia, grazie al GUP di Alessandria, un esempio di come funziona la giustizia in
Italia. L’episodio è relativo all’ordinanza in sede di udienza preliminare con la quale il
giudice Andrea Perelli ha fatto fuori dal processo Solvay-bis i due più temibili avversari di
Solvay: Greenpeace e ancor più inverosimilmente Lino Balza, da oltre 50 anni
l’antagonista storico nel polo chimico di Spinetta Marengo. Clicca qui Solvay gongola.
Con Greenpeace, Lino Balza escluso come parte civile. Cosa c’è dietro. e qui 6 (+ 1)
ragioni affinchè Lino Balza debba partecipare al processo per rinchiodare 39 prove
che condannano Solvay e imputati.
Sono pervenuti tantissimi commenti di solidarietà e anche complimenti (immeritati ma che
comunque tengono su il morale). Il primo, quasi in tempo reale, mi ha commosso:
Caro Lino non demordere. Ciao Lino,
leggo con orrore della tua esclusione dal processo. Ma non mi
meraviglio, con una magistratura serva ancora una volta dei potenti.
Sembra di essere tornati indietro agli anni ’70. Non demoralizzarti,
troverai il modo di farti accettare come parte lesa. Tu sei un giusto, e
i giusti non vengono mai abbandonati da Dio. Pregheremo per te. Oggi ti
bonifico 10 Euro a sostegno della tua, della nostra battaglia. Un
abbraccio, e mi raccomando NON DEMORDERE !!!
Ciao! Giacomo.
Nello stesso tono, Enrico: “Ciao, Lino. Non ti deprimere e tieni duro, ti dico che provo solo
nausea.” Maria Chiara: “Rendermi conto del livello cui è caduta almeno in parte la nostra
magistratura mi ha inorridito e molto amareggiato”. Non altrettanto riproducibili, senza uso
di eufemismi, sono altri commenti coloriti. In generale, sono assai rari i commentatori
rimasti sorpresi. Anzi, un dotto mi definisce vittima ancora di “fumus persecutionis”.
Chi usa il sarcasmo: “Pazzesco. E poi dicono che i giudici sono tutti comunisti…!” Chi
raccomanda che “Certe sedi di tribunale sarebbe una fortuna scansare”. E fa il nome di
Alessandria come “porto delle nebbie”. In effetti, per tutte le rappresaglie subìte mi sono
sempre rivolto (vincendo) ai tribunali di Milano. Per questo processo Solvay bis non posso
che tentare in sede di dibattimento in assise di rientrare dalla porta dopo che il GUP mi ha
scaraventato dalla finestra. Certo, non piacerebbe nè a Solvay nè alla Procura il mio
contributo all’accertamento di responsabilità e verità.
Luigi Maconi fa riferimento al “comma 2 dell’articolo 1 dei 12 PRINCIPI FONDAMENTALI
della COSTITUZIONE: La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei
limiti della Costituzione” per ritenere che “questo principio , letti anche i tuoi precedenti
rispetto al processo Solvay, a me pare ampiamente violato dal GUP di Alessandria”.
Il termine “giustizia di classe” magari non viene da tutti i commentatori pronunciato ma la
sostanza della loro valutazione è di una giustizia costruita su leggi che sono state fatte su
misura dalle classi dei potenti, magari proprio da quegli impuniti che giornalmente
attaccano quella magistratura invece implacabile con i più deboli, spesso poveracci
indifesi, che non tutela le Vittime: come avviene per delitti contro l’ambiente e la salute
(come ho documentato nei tre volumi di “Ambiente Delitto Perfetto”, disponibili a chi ne
fa richiesta). Da aggiungere al libro ci vengono segnalati significativi esempi da Vito Totire,
Luigi Maconi, Enrico Martini.
https://www.rete-ambientalista.it/2024/11/02/il-miracolo-di-s-baudolino-santo-protettore-dei-pfas/
A tutti quelli che mi hanno chiesto “Che fare?”, ho risposto: tutti assieme, possiamo
denunciare in tutte le sedi questa giustizia italiana che non tutela le Vittime e salva gli
inquinatori.
