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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza

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Tutti gli esposti alle
Procure di Alessandria dal 2008 al 2023
(20 esposti compresi i supplementi:
9 al procuratore capo Michele di Lecce
e 11 al procuratore capo Enrico Cieri)
Depositati da Lino Balza
In versione interattiva digitando il seguente link:

In “Appendice 2” le segnalazioni alle Procure ante 2008



Gli esposti alla Procura di Alessandria dal 2008 al
2017
Procuratore capo Michele Di Lecce
A questi esposti (9 compresi i supplementi) non sono seguiti
procedimenti giudiziari, se non il processo contro Ausimont/Solvay
privo però di un capo di imputazione rispetto ai Pfas (Pfoa, C6O4 e
ADV). Per questo processo vedi in Appendice 1 la testimonianza in
udienza di Lino Balza.





2009




ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ALESSANDRIA
Ill.mo Signor Procuratore,
Con riferimento all’esposto depositato in data 9 luglio 2009, a firma di Lino Balza (Medicina democratica), e
precisamente al punto 3) del successivo supplemento depositato in data 30 luglio 2009 che a sua volta
richiamava precedenti esposti presentati alla Procura da alcuni lavoratori Solvay (iscritti alla nostra
associazione, poi espulsi dalla fabbrica: Valentina Berto, Sonny Alessandrini, Daniele Ferrarazzo. Allegati
esposti 2008. Post scriptum).
La preghiamo di aggiungere al fascicolo le seguenti informazioni che formano altresì il post scriptum alla
lettera aperta al parlamentare europeo Oreste Rossi già allegata.
1) Non solo i lavoratori, anche gli abitanti della Fraschetta sono esposti ai danni del PFOA.
Infatti, presso la Fondazione Maugeri di Pavia (professor Minoia, dott.ssa Sottani) risultano allarmanti
referti di esami ematici per il PFOA addirittura per una lavoratrice non esposta a lavorazioni che prevedono
l’utilizzo della sostanza.
2) L'EPA (Enviromental Protection Agency) ha ufficialmente chiesto ai colossi 3M, Du Pont e altri di
sospendere progressivamente la produzione e l'utilizzo del PFOA (acido perfluoroctanico) entro il 2015.
Secondo quanto accertato dalle autorità ambientali americane, questo prodotto (utilizzato per la
produzione del teflon e utilizzato in molti prodotti tra i quali le pentole antiaderenti) lascia tracce nel
sangue umano. Le ricerche della 3M, uno dei principali produttori, avevano evidenziato che l'esposizione
continuata a questa sostanza chimica puo' provocare danni al sistema riproduttivo e al fegato dei topi
utilizzati come cavie. L'EPA ha trovato questi residui anche in molte persone, e non solamente nelle cavie
di laboratorio. Secondo uno studio divulgato dal WWF e da Greenpeace, il PFOA è stato individuato nei
cordoni ombelicali e nel sangue delle donne incinte.
Il teflon (prodotto tramite il pfoa a Spinetta Marengo) viene utilizzato nelle pellicole delle padelle
antiaderenti. Secondo la Du Pont ovviamente le pentole e i prodotti in generali fatti con i propri materiali
sono sicuri e, casualmente, non sarebbero stati accertati danni per l'uomo. Peccato che sempre la Du Pont
abbia sborsato centinaia di milioni di dollari per patteggiare delle controversie legali sorte a causa dei
residui del PFOA ritrovati nelle faglie acquifere e per aver taciuto informazioni importanti.
Nel 2005 la Du Pont ha sborsato oltre 85 milioni di dollari agli abitanti della West Virginia e dell'Ohio che le
avevano intentato causa dopo aver trovato residui di questo acido nell'impianto idrico dal quale si
attingevano acqua potabile, in modo da chiudere la controversia legale.
Alla fine del 2005 sempre la Du Pont ha patteggiato una causa intentatagli dall'EPA per aver taciuto
informazioni importanti sui rischi provocati dal PFOA e sui residui dell'acido ritrovato nelle faglie acquifere.
Costo del patteggiamento: 16,5 milioni di dollari.”
3) Le dichiarazioni stampa dell’IRSA CNR confermano il nostro esposto e l’inaffidabilità dell’ARPA.
Vedi sito web: http://archivio.lastampa.it email: archivio@lastampa.it Titolo dell’articolo: “Il caso” “Nuovo
tipo d'inquinante tra Tanaro e Bormida” “Alessandria. Un altro rischio per la salute e l'ambiente”. Firma:
Massimo Putzu. Pubblicazione: [05-08-2009, STAMPA, ALESSANDRIA, pag.49]
Allegati esposti 2008
“Alessandria, 28 febbraio 2008 Raccomandata R.R.




Spettabile ASL Dipartimento di prevenzione lavoro Servizio prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro
Spettabile Direzione provinciale del lavoro Settore ispezione del lavoro
e.p.c. Procura della Repubblica c/o il Tribunale di ALESSANDRIA


La presente per mettervi a conoscenza e perché voi possiate verificare la preoccupante situazione della
Solvay Solexis di Spinetta Marengo.
Dal 13 febbraio io e un mio collega (dipendenti Solvay) stiamo conducendo delle attività di campionamento
ambientale nell’edificio dove svolgiamo praticamente la totalità della nostra attività lavorativa.
In principio l’azienda non voleva informarci sull’andamento delle analisi adducendo a ordini superiori.
Con i risultati delle analisi siamo venuti a conoscenza del fatto che sono anni che respiriamo 8 ore al giorno
sostanze dannose per il sistema nervoso centrale e cancerogene.
I prodotti in questione sono perfluoropropene (C3F6), tetrafluoretilene (C2F4), perfluoroisobutene (PFIB).
Quest’ultimo può provocare edema polmonare e in alcuni casi la morte.
Io ed il mio collega siamo già esposti al PFOA e iodurati.
Ora alla luce di quello che è emerso il mio collega ed io abbiamo manifestato il nostro disappunto nel
lavorare in tali condizioni ma l’azienda continua a farci pressioni per riprendere l’attività lavorativa.
Per tutelare i nostri diritti, in questi giorni, ci siamo dovuti rivolgere ad un legale e in fabbrica ci sono già
stati dei precedenti.
Non possiamo più permettere che questa multinazionale ci metta in condizioni di dover barattare la nostra
salute e quella degli abitanti di Spinetta per un’occupazione lavorativa.
L’edificio in questione, ex ALVARAN, fa parte della Ricerca anche se per lo più si fa produzione
programmata di piccoli quantitativi di prodotto.
Il fabbricato si erge su una porzione di terreno dove anni fa era dislocato l’impianto dei BICROMATI.
Il fatto che qui non cresca erba ci fa dubitare su un’opportuna bonifica del terreno.
Lo stabile è costituito da due ambienti divisi solo da una semplice porta.
Da un lato ci occupiamo di post trattamento lattici (PTFE) e dall’altro di produzione di PFR.
Qui operiamo, viene stoccato tutto il prodotto da processare e anche parte del prodotto “finito”, abbiamo
una postazione adibita ad ufficio dove registriamo dati ecc…. e un angolo dove con un caricabatterie di
dotazione viene messo in carica il muletto elettrico che utilizziamo.
Tutto nello stesso posto.
Lo stoccaggio del lattice PTFE e PFR viene fatto a mezzo di rondoplast, fusti e IBC flubox (top bin) e non con
opportuni serbatoi.
Appena fuori dall’ALVARAN vi sono due pozzetti di raccolta (uno per PTFE e l’altro per il PFR) naturalmente
comunicanti con l’interno dell’edificio.
Nelle operazioni di coagulo tutto il lattice, “l’acqua madre” ed eventuale polvere convoglia nei pozzetti
sopra citati tramite un percorso scavato nel pavimento e coperto solamente da una griglia.
Qui convoglia anche lo scarico dell’ultrafiltrazione dei lattici PTFE (UF).
Tutti gli impianti in scala da noi utilizzati non sono sufficientemente aspirati e comunque il processo non è
isolato dall’ambiente e quindi dall’aria che noi respiriamo.
Tutti i camini dell’ex ALVARAN, che riguardano le aspirazioni dei forni di essicamento del PTFE e del PFR e di
un impianto di impregnazione dei lattici, non sono più alti di 10 metri dal suolo, non possiedono dosimetri,
sono adiacenti alla zona assegnata dall’azienda come posto fumo (con tanto di cartello).
Nel dettaglio il camino dell’impregnatrice è vicinissimo alla presa d’aria dell’impianto di condizionamento.
Le alte temperature raggiunte dai forni e dall’impregnatrice permettono il rilascio di sostanze come PFOA,
PFIB, C2F4 e C3F6 ben più pesanti dell’aria che quindi sarebbe opportuno avere camini ben più alti.
Ciò che non sapevamo noi operatori, ma l’azienda non può peccare di ignoranza, è che non si riesce ad
ottenere una completa degasificazione dei lattici in sede di polimerizzazione, specie per il PFR, e quindi
vengono lentamente rilasciate sostanze come PFIB, C2F4, C3F6 e FVD a temperatura e pressione ambiente.
Il perfluoropropene è infiammabile e vicino a dove carichiamo il muletto ne abbiamo trovate svariate
centinaia di ppm.
Sulle schede di sicurezza del perfluoropropene (C3F6), tetrafluoroetilene (C2F4) e perfluoroisobutene (PFIB)
è ben chiara la prescrizione di utilizzare durante le esposizioni a queste sostanze la maschera o meglio
l’autorespiratore.
Il PFOA in America è stato bandito dall’epa e chiede alle aziende produttrici e utilizzatrici di abbandonare la
sostanza in maniera definitiva entro il 2015.
La Solvay continua a dire ai propri dipendenti che il PFOA non ha effetti nocivi sull’uomo e quindi di non
preoccuparsi se gran parte di loro hanno questa sostanza nel sangue.
Il PFOA è estremamente persistente nell’ambiente e negli organismi e potremmo fra qualche anno trovarci
con problemi ben più grossi di quelli che abbiamo con il CO2 nell’atmosfera.
Qui di seguito vi riportiamo la tabella dei risultati delle analisi svolte nell’edificio dell’ex ALVARAN.




DATA
ORA
ZONA DI CAMPIONAMENTO CENTRALINA
C2F4
ppm
FVD
ppm
C3F6
ppm
PFIB
ppb
13/02/08
19,29
LOCALE PFR
15/16
50,69
60,39
582
0
13/02/08
19,30
LOCALE PFR
15/16
178,77
2,07
0,51
0
13/02/08
19,31
LOCALE PFR
15/16
0,76
0
0
0
13/02/08
20,00
LOCALE PFR
15/16
39,57
50,63
F.SCALA
0,53
14/02/08
17,22
AMBIENTE STOCC.IBC PFR
16
0,15

1,44
0
14/02/08
20,41
ALVARAN PTFE
16
0
0
0
0,11
15/02/08
11,34
AMBIENTE STOCC.IBC PFR
15
38
50
F.SCALA
0
15/02/08
11,52
AMBIENTE STOCC.IBC PFR
15
172,65
2
1,2
0
15/02/08
15,12
ZONA ALIMENTAZIONE PFR
15
21
0,2
4,9
0
15/02/08
15,29
ALVARAN IBC RECUPERO
15
1,6
0
0,5
0
19/02/08
19,50
ZONA COAGULO PTFE
15
0
0
1,11
0
20/02/08
19,53
ZONA BLEND PFR
16
8,5
0
49
0
20/02/08
20,02
ZONA BLEND PFR
16
1,8
0,44
73,05
0
20/02/08
20,16
ZONA BLEND PFR
16
1,3
0,3
88,7
0
20/02/08
21,15
ZONA COAGULO PFR
15/16
1,46
1,75
231,27
0
20/02/08
21,20
ZONA COAGULO PFR
15/16
0,49
0,64
88,76
0
21/02/08
11,56
ZONA UF
16
5
16,53
0
0
26/02/08
16,47
ZONA COAGULO PFR
16
0
0
0,76
0
26/02/08
16,56
ZONA COAGULO PFR
16
0,09
0
7,28
0
26/02/08
17,06
ZONA COAGULO PFR
16
7,42
8,92
1058,24
0

