About Rete Ambientalista Al
Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
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n° 134 APRILE - MAGGIO 2024 bimestrale dell’Ecoistituto del Veneto Alex Langer, aderente al Forum Veneto Ambiente, Salute e Solidarietà
redazione: viale Venezia, 7 - Mestre tel/fax 041.935.666 info@ecoistituto.veneto.it www.ecoistituto-italia.org
Non si può uccidere un bambino o una bambina.
Non si possono uccidere tanti bambini tutti i giorni.
Non si possono uccidere i loro genitori, tutti i giorni.
Non si possono violare tutte le leggi internazionali.
Non si possono bombardare gli ospedali, i campi profughi, le chiese...
Non si possono lasciare decine di migliaia di feriti e ammalati sen-
za cure e medicinali.
Non si può negare e minacciare l’esistenza di un popolo e dei suoi
diritti inalienabili.
Non si può fare un genocidio.
Non si possono cacciare milioni di persone dalla propria terra.
Non si può fare tutto questo e pretendere di avere ragione.
Non si può fare tutto questo ed essere impuniti.
Tutto questo è vietato non solo dalla morale ma dalla legge, dal
diritto internazionale dei diritti umani. Tutto questo è disumano.
Tutto questo sta succedendo ora.
Tutto questo deve essere fermato.
L’Italia deve dire basta! Cessate-il-fuoco!
E lo deve dire ora. Insieme con Papa Francesco, l’Italia, il nostro
Parlamento, le forze politiche, le nostre istituzioni, i nostri gover-
nanti devono trovare il coraggio di dire basta e di chiedere l’im-
mediato cessate-il-fuoco. Siamo già tutti coinvolti.
Siamo già tutti corresponsabili. Il silenzio ci rende complici.
La pace è possibile ed è nelle mani di tutti i governi che, come
il nostro, hanno il dovere, la possibilità e i mezzi per intervenire.
La pace è possibile se riconosciamo ai palestinesi la stessa di-
gnità, gli stessi diritti e la stessa sicurezza che riconosciamo agli
israeliani.
L’Italia può fare molto per la pace. Ma deve cambiare: non può
continuare ad astenersi o essere di parte. L’Italia deve assumere
un ruolo attivo, propositivo e progettuale mettendosi dalla parte
della legge, del diritto internazionale e dei diritti umani.
L’Italia deve chiedere all’Onu l’immediato riconoscimento della
Palestina come Stato membro delle Nazioni Unite e impegnarsi
a fornire sostegno politico, operativo e finanziario all'attuazione
del Piano “due Stati per due Popoli”.
Il Parlamento italiano deve approvare una risoluzione che inclu-
da i seguenti punti da sottoporre all’Unione Europea e all’Onu:
1. l'istituzione immediata della Palestina come 194° Stato mem-
bro dell'Onu, con i confini del 4 giugno 1967, con capitale a Ge-
rusalemme Est;
2. il rilascio immediato di tutti gli ostaggi israeliani a Gaza e dei
palestinesi arbitrariamente detenuti nelle prigioni israeliane;
3. il cessate il fuoco permanente di tutte le parti;
4. l’invio immediato di tutti gli aiuti umanitari indispensabili per
salvare e curare la popolazione di Gaza;
5. il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza;
6. la costituzione e l’invio di una “forza di pace” dell’Onu in Palestina
7. la convocazione di una Conferenza Internazionale di Pace.
L’Italia deve difendere i diritti umani, la legalità e il diritto inter-
nazionale, deve battersi affinché prevalga la forza della legge sul-
la legge della forza e deve agire nell’interesse superiore dei valori
di umanità iscritti nella nostra Costituzione e nelle più importanti
carte internazionali, della pace, dei diritti umani, della sicurezza
internazionale nel mondo.
L’Italia deve assumere un’iniziativa politica urgente e operare
coerentemente affinché venga fatta propria innanzitutto dall’U-
nione Europea.
Per la realizzazione di questa politica, l’Italia può contare sul con-
senso della stragrande maggioranza dei propri cittadini e sull’im-
pegno fattivo di un’ampia rete di gruppi, associazioni, Enti Locali e
Regioni, attiva da più di trent’anni, ricca di relazioni, competenze,
progetti ed esperienze con entrambi i popoli.
Per questo l’Italia deve agire come “sistema paese” con una strate-
gia e un piano di lavoro integrati. La diplomazia dei popoli e delle
città può arrivare dove i governi non arrivano e provare a costrui-
re, dal basso, le condizioni di una pace che non può più attendere.
Appello della Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace
Coalizione AssisiPaceGiusta
L’ITALIA DEVE DIRE BASTA!
E RICONOSCERE LO STATO DI PALESTINA
POSTE ITALIANE SpA Sped. in A. P., DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 c. 1, NE/VE. Dir. resp. Michele Boato. Editore: Ecoistituto del Veneto, Viale Venezia, 7 Mestre. N° ROC 21728 Stampa: Eurooffset, Martellago VE
IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP DI VENEZIA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI
TERA e AQUA
Bernardino Mason, di Pax Christi e Carlo Gia-
comini, dell’Ecoistituto del Veneto stanno di-
giunando dal 14 febbraio. Poi si è aggiunto
Giovanni Leone dalla Sicilia e centinaia di
persone che digiunano a staffetta, per uno
o più giorni, in Veneto e in altre regioni.
Per contatti e/o aderire anche per un solo
giorno digiunoperlapacevenezia@gmail.com
Bernardino 328.6338340 Carlo 380.7094431,
presso la Parrocchia della Resurrezione a
Marghera, via Palladio 2 e sabato e domeni-
ca all’Ecoistituto, in viale Venezia 7, Mestre.
L’APPELLO. CESSATE I FUOCHI
Chiediamo al governo italiano che si attivi:
1. per fermare l’escalation di stragi in atto
dal 7 ottobre, per il “cessate il fuoco”, di
ogni fuoco di guerra in Gaza, Cisgiordania,
continua a pg. 2
CESSATE OGNI FUOCO
Digiuno per la pace, per dire basta alle stragi
TERA e AQUA
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NON RIDUCE L’INVASIONE TURISTICA, SERVE SOLO A FARE CASSA
L’imbroglio del ticket d’accesso a Venezia
La cosa incredibile dei giorni che prece-
dono l’avvio del ticket d’accesso, non è
un’amministrazione che cerca di capire
come governare e contenere i flussi turi-
stici, ma è un’amministrazione che cerca
di capire quanto può guadagnare da que-
sti flussi. È infatti interessante lo studio
con cui l’amministrazione sta cercando di
capire quanti turisti paganti entrerebbero
al giorno: i turisti paganti sarebbero circa
26.000 persone al giorno, di cui 21.000
straniere e 5.000 italiane, pari ad un in-
troito per le casse del Comune di 50 milio-
ni di euro all’anno.
Significa un flusso di 10 milioni di turisti
paganti all’anno. E significa anche che in
questo modo non c’è nessuna riduzione
dei flussi, ma la volontà di far cassa incre-
mentandoli.
Questi 26.000 turisti paganti non fermano
in alcun modo l’assalto del turista giorna-
liero che a Pasqua e Pasquetta è stato fre-
nato o fermato solo dalla pioggia. Quindi
Smart Control Room e tassa d’ingresso,
non servono in alcun modo e non sono
usati per regolamentare i flussi. Anzi, sem-
brano volerli incrementare, in modo da
avere un utile sempre maggiore.
Significativa è anche l’esenzione del ticket
per le isole, perché questo significa un in-
centivo maggiore ad andare a visitare le
perle della laguna, che sono già sotto pres-
sione e che registrano la necessità di corse
suppletive che vengono attivate (e questo
cozza contro i vari niet di Actv a linee o cor-
se che possano aiutare i residenti).
Ma le cose più gravi sono il pagamento di
un biglietto per entrare in una "città-mus-
eo" o "parco divertimenti" e costringere
i residenti a esibire le proprie generalità
per potere vivere nella propria città o do-
ver denunciare le visite di amici e parenti
di fuori regione o tante altre casistiche, an-
che paradossali.
Se Venezia si trova in queste condizioni è
perché non sembra più capace di imma-
ginare se stessa, se non come attrazione
turistica, nel suo incessante spopolamen-
to. Ma anche Mestre, da tempo, è sempre
più a servizio del turismo, dormitorio per i
turisti che di giorno affollano Venezia.
Per dare risposte, politiche ma anche le-
gali, su come comportarsi con l’arrivo del
ticket, organizziamo l’ASSEMBLEA PUB-
BLICA MARTEDÌ 23 APRILE alle 17.30
in Sala San Leonardo a Venezia - Strada
Nova, promossa da Tutta la Città Insie-
me!, Forum per Mestre e Venezia e Am-
biente Bene Comune, a cui aderiscono il
Comitato Nograndinavi, la Rete Solidale
per la Casa e i tanti cittadini che chiedo-
no chiarimenti di fronte ad un provvedi-
mento che la città ha già bocciato.