Il miracolo di S. Baudolino, santo protettore dei Pfas.
lI laboratorio “Medica” di Zurigo ha analizzato il sangue di 35 persone provenienti da 18
cantoni svizzeri alla ricerca di PFAS (PFOA e PFOS) persistenti “forever chemicals”
nell’ambiente malgrado siano vietati dal 2021. Tutti i partecipanti allo studio, dai bambini
di sette anni alle donne di 89 anni, hanno queste sostanze cancerogene nel sangue. I
livelli di Pfas di 29 partecipanti sono così alti che, secondo l’Ufficio federale dell’ambiente
(UFAM), insorge “Una necessità acuta d’intervento, in particolare per le donne,
soprattutto in età fertile (danni al feto), e per i bambini che porteranno danni irreversibili
tutta la vita. Infatti sono le mamme svizzere le più disperate.
Disperate come lo sono le “Mamme No Pfas” del Veneto, con i figli avvelenati dalla Miteni
di Trissino, alle quali è toccato il tragico “merito” di essere state protagoniste a portare alla
ribalta in Italia il dramma dei Pfas: da risolvere con una legge di messa al bando.
L’assassinio dei bambini a mezzo dei Pfas è uno scandalo che non
preoccupa Alessandria. Qui non ci sono bambini con i Pfas nel sangue. Eppure qui la
Solvay di Spinetta Marengo, unico produttore nazionale, spara Pfas in aria acqua suolo!
Miracolo! Miracolo del patrono San Baudolino? Oppre semplicemente il fenomeno non è
sovrannaturale bensì merito di ometti che coprono la carica di sindaci e assessori: che
hanno sempre impedito analisi di massa del sangue dei bambini.
Questo miracolo va però condiviso con i magistrati. La mia associazione, già nel
primo (anno 2009) dei 20 esposti depositati alle Procure di Alessandria
pubblicamente chiedeva -documentando i Pfas nel sangue dei lavoratori Solvay- di
intervenire in fabbrica e indagando con monitoraggi ematici la salute nella
cittadinanza tutta. Non solo, scandalo nello scandalo, denunciammo su su fino al
ministro della sanità che i Pfas erano trasmessi nelle sacche dei donatori di sangue.
https://www.rete-ambientalista.it/2024/11/02/berrino-dobbiamo-difenderci-si-ma-anche-la-magistratura-ci-volta-le-spalle/
https://www.rete-ambientalista.it/2024/11/02/berrino-dobbiamo-difenderci-si-ma-anche-la-magistratura-ci-volta-le-spalle/
https://it.wikipedia.org/wiki/Medico
https://it.wikipedia.org/wiki/Biologia
https://it.wikipedia.org/wiki/Partigiano
https://www.rete-ambientalista.it/2024/11/02/edison-coimputata-con-solvay/
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:62022CJ0713
https://eur-lex.europa.eu/IT/legal-content/summary/the-polluter-pays-principle-and-environmental-liability.html
Berrino: “Dobbiamo difenderci”. Sì, ma anche la
magistratura ci volta le spalle.
Giulio Alfredo Maccacaro, medico, biologo e partigiano, è stato il padre della biometria
italiana, maestro nell’analisi del processo d’insorgenza delle patologie e del loro sviluppo
con particolare attenzione alle loro cause: ambientali e lavorative. Maccacaro fu uno
scienziato che visse in modo completo la sua professione di studioso e ricercatore con il
suo impegno sociale: sempre dalla parte dei lavoratori e dei movimenti che verso il ’68 si
andavano organizzando nelle fabbriche e nei territori.
Perciò la nostra Associazione si ispira ai suoi insegnamenti al punto da assumermene il
nome: “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”. Abbiamo avuto la fortuna di
frequentare membri prestigiosi del Comitato di redazione di “Sapere”, rivista di cui era
direttore, nel cui collettivo ricordiamo Luigi Mara, Laura Balbo, Sergio Bologna, Marcello
Cini, Giorgio Negri, Vladimiro Scatturin, Benedetto Terracini, e fra i collaboratori: Angelo
Baracca, Franco Basaglia, Virginio Bettini, Giorgio Bignami, Luigi Cancrini, Franca
Ongaro, Ettore Tibaldi, Enzo Tiezzi eccetera.