DURANTE I CAMPIONAMENTI TUTTE LE ATTIVITA’ ERANO SOSPESE
ABBIAMO USATO LE SIRINGHE NON AVENDO UN CONTROLLO AMBIENTALE IN CONTINUO.
I CAMPIONI SONO STATI ANALIZZATI DALLE CENTRALINE DEL LABORATORIO MONOMERI.
SEGUENDO DATA, ORA E NUMERO CENTRALINA POTRETE REPERIRE I GRAFICI
Chiediamo il vostro intervento perché l’azienda si comporta con troppa superficialità anche in situazioni
meno circoscritte di questa. Sembra che sia abitudine della SOLVAY SOLEXIS di non dichiarare e comunque
non nei modi prestabiliti, emergenza di stabilimento quando si verificano incidenti agli impianti lasciando
all’oscuro i dipendenti e la popolazione di Spinetta Marengo. Questa situazione veniva denunciata almeno
in parte anche dal sindacato con la pubblicazione di un articolo su “Il Piccolo” di Alessandria del 7
settembre 2007. Mesi prima della pubblicazione dell’articolo sembra che nella rete fognaria (fogna bianca)
dello stabilimento sono state trovate quantità incalcolabili di PFIB (fondo scala) e anche in quel caso sembra
che nessuna emergenza sia stata dichiarata. Il 25 febbraio 2008 alle ore 14,07 la centralina 8 del controllo
ambientale zona F segnala la presenza, in un’area completamente aperta, di 0,92 ppm di C2F4, 8,56 ppm di
C3F6 e il GC va in fondo scala nel segnalare le ppb di PFIB (arriva a indicare 468,99 ppb). L’azienda non
dichiara nessuna emergenza.
Daniele Ferrarazzo Loc. Bancora n° 16 5060 Borghetto Borbera (AL)
Sonny Alessandrini Via Testera n° 19 15100 Spinetta M.go (AL)
Gli esposti successivi del 2009 riguardano in
particolare l’amianto
“Vi scriviamo in qualità di dipendenti dello stabilimento della Solvay Solexis di Spinetta Marengo.
La presente per informarvi della probabile presenza, ormai anacronistica, di Amianto (o Eternit) nelle
coperture di edifici e capannoni all’interno dell’Azienda.
La nostra attenzione è stata catturata dal parziale distacco di uno dei pannelli che compongono la
copertura dell’ edificio ex Cerpi.
Pannello che pare essere in amianto e che tutt’ora rimane sospeso aspettando che la gravità faccia il suo
corso.
In seguito ad una visione più accurata abbiamo potuto constatare che altri edifici potrebbero avere tetti in
Eternit quali il Magazzino Materie Prime (visibile anche dal parcheggio esterno allo stabilimento), il
Magazzino Spedizioni Algoflon (e capannoni limitrofi), l’ex Officina Meccanica e strutture attigue.
Altre situazioni analoghe sono presenti all’interno della Fabbrica ma risultano di più difficile individuazione
perché celate all’interno dei vari impianti di produzione.”
e il cromo esavalente
“Vi scriviamo in qualità di dipendenti dello stabilimento della Solvay Solexis di Spinetta Marengo.
La presente perché voi possiate verificare e determinare le eventuali responsabilità.
Il 23 maggio 2008 è stato reso pubblico, dagli organi di stampa locali (“IL PICCOLO” e “LA STAMPA” di
Alessandria), che un’analisi delle acque sotterranee, in zona ex zuccherificio a Spinetta Marengo, ha
riscontrato in altissime concentrazioni la presenza di Cromo Esavalente.
L’Arpa su analisi richieste dal Sindaco ha appurato quantità pari a :
 93 mcg/L Cascina Pederbona
 260 mcg/L Ex Zuccherificio
 288 mcg/L Zone limitrofe allo stabilimento Solvay

Il Sindaco con un’ordinanza ha vietato l’utilizzo dell’acqua (per uso umano, animale e irriguo) dei pozzi
privati nei dintorni di Spinetta.
Questa sostanza inquinante risale a lavorazioni dismesse nei primi anni 70 dall’allora Montecatini o
Montedison.
Il Cromo pare sia stato sotterrato quindi ancora presente nel terreno su cui sorge lo stabilimento della
Solvay Solexis.
Mercoledì 26 maggio 2008 (LA STAMPA di Alessandria), dopo analisi delle acqua svolte dall’Arpa, la rete
idrica all’interno dello stabilimento è stata allacciata all’acquedotto di Alessandria.
Tutti i servizi, con poche eccezioni, prima erano alimentati dal Pozzo “8”, interno alla Solvay, inquinato
chissà da quanto dal cromo esavalente.
Quest’ acqua alimentava docce di emergenza, tutti i servizi igienici, docce degli spogliatoi e le macchinette
del caffè dello stabilimento.
L’Azienda ha sempre dichiarato che la Mensa veniva servita dall’acquedotto comunale ma pare che la
struttura dell’impianto idraulico permetta manovrando alcune valvole di poter attingere dal Pozzo “8”.
Sembra che la società fosse a conoscenza da anni, se non dall’acquisizione del sito nel 2002,
dell’inquinamento del terreno su cui sorge la fabbrica.


Infatti:
 Nel 2003 pare si fosse autodenunciata a tal proposito.
 Nel 2006 un lavoratore ha inoltrato un esposto all’ASL proprio sull’esposizione a cromo esavalente
del personale del laboratorio di igiene industriale (LA STAMPA 27 maggio 2008).

Il Dott. Giorgio Canti in qualità di Dirigente e Responsabile della Sicurezza prima in Ausimont
(Montecatini) e poi in Solvay doveva essere necessariamente a conoscenza dei fatti.

La società in tutti questi anni non si è mai preoccupata di allacciarsi all’acquedotto.
Il datore di lavoro in collaborazione con il medico competente e con il servizio di prevenzione e protezione
non deve predisporre e attuare tutte le misure possibili per la tutela della salute e dell'integrità psico-fisica
dei lavoratori?
Sotto il polo chimico è pubblicamente dichiarato dai giornali che ci sono altri 21 inquinanti. (LA STAMPA 29
05 08)”.





Post Scriptum. Valentina Berto, Sonny Alessandrini e Daniele Ferrarazzo saranno poi espulsi dalla fabbrica.
Lino Balza, con passata esperienza di reintegrato dal Tribunale dopo il licenziamento, alla vigilia del
processo è oggetto di una campagna di intimidazioni nella quale si intravvede lo zampino aziendale:
minacce anche alla famiglia, finti operai che gridano: veniamo a mangiare a casa tua, sappiamo dove abiti.
I giornali ci fanno titoloni. Che non sfuggono certo alla Procura: non si sa se interviene, di certo non
interloquisce con il minacciato. Fortunatamente
Scende in piazza l’opinione pubblica
Siamo scesi in piazza. Già pochi minuti dopo la notizia delle minacce e delle intimidazioni, i primi erano in
campo. Una piazza virtuale -internet- ma una manifestazione di donne e uomini in carne e ossa, di singole
persone e collettivi di persone: comitati, associazioni, reti, forum, liste, partiti opposti, operai, giornalisti,
storici, medici, scienziati, sindacalisti, ecc. E ciascuna rete e ciascuna lista crea a sua volta altre piazze. Tanti
accenti da tutto lo stivale, anche dall’estero, ma una voce sola: isoliamo, accerchiamo i mandanti e gli
esecutori. Una diga democratica.
Nel blog, la piazza, di Medicina democratica (http://alessandriamd.blogspot.com/) continuano ininterrotti
ad affluire i messaggi (altrettante le telefonate e i messaggini). Uno spaccato dell’Italia sana che lotta per la
salute e la giustizia, in un clima unanimemente definito “pesante” in fabbrica e fuori. Prese di posizioni.
L’invito alla Magistratura ad andare avanti dopo che la Procura di Alessandria ha reso noto i nomi dei 38
indagati dell’inchiesta sull’avvelenamento doloso e l’omessa bonifica, che vede sotto accusa Ausimont,
Arkema e soprattutto Solvay per aver sepolto a Spinetta Marengo cromo esavalente e altri cancerogeni in
oltre 500 mila metri cubi di terreno. La solidarietà a Medicina democratica che, dopo gli esposti (un altro in
preparazione sul PFOA), è impegnata a raccogliere, fra i lavoratori e i cittadini ammalati e fra i parenti dei
deceduti, le domande di costituzione a parte civile, e che per questo è diventata l’obbiettivo principale delle
intimidazioni.
Disponibilità e proposte. Di altre associazioni a costituirsi parti civili, e auspicando il reato di devastazione.
L’aiuto di prestigio a partecipare quale consulente tecnico di parte civile. Il boicottaggio degli articoli a base
di prodotti Solvay. Fare di Alessandria una battaglia-pilota. Un presidio davanti ai cancelli del polo chimico.
Una assemblea pubblica piemontese. Anzi, una grande manifestazione nazionale ad Alessandria. Contro il
ricatto occupazionale della Solvay che terrorizza lavoratori con adunanze da caserma. Per l’alleanza
ambiente e lavoro. Mentre Spinetta entra addirittura nell’Atlante storico dei siti inquinati. E si sta scrivendo
il libro, prefazione della jena Pelazza. E tanto altro.
Insomma una grande risposta democratica. Tante voci che vale la pena di andare direttamente ad ascoltare
mentre affluiscono sul Blog:
http://alessandriamd.blogspot.com/2009/12/siamo-scesi-in-piazza.html
Potrete, così, meglio cogliere l’anima dei movimenti, di questo grande patrimonio civile che fa della
solidarietà uno strumento di lotta.



ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ALESSANDRIA
Ill.mo Signor Procuratore,
Con riferimento all’esposto depositato in data 9 luglio 2009, a firma di Lino Balza (Medicina democratica), e
dei successivi supplementi depositati in data 30 luglio 2009 e 31 agosto 2009 che a loro volta richiamavano
precedenti esposti presentati alla Procura da alcuni lavoratori Solvay,
La preghiamo di aggiungere al fascicolo le seguenti informazioni allegate.
A) Le domande rivolte, tramite gli organi di comunicazione, al direttore dell’Arpa regionale e al presidente
della Solvay per le relative responsabilità.
B) La testimonianza di un lavoratore dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo, attestante valori di
PFOA superiori ai limiti di legge. Si consideri che il lavoratore operava in laboratorio di ricerca, dunque i
valori riscontrati nei lavoratori dei reparti produttivi non possono non essere più elevati.


A) Le domande all’Arpa e alla Solvay
Per Bormida e Tanaro, per lavoratori e cittadini, è allarme o allarmismo? Con riferimento alle dichiarazioni
rilasciate l’8 settembre su il Secolo XIX dal direttore Arpa regionale Enrico Garrou, gli chiediamo di
rispondere pubblicamente alle seguenti domande.
1) E’ vero o non è vero che negli Stati Uniti l’EPA (Environmental Protection Agency) ha ufficialmente
chiesto ai colossi 3M, Du Pont, Arkema, Asahi, Ciba, Clariant, Daikin, Solvay Solexis di sospendere
progressivamente la produzione e l'utilizzo del PFOA (acido perfluoroctanico) e di eliminarlo entro il
2015? Prescrizione che la Du Pont ha notevolmente anticipato. Secondo quanto accertato dalle
autorità ambientali americane, questo prodotto usato anche da Solvay a Spinetta Marengo per la
realizzazione del teflon e utilizzato in molti settori, lascia tracce nel sangue umano. Per inalazione e
ingestione. Le ricerche della 3M avevano evidenziato che l'esposizione continuata a questa
sostanza tossica e cancerogena puo' provocare danni al sistema riproduttivo e al fegato dei topi
utilizzati come cavie. L'EPA ha trovato questi residui anche in molte persone, e non solamente nelle
cavie di laboratorio. Secondo uno studio divulgato dal WWF e da Greenpeace, il PFOA è stato
individuato nei cordoni ombelicali e nel sangue delle donne incinte. Il teflon, prodotto tramite il
pfoa a Spinetta Marengo dalla Solvay, viene ad esempio utilizzato nelle pellicole delle padelle
antiaderenti. Secondo Du Pont ovviamente le pentole e i prodotti in generale fatti con i propri
materiali (tessuti da abbigliamento e arredamento, componenti di farmaci, schiume antincendio,
lubrificanti, adesivi, cosmetici, insetticidi, rivestimenti per tappeti e mobilio) sono sicuri e,
casualmente, non sarebbero stati accertati danni per l'uomo. Peccato che l’Epa ha diffuso il parere
del suo Comitato scientifico consultivo, che sta conducendo una revisione sulla sicurezza del
Teflon, che ha concluso che esso è probabilmente cancerogeno anche per gli esseri umani. Peccato
che sempre la Du Pont abbia sborsato centinaia di milioni di dollari per patteggiare delle
controversie legali sorte a causa dei residui del PFOA ritrovati nelle faglie acquifere e per aver
taciuto informazioni importanti. Nel 2005 la Du Pont ha sborsato oltre 85 milioni di dollari agli
abitanti della West Virginia e dell'Ohio che le avevano intentato causa dopo aver trovato residui di
PFOA nell'impianto idrico dal quale si attingevano acqua potabile, in modo da chiudere la
controversia legale. Alla fine del 2005 sempre la Du Pont ha patteggiato una causa intentatagli
dall'EPA per aver taciuto informazioni importanti sui rischi provocati dal PFOA e sui residui
dell'acido ritrovato nelle faglie acquifere; costo del patteggiamento: 16,5 milioni di dollari. In Italia il
Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie ha appurato che il PFOA è
un'interferente endocrino che ha effetti neurocomportamentali con una probabile interferenza con
asse ipotalamo-ipofisi e effetti sulla tiroide. In Italia, l’associazione dei consumatori Codacons ha
chiesto al ministro della Salute di intervenire per tutelare la salute dei cittadini, procedendo al
sequestro di 150 milioni di pentole di Teflon.
2) E’ vero o non è vero che nell'ambito del progetto europeo denominato «Perforce 2006» è stata
condotta da Irsa Istituto di ricerca sulle acque una campagna di misura di perfluoroderivati nelle
acque e sedimenti di alcuni fiumi europei? Da tale studio CNR è emerso che la concentrazione più
elevata di tali composti tra i maggiori fiumi europei è stata riscontrata nel fiume Po, alla chiusura di
bacino a Pontelagoscuro (FE) (200 ng/l). Successivamente il Joint Research Centre, di Ispra (VA) ha
verificato i livelli di pfc nel Po e dei sui principali affluenti; tutti gli affluenti hanno mostrato valori di
pfoa compatibili con una contaminazione diffusa (1-20 ng/l) ad eccezione del fiume Tanaro (1270
ng/l). Nel 2008 lo stesso, ha condotto una campagna di verifica ed approfondimento
specificamente dedicata alle zone che presentavano livelli di pcf maggiori. In particolare sono state
analizzate le acque del fiume Bormida, dove scarica la Solvay, nelle quali sono stati rilevati picchi di
concentrazione fino 1.500 ng/l. La sostanza riscontrata in maggiori concentrazioni è il pfoa. Il quale,
attenzione, è già presente nelle falde acquifere! Perché fino ad allora l’ARPA non aveva fatto queste
analisi sugli scarichi Solvay, non potendo non sapere il dibattito scientifico in corso da anni?
3) E’ vero o non è vero che l’ Istituto di ricerca sulle acque, Irsa, ha valutato l’inidoneità dell'uso
dell'acqua di questi fiumi come fonte di approvvigionamento idropotabile? Che per quanto riguarda
il rischio di consumo di prodotti ittici, a causa della bioaccumulabilità di tali composti, sarebbe
necessario svolgere indagini appropriate per valutare le concentrazioni di pfoa nelle specie
mangerecce del Po perché il rischio per la salute umana, come riporta il parere dell'Iss, Istituto
superiore della sanità, non può assolutamente essere escluso? Soprattutto nel caso di friggitura.
4) E’ vero o non è vero che non solo i lavoratori, anche gli abitanti della Fraschetta sono esposti ai
danni del PFOA? Infatti, presso la Fondazione Maugeri di Pavia (professor Minoia, dottoressa
Sottani) risultano allarmanti referti di esami ematici per il PFOA addirittura per una dipendente
non esposta a lavorazioni che prevedono l’utilizzo della sostanza.
5) E’ vero o non è vero che il Ministero dell’ambiente (sottosegretario Roberto Meina) in Parlamento
ha sottoscritto che tali sostanze, per la loro pericolosità, sono oggetto di misure a livello europeo
per una progressiva riduzione e ritiro dal mercato? Già ora esse, pur nella disattenzione italiana
della direttiva acque 2000/60/CE, poiché possono causare effetti endocrini, rientrano nelle
famiglie incluse nell' allegato 8 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e di conseguenza devono
essere incluse nei piani di monitoraggio. Si lamentano così l’assenza di monitoraggi e piani di tutela
secondo i criteri legislativi, nonché l’inerzia delle amministrazioni locali, e si reclama la necessità di
maggiore ricerca scientifica e di interventi.
6) Se tutto ciò e vero, come è vero, come può l’Arpa affermare che non è preoccupata? Come dire:
lavorate, bevete e mangiate tranquillamente? Oppure: il PFOA che avete nel sangue fa bene
all’organismo? Si ritiene l’Arpa più competente e autorevole dell’EPA? Non dovrebbe invece
l’ARPA chiedere alle autorità amministrative e giudiziarie, non dico di vietare gli scarichi e le
produzioni, come sembra preannunciare il sottosegretario, ma chiedere almeno di vietare da
subito la pesca in Tanaro e Bormida, oltre che l’approvvigionamento per uso potabile?

