About Rete Ambientalista Al
Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
Fabio Pavesi per Verità & Affari
La notizia è passata sottotraccia, quasi fosse una questione di ordinaria amministrazione. Ma qui di
ordinario c’è ben poco. Con i conti dei primi 6 mesi del 2022, Atlantia, la holding posseduta dai
Benetton con il 30% del capitale, ha messo la parola fine alla tribolata vicenda di Autostrade per
l’Italia.
E che fine gloriosa, tutta a favore degli azionisti di Atlantia e con lo Stato italiano che ha battuto
mestamente in ritirata dopo i proclami guerreschi sulla lezione punitiva per i Benetton dopo il
disastro del Ponte Morandi.
Qui di vincitore ce n’è solo uno ed è proprio la potente famiglia veneta che è riuscita nel capolavoro
di liberarsi del pacco, divenuto scomodo dopo la tragedia genovese, con una lauta plusvalenza.
Già perché dalla semestrale di Atlantia, pubblicata pochi giorni fa, ecco che è messo nero su bianco
il guadagno della cessione di Aspi. La holding delle infrastrutture ha messo a segno dalla vendita al
consorzio capitanato da Cdp una plusvalenza di ben 5,31 miliardi di euro.
Cui si aggiungono altri 526 milioni frutto dei mesi di gestione operativa di Aspi pre-cessione. Fanno
5,84 miliardi di euro a favore di Atlantia di cui i Benetton tramite Edizione posseggono il 30%. Vuol
dire per la famiglia di Ponzano un guadagno pro-quota che sfiora 1,8 miliardi.
Non solo ma Atlantia ha pure distribuito come si legge nella relazione del primo semestre di
quest’anno 606 milioni di dividendi. Altri 180 milioni pro-quota che saliranno ai piani alti di
Edizione. Ma il capolavoro della cessione allo Stato via Cdp non finisce qui.
ATLANTIA INVESTITORI
L’operazione da 8,2 miliardi del prezzo di vendita, con un guadagno secco di 5,3 miliardi per il
venditore, si accompagna a un deconsolidamento del debito in capo ad Aspi per 8,67 miliardi. E così
tra incasso dalla cessione e debiti lasciati all’acquirente, la manovra totale per Atlantia vale oltre 16
miliardi. Un colpo da maestro dato che l’uscita onerosa per lo Stato da Autostrade ha migliorato e
molto i conti della stessa Atlantia. Soprattutto sul fronte patrimoniale.
PER ATLANTIA DEBITO SCESO DI 16 MILIARDI IN UN COLPO SOLO
D’incanto Atlantia si ritrova ora, dopo la cessione, con un debito finanziario netto sceso da 35
miliardi di euro di fine del 2021 a soli 19 miliardi a giugno del 2022 e con un patrimonio netto del
gruppo salito da 8,1 miliardi a 13,7 miliardi. Una sforbiciata secca al debito e i proventi dalla cessione
che fanno salire il patrimonio riportando Atlantia a una situazione finanziaria più che ottimale. Il
tutto grazie alla vendita di Autostrade. Due piccioni con una fava.
I Benetton si sono liberati, con lauta plusvalenza del peccato mortale del crollo del Ponte e con il
debito ceduto hanno messo a posto la situazione finanziaria di Atlantia. Se non è genio questo, cos’è.
A fronte di questi numeri pare indubbio che lo Stato esca più che perdente dalla partita con i
Benetton.
Che di fatto con l’incasso della plusvalenza è come se anche senza Autostrade hanno garantito alla
“loro” Atlantia un monte utili in un colpo solo pari ad almeno 7-8 annualità di profitti di Autostrade.
Aspi ha infatti chiuso il 2021 con utili netti per poco più di 700 milioni.
AI BENETTON AUTOSTRADE HA REGALATO QUASI 5 MILIARDI DI GUADAGNI IN
20 ANNI
Ma i conti finali dell’avventura poco più che ventennale dei Benetton alla guida delle Autostrade non
sono finiti qui. La gestione di Aspi ha portato dal 2000 al 2020 nelle casse di Atlantia dividendi
complessivi per 9 miliardi (di fatto oltre il 90% dei profitti sono finiti in cedole agli azionisti).