GIOVEDÌ 25 APRILE , festa di San Marco
e della Liberazione (dal ticket) appunta-
mento alle 10.30 in Piazzale Roma e cor-
teo fino alla Stazione FS, con Assemblea
per decidere le iniziative future.
Libano e Israele da parte delle forze armate israeliane, di Hamas e
di Hezbollah, e prima di tutto e con urgenza per fermare la carne-
ficina prodotta ogni giorno dagli attacchi bellici agli insediamenti
civili di Kan-hounis, Rafah e ogni altro centro abitato nella Striscia
di Gaza, per la liberazione di tutti gli ostaggi e tutti i prigionieri civili
detenuti senza processo;
2. per il ripristino immediato delle forniture di sopravvivenza
come acqua, cibo, elettricità, presidi sanitari e comunicazioni alle
popolazioni palestinesi attaccate e sotto assedio;
3. per il sostegno a tutte le forme di cooperazione di soccorso
umanitario ai territorio colpiti dalla guerra, sostenendo e facilitan-
do le realtà del terzo settore disposte ad intervenire;
Chiediamo al Parlamento che si attivi:
4. per la tutela e il supporto degli operatori di pace e degli obiet-
tori alla guerra, sia israeliani che palestinesi;
5. perché si avvii la preparazione e la costituzione dei corpi civili di
pace in grado di intervenire nei teatri di guerra;
Chiediamo alle organizzazioni/associazioni impegnate per la
Pace di impegnarsi:
6. per promuovere iniziative di contatto, tavoli di dialogo e di confron-
to con e tra le popolazioni e organizzazioni civili delle parti in causa;
PERCHÉ ABBIAMO SCELTO DI DIGIUNARE:
• per mettere a disposizione, nella nostra semplicità, la nostra in-
tera persona nella sua integralità anche fisica, sperimentando
che non siamo impotenti;
• per sentirci vicini a tutte le vittime, anche indirette, in questa ed
altre guerre;
• perché è l’unico strumento che possediamo per agire un gesto
forte che, di fronte a questa condizione drammatica, ci stimoli con
reciprocità a riflettere, a farci domande, a cercare la verità, cer-
cando di controbilanciare la eccessiva informazione squilibrata;
• perché cosi concentriamo tutte le nostre energie per perseguire
la PACE;
• perché per la nostra fede in Gesù e per tutte le fedi religiose, sia-
mo tutte e tutti sorelle e fratelli, figli dell'unico Padre, e per tutte
le fedi il digiuno è il modo più profondo e coinvolgente di alzare la
propria preghiera per la PACE su tutta la terra;
• per catalizzare l’opinione pubblica su questa tragedia;
• come atto pubblico e politico di denuncia delle tragedie e delle
• ingiustizie prodotte da ogni guerra e di impegno e appello per la
concreta solidarietà a coloro che ne sono colpiti.
La terza azienda di abbigliamento sportivo nel mondo, tedesca, non
sponsorizza più le maglie della nazionale di calcio israeliana. La scel-
ta, fatta nel corso di un massacro senza precedenti, ha un enorme
significato, dopo che, dal 2018, è in corso una campagna nonviolen-
ta contro le aziende e i marchi che sostengono finanziariamente e
con la propria immagine l’apartheid contro i Palestinesi.
Si ringraziano le centinaia di gruppi di base, atleti e squadre di tut-
to il mondo che hanno sostenuto l’appello di 215 squadre palesti-
nesi a boicottare Puma.
“Questa vittoria del boicottaggio è agrodolce, perché continua la
pulizia etnica dei palestinesi da parte di Israele. Ma ci dà speranza e
coraggio di continuare le iniziative contro il genocidio e l’apartheid
finché tutti i palestinesi non potranno vivere in libertà, giustizia e
uguaglianza”, affermano dal movimento internazionale.
IL BOICOTTAGGIO FUNZIONA
PUMA NON È PIÙ SPONSOR DI ISRAELE
DIGIUNO PER LA PACE - da pg. 1
TERA e AQUA
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CONSUMO DI SUOLO
A proposito del fotovoltaico a terra
Salviamo il Paesaggio - Mogliano Veneto
e Comitato difesa ex cave di Marocco
Siamo a favore delle rinnovabili, ma non
vuol dire che possano essere posizionate
ovunque e comunque. All’agri-fotovoltai-
co si può, valutandolo caso per caso, non
essere pregiudizialmente contrari.
Riportiamo la posizione dell’agenzia sta-
tale ISPRA in merito agli impianti fotovol-
taici a terra, su suolo non già utilizzato/
consumato, quindi libero o a destinazione
agricola. Ecco alcuni stralci di quanto ri-
sponde a diverse associazioni.
Con questa lettera ufficiale, vogliamo evi-
denziare agli amministratori pubblici, (so-
prattutto statali e regionali) dati molto im-
portanti per valutare attentamente ogni
richiesta di nuovi impianti a terra.
“Le attività di monitoraggio nazionale e
il report annuale “Consumo di suolo, di-
namiche territoriali e servizi ecosistemici”
sono in linea con quanto previsto a livello
comunitario e riconoscono la differenza
tra le diverse tipologie di consumo di suo-
lo e, quindi, ad esempio, tra quello dovuto
al fotovoltaico a terra e quello dovuto a
nuove costruzioni.
Nel monitoraggio si distinguono poi il con-
sumo di suolo dall’impermeabilizzazione,
dal degrado e dalla desertificazione: il con-
sumo di suolo permanente (dovuto a una
copertura artificiale permanente, per es. il
cemento) è distinto dal consumo di suolo
reversibile (dovuto a una copertura artifi-
ciale reversibile). Gli impianti fotovoltaici
a terra appartengono a quest’ultima ca-
tegoria e sono, quindi, considerati diversa-
mente dal suolo utilizzato per la realizza-
zione di edifici, infrastrutture e altre aree
impermeabilizzate.
I due obiettivi, la tutela del suolo e la spin-
ta alle rinnovabili, non sono necessaria-
mente in conflitto ed è preferibile privile-
giare le installazioni su edifici esistenti,
infrastrutture, parcheggi e altre aree già
consumate.
Per limitare al massimo l’impatto paesisti-
co e la perdita di aree agricole, molti dei
circa 35.000 ettari ulteriori previsti per il
fotovoltaico a terra (stima ISPRA e GSE al
2030) potrebbero essere realizzati su quel
7,14% del territorio nazionale dove il suo-
lo è già occupato (2,15 milioni di ettari).
Buona parte dei tetti degli edifici esisten-
ti, gli ampi piazzali associati a parcheg-
gi o ad aree produttive e commerciali, le
aree dismesse o i siti contaminati sono
esempi evidenti di come si potrebbe conci-
liare la produzione di energia da fonti rin-
novabili con la tutela del suolo, dei servizi
eco-sistemici e del paesaggio.
Considerando solo i tetti degli edifici al di
fuori delle aree urbane centrali e di tutti
i centri abitati minori (circa 385.000 etta-
ri in Italia), si stima che quelli dove è po-
tenzialmente possibile installare pannelli
siano compresi tra i 75.000 e i 100.000
ettari, escludendo le aree non utilizzabili
e assicurando le distanze per la manuten-
zione (applicando la metodologia del Cen-
tro comune di ricerca della Commissione
Europea). A questa superficie si potrebbe
aggiungere una parte di aree di parcheg-
gio, piazzali e altre superfici pavimentate
(65.000 ettari), di infrastrutture (600.000
ettari), di siti contaminati (150.000 ettari,
considerando solo quelli di interesse nazio-
nale), di aree dismesse o altre aree imper-
meabilizzate, senza aumentare il consumo
di suolo.
La possibilità di far convivere sullo stesso
suolo un doppio uso produttivo, agricolo
ed energetico, attraverso l’installazione
di impianti agri-voltaici sostenibili, è una
strada che si sta facendo sempre più spa-
zio ma che dovrà essere valutata meglio
sulla base di dati effettivi”.
SISTEMI ANTIMISSILE RAFFORZATI INTORNO ALLA BASE
Putin: «F16 una minaccia». Aviano blindata
di Dario Bortolin
Alla base aerea di Aviano sono ricompar-
se le pattuglie di ronda.
Le dichiarazioni del presidente russo Pu-
tin «Colpiremo gli F-16 ovunque si trovi-
no» hanno riproposto vecchi interrogati-
vi sulle capacità difensive in caso di attac-
co alla base di Aviano, dal 1955 utilizzata
dagli americani e dal 1994 sede di due
gruppi statunitensi dotati di cacciabom-
bardieri F-16. Dopo l'attentato al teatro
moscovita Crocus City Hall, si sono incre-
mentate le misure di sicurezza.