A) Al Presidente della Solvay Solexis chiediamo di rispondere pubblicamente a queste domande.
1) E’ vero o non è vero che l’azienda è sempre stata consapevole dei rischi delle sostanze, al punto da
sottoporre tutti gli anni i dipendenti a analisi ematiche atte a quantificare il PFOA presente nel sangue
(Medizinisches Labor Bremen, Fondazione Maugeri)? In merito può riferire il dottor Casalino del servizio
sanitario dello stabilimento.
2) E’ vero o non è vero che la Solvay solo da Dyneon e Miteni è fornita con 8 tonnellate all’anno di PFOA in
soluzione 20%? Quante tonnellate sono immesse in atmosfera, ad esempio dal camino dell’impianto di
Polimerizzazione? Perché in azienda non esiste un sistema di monitoraggio ambientale del PFOA a
differenza di altre sostanze considerate pericolose? Quanto può essere accidentalmente versato in fogna
civile? Nei laboratori i campioni della sostanza vengono abitualmente versati nei lavandini allacciati alla
rete civile?
3) E’ vero o non è vero che la Solvay è stata accusata negli esposti alla Procura di Alessandria di precisi
attentati all’ambiente e alla salute? E che alcuni dipendenti sono stati licenziati dopo le loro denunce? I tre
ricercatori, in particolare Valentina Berto il 20/9/09 (tre giorni prima del licenziamento), avevano più volte
esposto alla Procura della Repubblica, e ancora prima (10/9/08), all’ASL che il PTFE (teflon) è pericoloso non
solo per il PFOA ma anche per il PFIB (perfluoroisobutene), il gas prodotto da Algoflon monomeri, lo stesso
che ha provocato la morte degli operai Massa e Terroni, lo stesso che compariva nelle analisi ambientali
che le Iene hanno portato al direttore dello stabilimento chiedendo spiegazioni .
4) Come intende sostituire le sostanze contestate, di cui lo stesso Ministero dell’ambiente prevede la
riduzione e la scomparsa, ovvero eliminarle dagli scarichi nei fiumi? Considerando che il reparto
Polimerizzazione Algoflon usa il tensioattivo PFOA acido perfluoroottanoico tramite la polimerizzazione in
emulsione del fluoropolimero tetrafluoroetilene monomero TFEM per produrre il PTFE (nelle
denominazioni commerciali: Teflon, Fluon, Algoflon, Hostaflon), e che i reparti Algoflon 2, DF, D60, Ricerca
si occupano del post-trattamento del PTEF.
5) Come intende affrontare queste problematiche, per i risvolti produttivi e occupazionali, con i
Sindacati? Considerato che il PFOA non è un additivo qualunque, come affermato dal responsabile
comunicazione aziendale Fabio Lovelli, bensì è fondamentale per la quasi totalità del ciclo
produttivo dello stabilimento. Considerato altresì che non è in atto nessuna bonifica a monte
dell’immenso inquinamento di cromo esavalente cancerogeno della Solvay, come dovrebbero
sapere Nicola De Ruggero e Lino Rava, rispettivamente assessori all’Ambiente di Regione e
Provincia.

P.S. Le suddette domande sono state trasmesse alla Procura della Repubblica di Alessandria, alla quale
Arpa e Solvay dovrebbero rispondere.
B) La testimonianza
----- Original Message -----
From: Sonny Alessandrini
To: Balza lino
Sent: Monday, September 14, 2009 1:44 AM
Subject: PFOA
Tutte le attività industriali e artigianali producono, durante le lavorazioni, dei microinquinanti (sotto forma
di polveri, fumi,vapori, ecc.) Il lavoratore, infatti, rischia:
· la possibilità di intossicazione acuta, quando la concentrazione degli inquinanti nell'aria si innalza
improvvisamente superando la soglia di tossicità;
· la possibilità di malattie professionali, quando il lavoratore è soggetto a prolungate esposizioni anche se a
livelli contenuti di sostanza inquinante.
Ne deriva la necessità di controllare le condizioni di inquinamento di ogni ambiente di lavoro, al fine di
verificarne la eventuale presenza ed individuarne la tipologia di inquinamento chimico presente, nonché di
valutarne le concentrazioni, cioè i livelli di inquinante presente.
Al fine di stabilire, quindi, se le concentrazioni trovate rispettano le condizioni di salubrità di un ambiente di
lavoro, viene effettuata una verifica con degli indici di riferimento, ovvero tramite standards che
rappresentano i livelli di esposizione accettabili da parte dei soggetti lavoratori esposti.
Tali livelli di riferimento, che prendono il nome di valori limite di esposizione, sono stati fissati per la
maggior parte delle sostanze chimiche presenti negli ambienti lavorativi. I più importanti valori limite di
esposizione sono i cosiddetti TLV elaborati Associazione degli Igienisti Americani (ACGIH).
Più il TLV è basso e più una sostanza è pericolosa, in quanto basta una piccola quantità presente nell'
ambiente di lavoro per creare una situazione di rischio.
La Solvay Solexis si è sempre difesa dicendo che per il PFOA non sono stati ancora fissati dei valori limite di
esposizione.Il PFOA è usato soprattutto come intermedio nella sintesi di esteri fluoroacrilici, mentre i suoi
sali sono usati come coadiuvanti nella sintesi di fluoropolimeri e fluoroelastomeri.
Vista la ormai ben nota natura della produzione dell'azienda possiamo affermare che i lavoratori della
Solvay Solexis sono esposti ai sali di PFOA.
Il Perfluoro ottanoato di ammonio (APFO) è appunto il sale utilizzato dalla Solexis per le sua produzione di
fluoropolimeri e fluoroelastomeri.
Per Perfluoro ottanoato di ammonio (CAS n. 3825-26-1) esiste un limite di esposizione presente nell' Elenco
dei TLV della ACGIH pubblicato dal "Giornale degli Igienisti Industriali", gennaio 2001, edito dall'AIDII -
Associazione Italiana degli Igienisti Industriali. Il TLV pubblicato è pari a 0,01 mg/m3 (0,01 µg/l).
La Solvay Solexis non ha un sistema di monitoraggio ambientale per il PFOA o comunque per i suoi sali.
Viene quindi spontaneo chiedersi come faccia l'Azienda a poter affermare di rispettate le condizioni di
salubrità dell' ambiente di lavoro visto che non ha alcun dato da poter confrontare con gli indici di
riferimento.
Ho lavorato 2 anni (dall'aprile 2006) esposto ai sali di PFOA e dalle mie ultime analisi del sangue (aprile
2008) risulta un valore pari a 0,31 mg/l ( 310 µg/l).
Immaginiamo, per assurdo, che abbia lavorato per 2 anni con un'esposizione pari al TLV e che il mio corpo
ogni ora abbia assorbito per intero il valore di esposizione risulterebbe:
2 anni sono circa 464 giorni lavorativi (senza mai usufruire di ferie e di malattia)
464*8=3712 ore di lavoro
quindi
0,01 µg/l * 3712= 37,12 µg/l
37,12 µg/l dovrebbe essere la quantità presente nel mio sangue.
Come mai dalle analisi risultano 310 µg/l ?
Ho lavorato esposto a una quantità di sali di PFOA più di 8 volte superiore il TLV stabilito dall'accreditata
ACGIH ?

Nota: il Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie rappresenta ministero delle politiche
agricole e forestali, ministero per le politiche comunitarie, ministero dell'istruzione, dell'università e della
ricerca, ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, ministero del lavoro e delle politiche sociali,
ministero degli affari esteri, ministero per l'innovazione tecnologica, ministero della salute, ministero delle
attività produttive, molte università italiane, fondazione s. maugeri, CNR, ICGEB, ENEA, ACCADEMIA
NAZIONALE DELLE SCIENZE, ISS, ISO, INRAN, Arpa emilia romagna.



ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ALESSANDRIA
Ill.mo Signor Procuratore,
Con riferimento all’esposto depositato in data 9 luglio 2009, a firma di Lino Balza (Medicina democratica), e
dei successivi supplementi depositati in data 30 luglio 2009 e 31 agosto 2009 e 14 settembre 2009 che a
loro volta richiamavano precedenti esposti presentati alla Procura da alcuni lavoratori Solvay,
La preghiamo di aggiungere al fascicolo le seguenti informazioni e allegati.