A quella esperienza storica (da parte nostra aggiungiamo il nome di Giorgio Nebbia) che
chiamò a costruire l’ambientalismo scientifico di massa -efficace ad esercitare critica a
disuguaglianze ed iniquità sociali e a progettare cambiamento, nei luoghi di lavoro e nei
territori-, ha fatto riferimento Franco Berrino direttore del Dipartimento di Medicina
Preventiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano al convegno nazionale “Curare è
prendersi cura. Impatto ambientale e rischio sanitario”, promosso dall’ “Associazione
italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma, AIL”.
“Siamo circondati da una grande quantità di veleni. Dobbiamo difenderci” ha esclamato
con forza l’epidemiologo “difenderci dai veleni della plastica, che è trattata con pfas, ftalati
e il bisfenolo (Bpa), sostanze che interferiscono con gli ormoni e alterano il nostro sistema
riproduttivo, causa di impotenza e sterilità”. Fossimo stati presenti per intervenire al
convegno, non avremmo potuto non polemizzare con le istituzioni, comprese la
magistratura. Avremmo ricordato che, dei nostri 20 esposti depositati alle procure di
Alessandria, quello del 17 novembre 2020 (all’attuale procuratore Cieri) fra l’altro
invano denunciò -documentando- che nel cocktail con i Pfas c’è anche un altro
micidiale interferente endocrino: il bisfenolo, che Arpa dichiarava sconosciuto.
Edison coimputata con Solvay?
Gli avvocati della Solvay, forse la stessa Procura di Alessandria, si stanno interrogando
alla luce della recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, scaturita da
una “questione pregiudiziale” posta dalla Cassazione nel corso della vicenda processuale
SNIA Caffaro.
Per questa sentenza della Corte europea, secondo principio europeo, l’azienda
responsabile dell’inquinamento deve pagare, indipendentemente da quanto tempo è
passato dalle attività che hanno provocato il danno ambientale.
L’interpretazione giuridica, dunque, potrà essere seguita in procedimenti su casi
analoghi. Nella fattispecie del processo (il secondo) in Corte di Assise di Alessandria,
attualmente al vaglio del GUP, ci si chiede se, oltre alla Solvay, per il risarcimento dei
https://www.rete-ambientalista.it/2024/11/02/cancerogeni-nel-pescato-di-calabria-e-toscana-e-in-liguria/
https://www.rete-ambientalista.it/2024/11/02/fiumi-veneti-bocciati-da-legambiente/
danni ambientali e sanitari debba essere chiamata anche Edison, la quale nel primo
processo era appunto stata co-imputata.
Cancerogeni nel pescato di Calabria e Toscana. E in Liguria?
Una contaminazione di Pfas fuori controllo che espone a rischio migliaia di
consumatori. Greenpeace ha consultato i dati delle Agenzie regionali per la protezione
ambientale ARPAT e ARPACAL, e ha ribadito: “Questi risultati confermano l’urgenza
di vietare l’uso e la produzione dei Pfas, cioè di chiudere le produzioni di Solvay a
Spinetta Marengo”.
Dalle analisi effettuate in Toscana tra il 2018 e il 2023, circa il 60% di pesci
(principalmente cefali) e crostacei delle acque marino costiere del Santuario dei Cetacei è
contaminato da Pfas (Pfos), sono emersi valori molto elevati: in un cefalo alla foce del
fiume Bruna a Castiglione della Pescaia (Grosseto) è stata trovata la concentrazione
record di 14,7 microgrammi per chilo; 5,99 e 5,65 microgrammi per chilogrammo lungo la
costa pisana, alle foci dell’Arno e del Fiume Morto.