Anche il governatore del Friuli V.G. pre-
dica prudenza: «Io parlerei con cautela
delle parole di Putin, che mi sembrano
strumentali per una tensione ma non per
azioni effettive. Se succedesse, si scate-
nerebbe la terza guerra mondiale».
LE DIFESE ANTI-MISSILE
Strutture strategiche come Aviano di-
spongono di difese da attacchi aerei e
missilistici, basate su intercettazioni a
lungo, medio e corto raggio contro at-
tacchi aerei.
Spetterebbe ai jet italiani garantire la
difesa dei nostri cieli, eventualmente
integrati dagli F-16 Usa, finiti nel mirino
di Putin. Contro attacchi missilistici, sul
territorio ci sono batterie mobili antimis-
sile gestite in ambito Nato velocemente
spostabili.
Due anni fa il comandante del 31° Fi-
ghter wing, gen. Bailey, col comandante
italiano dell'aeroporto, col. Schiattoni,
affermò: «Le comunità locali possono ri-
tenersi assolutamente al sicuro, perché il
vertice dei Paesi Nato ha deciso di raffor-
zare i sistemi di protezione aerea anche
in Italia, e abbiamo risorse da usare in
tutto il territorio della Nato».
Il riferimento era all'arrivo in Italia, dalla
Germania, di una batteria per la difesa
aerea a corto raggio con una settantina
di militari. Difficilmente un jet prove-
niente da Est riuscirebbe a penetrare i si-
stemi di localizzazione Nato senza essere
intercettato. Stessa cosa vale per i missi-
li. Quelli dotati di testate termonucleari
sono solitamente individuati (via satelli-
te) in fase di lancio. Il resto, almeno per
ora, sono parole. Nuova Venezia
ARENA DI PACE 2024
Sabato 18 Maggio ore 9-13
PAPA FRANCESCO
INCONTRA I MOVIMENTI
ALL’ARENA DI VERONA
info 328 6338340
TERA e AQUA
Aprile - Maggio 2024
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di Laura Berlinghieri
Vecchi capannoni industriali, ex officine,
grandi complessi dismessi da anni: un
patrimonio edilizio che la Confartigianato
stima essere di 9.200 nel Veneto, per 18
milioni di mq. Un patrimonio che potreb-
be creare una produzione da 7,5 miliardi
di euro, invece rimane ai margini: chiuso,
fatiscente, inutilizzato, degradato.
A distanza di 6 anni, Confartigianato Ve-
neto realizza una nuova mappatura degli
edifici inutilizzati: rispetto al primo stu-
dio, gli edifici abbandonati sono passati
da 10.600 a 9.200. Ma è un quadro che
rischia di essere statico, visto che il 41%
degli edifici e il 30% delle superfici sono
medio-piccole e si trova fuori dalle aree
produttive. Per cui la loro riconversione è
complicata.
Sono 18 i Comuni mappati e usati come
campione; dei 9.200 edifici dismessi, 1 su
5 andrebbe demolito e il 14% risulta in-
compiuto, nella seconda Regione per con-
sumo del suolo, con una superficie edifica-
ta all'11,9%, inferiore solo alla Lombardia.
In Veneto, la superficie consumata è di
218.230 ettari.
Ci sono Comuni quasi senza spazi ver-
di, come Schio, cementificato per il 40%.
Negli ultimi 10 anni, le nuove "colate di
cemento" sono per il 44% per edifici in-
dustriali, per il 37% per la grande distribu-
zione e per il 19% per l'e-commerce. Una
corsa senza sosta: il 17,2% della superficie
consumata è superficie produttiva, con 936
nuove unità produttive ogni anno. Aumen-
tano pure le compravendite di immobili,
mentre diminuisce il loro valore.
LE RICONVERSIONI NON BASTANO
Il recupero di 3,5 milioni di mc di capanno-
ni dismessi, rispetto al 2016, è una buona
notizia, ma è il patrimonio di grandi di-
mensioni, capannoni industriali collocati
in aree ad alta connessione stradale. Dei
rimanenti, solo il 21% è in vendita o affitto;
il 77% sono capannoni.
Se questo enorme
patrimonio venisse
usato, il beneficio
economico sarebbe
di 7,5 miliardi di
euro: 3,4 miliardi
per la ricostruzio-
ne delle strutture
non produttive,
910 milioni per la
riconversione, 796
milioni per il riuti-
lizzo a fini produtti-
vi, 682 milioni per
l’efficientamento.
A cui andrebbero
aggiunti i benefici
sociali, dalla ricon-
versione di luoghi
degradati: queste strutture potrebbero es-
sere utilizzate per fini sociali e servizi per
la comunità.
Però prima dev’esserci un investimento,
per salvarli dall'abbandono: il 24% del pa-
trimonio produttivo inutilizzato potrebbe
essere reimmesso sul mercato conservan-
do la stessa funzione che aveva; si potreb-
be fare in breve tempo, senza necessità di
politiche e iniziative specifiche.
Mentre 5,7 milioni di mq, il 31% dell'inu-
tilizzato, avrebbe bisogno di demolizioni:
un milione di mq potrebbe essere avviato
a politiche di rinaturazione delle aree; 2,6
potrebbero essere oggetto di politiche di
rigenerazione urbana, trovandosi in ambiti
centrali urbani; 2,1, in aree produttive, po-
trebbero essere demoliti e ricostruiti; e i
rimanenti 9,1 rifunzionalizzati. Nuova Venezia
FAMELICI E SPIETATI
GLI “GNOMI”
ALL’ASSALTO DELLA MONTAGNA
di PerAltreStrade
Dopo aver distrutto e depredato la pianura, gli “gnomi” hanno ri-
volto il loro sguardo alla montagna, che, a causa delle difficoltà di
colonizzazione, è rimasta, nelle parti più recondite, in gran parte
intoccata.
Così, complice l’opprimente aumento della temperatura nelle ter-
re basse, le terre alte stanno diventando un obiettivo desidera-
bile. Si tratta di un vero e proprio assalto che non lascia spazio né
all’ambiente né agli indigeni che sono stati finora i custodi del loro
territorio.
Alcuni soggetti particolarmente avidi stanno realizzando una lun-
ga serie di interventi che trasformeranno la montagna, da luogo di
tranquillità e rilassamento, in un grandioso luna park.
Il loro potere è enorme, possono modificare per i loro scopi addi-
rittura le leggi nazionali che vietano ogni costruzione oltre i 1600
metri e si insinuano nei meccanismi di urbanistica.
Ecco le novità che trasformeranno la montagna in un gigantesco
business:
- impianti sciistici di collegamento inter-vallivi con arroccamento
fino alle quote dei valichi alpini
- villaggi turistici in luoghi appartati con decine di strutture ricettive
possibilmente su antiche torbiere da trasformare in laghetti montani
- manipolazione dei piani d’area con ampliamenti di modeste
strutture turistiche esistenti in grandi resort per turisti danarosi
- case sugli alberi per offrire nuove esperienze a turisti desiderosi
di tornare in pianura con racconti mirabolanti
- case di vetro fra le rupi, oltre i 1600 metri, in deroga a tutte le norme
- ampliamenti di volume fino al doppio dell’esistente col moltipli-
carsi di unità abitative, contrastando lo spopolamento della mon-
tagna, che di abitazioni sfitte ne genera a centinaia
- apertura delle strade forestali ai cacciatori, che potranno avvici-
narsi con minor fatica alla fauna selvatica
- facilitazioni nel taglio dei boschi di protezione, forse per permet-
tere migliori vedute sui monti circostanti; come proposto a Corti-
na per abbattere i larici nell’area della pista da bob
- famigerata finanza di progetto, detta anche partenariato pubbli-
co-privato, per incentivare esercizi commerciali, residenze, par-
cheggi, strade, piscine per accrescere il turismo.
Abbiamo sottostimato, fino ad oggi, la potenza dei cosiddetti fondi
di investimento delle società estere, di chi non ha a cuore il territo-
rio e il benessere dei residenti e degli ospiti, ma solo rendite elevate
per i loro investimenti. Saprà la montagna reagire all’assalto di que-
sti gnomi” famelici? Il Cadore
COSÌ SI SPRECANO 7,5 MILIARDI
In Veneto 9.200 capannoni
inutilizzati
TERA e AQUA
Aprile - Maggio 2024
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CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO DELL’ENI
Stop vel-ENI dell’inceneritore dei fanghi
Coordinamento No Inceneritore Fusina
ENI CI AVVELENA
A Porto Marghera ENI ha inquinato impune-
mente il nostro territorio per decenni. Ora
vuole rincarare la sua dose di veleni con un
maxi-inceneritore per fanghi contaminati. Il
vero volto di ENI non è quello “green” della
pubblicità, ma questo! Qui come in altri luo-
ghi vicini e lontani, dalla Basilicata all’Africa,
ENI si è resa protagonista di vere devastazioni
ambientali, senza dimenticare che è una del-
le multinazionali “fossili” maggiormente re-
sponsabile del cambiamento climatico.