Siamo scandalizzati dalle affermazioni di Solvay e Arpa che sarebbe legittimo e non preoccupante scaricare
in Bormida PFOA acido perfluorottanoico dallo stabilimento di Spinetta Marengo (Alessandria). Sapendo
che il Consiglio Nazionale della Ricerca ha riscontrato in Bormida e Tanaro valori enormi di PFOA, fino a
1.500 ng/l, e perfino 200 ng/l alla foce del Po. Sapendo che invece in tutti gli altri fiumi italiani ed europei le
concentrazioni non superano mai 1-20 ng/l. Sapendo che il PFOA è tossico e cancerogeno, se respirato o
bevuto o mangiato col pesce. Sapendo che è stato riscontrato nel sangue di lavoratori e cittadini
alessandrini. Sapendo che lo stanno mettendo al bando in tutto il mondo. Perciò all’Arpa abbiamo scritto:
hai la responsabilità di chiedere alle Autorità competenti di sanzionare le emissioni e le perdite; di vietare
alla Solvay gli scarichi in atmosfera e acque; di vietare d’urgenza la pesca in Bormida e Tanaro e Po; di
vietarne l’uso potabile, di vietare le donazioni del sangue ai lavoratori della Solvay esposti ai Sali di PFOA.
Alla Solvay, da anni cosciente dei danni, abbiamo detto: affronta subito con i sindacati, per i risvolti
produttivi e occupazionali, l’eliminazione del PFOA nelle lavorazioni; nonché ritira i licenziamenti dei
lavoratori che si sono rivolti al tribunale.
Ritenendo che se ci sono danni ambientali e umani per scarichi, emissioni e perdite: dunque ci sono reati,
nell’esposto e documenti allegati abbiamo già presentato copiose risultanze del mondo scientifico
internazionale: EPA Environmental Protection Agency, Comitato nazionale per la biosicurezza e le
biotecnologie, Codacons, WWF, Greenpeace, IRSA Istituto di ricerca delle acque, Joint Research Centre di
Ispra, ISS Istituto superiore della sanità, Fondazione Maugeri, Ministero dell’ambiente ecc. Alleghiamo
inoltre quale corollario il direttiva relativa alle restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso dei perfluorottano sulfonati e
dell'acido perfluorottanoico (PFOA)> (modifica della direttiva 76/769/CEE del Consiglio), nel quale fra l’altro
si conferma: causa dell'analogia strutturale con i PFOS. Una valutazione del 2002 evidenziava potenziali tossicità
sistemica e cancerogenicità, mentre le analisi del sangue indicavano un'ampia esposizione della
popolazione. Numerosi studi hanno dimostrato che il PFOA e i suoi sali sono altamente persistenti
nell'ambiente e non sono biodegradabili. Il PFOA è, inoltre, altamente persistente negli esseri umani, non
viene metabolizzato, ed ha una mezza vita di numerosi anni>. Conclude il documento CEE: analogamente al PFOA, soddisfano i criteri di classificazione come sostanze pericolose di cui alla direttiva
2000/60/CE che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. Ai sensi della direttiva, il
Parlamento europeo e il Consiglio sono tenuti ad adottare misure specifiche contro l'inquinamento delle
acque. Per le sostanze pericolose prioritarie, tali misure devono mirare all'arresto o alla graduale
eliminazione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite. E' necessario adottare tali misure in relazione ai
PFOS e al PFOA al fine di proteggere la salute e l'ambiente>.
Con ragione dunque, noi riteniamo trattasi di una emergenza in primo luogo per Alessandria e il bacino del
Po, ma non solo: il PFOA è alla base dei prodotti Teflon: tessuti da abbigliamento e arredamento,
componenti di farmaci, schiume antincendio, lubrificanti, adesivi, cosmetici, insetticidi, rivestimenti per
tappeti e mobilio. D’altronde tre ricercatori Solvay, in particolare Valentina Berto il 20/9/09 (tre giorni
prima del licenziamento), avevano più volte esposto alla Procura della Repubblica, e ancora prima
(10/9/08), all’ASL che il PTFE (teflon) è pericoloso non solo per il PFOA ma anche per il PFIB
(perfluoroisobutene), il gas prodotto da Algoflon monomeri, lo stesso che ha provocato la morte degli
operai Massa e Terroni, lo stesso che compariva nelle analisi ambientali che le Iene hanno portato al
direttore dello stabilimento chiedendo invano spiegazioni .
A maggior ragione alleghiamo esami del sangue della Fondazione Maugeri di Pavia e della Medizinisches
Labor Bremen attestanti valori di PFOA superiori ai limiti di legge addirittura in lavoratori non adibiti a
reparti produttivi ma in laboratori di ricerca, e addirittura in una dipendente non esposta a lavorazioni che
prevedono l’utilizzo della sostanza: con il sospetto perciò che anche gli abitanti della Fraschetta sono
esposti ai danni del PFOA.




2017
Sezione provinciale di Alessandria
ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ALESSANDRIA
ESPOSTO
Ill.mo Signor Procuratore
A quali estremi di reato, ci chiediamo, incorrono le Autorità di Alessandria e del Piemonte preposte alla
tutela della salute pubblica per i loro comportamenti difformi dalle Omologhe del Veneto, pur in presenza
di condizioni ambientali e sanitarie del tutto coincidenti.
Cominciamo dall’attualità, prima di arrivare all’individuazione delle responsabilità.
In questi giorni, centinaia adolescenti -tra le forti preoccupazioni dei genitori- stanno ricevendo l’invito a
presentarsi agli ospedali di Vicenza e Padova per sottoporsi ad una procedura terapeutica, plasmaferesi,
dedicata alla pulizia del sangue dalla contaminazione da perfluoroalchilici. La plasmaferesi infatti permette
la separazione del plasma, la componente liquida del sangue in cui si trovano disciolti i PFOA e PFOS, dalla
parte cellulare. Con un prelievo del sangue, viene isolato il plasma grazie ad un separatore cellulare, il
plasma viene sostituito da una soluzione fisiologica, e si restituiscono piastrine, globuli rossi e bianchi,
lasciando fuori dalla soluzione quanto più PFOA. L’operazione dura circa mezz’ora e verrà ripetuta sei volte
a distanza di 15 giorni. Dai test è stato rilevato che dopo la terza seduta la riduzione del PFOA può
raggiungere il 33%. Il costo della plasmaferesi per la Regione Veneto sarà, per i duemila convocati, di
almeno 15 milioni di euro per il primo anno. A Vicenza i giovani trattati hanno concentrazioni di PFAS nel
sangue fra i 100 e i 200 nanogrammi per millilitro. A Padova superiori a 200.
Nessuna plasmaferesi è in corso ad Alessandria.
Su un bacino di 350mila persone “zona grigia”, l’emergenza PFOA interessa una vasta area posta a cavallo
delle province di Padova, Vicenza e Verona: “zona rossa” individuata in base ai parametri di contaminazione
delle acque superficiali e profonde. Per la presenza nel sangue di PFAS (sostanze perfluoroalchiliche
tossiche e cancerogene) nei residenti di questa area, compresi bambini e adolescenti, la Regione Veneto ha
dato avvio ad uno screening di massa, interessando per primi i ragazzi dai 14 anni in su.
Più di diecimila vicentini residenti nei Comuni della “zona rossa” con livelli di PFOA superiori a 8
nanogrammi per millilitro, saranno richiamati entro due anni dall’Usl8 per la seconda fase del monitoraggio
disposto dalla Regione. Infatti, i residenti fra i 14 e i 65 anni dei 21 Comuni rischio delle tre province sono
85mila, di questi 34mila vivono nell’ovest vicentino, più di un terzo con elevati valori di PFAS. Mille i ragazzi
fra i 14 e i 21 anni che stanno ricevendo la lettera in questi giorni. E già 400 lettere dell’Usl8 sono state
inviate ai residenti per la plasmaferesi.
In base al “Piano di sorveglianza sulla popolazione esposta ai PFAS” della Regione, in collaborazione con
l’Istituto Superiore di Sanità ISS, la prima fase del monitoraggio aveva evidenziato fino a 400 nanogrammi
per millilitro (contro un limite fissato tra 1,15 e 8 *). Addirittura nel sangue degli adolescenti: a Montagnana
si era arrivati a 294,7 nanogrammi per millilitro, a Lonigo: 189. Nel veronese i risultati dei primi 118
residenti esaminati avevano dato una media di 40-50 nanogrammi per millilitro, compresi i quattordicenni.
(* Gli altri Paesi, Usa Svezia, adottano livelli assai più restrittivi)
La Regione Piemonte non ha avviato screening sanitari di alcun tipo.
La relazione della Commissione Parlamentare di inchiesta riporta le correlazioni tra le sostanze
perfluoroalchiliche e l’insorgenza delle patologie. Precisamente: “Ipercolesterolemia, colite ulcerosa,
malattie tiroidee, tumori del testicolo e del rene, ipertensione indotta dalla gravidanza e preeclampsia,
nonché associazioni di varie patologie cardiovascolari come arteriosclerosi, ischemie cerebrali e cardiache,
infarto miocardico acuto e diabete”. Queste sostanze non sono degradabili: caratterizzate da una notevole
persistenza nell’ambiente e negli organismi viventi dove hanno tendenza ad accumularsi nel tempo.
La stessa Commissione rileva che gli studi epidemiologici sull’uomo, e in particolare sugli operai esposti,
dimostrano correlazioni con epatossicità sicuramente per concentrazioni sopra i 6 microgrammi/l (6.000
nanogrammi/l). Riconosciuti a livello medico quali potenti interferenti endocrini e intercellulari, nonché
cromosomici, lo IARC specifica autorevolmente il rischio cancerogeno per il PFOA.
A questo riguardo, la Regione Veneto ha richiesto una valutazione retrospettica della mortalità e
dell’incidenza di patologie tra i dipendenti: “Valutazione della mortalità dei lavoratori dell’azienda
Rimar/Miteni. 2017”.
La Regione Veneto, sulla base dell’avviato ampio Studio di biomonitoraggio con “obbiettivo la definizione
dell’esposizione a Pfas nei soggetti residenti nelle aree del Veneto nelle quali è stata rilevata la presenza dei
contaminanti”, ha trasmesso la documentazione alla Procura di Vicenza che indaga sull’evento.
Relativamente alla contaminazione dell’acqua potabile * da sostanze Pfas, uno “Studio di mortalità
ecologica della Regione Veneto, Italia” ha concluso “I livelli di mortalità più elevati per alcune cause di
morte, possibilmente associati all’esposizione PFAS, sono stati rilevati nei Comuni contaminati rispetto a
quelli incontaminati” [2017. Pubblicato dalla Oxford University Press].
(* Si annoti che uno studio danese ha eidenziato che i Pfas si accumulano nel sangue anche attraverso la
respirazione).
La Regione Piemonte non ha avviato studi epidemiologici specifici.
Dal 2013 alle aziende idriche la Regione Veneto ha imposto (tramite filtri ai carboni attivi) di erogare solo
acqua con valori sotto la soglia di 500 nanogrammi per litro, stabilita dall’Istituto superiore di Sanità.
Nel 2017 Greenpeace ha esteso un monitoraggio anche nei Comuni più distanti dalla zona più contaminata,
addirittura in provincia di Rovigo, con allarmanti superamenti dei limiti. Greenpeace, estendendo le “zone
grigie e rosse”, arriva ad affermare che “il numero totale di cittadini potenzialmente esposti alla
contaminazione di PFAS attraverso l’acqua potabile è superiore agli 800 mila abitanti.
Si susseguono manifestazioni popolari per rivendicare che “i limiti dei Pfas siano portati in prossimità dello
zero e che sia messo in atto il sequestro e la bonifica della Miteni accompagnati da un serio piano di tutela
per i suoi lavoratori e accollando all’azienda i costi di bonifica e sanitari”.
Si presentano da parte dei lavoratori denunce presso la Procura di Vicenza per lesioni colpose a carico
anche del medico di fabbrica, Giovanni Costa, lo stesso che a Spinetta Marengo nasconde(va) e
tranquillizza(va) i lavoratori per gli abnormi valori di PFOA riscontrati nel sangue
Cinque gli avvisi di garanzia, tra cui a Luigi Guarracino, già direttore alla Solvay di Spinetta Marengo (e
condannato a Bussi) . I carabinieri del Noe di Treviso, esaminando i documenti aziendali, hanno, alla
Procura titolare dell’inchiesta per adulterazione dell’acqua e inquinamento ambientale, concluso che da
almeno 27 anni -nascondendolo alle autorità competenti- la Miteni (ex Mitsubishi, dal 2009 Icig) è a
conoscenza dell’inquinamento dello lo stabilimento di Trissino: per il PFOA quanto meno cinque anni prima
che lo studio del CNR lanciasse l’allarme (2013). Assai prima, ma ufficialmente quanto meno dal 2008 dopo
l’allarme lanciato da Alessandria.
Per la Solvay di Alessandria, infatti, questo allarme era stato lanciato addirittura nel 2008 urbi et orbi, e
rilanciato più volte, anche con raccomandate, non ultima con lettera aperta 2016 a Regione, Arpa, Asl,
sindaco di Alessandria, che riproduciamo:
Sezione provinciale di Alessandria
La Sezione di Medicina democratica di Alessandria ha condotto una campagna nazionale per la messa al
bando del PFOA (perfuorurato) scaricato in Bormida fino alla foce del Po, denunciando anche ai massimi
livelli sanitari la presenza del veleno nel sangue dei lavoratori, a loro volta addirittura donatori di sangue. Sul
nostro blog sono archiviati almeno 50 interventi sulle questioni. Il libro “Ambiente Delitto Perfetto” ne parla
diffusamente. (P.S. La Corte di Assise non preso in considerazione l’inquinamento da PFOA in quanto non
indicato tra le sostanze nel capo di imputazione del PM).
Medicina democratica ha denunciato, oltre al PFOA, la presenza nel sangue dei lavoratori Solvay di
Spinetta Marengo (Alessandria) di ADV e C6O4, a vario titolo sostanze tossiche/ cancerogene/ mutagene/
teratogene e ha rivendicato l'intervento dell’ASL e della Sindaco a tutela dei lavoratori nonchè dei cittadini
tutti. Inoltre ha chiesto a Paolo Marforio direttore generale ASL Alessandria, Antonino Saitta assessore
Regione Piemonte alla Sanità e a Beatrice Lorenzin Ministro della salute di impedire su tutto il territorio
nazionale trasfusioni di sangue contenenti tali veleni. Il documento è stato inviato alla Procura, a tutti i
sindaci della provincia, a tutti gli ospedali, Arpa, Avis ecc.
A tutt’oggi nel territorio alessandrino non hanno riscontro in ambito Asl e Arpa analisi e interventi ispettivi
che invece si stanno svolgendo in Veneto. Qui si parla di sottoporre ad analisi 250 mila persone tra le 400
mila a rischio di PFAS (perfluorurato) fra Vicenza, Verona e Padova. L’Istituto Superiore della Sanità ha già
dichiarato che sono contaminati più di 60 mila residenti. E’ allarme generale.
Di contro, l’inerzia e il silenzio di Asl e Arpa alessandrini ai nostri esposti rappresentano uno scandalo che
colpisce la salute della cittadinanza non sappiamo in quale entità.
L’ASL ha la responsabilità di provvedere direttamente alle analisi del sangue dei lavoratori, di verificare
quelle fornite ai lavoratori da Solvay, la quale non può essere controllata e controllore di se stessa, nonché
di procedere ai referti della popolazione a rischio, in merito particolare alla presenza di queste sostanze
pericolose, fornendo delle stesse completi parametri tossicologici e sanitari di concerto con ARPA.
Sottolineiamo che per Medicina democratica i valori limite devono essere zero.
Chiediamo nuovamente che i risultati delle rilevazioni siano portati a conoscenza individuale degli
interessati e della collettività tutta: tale riteniamo sia l’obbligo della Sindaco di Alessandria, peraltro già
insolvente del Referto epidemiologico e dell’Indagine epidemiologica della Fraschetta.
Il risultato della nostra campagna nazionale è stata l’eliminazione del PFOA dalle lavorazioni della Solvay di
Spinetta Marengo e la sua sostituzione con il C6O4: sale ammonico inodore, scarsamente biodegradabile,
corrosivo, tossico per ingestione inalazione e contatto, principale organo bersaglio il fegato, le polveri fini
derivate possono infiammare ed esplodere, in caso di incendio o surriscaldamento genera per
decomposizione termica come sottoprodotti tossici o cancerogeni fluoruro di idrogeno anidro,
fluorofosgene, difluoruro di carbonile, ammoniaca, anidride carbonica, fluorocarburi ecc. Per quanto
riguarda l‘esposizione prolungata o ripetuta sono tragicamente carenti ovvero nascoste informazioni
scientifiche tossicologiche, soprattutto come cancerogeno, mutageno e teratogeno. Criticità nel trattamento
rifiuti per la neutralizzazione e il recupero di acido fluoridrico.
Abbiamo chiesto all’ARPA campionamenti: silenzio. Sindaco e Assessore all’ambiente: silenzio.
Stesso discorso per l’ADV della Solvay: incolore, inodore, insapore, letale se ingerito o inalato, letale per
contatto, indegradabile in acqua, bioaccumulabile, è tossico e corrosivo in degradazione termica nei suoi
sottoprodotti (fluoruro d’idrogeno anidro, fluorofosgene, cloruro d’idrogeno ecc.) già in fase acuta. Per la
fase cronica le informazioni scientifiche tossicologiche sono drammaticamente carenti ovvero nascoste,
soprattutto per la cancerogenicità, come in generale lo sono per tutto ciò che riguarda salute, sicurezza e
ambiente, compreso lo smaltimento dei rifiuti pregni di acido fluoridrico.
MEDICINA DEMOCRATICA - MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE SEZIONE PROVINCIALE DI ALESSANDRIA
In riscontro di tanto sopra, a quanto ci è noto alla data odierna, risultano due documenti:
1) Lettera (28/6/16) del Dipartimento di Prevenzione – Servizio Prevenzione Sicurezza Ambienti di Lavoro
avente come oggetto “Denuncia dell’Associazione ‘Medicina democratica di sostanze pericolose nel sangue
dei cittadini e dei lavoratori Solvay”. La lettera è innanzitutto priva di qualunque documentazione allegata.
a) A cominciare dai monitoraggi ambientali che sarebbero stati effettuati in Solvay. Poi
contiene reticenti affermazioni autoassolutorie, confuse e perfino sconcertanti, tipo “I
soggetti professionalmente esposti a tale sostanza (PFOA) hanno livelli sierici di fluoruri
più elevati rispetto alla popolazione generale, anche di 100-1.000 volte più alta.”
“Tuttavia la letteratura non riporta effetti certi sulla salute umana attribuibili
direttamente a tali esposizioni”. Eccome no: chissà perchè l’EPA americana dal 2007
impose a 7 imprese internazionali l’eliminazione del Pfoa, traguardo raggiunto da Solvay
solo nel 2014. SPRESAL dunque è tranquilla anche se l’esito di tali monitoraggi ha
“evidenziato livelli di esposizione rilevanti, con una discreta probabilità (sic) di
superamento del valore limite”. Non si precisa addirittura che i lavoratori NON sono
sottoposti a controllo dei livelli ematici da parte dell’ente pubblico BENSI’ ad opera
dell’azienda (controllore di se stessa). NON lo sono stati in passato per il PFOA, e nel
presente NON lo sono per i sostituti del PFOA. N.B. la stragrande maggioranza dei
lavoratori non è sottoposta neppure a questi controlli di parte aziendale. E nessun
cittadino lo è.
b) SPRESAL, ammettendo implicitamente che non si è mai ricercato PFOA nelle acque
neppure dopo la nostra denuncia del 2008, cita dal 2011 lo studio CNR/ISRA che ha
individuato quali fonti inquinanti Miteni e Solvay. Sempre senza documentare nulla in
allegato, SPRESAL afferma effettuati ampionamenti acque potabili -quanti? quali? in
quali anni?- rilevando… “concentrazioni inferiori ai limiti di rilevabilità (Soprattutto conclude: “Non si ritiene pertanto che l’esposizione della popolazione
richieda un biomonitoraggio sui residenti tenendo conto che è stato dismesso il PFOA”.
Senza tenere conto nemmeno che il sostituto del PFOA necessita di monitoraggio pari al
PFOA, se non di più, per il principio di precauzione.
c)
Infine SPRESAL rivela che nei campioni prelevati da ARPA a valle dell’insediamento
produttivo sono stati misurati fino a 30 mg/l di Pfoa. E’ un valore enorme!! Che
costringe SPRESAL a mettere le mani avanti e a raccomandare all’Arpa: “Benchè allo
stato attuale questa contaminazione non sembra aver raggiunto gli strati più profondi
della falda, questa situazione è da monitorare con attenzione per l’elevata stabilità e
persistenza di questa classe di composti”. “In base a quanto sopra, si ritiene pertanto sia
da prendere in considerazione che il Comune, insieme all’ASL (SISP e SIAN) ad ARPA ed
eventualmente ad altri Enti interessati, valuti l’opportunità e la fattibilità di effettuare
alcuni campionamenti e sottoporre ad analisi di pozzi significativi per un aggiornamento
della situazione”. Al PFOA bisognerebbe aggiungere C6O4 e ADV.
Non risulta se come quando la raccomandazione Spresal è stata presa in considerazione
1) Il “Verbale del Tavolo Tecnico” 26/9/16 (Comune, Provincia, Arpa, Asl), condizionato dalla
lettera di cui sopra, nella caotica discussione si trasforma in uno scaricabarile benchè
Claudio Lombardi, assessore all’ecologia del Comune di Alessandria, dopo aver
stigmatizzato che da anni aspetta risposte, a più riprese interviene facendo un parallelo su
quanto gli Enti di controllo hanno realizzato in Veneto e non in Piemonte. A più riprese
Lombardi insiste
a) sulle omesse indagini epidemiologiche;
b) sulle analisi del sangue ai dipendenti omesse dall’Asl e delegate all’azienda: in passato
per colpevole inettitudine e nel presente con la scusa che (a detta di Solvay) “tanto le
concentrazioni di PFOA nel sangue si stanno abbassando” (a questi burocrati non passa
per la mente che il veleno, cancerogeno mutageno teratogeno, anche quand’anche un
giorno possa scomparire nel sangue, nel frattempo ha prodotto comunque
nell’organismo danni, danni anche irreparabili?!);
c) sull’omesso monitoraggio ematologico alla popolazione residente per la strana opinione
che a Spinetta, proprio a Spinetta avvolta in un cocktail di veleni, mancherebbero
“criteri di esposizione ambientale particolarmente elevati” (cioè i cittadini il Pfoa più che
berlo lo respirano), ovvero con lo scaricabarile della mancanza di fondi: “lo studio della
regione Veneto viene portato avanti con finanziamento dell’istituto Superiore di Sanità”;
d) sul protocollo di analisi di acqua potabile che non ricerca Pfoa;
e) sugli omessi campionamenti alle acque della rete acquedottistica per la inverosimile
scusa che “il Pfoa non è mai stato ricercato in quanto i pozzi si trovano a monte
idrogeologico di Spinetta e Solvay”;
f) sull’omessa raccomandazione dell’IRSA/CNR di “condurre un controllo della situazione
attuale” in quanto decaduti gli assai sporadici e casuali i prelievi effettuati;
g) sull’omesso campionamento di pozzi privati;ecc.
Lo scaricabarile tra Asl e Arpa è sconcertante perché il verbale porta la data 2016: “Occorre
stendere un piano di campionamento delle acque potabili e di quelle sotterranee non
potabili e vedere se i risultati ci rassicurano” eppoi semmai “effettuare uno screening sulla
popolazione”.
E
perchè
non
realizzare
-finalmente-
i
due
provvedimenti
contemporaneamente, come in Veneto? Risposta: “Per una questione di costi e di
ripercussioni mediatiche, e di assenza di pericolo concreto”. L’assenza di pericolo sarebbe
garantita da Arpa, che però non mette più la mano sul fuoco perché sa che la presenza
dell’eliminato Pfoa è persistente nel tempo. Tutti fingono di dimenticare che, insieme al
Pfoa, nel sangue (come denunciano anche i sindacati) e nelle acque oggi ci sono ADV e
C6O4.