La famiglia Benetton ne ha beneficiato per 2,7 miliardi. Cui ora si aggiunge pro- quota la ricca
plusvalenza che comporta per Edizione un guadagno secco di oltre 1,5 miliardi. E dulcis in fondo c’è
anche la plusvalenza da 723 milioni realizzata nel 2017 dalla vendita del 12% di Aspi ai fondi di
Allianz e Silk road fund. Altri 200 milioni pro-quota Benetton.
E così mal contati i guadagni netti della dinastia Benetton come azionisti forti di Autostrade
ammontano in 20 anni a circa 4,4 miliardi di euro. Sono oltre 200 milioni l’anno ogni anno che è
trascorso dal 2000 e puliti, puliti e senza troppo fatica dato che la rendita era assicurata dal
monopolio autostradale.
Acquisto a tutto debito
Si dirà che hanno pagato un prezzo per acquisire l’infrastruttura. In realtà esborso di capitale è stato
pari a zero. L’acquisto è avvenuto a debito, poi scaricato proprio su Autostrade. E quanto al capitale
i Benetton hanno messo 1,3 miliardi di tasca loro e poi ripagati da subito con un maxi-dividendo da
1,4 miliardi. La beffa finale è dello Stato.
La beffa per lo Stato. Ha restituito ad Atlantia tutti i soldi incassati dalla
privatizzazione
Incassò dalla privatizzazione di Autostrade 6,5 miliardi di euro dell’epoca che oggi a valori correnti
varrebbero 9,3 miliardi. Guarda caso cifra analoga a quanto è stata valutata Aspi nella cessione. Pari
e patta. Dopo ben 20 anni lo Stato ha restituito ai Benetton tutto quello che aveva incassato 20 anni
prima dalla vendita. Un gioco a somma zero, mentre i Benetton hanno lucrato dall’intera vicenda
quasi 5 miliardi. Se non è un regalo questo.
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La notizia è passata sottotraccia, quasi fosse una questione di ordinaria amministrazione. Ma qui di
ordinario c’è ben poco. Con i conti dei primi 6 mesi del 2022, Atlantia, la holding posseduta dai
Benetton con il 30% del capitale, ha messo la parola fine alla tribolata vicenda di Autostrade per
l’Italia.
E che fine gloriosa, tutta a favore degli azionisti di Atlantia e con lo Stato italiano che ha battuto
mestamente in ritirata dopo i proclami guerreschi sulla lezione punitiva per i Benetton dopo il
disastro del Ponte Morandi.
Qui di vincitore ce n’è solo uno ed è proprio la potente famiglia veneta che è riuscita nel capolavoro
di liberarsi del pacco, divenuto scomodo dopo la tragedia genovese, con una lauta plusvalenza.
Già perché dalla semestrale di Atlantia, pubblicata pochi giorni fa, ecco che è messo nero su bianco
il guadagno della cessione di Aspi. La holding delle infrastrutture ha messo a segno dalla vendita al
consorzio capitanato da Cdp una plusvalenza di ben 5,31 miliardi di euro.
Cui si aggiungono altri 526 milioni frutto dei mesi di gestione operativa di Aspi pre-cessione. Fanno
5,84 miliardi di euro a favore di Atlantia di cui i Benetton tramite Edizione posseggono il 30%. Vuol
dire per la famiglia di Ponzano un guadagno pro-quota che sfiora 1,8 miliardi.
Non solo ma Atlantia ha pure distribuito come si legge nella relazione del primo semestre di
quest’anno 606 milioni di dividendi. Altri 180 milioni pro-quota che saliranno ai piani alti di
Edizione. Ma il capolavoro della cessione allo Stato via Cdp non finisce qui.