ENI è potente ma non invincibile, bloccala
insieme a noi:
– non rifornirti più ai distributori ENI
– se acquisti luce e gas da ENI Plenitude
cambia subito (a costo 0), scegli fornito-
ri che producono energia elettrica 100%
rinnovabile e etica (come ad esempio
Cooperativa E’nostra) o che almeno com-
pensano le emissioni causate dal gas ero-
gato, come Dolomiti Energia.
UN NUOVO IMPIANTO NOCIVO
A PORTO MARGHERA
Non bastava quello di Veritas, ora un altro ma-
xi-inceneritore per bruciare 190.000 ton/anno
di fanghi inquinati dei depuratori del Veneto,
a due passi da Malcontenta, Marghera, Mira e
dalla Laguna. La proposta è di ENI Rewind (so-
cietà “green” di ENI) che punta a un giro d’affari
da oltre 32 milioni/anno... sulla nostra “pelle”.
CHI TACE ACCONSENTE
La Regione Veneto sta valutando il progetto,
e potrebbe approvarlo già a fine marzo. Ma
nessuno ne parla! Il Presidente Zaia, tace,
così come tacciono i Sindaci di Venezia e di
Mira Brugnaro e Dori, e gli altri enti coinvolti.
Sono tutti favorevoli ma nessuno ha il corag-
gio di metterci la faccia e di dire la verità sui
rischi per la salute e per l’ambiente.
PERCHÉ NO. LE ALTERNATIVE
Gli inceneritori sono il problema non la so-
luzione: anche quelli più moderni emettono
enormi quantità di gas velenosi, acque inqui-
nate, e scorie tossiche.
Bruciare fanghi è ancora più pericoloso che
bruciare rifiuti. I depuratori civili trattano
non solo gli scarichi delle abitazioni, ma an-
che i reflui industriali.
Per questo motivo i fanghi che producono
sono contaminati da sostanze nocive come
diossine, PCB, idrocarburi, metalli e soprat-
tutto PFAS. Per ora l’unico modo sicuro per
gestire questi rifiuti è quello di inertizzarli e
stoccarli in siti controllati. Bisogna poi agire
per ridurre l’inquinamento alla fonte e met-
tere al bando i PFAS.
PERICOLO PFAS
Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono
oltre 10.000 composti chimici nocivi e quasi
“indistruttibili”. Una volta dispersi nell’am-
biente si accumulano, avvelenando piante
e animali. Nell’uomo possono provocare
malattie gravi e tumori. A livello scientifico
è ormai noto che bruciare PFAS è estrema-
mente pericoloso perché molte di queste
sostanze non si degradano nemmeno ad
altissima temperatura, e, come le diossine,
fuoriescono dai camini degli inceneritori.
L’inquinamento da PFAS è un problema gra-
vissimo. In Veneto centinaia di migliaia di
persone sono state contaminate dopo che la
MITENI di Trissino (di cui era socia proprio
ENI) ha sversato per anni grandi quantità di
PFAS in falda.
PATTUMIERA DEL VENETO
Porto Marghera e il territorio metropolitano
sono uno dei posti più inquinati al mondo. Le
popolazioni di Malcontenta, Marghera, Me-
stre, della Riviera del Brenta e del Miranese
sono esposte da troppo tempo a livelli di in-
quinamento intollerabili. In queste zone ci si
ammala e si muore di più rispetto alla media
italiana, lo dice l’Istituto Superiore di Sanità.
Le bonifiche rimangono un miraggio, ma in-
tanto continuiamo a subire i veleni di indu-
strie pericolose, discariche, centrali termo-
elettriche, impianti petroliferi, Grandi Navi,
aerei, autostrade e cemento.
Se passa il progetto di ENI Rewind e non fer-
miamo Veritas avremo anche due inceneri-
tori con 5 forni, più altri 4 a Padova.
FIRMA E ADERISCI ALLA CAMPAGNA
DI BOICOTTAGGIO CONTRO ENI
SABATO 1 GIUGNO ALLE 15.30, DALLA STAZIONE FS DI MESTRE
TORNIAMO IN PIAZZA PER...
1. Ribadire che la tutela della salute e dell’ambiente costituiscono un diritto Costituzionale fondamentale, e che questo diritto
viene prima dei profitti degli speculatori di turno;
1. Ottenere il rigetto, da parte della Regione Veneto, dei Comuni di Venezia e di Mira, e di tutti gli altri Enti coinvolti, del progetto
di nuovo inceneritore di fanghi proposto da ENI Rewind, e il blocco definitivo dell’implementazione dell’inceneritore da
Eco+Eco srl (Veritas e gruppo FINAM);
2. Chiedere alla regione Veneto la messa al bando dei PFAS;
3. Chiedere agli Enti competenti l’applicazione fattiva del principio di precauzione in tutte le decisioni che prevedono nuove opere
e nuovi impianti industriali, in particolare per quanto riguarda la gestione del problema PFAS, vietando dunque l'incenerimento
di rifiuti che contengono PFAS;
4. Chiedere a Dipartimento di Prevenzione, ULSS e ARPAV l’implementazione dei monitoraggi ambientali e dei biomonitoraggi in tutto
il territorio metropolitano, contemplando nel set di ricerca anche i PFAS, e garantendo trasparenza nella pubblicazione dei dati;
5. Chiedere l’accesso pubblico al registro tumori;
6. Chiedere alla Regione Veneto, al Comune di Venezia e ai Comuni del bacino lagunare l’apertura di un tavolo di confronto che
coinvolga a pieno titolo anche i comitati e le associazioni del territorio per discutere sulle prospettive ambientali, sanitarie e
di sviluppo di Porto Marghera e del territorio metropolitano che metta al centro del dibattito la riconversione ecologica delle
produzioni la tutela della salute, del reddito, dei diritti dei cittadini e dei lavoratori.
Coordinamento No inceneritore Fusina, Opzione Zero, Medicina Democratica, Ambiente Bene Comune, Ecoistituto del Veneto
TERA e AQUA
Aprile - Maggio 2024
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DALLE RISORGIVE DEL VENETO ORIENTALE
Comitati in marcia per difendere i fiumi
di Maurizio Bongioanni*
Domenica 22.10.2023 si è svolta la Marcia
in difesa dei fiumi Zero e Dese, che sfocia-
no assieme in Laguna di Venezia. Entrambi
fiumi di risorgiva che nascono da fonta-
nazzi della pianura trevigiana, come il Sile,
che a Portegrandi è deviato, attraverso il
Taglio (1683), nel vecchio corso della Piave.
La marcia, guidata da Salviamo il Pae-
saggio di Mogliano Veneto e molte altre
associazioni, punta a stipulare nel 2024
una Carta del Dese e dello Zero che impe-
gni i 9 Comuni percorsi a diventare parte
attiva nella difesa dei due fiumi che, vitti-
me di sversamenti inquinanti quasi sem-
pre impuniti, subiscono danni ambientali
che ne impoveriscono la qualità delle ac-
que e ne riducono la biodiversità di anima-
li e piante.
LA CARTA VUOLE RAGGIUNGERE
QUESTI OBIETTIVI:
informare la popolazione sui corridoi
ecologici di biodiversità che possono es-
sere garantiti da questi due fiumi;
verificare le aziende, agricole e no, a ri-
dosso dei due corsi d’acqua, per quanto
riguarda il trattamento dei residui delle
loro attività;
vigilanza gestita insieme dai 9 Comuni,
oppure con incarico a ARPAV, con valu-
tazione periodica dello stato degli inqui-
nanti rilevati per predisporre interventi
correttivi e verifica delle centraline di
rilevamento;
collaborazioni tra Università e studenti
e cittadini per una citizens science
un telefono di pronto intervento, in
caso di comportamenti illeciti o inquina-
menti in atto;
potenziamento della corretta gestione
manutentiva sulla rete idrografica, da
parte del Consorzio Acque Risorgive.
Due gravi episodi di inquinamento sullo
Zero che si sono verificati in estate 2023, di
sera e senza possibilità di pronto interven-
to, con tonnellate di pesci morti. “Questa
situazione non può più riguardare solo
ARPAV, Sindaci (che dovrebbero essere cu-
stodi della salute pubblica), Consorzio di
bonifica e tecnici vari. La questione riguar-
da tutti noi cittadini”, spiega Paolo Favaro
di Salviamo il Paesaggio.