L’assessore Lombardi è assai poco convinto della discussione, non si fida e insiste più volte,
pretende “una relazione che illustri le motivazioni per cui la situazione ad Alessandria è
considerata meno preoccupante rispetto a quella del Veneto, perché il biomonitoraggio
viene fatto in Veneto e non a Spinetta, e come mai l’ISS ha finanziato soltanto lo studio in
Veneto”. Domanda pleonastica: perché evidentemente da Alessandria nessuno l’ha chiesto.
E chiede, dopo la confusione di posizioni ascoltate, che “venga predisposto un piano di
monitoraggio condiviso”,
innanzitutto con “la predisposizione del programma di
monitoraggio delle acque sotterranee”.
L’Asl, invece, conferma che non intende affrontare direttamente la questione sanitaria: “I
lavoratori non sono più esposti al PFOA”. Come se il PFOA fosse scomparso nell’ambiente e
nel sangue! Come se non fossero cancerogeni anche ADV e C6O4! E poi fidiamoci come
sempre dell’azienda si giustifica l’Asl: “la Solvay prosegue comunque il monitoraggio sul
sangue degli ex-esposti” (ex esposti a PFOA, ma ora esposti a ADV e C6O4 ). A parte il fatto
non trascurabile che dovrebbe essere l’Ente pubblico controllore a garantire le analisi e non
a prendere per buoni i dati dell’azienda sospettabile di mascherare e occultare i risultati, è
inammissibile che sia l’azienda a decidere a chi fare le analisi, inammissibile che siano
esclusi dagli accertamenti pubblici a) la stragrande maggioranza dei lavoratori non
direttamente addetti alle lavorazioni, b) i dipendenti delle ditte di appalto, c) gli ex
dipendenti, d) i cittadini di Spinetta e Alessandria. (E in pensiero va anche a quanti,
malgrado il nostro allarme, hanno ricevuto donazioni di sangue infetto da PFOA).
Dunque lo studio epidemiologico chiesto dall’assessore? “La popolazione oggetto di studio
non è sufficientemente numerosa per dare risultati significativi”. In Veneto sono arrivati a
considerare centinaia di migliaia di persone in zone “grigie” e “rosse”.
In Veneto sono 350mila i residenti dell’area considerata contaminata, la Regione ha fatto partire uno
screening sanitario per 85mila persone della “zona rossa” per misurare i livelli ematici Pfas e verificare
l’insorgenza di patologie collegate. Moltissimi, esclusi dallo screening ufficiale hanno provveduto
autonomamente a proprie spese. I risultati sono per tutti preoccupanti. La Regione perciò ha lanciato un
programma di plasmaferesi. Il tutto viene ritenuto da esperti e associazioni addirittura insufficiente.
Soprattutto, anche con petizioni, si insiste sull’abbassamento dei livelli di Pfas ammessi nell’acqua potabile e
sulla necessità di interrompere l’esposizione: chiusura di impianti e bonifica.
A 16 anni di distanza, le analisi mostrano i danni cardiovascolari dei bambini (oggi adulti), esposti alle
polveri delle Torri Gemelle, nel sangue dei quali erano presenti livelli anomali di acido perfluoroottanico
(PFOA), sostanza presente nella plastica a cui conferisce flessibilità e che è stata bandita proprio per gli
effetti dannosi sulla salute.
Noi riteniamo, ancora una volta, che le gravi responsabilità storiche e attuali dei soggetti coinvolti siano
inconfutabili sul piano etico e morale, e siamo fortemente preoccupati per il futuro. Alla Procura della
Repubblica chiediamo se nelle stesse sono ravvisabili estremi di reato.

In fede.