In Calabria, le indagini dell’Arpacal tra 2021 e 2023 evidenziano notevoli livelli di
inquinamento da Pfas (oltre 3 microgrammi per chilogrammo) in triglie, naselli e cicale
di mare prelevati lungo la costa ionica e tirrenica.
Se analoghe indagini fossero eseguite in Liguria: ci sarebbe una rivolta di pescatori
e ristoratori. Marco Bucci da candidato non le aveva promesse (al pari di tutte le
forze politiche) e come neo presidente non le promuoverà (senza proteste delle altre
forze politiche e sociali). In Liguria, d’altronde, per i Pfas neanche si effettuano
analisi del sangue alla popolazione, anzi il reparto di Endocrinologia dell’Ospedale
San Martino di Genova omette di accogliere le richieste di malati di tumore… perché
Toti non le finanziava. Chissà ora Bucci, la cui moglie però afferma:
“Con Toti erano pappa e ciccia”.
Fiumi veneti bocciati da Legambiente.
https://www.rete-ambientalista.it/2024/11/02/pfas-nelle-acque-potabili-di-tutto-il-mondo-e-nei-pesci-dei-mari/
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https://www.birmingham.ac.uk/news/2024/forever-chemicals-found-in-bottled-and-tap-water-from-around-the-world
https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acsestwater.4c00533
https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acsestwater.4c00533
https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acs.est.4c07016
https://seas.harvard.edu/news/2024/10/concerning-levels-pfas-fish-miles-away-large-contamination-source
Fiumi veneti sotto la lente di Legambiente, che come ogni anno ha dato vita alla
campagna di monitoraggio Operazione fiumi. Nell’edizione 2024 la novità sono
i Pfas. Preoccupante incremento dei valori di Pfoa e Pfos allo scarico sul Fratta
Gorzone, a Cologna Veneta (Verona). Così anche a Padova come a Vicenza per lo stato
del Bacchiglione e del canale Piovego. Per il Sile superamenti della media annua
di Pfos presumibilmente derivante dallo scarico di depuratore e dalle attività aeroportuali.
Il contesto è che tra le province di Vicenza, Verona e Padova c’è uno dei più gravi casi
di contaminazione di questi “inquinanti eterni” dell’intero continente europeo: per un
avvelenamento della Miteni di Trissino che interessa oltre 180 km quadrati e 350mila
persone che stanno subendo da anni l’emergenza sanitaria.
A sua volta, Greenpeace, con la campagna "Acque senza veleni", in 220 tappe sta
monitorando i Pfas nelle acque potabili delle città italiane. Le quali in gran parte omettono
i controlli fra le maglie sbrindellate della regolamentazione nazionale. La stessa Direttiva
europea partirà già vecchia nel 2026 con limiti ormai superati dagli studi scientifici
internazionali, tant’è che molte nazioni (ma non l’Italia!) hanno già introdotto soglie
più cautelative per la salute umana, in considerazione dell’aumento delle patologie
cancerogene generate da questi interferenti endocrini: danni alla tiroide, al fegato,
problemi alla fertilità, incremento dei livelli di acidi grassi nel nostro corpo, diabete
gestazionale ecc.
Alla messa al bando dei Pfas (in parlamento giace da anni il Disegno di Legge Crucioli) si
oppone la potente lobby capitanata da Solvay, unico produttore nazionale, che fa quadrato
attorno a queste produzioni dai lauti profitti, pur consapevole che per la totalità del settore
industriale in cui vengono impiegati i PFAS, esistono le alternative più sicure.
Pfas nelle acque potabili di tutto il mondo, e nei pesci dei
mari.
Il primo studio riguarda le acque potabili, sia del rubinetto che in bottiglia, naturali o
gassate, ed è stato condotto da un team sino-inglese, composto da ricercatori delle
università di Birmingham, nel Regno Unito e di Shenzhen, in Cina, che hanno poi
pubblicato i risultati su ACS Environmental Science &Technology – Water. Gli autori
hanno analizzato campioni provenienti da 15 Paesi, 41 acquedotti inglesi e 14 cinesi, e
112 campioni di bottiglie di acque minerali in vetro e in plastica, naturale (89) o gassata
(23), di 87 marchi.