Lo Zero e il Dese sono affiancati da azien-
de agricole e zootecniche: un problema,
quindi, potrebbero essere i pesticidi usati
in agricoltura, soprattutto insetticidi ed er-
bicidi. In Italia, dove si monitorano le ac-
que superficiali il 55% dei punti segnala-
no la presenza di pesticidi, anche se sotto
il limite di soglia, che si riduce al 23% di
quelle sotterranee.
“Dobbiamo tutti tentar di recuperare con
azioni che costringano i nostri amministra-
tori e i consorzi di bonifica a darsi da fare,
nei limiti delle loro competenze“, conclude
Favaro. “I Sindaci non sono presenti a Bru-
xelles quando si parla di proroga per l’uso
del glifosato, ora ri-approvato dall’UE”.
Ma alla marcia i Sindaci hanno cammina-
to in testa al corteo. Un segno di speranza
che le cose potrebbero cambiare.
*Salviamoilpaesaggio
Le Associazioni ambientaliste venete (Acque Risorgive di Resana, Ecoistituto del Vene-
to, Italia Nostra di Treviso, Salviamo il Paesaggio Castellana e Asolano, Legambiente di
Treviso e Piavenire, IAMS, Comitato Acque risorgive di Bressanvido, StoriAmestre, Bate-
mo el troso, Intesa, Paesaggi di Risorgiva) ritengono di grande importanza il ripristino
delle sorgenti del fiume Dese, uno dei magnifici fiumi di risorgiva che percorrono la
bassa pianura veneta, sfociando in Laguna o in Adriatico, come il Bacchiglione, il Marze-
nego, lo Zero, il Draganziolo, il Sile e la Livenza.
Le sue sorgenti si trovano in comune di Resana (TV), nel bacino di risorgive più grande
d’Europa.
A cominciare dagli anni 70, le sorgenti, assieme all’attigua antica strada del Musonel-
lo, sono state interrate per oltre 500 m. da privati in assenza di alcun divieto da parte
dell’amministrazione Comunale; poi nel 1994 interrate per altri 500 m. da privati e tom-
bate per altri 350 m. dal Consorzio Brentella Piave, col vanto di “coprire una fogna”; con
il tacito consenso del Comune.
Inutili le ripetute denunce, negli anni 70, del compianto maestro Dal Bon-Bibi (a cui
nel 2015 sono state dedicate le sorgenti) e, dal 2010 in poi, delle Associazioni Cason de
Pometo e Acque Risorgive di Resana, accompagnate da precise proposte di riqualifica-
zione ambientale dell’area e di promozione turistica delle sorgenti del Dese.
Inutili ben 4 delibere del Consiglio Comunale del 2015-17, disattese da chi doveva ap-
plicarle; inutili 700 firme raccolte in 4 anni e depositate in Comune nel 2019 per il ripri-
stino delle sorgenti del Dese e il ristabilimento della legalità ambientale.
Il Dese attraversa 7 comuni e sfocia in laguna nord, di fronte all’isola di Torcello. Le sue
sorgenti devono tornare alla luce.
LA PESTE PFAS. 3M, DUPONT E MITENI...
...SAPEVANO DI INQUINARE
Nella testimonianza del geologo Andrea Sottani al processo di
Vicenza, emerge che Miteni già dal ’98 era al corrente dell’esi-
stenza dei Pfas in concentrazioni molto alte nella falda acquifera
sottostante lo stabilimento: una rete di 60 pozzi, sia pubblici che
privati, nelle cui acque campionate venivano individuati picchi di
oltre 150 mg per litro, con un trend in aumento dal 2003. Una
consapevolezza dolosa della gravità della situazione fu ribadita
nel report conclusivo del progetto “Giada”, entrato nella disponi-
bilità dei vertici di Miteni nel 2010.
Inoltre, secondo uno studio pubblicato in giugno 2023 nella rivi-
sta scientifica statunitense Annals of Global Health, le aziende
DuPont e 3M conoscevano i rischi legati ai Pfas già dagli anni 70,
ma si sono opposte a qualsiasi restrizione e, come l’industria del
tabacco, hanno orchestrato dubbi sulle ricerche che denunciava-
no la tossicità dei Pfas, prodotti a partire dagli anni 40, tossici che
si accumulano nell’ambiente e nella catena alimentare. Lo studio
è basato su documenti depositati presso la UCSF Chemical Indu-
stry Documents Library.
DOMENICA 12 MAGGIO, A RESANA
PER IL RIPRISTINO DELLE SORGENTI DEL FIUME DESE
Ritrovo alle 12.15 alle sorgenti del Dese in via Castellana - info 0423.718364
TERA e AQUA
Aprile - Maggio 2024
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LA DIGA SUL VANOI
La minaccia che incombe tra Veneto e Trentino
di Fabio Balocco
Sull’arco alpino la “digo-mania” imperver-
sa, un po’ giustificata dalle scarse preci-
pitazioni di questi anni, un po’ dalla sup-
posta energia verde che si ricava dall’idro-
elettrico. Di tutte le nuove opere, quella
sicuramente più devastante sarebbe la
diga sul torrente Vanoi, a cavallo tra Vene-
to e Trentino. A volere la diga e a portarsi
avanti con l’iter è il Veneto, ma la diga (alta
ben 116 metri) poggerebbe con una spalla
su territorio Veneto e con l’altra su quello
Trentino, mentre l’invaso, della capacità
di 33 milioni di mc, sarebbe invece quasi
tutto in Trentino. Che infatti è formalmen-
te contrario alla realizzazione.
Da notare che la giunta trentina è leghista
come è leghista Zaia, e ha approvato una
mozione del Pd: stranezze della politica.
Sono più di cent’anni che si parla di rea-
lizzare una diga sul Vanoi, ma fino ad oggi
nulla è stato possibile costruire, soprat-
tutto a causa della geologia locale, in par-
ticolare dei terreni franosi in cui il corso
d’acqua scorre.
In compenso, nel vicino bacino del torrente
Cismòn, tributario del fiume Brenta, sono
stati realizzati nel 1900 ben 6 invasi: Forte-
buso, Val Noana e Val Schenèr in Trentino
e Ponte Serra, Senaiga e Corlo in Veneto.
In proposito della pericolosità dei versan-
ti, giova riportare un passaggio della nota
del 18/05/2023 dell’assessore all’ambien-
te della Provincia di Trento: Si aggiunge
anche l’evidenza della pericolosità dell’a-
rea dove è prevista la costruzione del
serbatoio, connotata perlopiù da perico-
losità massima (P4) della carta di sintesi
della pericolosità provinciale (approvata
con deliberazione della Giunta prov. del
4.9.2020) dovuta a potenziali crolli ed
alla particolare situazione lito-geomorfo-
logica dei versanti oltre che naturalmen-
te dalla massima pericolosità fluviale/
torrentizia.” Ma questo non sembra co-
stituire un ostacolo per il soggetto che chi
vuole fortissimamente lo sbarramento,
cioè il Consorzio di Bonifica Brenta con
sede a Cittadella (PD), anch’esso a guida
centrodestra, che ha comunque indetto
una gara per la progettazione dell’opera.
Capita sempre più spesso, che prima si
pensi di realizzare delle grandi opere
e solo in seguito a come giustificarle. Qui
la giustificazione sarebbe la creazione di
una riserva d’acqua per la pianura, ma an-
che una centralina idroelettrica dalla por-
tata irrisoria (molto meno di 2 megawatt).
Così, con la scusa di portare eventuale ac-
qua in pianura (ovviamente non si parla
di risparmiare acqua in pianura o di risa-
nare le reti idriche colabrodo o dragare la
ghiaia e il limo dai bacini) si causerebbe
un disastro ambientale di immani propor-
zioni: il Vanoi è uno dei pochi corsi d’acqua
integri del Nord-Est, tant’è che è habitat
della trota marmorata, è frequentato da
escursionisti e kayakisti.
Un’opera che necessita del consenso di
due regioni, un’opera in un ambiente in-
tegro, un’opera che non si è realizzata fino
ad oggi, perché la si ritiene pericolosa; ep-
pure si spendono soldi pubblici per la sua
progettazione.
Mi viene un dubbio: sarà perché, invece
che acqua, dal cielo di questi tempi piovo-
no i soldi del Pnrr? Il Fatto Quotidiano
EXTINCTION REBELLION
FOGLI DI VIA DA VENEZIA
PER 4 ANNI
DOPO L’AZIONE
SUL CANAL GRANDE
Dopo l’azione del 9.12.2023 di Extinction Rebellion, in cui sono
state tinte di verde le acque del Canal Grande (e di altri fiumi
e canali italiani) 28 persone sono state portate in Questura, a
Venezia, e rilasciate dopo 6 ore. Sono state tutte denunciate per
manifestazione non preavvisata, interruzione di pubblico servi-
zio, sversamento di sostanze pericolose, in concorso tra loro.