Lino Balza
Barbara Tartaglione

Gli esposti alla Procura di Alessandria
dal 2020 al 2023

Procuratore capo Enrico Cieri

11 Esposti depositati in attesa di procedimento giudiziario (avviato nel
2024)

Inoltre, via mail sono stati avviati, fino a tutto il 2023, decine di
“segnalazioni”: tutte raccolte sul Sito www.rete-ambientalista.it



Movimento di Lotta per la Salute Giulio Alfredo Maccacaro
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specificando causale.
11/10/20 1° esposto
Lettera aperta al procuratore capo Enrico Cieri presso il tribunale di Alessandria.
(via Pec)
Campane stonate. Inquina sì. Inquinano. Danni alla salute sì. Danni alla salute no. Ma insomma, ci sono le
prove? Ci sono, c’è anche la “pistola fumante”. E’ a portata di mano della Magistratura. Ad Alessandria
dormiente. Dagli anni ’90 quando denunciavo le schiume di PFOA che inondavano il Bormida. Senza più
scusanti dal 2008 quando nel corposo esposto in Procura denunciavo che i PFAS (PFOA, C604, ADV),
cancerogeni secondo gli studi internazionali allegati, erano scaricati nell’ambiente dallo stabilimento di
Spinetta Marengo ed erano riscontrati come da referti allegati in massicce dosi nel sangue dei lavoratori.
Molti dei quali a loro volta donatori di sangue infetto. Denunciavo che le analisi erano private e secretate
da Solvay, mentre le Autorità pubbliche preposte facevano orecchie da mercante. Rivendicavo perciò
indagini sierologiche estese a tutti i cittadini ed epidemiologiche. Gli esposti si sono ripetuti negli anni
seguenti. La Procura non palesò segni di vita, forse ingannata dalle rassicurazioni di Arpa e Asl, non si sa.
Ebbene, oggi, sembra che non bastino i cancerogeni PFAS finalmente accertati da Arpa, quelli del passato (i
PFAS sono persistenti e bioaccumulabili) e quelli attualmente scaricati in falde e acquedotti, sembra che
non bastino le indagini epidemiologiche che pur incomplete condannano il territorio con il più alto tasso di
decessi per tumori e patologie tipiche dei PFAS. Sembra che queste prove non bastino a Provincia Comune
Regione per negare l’AIA a Solvay e bloccarle l’uso di tutti i PFAS. Secondo il loro criminale giudizio, non è
provato il nesso causa-effetto, il nesso tra l’inquinamento e i danni alla salute. Vogliono la “pistola
fumante”.
C’è anche quella. La Magistratura cosa aspetta a sequestrare le secretate cartelle cliniche dei lavoratori di
Spinetta con tutte le (noi ne abbiamo alcune) analisi del sangue che Solvay conosce sconvolgenti e
volutamente “ignora” da sempre? E, riteniamo noi, ad accertare i reati colposi o dolosi eventuali ed
avviare i relativi procedimenti penali? Tenga conto che con quegli accertamenti l’INAIL (di Vicenza), clicca
qui, individua a centinaia di lavoratori la malattia professionale derivante dai danni provocati dai PFAS: le
stesse patologie che colpiscono migliaia di cittadini esposti. Già allo stato di spermatozoi.
Cosa aspetta infatti la Magistratura di fronte a notizie come quelle che si riversano ogni giorno? Appunto
questa: “Rilevata la presenza di sostanze perfluoroalchiliche Pfas, inquinanti ambientali con riconosciuta
attività anti-ormonale, all'interno del liquido seminale di giovani maschi residenti nell'area rossa”; i risultati
sono stati presentati al XV Meeting del Gruppo Triveneto di Medicina della riproduzione a Padova,
dall'équipe di Carlo Foresta, ordinario di Endocrinologia all'Università di Padova: clicca qui oppure qui.
I risultati di questo studio aggiungono un ulteriore tassello al più ampio spettro di manifestazioni cliniche
associate all'esposizione a Pfas, ormai ampiamente riconosciute a livello internazionale. Di queste notizie,
di questi studi, il nostro Sito www.rete-ambientalista.it documenta alla voce “PFOA” in “Categorie” tramite
circa 290 “Articoli”, ai quali si rimanda. Ad esempio (clicca qui) la testimonianza di Claudio Lombardi, ex
assessore all’Ambiente del Comune di Alessandria, quale delegato di “Legambiente” e “Comitato Stop
Solvay” alla Conferenza dei Servizi presso la Provincia di Alessandria. Ovvero per il ruolo della politica, clicca
qui il presunto “tradimento” (del M5S) nel documento del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”. O
anche clicca qui il documento col quale le “Mamme NoPfas” ed il “Comitato #StopSolvay”, con il sostegno
della Rete Nazionale Mamme da Nord a Sud, si sono presentati al ministro per l’ambiente Sergio Costa:
“Con la vita dei nostri figli non si scherzi”. La posizione “interlocutoria” del Governo non ha affrontato la
drammatica situazione ecologica e sanitaria di Alessandria, evidentemente demandandola alla
Magistratura: clicca qui.
Per praticità di consultazione è disponibile, clicca qui, il Dossier “Lunga storia dei PFAS (PFOA e C6O4 e
ADV) dello stabilimento Montedison - Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria) tratta in breve da stralci dei
libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione - Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e
“L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché del Sito “Rete Ambientalista Movimenti di lotta
per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A.
Maccacaro. Lunga storia delle connivenze, complicità, corruzioni, ignavie di Comune Provincia Regione
Governo Asl Arpa Sindacati Magistratura Giornali”.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro


Movimento di Lotta per la Salute Giulio Alfredo Maccacaro
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17/11/20 2° esposto

Lettera aperta al procuratore capo Enrico Cieri presso il tribunale di Alessandria.
(via Pec)

Egr. Procuratore
La presente, a complemento (clicca qui) del precedente esposto anche con specifico riferimento alle
secretate cartelle cliniche dei lavoratori contaminati da PFAS;
e richiamati (Clicca qui) l’esposto ad Arpa relativo all’interferente endocrino Bisfenolo nel cocktail con i
PFAS; (allegato 1)
nonché (clicca qui) la segnalazione delle omesse rilevazioni delle centraline di controllo di acido
cloridrico (HCL) e di acido fluoridrico (HF), tanto più il micidiale perfluoroisobutene (PFIB) arma chimica di
massa (clicca qui). (allegato 2)
Egr. Procuratore
Noi riteniamo che, nei confronti della situazione generata da Solvay di Spinetta Marengo a danno degli
abitanti e del territorio di Alessandria e non solo, si debba procedere come avvenuto nei confronti di Solvay
a causa del suo impianto di West Deptford in New Jersey.
Qui, il procuratore generale ha incriminato l’azienda “per non aver bonificato il suolo e le acque sotterranee
contaminate dai composti tossici e cancerogeni, in particolare per aver ignorato i danni e i rischi per il
pubblico dai composti noti come PFAS”.

Oltre alla contaminazione da PFAS, la causa ritiene Solvay USA responsabile di inquinamento di altre sostanze
tossiche. Analogamente per quelle 20 che hanno condannato Solvay Italia nel processo concluso in
Cassazione.

Solvay Specialty Polymers USA LLC acquistò lo stabilimento da Arkema inc. Così come Solvay Specialty
Polymers Italia da Ausimont.

Anche Arkema è parte in causa, quale fu Ausimont nel processo concluso in Cassazione.

Solvay Usa continua a utilizzare e rilasciare in acqua-suolo-aria composti PFAS definendoli “sostituti”.
Analogamente ha fatto e fa Solvay Italia con C6O4 e ADV. I cosiddetti “innocui sostituti” sono stati trovati in
campioni raccolti dalla Protezione ambientale americana in tutta la regione. Analogamente è avvenuto per
Alessandria.

Solvay USA aveva respinto gli addebiti affermando di "aver implementato un'indagine rigorosa e la bonifica”
nonché si difende che l’attuale produzione "incontra gli standard legali applicabili per quanto riguarda la
salute, la sicurezza e l'ambiente". Solvay Italia ha giurato e sta spergiurando le stesse cose.

Come è evidente, negli Stati Uniti trattasi di condizioni di reato del tutto eguali a quelle riscontrate dalle
Autorità ambientali e sanitarie di Alessandria.

Dunque, oltre a non bonificare l’eredità del passato: “contaminazione che si è diffusa attraverso la regione
dal suo stabilimento”, in Alessandria “a Solvay non può essere permesso di continuare” copiando sempre le
parole del procuratore americano “a rilasciare sostanze chimiche tossiche e cancerogene PFAS (PFOA, C6O4,
ADV) nell'ambiente, negando i danni provocati dall’inquinamento aria-acqua-suolo, rifiutando di assumersi
la responsabilità della contaminazione dalla sua struttura, dei suoi impatti scientificamente documentati sia
per la salute che per l'ambiente”.

Non si può non concordare con il Procuratore generale americano: “Solvay ha fallito l'impatto del loro uso e
del rilascio di PFAS nell'ambiente” produzioni che dunque vanno chiuse nella consapevolezza che smaltire i
Pfas è impossibile economicamente e sanitariamente; “La sua condotta è guidata dal solo desiderio di trarre
profitto dalla vendita dei suoi prodotti nonostante il danno che causa" dunque è passibile di immediato
intervento giudiziario.

Polemicamente, aggiungiamo a latere: a a.d. Ilham Kadri di Solvay
vada a prodursi il C6O4 in America o in Francia. Se ci riesce!

Disponibili a offrire le fonti di quanto sopra, (per inciso, analoghe cause -DuPont, Chemours- sono
attualmente davanti ai giudici distrettuali degli Stati Uniti nel New Jersey),
distinti saluti.

Lino Balza
Movimento di lotta per la salute Maccacaro







(allegato 1)
Alla cortese attenzione del dottor Alberto Maffiotti direttore dipartimento di Alessandria ARPA Agenzia
Regionale per la Protezione Ambientale.
Pec. dip.sudest@pec.arpa.piemonte.it
C’è anche il Bisfenolo a Spinetta nel cocktail con i Pfas.
Nell’ambito della “Strategia per la sostenibilità dei prodotti chimici”, fulcro del Green New Deal per
l’Europa, la Direzione generale per l’Ambiente della Commissione Ue ha presentato un documento
all’esecutivo individuando tra i prodotti più tossici il “Bisfenolo”.
Il “Bisfenolo A.” (BPA) è infatti riconosciuto come sostanza “tossica per la riproduzione” e come
perturbatore del sistema endocrino dal regolamento europeo Reach (“Registrazione, valutazione,
autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche”). “Estremamente preoccupante” secondo Reach.
Sospettato di essere dannoso per l'uomo sin dagli anni trenta, i dubbi sull'uso del BPA hanno avuto risalto
sui media nel 2008, quando molti governi hanno iniziato ad effettuare studi sulla sua sicurezza.
Sull’esempio della Francia in molti Paesi dell'Unione Europea il BPA è stato messo al bando.
ll Bisfenolo A come interferente endocrino attiva i recettori degli ormoni e ha quindi effetti negativi sulla
salute specialmente durante lo sviluppo dove i livelli ormonali risultano di fondamentale importanza. Può
avere effetti inibitori sullo sviluppo neuronale nei feti a pochi minuti di distanza dall'assunzione.
L’esposizione a interferenti endocrini in epoca prenatale può causare una serie di disturbi correlati come
anomalie dello sviluppo cerebrale, del cuore, della mammella e degli organi sessuali, disordini di sviluppo
del sistema nervoso centrale, disordini di sviluppo del sistema immunitario. (1)
Inoltre può avere effetti sulla salute che non seguono funzioni matematiche lineari ed essere tossico a dosi
più basse di quelle prese in considerazione per le normali valutazioni normative. Il legame chimico tra le
molecole di Bisfenolo A è altamente instabile, e quindi c'è un elevato rischio che la sostanza si diffonda
nell'acqua, nelle bevande o nel cibo che sono a contatto con le materie plastiche nelle quali è contenuta.
Rapidamente metabolizzabile nel corpo umano e bioaccumulabile, il Bisfenolo A, oltre che teratogeno, è
stato anche correlato allo sviluppo di numerose altre patologie a carico degli apparati riproduttori, della
prostata, della mammella, del cuore ecc.
Sappiamo dunque con certezza scientifica che è pericoloso per rilascio in aria e acqua, ingestione e
assorbimento della pelle. E’ usato principalmente per la produzione di policarbonato e di resine
epossidiche. Ma è vietato solo nella produzione della carta termica per gli scontrini fiscali e dei biberon. È
presente invece anche nei rivestimenti delle lattine, nei cartoni delle pizze o in alcune bottiglie d’acqua. (2)
Il vicepresidente della Commissione Europea, Frans Timmermans, ieri ha confermato la stretta, dunque sono
alte fra ambientalisti e i consumatori le aspettative per la sua messa al bando dalla Commissione UE:
quando una sostanza è classificata in Europa come cancerogena, mutagena o tossica per la riproduzione
(CMR), una serie di divieti vengono attivati quasi automaticamente.
Si apre perciò un braccio di ferro tra imperativi sanitari e realismo economico, quest’ultimo rappresentato
da Solvay che a Spinetta Marengo utilizza il Bisfenolo per le produzioni in espansione di tutte le tecnologie
di fluoroelastomero (FKM) Tecnoflon, quale terpolimero bisfenolico. (3)
A maggior ragione, perché a Spinetta sono prodotti anche Pfas (Pfoa, C6O4, ADL), a loro volta dichiarati
pericolosi perturbatori del sistema endocrino e nel mirino dei Comitati ambientalisti e della Magistratura, al
punto che il ministro per l’Ambiente, Sergio Costa, si è impegnato a fissare “Limite zero alle emissioni”. A
maggior ragione perché i “cocktails” tra Bisfenoli e Pfas, “gli effetti combinati tra loro” è dimostrato che
“sono più pericolosi degli effetti di ciascuna sostanza presa singolarmente”.
In particolare, a riguardo della valutazione della pericolosità del Bisfenolo, c’è da registrare che l’Echa
(l’Agenzia europea per le sostanze chimiche) riceve comunicazioni inesistenti o parziali dei dati e
delle analisi dalla Solvay cui spetta registrare i composti utilizzati e sottoporli all’esame di
pericolosità. Analogamente avviene a livello locale, con tanto di Esposti in Procura, tra cui il
presente documento. (4)

In fede.