ATLANTIA INVESTITORI
L’operazione da 8,2 miliardi del prezzo di vendita, con un guadagno secco di 5,3 miliardi per il
venditore, si accompagna a un deconsolidamento del debito in capo ad Aspi per 8,67 miliardi. E così
tra incasso dalla cessione e debiti lasciati all’acquirente, la manovra totale per Atlantia vale oltre 16
miliardi. Un colpo da maestro dato che l’uscita onerosa per lo Stato da Autostrade ha migliorato e
molto i conti della stessa Atlantia. Soprattutto sul fronte patrimoniale.
PER ATLANTIA DEBITO SCESO DI 16 MILIARDI IN UN COLPO SOLO
D’incanto Atlantia si ritrova ora, dopo la cessione, con un debito finanziario netto sceso da 35
miliardi di euro di fine del 2021 a soli 19 miliardi a giugno del 2022 e con un patrimonio netto del
gruppo salito da 8,1 miliardi a 13,7 miliardi. Una sforbiciata secca al debito e i proventi dalla cessione
che fanno salire il patrimonio riportando Atlantia a una situazione finanziaria più che ottimale. Il
tutto grazie alla vendita di Autostrade. Due piccioni con una fava.
I Benetton si sono liberati, con lauta plusvalenza del peccato mortale del crollo del Ponte e con il
debito ceduto hanno messo a posto la situazione finanziaria di Atlantia. Se non è genio questo, cos’è.
A fronte di questi numeri pare indubbio che lo Stato esca più che perdente dalla partita con i
Benetton.
Che di fatto con l’incasso della plusvalenza è come se anche senza Autostrade hanno garantito alla
“loro” Atlantia un monte utili in un colpo solo pari ad almeno 7-8 annualità di profitti di Autostrade.
Aspi ha infatti chiuso il 2021 con utili netti per poco più di 700 milioni.
AI BENETTON AUTOSTRADE HA REGALATO QUASI 5 MILIARDI DI GUADAGNI IN
20 ANNI
Ma i conti finali dell’avventura poco più che ventennale dei Benetton alla guida delle Autostrade non
sono finiti qui. La gestione di Aspi ha portato dal 2000 al 2020 nelle casse di Atlantia dividendi
complessivi per 9 miliardi (di fatto oltre il 90% dei profitti sono finiti in cedole agli azionisti).
La famiglia Benetton ne ha beneficiato per 2,7 miliardi. Cui ora si aggiunge pro- quota la ricca
plusvalenza che comporta per Edizione un guadagno secco di oltre 1,5 miliardi. E dulcis in fondo c’è
anche la plusvalenza da 723 milioni realizzata nel 2017 dalla vendita del 12% di Aspi ai fondi di
Allianz e Silk road fund. Altri 200 milioni pro-quota Benetton.
E così mal contati i guadagni netti della dinastia Benetton come azionisti forti di Autostrade
ammontano in 20 anni a circa 4,4 miliardi di euro. Sono oltre 200 milioni l’anno ogni anno che è
trascorso dal 2000 e puliti, puliti e senza troppo fatica dato che la rendita era assicurata dal
monopolio autostradale.
Acquisto a tutto debito
Si dirà che hanno pagato un prezzo per acquisire l’infrastruttura. In realtà esborso di capitale è stato
pari a zero. L’acquisto è avvenuto a debito, poi scaricato proprio su Autostrade. E quanto al capitale
i Benetton hanno messo 1,3 miliardi di tasca loro e poi ripagati da subito con un maxi-dividendo da
1,4 miliardi. La beffa finale è dello Stato.
La beffa per lo Stato. Ha restituito ad Atlantia tutti i soldi incassati dalla
privatizzazione
Incassò dalla privatizzazione di Autostrade 6,5 miliardi di euro dell’epoca che oggi a valori correnti
varrebbero 9,3 miliardi. Guarda caso cifra analoga a quanto è stata valutata Aspi nella cessione. Pari
e patta. Dopo ben 20 anni lo Stato ha restituito ai Benetton tutto quello che aveva incassato 20 anni
prima dalla vendita. Un gioco a somma zero, mentre i Benetton hanno lucrato dall’intera vicenda
quasi 5 miliardi. Se non è un regalo questo.
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