A 5 persone è stato rilasciato un foglio di via obbligatorio di 4
anni e a 3 un DASPO urbano di 48 ore. L’espulsione da Venezia
per 4 anni, nonostante alcune siano studentesse a Ca’ Foscari,
è un’applicazione illegittima di un provvedimento pensato per
reati di mafia e che, secondo la legge, non può essere notificato
a chi ha un legame con la città.
Sequestrati tutti i materiali, comprese alcune macchine fotogra-
fiche.
Chi accuseranno quando il Canal Grande sarà davvero bloccato
perché il mare avrà invaso Venezia?
Lettera aperta al Sindaco di Venezia
Egregio Gigio,
immagino che la multa per il colorante innocuo versato in Canal
Grande sabato da XR sia la stessa (cioè nulla) data all’idrauli-
co che ha sversato lo stesso liquido in Canal Grande nel maggio
2023 e la stessa di quella (nulla) data all’artista che lo ha fatto in
occasione della Biennale d’arte alcuni anni fa.
Tuo aff.mo Michele Boato
STABILIMENTO NUCLEARE A MARGHERA?
MINIREATTORI USA-ITALIA
La Ultra Safe Nuclear Italia, controllata dalla statunitense USNC,
specializzata nella produzione di mini reattori con potenza fino
a 50 MW termici, e la piemontese Simic (produttrice di compo-
nenti industriali nei settori petrolio-gas, chimica, petrolchimica
ed energia) hanno firmato un protocollo d’intesa per la costru-
zione in Europa e Italia di Micro Modular Reactors, a combu-
stione nucleare, di cui la USNC detiene i brevetti. L’obiettivo,
ottenute le autorizzazioni, è produrre reattori per energia a
combustione nucleare per aziende energivore (dei settori me-
tallurgia, vetro, cemento e carta) nella fabbrica Simic di Mar-
ghera, come quelli che stanno realizzando in Illinois (Università
di Urbana-Champaign) e Canada (Chalk River). Altre produzioni
sono previste in Italia e d Europa con una tecnologia nucleare
spacciata per assolutamente “sicura”.
1 - CONTO CORRENTE POSTALE 29119880 Ecoistituto del Veneto Alex Langer - Viale Venezia, 7 - 30171 Mestre
2 - BONIFICO BANCARIO Banca Etica IBAN: IT96 J050 1812 1010 0001 6692 519
(precisate il vostro indirizzo completo e comunicatelo anche a info@ecoistituto.veneto.it perchè spesso l‘estratto bancario non lo riporta)
3 - PAYPAL su info@ecoistituto.veneto.it
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Dino, Faccini Maria Luisa, Falconi Ferruccio, Fiabane Giorgio, Grotto Remigio, Leone Gianni, Mari Claudio, Mazzarolo Emanuela, Montanari Pinuccia
e Tangari Rodolfo, Padovese Antonio e Gallo Nadia, Pastro Gianni, Pelliconi Luciano, Pezzedi Giampietro, Porcile Gianfranco, Puppini Chiara, Ruffato
Mime, Sambo Mariacristina e Velardita Roberto, Sarto Giorgio e Voltolini Ketty, Scatolini Gabriella, Sinibaldi Roberto, Tattara Giuseppe, Tenenti Gian-
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L’INDICIBILE
L’indicibile è lo sgomento e poi l’orrore alla televisione
dei morti ammazzati coi droni e coi missili
L’indicibile è che quei morti a volte sono tanti bambini e bambine
L’indicibile è il terrore espresso nei loro volti
L’indicibile è la narrazione dei mass media
L’indicibile è che esista la mattanza della guerra
L’indicibile è la rassegnazione della moltitudine
L’indicibile è la sofferenza di noi esseri umani
nel mondo oggi ci sono 180 conflitti e qui avviene l’indicibile
L’indicibile è l’aumento della produzione di armi
L’indicibile è credere che più armi significhi deterrenza alla guerra
L’indicibile è non aumentare i paesi senza esercito
L’indicibile è che esistano armi nucleari
L’indicibile è credere che ci si possa salvare
da una guerra nucleare, da un’apocalisse
L’indicibile è non fermare il suicidio della specie umana
L’indicibile è che non esistano musei e scuole di educazione alla pace
L’indicibile è che non si sia ancora imparata la parola pace.
Antonella Bontae
Un libro sulle lotte
nonviolente a difesa
dell’ambiente; tante
iniziative che, in Europa,
America, Africa ed Asia,
segnano una nuova
concezione del mondo
con al primo posto la
vita e non l’interesse
economico e che arri-
vano a rovesciare scelte
politiche che non vedono
oltre i loro interessi.
Si parte dal movimento
antinucleare inglese fino ad Extinction Rebellion,
alle rivolte contadine francesi del Larzac, a quelle
vittoriose contro l’inutile mega-aeroporto di Nantes
e quelle in corso di Soulèvements de la Terre. Si
percorre in Germania la lunga marcia dalle Iniziati-
ve civiche ai Grünen di Petra Kelly, fino ai ribelli
di Lützerath che resistono all’apertura di un’enorme
miniera di carbone. Poi Greta e i Venerdì per il
nostro futuro, le madri polacche che allattano e
salvano la foresta vergine, i Sioux che difendono le
colline sacre del Dakota dall’oleodotto di Trump, Ra-
chel Carson che denuncia la “primavera silenziosa”
del DDT, Julia che salva la sequoia Luna vivendoci
per due anni a 55 metri, l’”avvocata di strada” Erin
Brockovich e gli avvocati Bilott e Nader che
difendono il popolo degli inquinati, Chico Mendes
con i suoi Seringueiros che difendono l’Amazzonia,
come le Donne del Rio Nero, così come Moira e
le donne Mapuche difendono la Patagonia dai pe-
trolieri. E poi la donna-albero del Kenya, Wangari
Maathai, Nobel che col suo movimento pianta 52
milioni di alberi, per arrivare a Vandana e alle donne
del movimento Chipko che salvano, abbracciando-
li, gli alberi dell’Himalaya.
Michele Boato
NONVIOLENZA PER LA TERRA
216 pp., 10 euro
da versare con una delle modalità elencate in fondo a questa pagina
Per organizzare altre presentazioni, scrivere a
micheleboato14@gmail.com
OLIMPIADI
Cortina cara,
il tuo destino è fosco.
Dov’è il tuo sindaco
mentre distruggono il bosco?
Dolomiti d’Ampezzo
terra gloriosa
svendute da uno Zaia
parente di Vaia
Povero Veneto
preziosi ambienti
Serenissimo bene
in mano a delinquenti
Michele Boato
CARA MIMOSA
Cara mimosa
ce l’abbiamo fatta
anche quest’anno
sei rimasta intatta.
Hanno cercato
più volte l’assalto
in mille modi
per l’otto di marzo.
La scusa è sempre
“omaggio alle spose”
ma AmicoAlbero
omaggia le mimose.
Michele Boato
Prossima presentazione del libro
venerdì 5 luglio, ore 18, a FERRARA
ISTITUTO DI STORIA CONTEMPORANEA
vicolo S. Spirito (laterale di via Montebello)
con Elena Buccoliero del Movimento Nonviolento
n° 134 APRILE - MAGGIO 2024 bimestrale dell’Ecoistituto del Veneto Alex Langer, aderente al Forum Veneto Ambiente, Salute e Solidarietà
redazione: viale Venezia, 7 - Mestre tel/fax 041.935.666 info@ecoistituto.veneto.it www.ecoistituto-italia.org
Non si può uccidere un bambino o una bambina.
Non si possono uccidere tanti bambini tutti i giorni.
Non si possono uccidere i loro genitori, tutti i giorni.
Non si possono violare tutte le leggi internazionali.
Non si possono bombardare gli ospedali, i campi profughi, le chiese...
Non si possono lasciare decine di migliaia di feriti e ammalati sen-
za cure e medicinali.
Non si può negare e minacciare l’esistenza di un popolo e dei suoi
diritti inalienabili.
Non si può fare un genocidio.
Non si possono cacciare milioni di persone dalla propria terra.
Non si può fare tutto questo e pretendere di avere ragione.
Non si può fare tutto questo ed essere impuniti.
Tutto questo è vietato non solo dalla morale ma dalla legge, dal
diritto internazionale dei diritti umani. Tutto questo è disumano.
Tutto questo sta succedendo ora.
Tutto questo deve essere fermato.
L’Italia deve dire basta! Cessate-il-fuoco!
E lo deve dire ora. Insieme con Papa Francesco, l’Italia, il nostro
Parlamento, le forze politiche, le nostre istituzioni, i nostri gover-
nanti devono trovare il coraggio di dire basta e di chiedere l’im-
mediato cessate-il-fuoco. Siamo già tutti coinvolti.