Lino Balza – Movimento di lotta per la salute Maccacaro.


P.S. Con beneficio di inventario (non tocca all’azienda) registriamo (memori dei Pfas) che Solvay
esclude qualsiasi contaminazione da Bisfenolo.


Note:
(1) “Numerosi studi sperimentali e studi epidemiologici” infatti “evidenziano gli effetti degli interferenti
endocrini sulla salute relativi a: omeostasi tiroidea, sistema immunitario, sistema neuro endocrino,
neurosviluppo e comportamento, metabolismo e sindrome metabolica (obesità, diabete e patologie
cardiovascolari), controllo energetico, struttura e funzione degli organi dell’apparato riproduttivo:
femminile (sviluppo puberale, irregolarità del ciclo, ridotta fertilità, infertilità, sindrome dell'ovaio
policistico, endometriosi, nascita prematura, cancro al seno), e maschile (ipospadia malformazione
dell'apparato urogenitale, criptorchidismo mancata discesa di uno o di entrambi i testicoli nel sacco
scrotale, scarsa qualità del seme, cancro alla prostata).” (fonte Istituto Superiore della Sanità).
NB. “Il Movimento di lotta per la salute Maccacaro” ha sollecitato apertamente la Magistratura a
sequestrare le secretate cartelle cliniche dei lavoratori di Spinetta con tutte le analisi del sangue che
Solvay conosce sconvolgenti e volutamente “ignora” da sempre. E’ dal 2008 che abbiamo depositato tale
denuncia alla Procura rivendicando indagini sierologiche estese a tutti i cittadini ed epidemiologiche.
(2) Esemplare è il cartone pizza: non è un semplice pezzo di carta, è un contenitore temporaneo, che
dovrebbe essere omologato per alimenti. Ma di fatto non è così. In due casi su tre, specie se di colore
bianco-grigio, contiene alte concentrazioni di Bisfenolo A e ftalati. I contenitori realizzati con carta riciclata,
magari inchiostrata, sono addirittura contaminati da microplastiche, sostanze nocive per il nostro
organismo. Quando la pizza bollente viene depositata nel contenitore, queste sostanze cancerogene si
sprigionano dalle superfici. Si trasferiscono sopra e sotto la pizza, passano in bocca e poi al nostro stomaco.
(3) I Fluoelastomeri trovano impiego in svariati settori, laddove siano richieste elevate affidabili
permanenti prestazioni di resistenza chimica e termica in presenza di ambienti funzionali aggressivi:
in Industriale settore biomedicale, in Aeronautico/Aerospaziale componentistica leggera di aerei e, in forte
espansione, in Automotive trasporti/movimentazione veicolare (però con problemi applicativi fenomeni
ossidativi, di idrolisi e di trans esterificazione, ossido di zinco smaltimento dei fumi di processo ecc.). Nei
settori strategici delle batterie ad idrogeno, batterie al litio e stampa 3D, Solvay ha appena annunciato per
Spinetta Marengo nei prossimi 5 anni 60 milioni di euro di investimenti per gli elastomeri fluorurati, di cui
35 milioni “stanziati entro il 2021 per sostenibilità e l’ambiente”, a tacitare Comitati e Associazioni
ambientalisti. I quali hanno invece replicato con esposti alla Procura della Repubblica di Alessandria.
(4) A proposito, le Associazioni ambientaliste hanno presentato esposti alla Procura di Alessandria
per verificare le ipotesi di reato per quanto attiene la contaminazione del sottosuolo e del Bormida e
delle falde acquifere anche ad uso potabile, in particolare per omessa identificazione delle sorgenti di
contaminazione nello stabilimento e omessa risoluzione delle perdite in falda proprio nelle aree Plastomeri
ed Elastomeri. Ipotesi di reato che comprendono la mancata interruzione delle specifiche produzioni che
generano gli inquinanti.

Made in Solvay. Può essere usata per fabbricare armi chimiche o come arma chimica essa stessa.
(allegato 2).
Le omesse rilevazioni (clicca qui) di acido cloridrico (HCL) e di acido fluoridrico (HF) non raggiungono la
gravità del vergognoso controllo dei Fluorurati, cancerogeni ma altresì
letali
in fase acuta,
tetrafluoroetilene C2F4 e perfluoroisobutene PFIB in particolare. A Spinetta Marengo infatti la centralina
(in)controllata da Arpa misura solo HCl e HF. La misura dei Fluorurati è ancora solo effettuata da Solvay. Il
progetto dell’ex assessore comunale Claudio Lombardi prevedeva la misura dei Fluorurati anche per la
centralina Arpa. Finito il suo mandato tutto si è fermato.
Eppure la sovraesposizione acuta o cronica di queste micidiali sostanze causa danni al fegato e ai reni,
l'inalazione provoca gravi sintomi di edema polmonare con respiro sibilante, mancanza di respiro, tosse con
espettorato, e il colore della pelle bluastra. Tosse e dolore toracico può verificarsi nella fase iniziale.
L'esposizione eccessiva può causare la morte. Ad esempio, il PFIB a causa della sua altissima tossicità è
stato classificato nel secondo livello della convenzione sulle armi chimiche: sostanza che può essere usata
per fabbricare armi chimiche o come arma chimica essa stessa. In tempo di pace il PFIB è presente nei gas
che si sviluppano durante il surriscaldamento delle padelle ricoperte di Teflon.
Nello stabilimento Solvay di Alessandria sono state frequenti le nostre denunce di fughe di gas, magari con
evacuazioni di reparti e non sempre segnalate da allarmi, comunque mai all’esterno. Infine, per le
misurazioni delle emissioni di fluorurati vale la considerazione generale. L’attendibilità e la trasparenza di
Solvay è già manifesta per quanto riguarda l’inquinamento delle falde (documenti scovati dalla Procura) e i
Pfas nel sangue dei lavoratori (cartelle cliniche secretate): clicca qui



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causale.




27/11/20 3° esposto
Esposto al procuratore capo Enrico Cieri presso il
tribunale di Alessandria.
(via Pec)
Egr. Procuratore
E p.c. Prefetto di Alessandria, Direzione Arpa, Commissione parlamentare ecomafie.
La presente, a complemento dei precedenti esposti clicca qui e clicca qui.
e richiamati i seguenti documenti:
__ (clicca qui) l’esposto ad Arpa relativo all’interferente endocrino Bisfenolo nel cocktail con i PFAS;
__ nonché (clicca qui) la segnalazione delle omesse rilevazioni delle centraline di controllo di acido
cloridrico (HCL) e di acido fluoridrico (HF), tanto più il micidiale perfluoroisobutene (PFIB) arma chimica di
massa (clicca qui);
__ e inoltre (clicca qui) la Lettera al l Prefetto di Alessandria e alla Commissione Parlamentare Ecomafie sui
doveri del Governo e l’apertura di un nuovo processo post Cassazione. (allegato 1)

Tutti i documenti del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” concludono con la richiesta di mettere
una pietra tombale sui Pfas.
Egr. Procuratore
Nel primo esposto (clicca qui) abbiamo fatto specifico riferimento alle secretate cartelle cliniche dei
lavoratori contaminati da PFAS, che riteniamo vadano requisite quali prove.
Nel secondo (clicca qui.) abbiamo ritenuto che, nei confronti della situazione generata da Solvay di
Spinetta Marengo a danno degli abitanti e del territorio di Alessandria e non solo, si debba procedere
come penalmente avvenuto nei confronti di Solvay a causa del suo impianto di West Deptford in New
Jersey.
A integrazione (clicca qui) di quel secondo esposto, alleghiamo il documento originale dell’incriminazione
USA della Solvay, cioè la
CIVIL ACTION SUPERIOR COURT OF NEW JERSEY LAW DIVISION COMPLAINT AND JURY TRIAL DEMAND BY
ATTORNEY GENERAL OF NEW JERSEY Plaintiffs v. SOLVAY SPECIALTY POLYMERS USA.

Nonché alleghiamo (clicca qui) il recente articolo che, secondo i documenti ottenuti da Consumer Reports,
attesta come aperta confessione che Solvay ha conosciuto, per studi interni, i gravi danni dei sostituti
PFAS (es. gli spinettesi C6O4 ADV) da almeno 15 anni rinvenuti nel sangue dei lavoratori (es: Spinetta), e
dunque i rischi per la popolazione.
Gli studi EPA forniscono le prove più chiare che i sostituti dei PFAS (es.dello spinettese PFOA) sono ancora
più tossici e cancerogeni dei PFAS. Solvay è smentita, che i PFAS più nuovi sono più sicuri e meno propensi
ad accumularsi nei tessuti, addirittura da un proprio documento del 2019.

I documenti resi pubblici dal Dipartimento per la protezione ambientale del New Jersey e dall'Agenzia per
la protezione ambientale degli Stati Uniti dimostrano (clicca qui) che i composti PFAS rilasciati sono tossici
per le persone, rimangono nel corpo umano per anni e sono stati trovati nel sangue dei lavoratori.
Secondo una lettera del dicembre 2019 inviata da Solvay all'APE, è rivelato che il monitoraggio del sangue
dei lavoratori in due suoi stabilimenti (come a Spinetta Marengo) tra il 2011 e il 2019 ha dimostrato che i
composti erano presenti a livelli elevati e avevano effetti dannosi. Gli stessi composti sono stati trovati
nel terreno e nell'acqua dei pozzi privati vicino allo stabilimento dell'azienda a West Deptford, nel New
Jersey (come a Spinetta Marengo).

Prima delle prove esibite, Solvay aveva nascosto le informazioni sulla tossicità delle sue sostanze
chimiche, giustificandosi che si trattava di "informazioni commerciali riservate", insomma segreti
industriali: es. gli omissis opposti per l’autorizzazione AIA per il C6O4 nella Conferenza dei Servizi di
Alessandria. Ma proprio uno scienziato italiano che lavora sulla contaminazione dello stabilimento Solvay
a Spinetta Marengo aveva condiviso uno standard analitico delle sostanze chimiche con l'EPA, che ha
permesso all'agenzia statunitense di identificare definitivamente la presenza dei composti nel New Jersey.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

Allegati n. 9 documenti.