Ebbene, i Pfas sono presenti con percentuali da al 63% al 99%. Con concentrazione in
media da 9,2 nanogrammi per litro (ng/l) a 2,7 ng/l.
Nel secondo studio, pubblicato su ACS Environmental Science & Technology, invece, i
ricercatori della facoltà di ingegneria dell’Università di Harvard (Boston) hanno
voluto controllare i pesci che vivevano ad alcuni chilometri da una base militare di Cape
Code, dove impiegano grandi quantità di schiume e altre sostanze antincendio con Pfas.
Hanno così scoperto che, pur diminuendo con la distanza, i PFAS sono presenti nel 90%
dei pesci in concentrazioni superiori ai limiti anche quando questi vivono a otto chilometri
di distanza, unitamente a composti di vario tipo usati nell’industria farmaceutica e in
agricoltura.
https://www.rete-ambientalista.it/2024/11/02/e-possibile-trovare-cosmetici-senza-pfas/
https://www.rete-ambientalista.it/2024/10/30/tutta-la-storia-di-spinetta-raccontata-in-video-da-lino-balza-un-inferno-dantesco/
https://www.rete-ambientalista.it/2024/10/30/tutta-la-storia-di-spinetta-raccontata-in-video-da-lino-balza-un-inferno-dantesco/
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È possibile trovare cosmetici senza Pfas?
Il giornale francese Vert, dopo gli allarmanti studi scientifici, ha condotto una ricerca sui
principali rivenditori di prodotti di bellezza e ha trovato più di un centinaio di articoli venduti
online che menzionano almeno un Pfas, compreso PFOA, nella loro composizione.
Creme anti età L’Oréal della linea Revitalift: creme giorno notte idratante con SPF30 e il
siero idratante levigante con proprietà antirughe, la matita per gli occhi Yves Saint-Laurent
Beauty, creme idratanti di Biotherm, rossetto L’Absolu Rouge Drama Matte di Lancôme,
fard Blush Subtil di Lancôme, crema solare Fluide Minéral Teinté SPF 50+ di Avène,
ombretti e trucchi del marchio italiano low cost Kiko Cosmetics come una palette di trucco
per sopracciglia e una maschera purificante, eccetera.
Le aziende (e le donne) adorano i cosmetici con Pfas per la loro resistenza straordinaria e
la capacità di idrorepellenza: le donne inconsapevoli mentre le aziende sapendo che la
letteratura scientifica ha evidenziato i rischi di tumori, malattie della tiroide o problemi di
fertilità anche nell’uso dei cosmetici, in quanto i Pfas possono essere assorbiti anche
dalla pelle e arrivare nel sangue.
Lo conferma anche un recente studio dell’ Università di Birmingham pubblicato sulla
rivista Environment International.
I pericoli maggiori sono per i bambini e le adolescenti perché i Pfas agiscono come
interferenti endocrini, che possono alterare il sistema ormonale. I nomi più noti: gli
ombretti di Natasha Denona, il mascara M.A.C, la matita Charlotte Tilbury e il siero
Laneige.
È possibile evitare cosmetici con Pfas? Sì, controllando l’elenco degli ingredienti,
INCI, che è obbligatorio secondo le normative europee, o affidarsi ai marchi certificati bio,
come Cosmébio, Ecolabel europeo ed Ecocert, che contengono oli vegetali: sostituiscono i
Pfas rendendo i cosmetici resistenti all’acqua e con un effetto levigante.
Quarta puntata. Tutta la storia di
Spinetta raccontata in video da Lino
Balza. Un inferno dantesco
Quinta puntata. Tutta la storia di
Spinetta raccontata in video da Lino
Balza. I sopravvissuti.
Messaggio di pace e salute a 40.256 destinatari da Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro
tramite RETE AMBIENTALISTA - Movimenti di Lotta per la Salute, l’Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
Nel rispetto del Regolamento (UE) 2016 / 679 del 27.04.2016 e della normativa di legge. Eventualmente
rispondi: cancellami.
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