Siamo già tutti corresponsabili. Il silenzio ci rende complici.
La pace è possibile ed è nelle mani di tutti i governi che, come
il nostro, hanno il dovere, la possibilità e i mezzi per intervenire.
La pace è possibile se riconosciamo ai palestinesi la stessa di-
gnità, gli stessi diritti e la stessa sicurezza che riconosciamo agli
israeliani.
L’Italia può fare molto per la pace. Ma deve cambiare: non può
continuare ad astenersi o essere di parte. L’Italia deve assumere
un ruolo attivo, propositivo e progettuale mettendosi dalla parte
della legge, del diritto internazionale e dei diritti umani.
L’Italia deve chiedere all’Onu l’immediato riconoscimento della
Palestina come Stato membro delle Nazioni Unite e impegnarsi
a fornire sostegno politico, operativo e finanziario all'attuazione
del Piano “due Stati per due Popoli”.
Il Parlamento italiano deve approvare una risoluzione che inclu-
da i seguenti punti da sottoporre all’Unione Europea e all’Onu:
1. l'istituzione immediata della Palestina come 194° Stato mem-
bro dell'Onu, con i confini del 4 giugno 1967, con capitale a Ge-
rusalemme Est;
2. il rilascio immediato di tutti gli ostaggi israeliani a Gaza e dei
palestinesi arbitrariamente detenuti nelle prigioni israeliane;
3. il cessate il fuoco permanente di tutte le parti;
4. l’invio immediato di tutti gli aiuti umanitari indispensabili per
salvare e curare la popolazione di Gaza;
5. il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza;
6. la costituzione e l’invio di una “forza di pace” dell’Onu in Palestina
7. la convocazione di una Conferenza Internazionale di Pace.
L’Italia deve difendere i diritti umani, la legalità e il diritto inter-
nazionale, deve battersi affinché prevalga la forza della legge sul-
la legge della forza e deve agire nell’interesse superiore dei valori
di umanità iscritti nella nostra Costituzione e nelle più importanti
carte internazionali, della pace, dei diritti umani, della sicurezza
internazionale nel mondo.
L’Italia deve assumere un’iniziativa politica urgente e operare
coerentemente affinché venga fatta propria innanzitutto dall’U-
nione Europea.
Per la realizzazione di questa politica, l’Italia può contare sul con-
senso della stragrande maggioranza dei propri cittadini e sull’im-
pegno fattivo di un’ampia rete di gruppi, associazioni, Enti Locali e
Regioni, attiva da più di trent’anni, ricca di relazioni, competenze,
progetti ed esperienze con entrambi i popoli.
Per questo l’Italia deve agire come “sistema paese” con una strate-
gia e un piano di lavoro integrati. La diplomazia dei popoli e delle
città può arrivare dove i governi non arrivano e provare a costrui-
re, dal basso, le condizioni di una pace che non può più attendere.
Appello della Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace
Coalizione AssisiPaceGiusta
L’ITALIA DEVE DIRE BASTA!
E RICONOSCERE LO STATO DI PALESTINA
POSTE ITALIANE SpA Sped. in A. P., DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 c. 1, NE/VE. Dir. resp. Michele Boato. Editore: Ecoistituto del Veneto, Viale Venezia, 7 Mestre. N° ROC 21728 Stampa: Eurooffset, Martellago VE
IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP DI VENEZIA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI
TERA e AQUA
Bernardino Mason, di Pax Christi e Carlo Gia-
comini, dell’Ecoistituto del Veneto stanno di-
giunando dal 14 febbraio. Poi si è aggiunto
Giovanni Leone dalla Sicilia e centinaia di
persone che digiunano a staffetta, per uno
o più giorni, in Veneto e in altre regioni.
Per contatti e/o aderire anche per un solo
giorno digiunoperlapacevenezia@gmail.com
Bernardino 328.6338340 Carlo 380.7094431,
presso la Parrocchia della Resurrezione a
Marghera, via Palladio 2 e sabato e domeni-
ca all’Ecoistituto, in viale Venezia 7, Mestre.
L’APPELLO. CESSATE I FUOCHI
Chiediamo al governo italiano che si attivi:
1. per fermare l’escalation di stragi in atto
dal 7 ottobre, per il “cessate il fuoco”, di
ogni fuoco di guerra in Gaza, Cisgiordania,
continua a pg. 2
CESSATE OGNI FUOCO
Digiuno per la pace, per dire basta alle stragi
TERA e AQUA
Aprile - Maggio 2024
2
NON RIDUCE L’INVASIONE TURISTICA, SERVE SOLO A FARE CASSA
L’imbroglio del ticket d’accesso a Venezia
La cosa incredibile dei giorni che prece-
dono l’avvio del ticket d’accesso, non è
un’amministrazione che cerca di capire
come governare e contenere i flussi turi-
stici, ma è un’amministrazione che cerca
di capire quanto può guadagnare da que-
sti flussi. È infatti interessante lo studio
con cui l’amministrazione sta cercando di
capire quanti turisti paganti entrerebbero
al giorno: i turisti paganti sarebbero circa
26.000 persone al giorno, di cui 21.000
straniere e 5.000 italiane, pari ad un in-
troito per le casse del Comune di 50 milio-
ni di euro all’anno.
Significa un flusso di 10 milioni di turisti
paganti all’anno. E significa anche che in
questo modo non c’è nessuna riduzione
dei flussi, ma la volontà di far cassa incre-
mentandoli.
Questi 26.000 turisti paganti non fermano
in alcun modo l’assalto del turista giorna-
liero che a Pasqua e Pasquetta è stato fre-
nato o fermato solo dalla pioggia. Quindi
Smart Control Room e tassa d’ingresso,
non servono in alcun modo e non sono
usati per regolamentare i flussi. Anzi, sem-
brano volerli incrementare, in modo da
avere un utile sempre maggiore.
Significativa è anche l’esenzione del ticket
per le isole, perché questo significa un in-
centivo maggiore ad andare a visitare le
perle della laguna, che sono già sotto pres-
sione e che registrano la necessità di corse
suppletive che vengono attivate (e questo
cozza contro i vari niet di Actv a linee o cor-
se che possano aiutare i residenti).
Ma le cose più gravi sono il pagamento di
un biglietto per entrare in una "città-mus-
eo" o "parco divertimenti" e costringere
i residenti a esibire le proprie generalità
per potere vivere nella propria città o do-
ver denunciare le visite di amici e parenti
di fuori regione o tante altre casistiche, an-
che paradossali.
Se Venezia si trova in queste condizioni è
perché non sembra più capace di imma-
ginare se stessa, se non come attrazione
turistica, nel suo incessante spopolamen-
to. Ma anche Mestre, da tempo, è sempre
più a servizio del turismo, dormitorio per i
turisti che di giorno affollano Venezia.
Per dare risposte, politiche ma anche le-
gali, su come comportarsi con l’arrivo del
ticket, organizziamo l’ASSEMBLEA PUB-
BLICA MARTEDÌ 23 APRILE alle 17.30
in Sala San Leonardo a Venezia - Strada
Nova, promossa da Tutta la Città Insie-
me!, Forum per Mestre e Venezia e Am-
biente Bene Comune, a cui aderiscono il
Comitato Nograndinavi, la Rete Solidale
per la Casa e i tanti cittadini che chiedo-
no chiarimenti di fronte ad un provvedi-
mento che la città ha già bocciato.
GIOVEDÌ 25 APRILE , festa di San Marco
e della Liberazione (dal ticket) appunta-
mento alle 10.30 in Piazzale Roma e cor-
teo fino alla Stazione FS, con Assemblea
per decidere le iniziative future.