(allegato 1)
Lettera aperta a Iginio Olita, prefetto di Alessandria
e alla Commissione Parlamentare Antimafia
Egr. prefetto di Alessandria, Iginio Olita
Apprezziamo i suoi interventi dopo l’ennesimo incidente alla Solvay di Spinetta Marengo (reparto
Elastomeri) del 16 novembre, con feriti e allarme di stabilimento, per lo scoppio e fuga di gas cloridrico (e
quant’altro). l’Arpa, come sempre, controlla a posteriori i residui dell’inquinamento (l’Asl neppure a
posteriori gli effetti sulla popolazione). Cioè quando i buoi sono già scappati, perché le centraline pubbliche
non funzionano neppure nei pochi punti dove sono state installate. Come il “Movimento di lotta per la
salute Maccacaro” ha ancora di recente denunciato nel comunicato stampa seguente.
Non rileva un bel nulla la stazione di monitoraggio di Via Genova a Spinetta Marengo, installata da Solvay
e gestita da Arpa Piemonte secondo quanto previsto dall’autorizzazione AIA e dalla convenzione in essere
tra Arpa e azienda. Dovrebbe, a circa 500m in linea d’aria dal polo chimico e in pieno paese, misurare
simultaneamente acido cloridrico (HCl) e acido fluoridrico (HF). Ma non lo fa mai. Già nel 2018 gran parte
dei dati erano invalidati per il mancato funzionamento degli analizzatori (pur rilevando 290 superamenti ai
valori soglia! oltre a “fenomeni di natura ignota”, ignota all’Arpa). L’anomalia si è aggravata nel 2019, tant’è
che fino a settembre le prove di funzionamento degli analizzatori in manutenzione non sono state esaustive
a causa dell’assenza del materiale certificato indispensabile per eseguire i test relativamente all’acido
cloridrico. Arpa Piemonte ha più volte sollecitato, senza esito, Solvay in merito all’arrivo del materiale
certificato sopra citato, pertanto anche i valori misurati sino a fine anno 2019 sono stati considerati “non
validi”. “Complessivamente” dettaglia la relazione Arpa “quest’anno si riscontra una perdita del 70% dei
dati”. “Dunque i dati a disposizione (30%) per via del gran numero di dati invalidati a causa del
malfunzionamento strumentale, sono del tutto insufficienti se confrontati con gli obiettivi di qualità
previsti dalla legge che impongono una raccolta minima di dati pari al 90% per le misurazioni in siti fissi
per gli inquinanti normati”. “Pertanto, a causa della scarsa ed insufficiente percentuale di dati validati
non si ritiene corretto eseguire un confronto con quanto misurato negli anni precedenti”. Va da sé la
scarsa attendibilità dei dati dei campionatori passivi, usati come palliativi della stazione di monitoraggio
invalidata, al punto che le determinazioni analitiche sono state eseguite presso un laboratorio privato
individuato addirittura dalla stessa Solvay e… dalla medesima trasmesse all’Arpa.
Aggiungiamo di eclatante che l’allora assessore all’ambiente del Comune di Alessandria, Claudio
Lombardi, alla vigilia del suo fine mandato (2017) aveva ricevuto dall’Arpa comunicazione di fattibilità per
nuovo sistema di analisi di aeriformi organo-fluorurati in tempo reale e in continuo: composti clorurati e
fluorurati quali: Tetrafluoroetilene (C2F4), Esafluoropropene (C3F6), 1,1-Difluoroetilene (C2H2F2),
Cloroformio, Tetracloruro di carbonio, 1,1,1-Tricloroetano, Tricloroetilene, Tetracloroetilene. Ebbene, non
risulta che la subentrante Giunta abbia provveduto ad installare questo importante analizzatore, avendo
evidentemente considerato che comunque -nell’indifferenza dei sindacati- non funziona nulla in quella
stazione di monitoraggio.
Sottolineiamo ancora una volta che le omesse rilevazioni delle centraline non raggiungono la gravità del
vergognoso controllo dei Fluorurati, cancerogeni ma altresì letali in fase acuta, tetrafluoroetilene C2F4
e perfluoroisobutene PFIB in particolare. A Spinetta Marengo infatti la centralina (in)controllata da Arpa
misurebbe solo HCl e HF. La misura dei Fluorurati è ancora solo effettuata da Solvay. Il progetto dell’ex
assessore comunale Claudio Lombardi prevedeva la misura dei Fluorurati anche per la centralina Arpa.
Finito il suo mandato tutto si è fermato. Eppure la sovraesposizione acuta o cronica di queste micidiali
sostanze causa danni al fegato e ai reni, l’inalazione provoca gravi sintomi di edema polmonare con respiro
sibilante, mancanza di respiro, tosse con espettorato, e il colore della pelle bluastra. Tosse e dolore toracico
può verificarsi nella fase iniziale. L’esposizione eccessiva può causare la morte. Ad esempio, il PFIB a causa
della sua altissima tossicità è stato classificato nel secondo livello della convenzione sulle armi chimiche:
sostanza che può essere usata per fabbricare armi chimiche o come arma chimica essa stessa. In tempo di
pace il PFIB è presente nei gas che si sviluppano durante il surriscaldamento delle padelle ricoperte di
Teflon.
Egr. Prefetto,
Solvay dice -lo dice anche per le acque contaminate di Pfoa, C6O4, Adv- che anche le recenti fughe di gas
(a base di composti di cloro e fluoro ecc.) sono “accidentali”. Accidentali?! E ci mancherebbe altro che
fossero cagionate ad arte. Consapevolmente rilasciate: questo sì. E sono a decine gli avvelenamenti
“accidentali” nei cocktail tossici e cancerogeni propinati a feriti e ammalati tra lavoratori e cittadini. Si
sommano all’ incremento dell’inquinamento storico denunciato dalle pur parziali indagini idrogeologiche, di
pari passo alle altrettanto parziali ma drammatiche indagini epidemiologiche. Ebbene, nella
corresponsabile inerzia di sindacati amministrazioni governo magistratura, va dato atto che Lei si è mosso
agendo sul Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica per revisione del piano di emergenza e
intimando direttamente a Solvay la procedura delle comunicazioni sugli incidenti di questa industria di
Spinetta Marengo ad alto rischio ambientale. Lei giustamente non si fida ed è stato perentorio rispetto agli
abituali ritardi e omissioni di Solvay, e non le lascia alibi: “ Anche in caso di interventi non aventi (secondo
Solvay, ndr) rilevanza esterna devono essere informati, immediatamente per vie brevi, questa Prefettura
e gli Enti che leggono per conoscenza (Vigili del Fuoco, Questura, Carabinieri, Comuni di Alessandria -
Frugarolo e Castellazzo - 118, Arpa e Provincia, ndr) facendo seguire nella stessa giornata il rapporto
completo dell’incidente”.


Egr. Prefetto,
Per il Suo intervento Lei si sarà sicuramente sentito obbligato per aver apprezzato le conclusioni tratte dalla
Commissione Parlamentare Ecomafie dopo l’audizione ad Alessandria. Mi sono permesso di rivolgermi alla
Commissione (che in copia ci legge per competenza) per aggiungere qualche ulteriore valutazione essendo
stato il primo in Italia e il più costante divulgatore della storia e delle lotte ai famigerati PFAS (e loro
manufatti, es. pentole al Teflon): non mi dilungo e rinvio eventualmente alla lettura dell’allegato Dossier:
clicca qui. Evidenzio anche a Lei che la nocività del Pfoa Solvay ad Alessandria è stata resa ufficiale nel
2002. Riconosciuta da INAIL… nel 2020 a Vicenza. Per lo stesso rimando, ometto anche la descrizione
scientifica degli aspetti clinici ed ecologici dei drammatici danni inferti alle popolazioni e all’ambiente da
queste sostanze tossiche cancerogene teratogene, peraltro ormai conosciuti dalle cronache. A tacere i
conseguenti costi sanitari e addirittura la minore resistenza al Covid, come evidenzia la recente ricerca della
Harvard School of Public Health.
La Commissione (Stefano Vignaroli, Massimo Vittorio Berutti, Chiara Braga, Alberto Zolezzi), per
espressione di Zolezzi, ha colto la dimensione nazionale della “questione Pfas”, e per Alessandria ha
giustamente sottolineato che proprio gli incompleti ma già tragici studi epidemiologici, nonché i
biomonitoraggi lavoratori-cittadini altrettanto avversati da Solvay, nonché il Pfoa accertato nel sangue: le
cartelle cliniche “pistole fumanti” occultate da Solvay (perfino alla Commissione), nonché il deposito
clandestino di Pfas C6O4 : clicca qui, insomma i reati (clicca qui il primo esposto alla Procura/Enrico Cieri e
clicca qui il secondo) dovrebbero finalmente mettere una pietra tombale su queste sostanze: per quanto
riguarda l’utilizzo (esistono le alternative!) e, innanzitutto, la loro produzione sul suolo italiano. Preso atto
dell’impatto cumulativo dei Pfas nuovi sui persistenti vecchi, considerato come incredibili gli ipotetici
sistemi di abbattimento emissioni al 100%, siamo totalmente d’accordo con la Commissione: “Dal punto di
vista ecosistemico l’impatto C6O4 potrebbe essere maggiore in Piemonte e nel bacino del Po addirittura
rispetto al caso Miteni”.
Egr. Prefetto,
Dunque il primo dovere del Governo, che Lei territorialmente rappresenta, dovrebbe essere la chiusura
della produzione del Pfas C6O4 da parte della Solvay. Impianto dal quale niente affatto dipende la
sopravvivenza dello stabilimento di Spinetta Marengo: ricatto occupazionale ingiustificato quanto cinico. In
passato era la Miteni di Trissino a fornire PFOA a Montedison/Solvay di Spinetta quale coadiuvante
tensioattivo nelle lavorazioni dei fluoroderivati. Con la chiusura della Miteni, Solvay ha pensato bene di
autoprodurselo nella forma di C6O4. Siccome l’appetito viene mangiando, ora la multinazionale belga
addirittura vorrebbe -come anche la Commissione evidenzia- diventare il grande produttore europeo di
PFAS.

E’ questa la “mission” che l’a.d. Ilham Kadri da Bruxelles affida allo stabilimento di Spinetta Marengo:
ambiziosa operazione che -per coprirsi le spalle dalla Magistratura- passa appunto attraverso la nuova AIA
Autorizzazione Integrata Ambientale dell’impianto C6O4, autorizzazione che anche la Commissione
Parlamentare definisce “inconcepibile”. Invece per questa AIA, Solvay gode delle porte spalancate della
Provincia. Che ha alle spalle le altrettanto monocromatiche Giunte comunali e regionali. Tutte e tre le
amministrazioni colluse scansano i record di tumori e gli acquedotti chiusi, e nascondono le proprie dietro
le responsabilità del Governo. Purtroppo le responsabilità di Governo sono reali. Purtroppo il ministro
all’ambiente, Sergio Costa, si è rimangiato l’impegno di fissare LIMITI ZERO PFAS, in acqua-aria-suolo.
Insomma il ministro si è lasciato sopraffare dal suo ministero, il quale per il collegato al decreto legge si è
fatto appunto da Solvay dettare i parametri nazionali e ora con la pastoia dei “tavoli tecnici” mena come il
can per l’aia “MammeNoPfas” e “ComitatoNoSolvay”. Veniamo al dunque.

Egr. Prefetto,
Lei è pregato, parimenti alla Commissione Parlamentare Ecomafie, di trasmettere quanto segue.
Il collegato ambientale resta pur sempre una bozza: dunque va cambiato secondo l’impegno del ministro
Costa. Dunque LIMITI ZERO PFAS. Una pietra tombale. Qui ora e subito. Non può il Governo nascondersi
dietro il dito che la UE si è assunta l’impegno di vietare gli interferenti endocrini Pfas e Bisfenolo, ma con i
propri tempi e condizionamenti. A proposito, a Spinetta nel cocktail c’è anche il Bisfenolo: clicca qui
l’esposto all’Arpa. Non può far finta di non sapere il riflesso che la vicenda Alessandria –dove riapriremo il
processo post Cassazione- ha sull’esito stesso del processo Miteni a Vicenza (clicca qui) quale completa
similitudine fattuale e giuridica. Non può, non deve. In nome delle Vittime!!! In nome dei territori devastati
senza soluzione di continuità, dei quali tocca al Governo imporre agli inquinatori la bonifica, magari già
sentenziata per Spinetta dalla Cassazione: ristoro ambientale ed economico su cui la stessa Commissione
Parlamentare si è impegnata. Non ci sono alibi che tengano. Basta scaricabarili, di fatto complici di Solvay e
Miteni.

In fede, e a disposizione per un incontro di approfondimento,

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

Allegato. Per praticità di consultazione, clicca qui il Dossier in fieri “Lunga storia dei PFAS (PFOA e C6O4 e
ADV) dello stabilimento Montedison - Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria) tratta in breve da stralci dei
libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione - Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e
“L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché del Sito https://www.rete-ambientalista.it/
“Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” gestito dal
“Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”. Lunga storia delle connivenze, complicità,
corruzioni, ignavie di Comune Provincia Regione Governo Asl Arpa Sindacati Magistratura Giornali.







Movimento di Lotta per la Salute Giulio Alfredo Maccacaro
Via Dante 86 – 15121 Alessandria – Via Mario Preve 19/7 – 16136 Genova cell. 3470182679
lino.balza.2019@gmail.com - lino.balza@pec.it
Sottoscrizioni a favore della Ricerca Cura Mesotelioma: IBAN IT68 T030 6910 4001 0000 0076 215 specificando
causale.

09/01/21 4° esposto
Esposto al procuratore capo Enrico Cieri presso il
tribunale di Alessandria.
(via Pec)
Egr. Procuratore
E p.c. Prefetto di Alessandria, Direzione Arpa, Commissione parlamentare ecomafie.
A complemento dei tre precedenti esposti e relativi allegati richiamati in calce.

Egr. Procuratore.
Oggetto: Bisfenolo.
Dopo i nostri esposti a Procura-Prefetto-Arpa, dunque l’Arpa conferma quanto avevamo denunciato: alla
Solvay di Spinetta Marengo nel cocktail con i PFAS (PFOA, C6O4, ADV) tra gli interferenti endocrini c’è
anche il Bisfenolo nelle sostanze in uso:
In risposta alla domanda da Lei posta relativamente all'utilizzo del BISFENOLO A in Solvay, abbiamo
valutato i documenti in nostro possesso presentati dalla ditta in questo ultimo periodo con il fine di
verificare se tra i vari prodotti utilizzati vi fosse la sostanza in oggetto. Con la presente sono a confermarLe
che il Bisfenolo A non è una sostanza in utilizzo presso lo stabilimento per quanto ci è dato di sapere,
nemmeno nelle gestioni precedenti; risulta invece essere presente nel processo di produzione degli
Elastomeri un composto diverso, il Bisfenolo AF, che viene utilizzato non in forma pura ed è utilizzato per i
processi di vulcanizzazione. Nei prossimi mesi approfondiremo ulteriormente il livello di impiego e
l'eventuale pericolosità di questo composto nei cicli produttivi e di smaltimento dei rifiuti che dovessero
contenere tale sostanza. Sperando di aver risposto alla sua richiesta.
Dal punto di vista di danni alla salute, non vi è alcuna differenza tra Bisfenolo A e Bisfenolo AF [tra 2,2-Bis(4-
idrossifenil) propano e

2,2-Bis(4-idrossifenil)esafluoropropano,
secondo
la
Nomeclatura
IUPAC International Union for Pure and Applied Chemistry].