Libano e Israele da parte delle forze armate israeliane, di Hamas e
di Hezbollah, e prima di tutto e con urgenza per fermare la carne-
ficina prodotta ogni giorno dagli attacchi bellici agli insediamenti
civili di Kan-hounis, Rafah e ogni altro centro abitato nella Striscia
di Gaza, per la liberazione di tutti gli ostaggi e tutti i prigionieri civili
detenuti senza processo;
2. per il ripristino immediato delle forniture di sopravvivenza
come acqua, cibo, elettricità, presidi sanitari e comunicazioni alle
popolazioni palestinesi attaccate e sotto assedio;
3. per il sostegno a tutte le forme di cooperazione di soccorso
umanitario ai territorio colpiti dalla guerra, sostenendo e facilitan-
do le realtà del terzo settore disposte ad intervenire;
Chiediamo al Parlamento che si attivi:
4. per la tutela e il supporto degli operatori di pace e degli obiet-
tori alla guerra, sia israeliani che palestinesi;
5. perché si avvii la preparazione e la costituzione dei corpi civili di
pace in grado di intervenire nei teatri di guerra;
Chiediamo alle organizzazioni/associazioni impegnate per la
Pace di impegnarsi:
6. per promuovere iniziative di contatto, tavoli di dialogo e di confron-
to con e tra le popolazioni e organizzazioni civili delle parti in causa;
PERCHÉ ABBIAMO SCELTO DI DIGIUNARE:
• per mettere a disposizione, nella nostra semplicità, la nostra in-
tera persona nella sua integralità anche fisica, sperimentando
che non siamo impotenti;
• per sentirci vicini a tutte le vittime, anche indirette, in questa ed
altre guerre;
• perché è l’unico strumento che possediamo per agire un gesto
forte che, di fronte a questa condizione drammatica, ci stimoli con
reciprocità a riflettere, a farci domande, a cercare la verità, cer-
cando di controbilanciare la eccessiva informazione squilibrata;
• perché cosi concentriamo tutte le nostre energie per perseguire
la PACE;
• perché per la nostra fede in Gesù e per tutte le fedi religiose, sia-
mo tutte e tutti sorelle e fratelli, figli dell'unico Padre, e per tutte
le fedi il digiuno è il modo più profondo e coinvolgente di alzare la
propria preghiera per la PACE su tutta la terra;
• per catalizzare l’opinione pubblica su questa tragedia;
• come atto pubblico e politico di denuncia delle tragedie e delle
• ingiustizie prodotte da ogni guerra e di impegno e appello per la
concreta solidarietà a coloro che ne sono colpiti.
La terza azienda di abbigliamento sportivo nel mondo, tedesca, non
sponsorizza più le maglie della nazionale di calcio israeliana. La scel-
ta, fatta nel corso di un massacro senza precedenti, ha un enorme
significato, dopo che, dal 2018, è in corso una campagna nonviolen-
ta contro le aziende e i marchi che sostengono finanziariamente e
con la propria immagine l’apartheid contro i Palestinesi.
Si ringraziano le centinaia di gruppi di base, atleti e squadre di tut-
to il mondo che hanno sostenuto l’appello di 215 squadre palesti-
nesi a boicottare Puma.
“Questa vittoria del boicottaggio è agrodolce, perché continua la
pulizia etnica dei palestinesi da parte di Israele. Ma ci dà speranza e
coraggio di continuare le iniziative contro il genocidio e l’apartheid
finché tutti i palestinesi non potranno vivere in libertà, giustizia e
uguaglianza”, affermano dal movimento internazionale.
IL BOICOTTAGGIO FUNZIONA
PUMA NON È PIÙ SPONSOR DI ISRAELE
DIGIUNO PER LA PACE - da pg. 1
TERA e AQUA
Aprile - Maggio 2024
3
CONSUMO DI SUOLO
A proposito del fotovoltaico a terra
Salviamo il Paesaggio - Mogliano Veneto
e Comitato difesa ex cave di Marocco
Siamo a favore delle rinnovabili, ma non
vuol dire che possano essere posizionate
ovunque e comunque. All’agri-fotovoltai-
co si può, valutandolo caso per caso, non
essere pregiudizialmente contrari.
Riportiamo la posizione dell’agenzia sta-
tale ISPRA in merito agli impianti fotovol-
taici a terra, su suolo non già utilizzato/
consumato, quindi libero o a destinazione
agricola. Ecco alcuni stralci di quanto ri-
sponde a diverse associazioni.
Con questa lettera ufficiale, vogliamo evi-
denziare agli amministratori pubblici, (so-
prattutto statali e regionali) dati molto im-
portanti per valutare attentamente ogni
richiesta di nuovi impianti a terra.
“Le attività di monitoraggio nazionale e
il report annuale “Consumo di suolo, di-
namiche territoriali e servizi ecosistemici”
sono in linea con quanto previsto a livello
comunitario e riconoscono la differenza
tra le diverse tipologie di consumo di suo-
lo e, quindi, ad esempio, tra quello dovuto
al fotovoltaico a terra e quello dovuto a
nuove costruzioni.
Nel monitoraggio si distinguono poi il con-
sumo di suolo dall’impermeabilizzazione,
dal degrado e dalla desertificazione: il con-
sumo di suolo permanente (dovuto a una
copertura artificiale permanente, per es. il
cemento) è distinto dal consumo di suolo
reversibile (dovuto a una copertura artifi-
ciale reversibile). Gli impianti fotovoltaici
a terra appartengono a quest’ultima ca-
tegoria e sono, quindi, considerati diversa-
mente dal suolo utilizzato per la realizza-
zione di edifici, infrastrutture e altre aree
impermeabilizzate.
I due obiettivi, la tutela del suolo e la spin-
ta alle rinnovabili, non sono necessaria-
mente in conflitto ed è preferibile privile-
giare le installazioni su edifici esistenti,
infrastrutture, parcheggi e altre aree già
consumate.
Per limitare al massimo l’impatto paesisti-
co e la perdita di aree agricole, molti dei
circa 35.000 ettari ulteriori previsti per il
fotovoltaico a terra (stima ISPRA e GSE al
2030) potrebbero essere realizzati su quel
7,14% del territorio nazionale dove il suo-
lo è già occupato (2,15 milioni di ettari).
Buona parte dei tetti degli edifici esisten-
ti, gli ampi piazzali associati a parcheg-
gi o ad aree produttive e commerciali, le
aree dismesse o i siti contaminati sono
esempi evidenti di come si potrebbe conci-
liare la produzione di energia da fonti rin-
novabili con la tutela del suolo, dei servizi
eco-sistemici e del paesaggio.
Considerando solo i tetti degli edifici al di
fuori delle aree urbane centrali e di tutti
i centri abitati minori (circa 385.000 etta-
ri in Italia), si stima che quelli dove è po-
tenzialmente possibile installare pannelli
siano compresi tra i 75.000 e i 100.000
ettari, escludendo le aree non utilizzabili
e assicurando le distanze per la manuten-
zione (applicando la metodologia del Cen-
tro comune di ricerca della Commissione
Europea). A questa superficie si potrebbe
aggiungere una parte di aree di parcheg-
gio, piazzali e altre superfici pavimentate
(65.000 ettari), di infrastrutture (600.000
ettari), di siti contaminati (150.000 ettari,
considerando solo quelli di interesse nazio-
nale), di aree dismesse o altre aree imper-
meabilizzate, senza aumentare il consumo
di suolo.
La possibilità di far convivere sullo stesso
suolo un doppio uso produttivo, agricolo
ed energetico, attraverso l’installazione
di impianti agri-voltaici sostenibili, è una
strada che si sta facendo sempre più spa-
zio ma che dovrà essere valutata meglio
sulla base di dati effettivi”.
SISTEMI ANTIMISSILE RAFFORZATI INTORNO ALLA BASE
Putin: «F16 una minaccia». Aviano blindata
di Dario Bortolin
Alla base aerea di Aviano sono ricompar-
se le pattuglie di ronda.
Le dichiarazioni del presidente russo Pu-
tin «Colpiremo gli F-16 ovunque si trovi-
no» hanno riproposto vecchi interrogati-
vi sulle capacità difensive in caso di attac-
co alla base di Aviano, dal 1955 utilizzata
dagli americani e dal 1994 sede di due
gruppi statunitensi dotati di cacciabom-
bardieri F-16. Dopo l'attentato al teatro
moscovita Crocus City Hall, si sono incre-
mentate le misure di sicurezza.
Anche il governatore del Friuli V.G. pre-
dica prudenza: «Io parlerei con cautela
delle parole di Putin, che mi sembrano
strumentali per una tensione ma non per
azioni effettive. Se succedesse, si scate-
nerebbe la terza guerra mondiale».
LE DIFESE ANTI-MISSILE
Strutture strategiche come Aviano di-
spongono di difese da attacchi aerei e
missilistici, basate su intercettazioni a
lungo, medio e corto raggio contro at-
tacchi aerei.
Spetterebbe ai jet italiani garantire la
difesa dei nostri cieli, eventualmente
integrati dagli F-16 Usa, finiti nel mirino
di Putin. Contro attacchi missilistici, sul
territorio ci sono batterie mobili antimis-
sile gestite in ambito Nato velocemente
spostabili.
Due anni fa il comandante del 31° Fi-
ghter wing, gen. Bailey, col comandante
italiano dell'aeroporto, col. Schiattoni,
affermò: «Le comunità locali possono ri-
tenersi assolutamente al sicuro, perché il
vertice dei Paesi Nato ha deciso di raffor-
zare i sistemi di protezione aerea anche
in Italia, e abbiamo risorse da usare in
tutto il territorio della Nato».
Il riferimento era all'arrivo in Italia, dalla
Germania, di una batteria per la difesa
aerea a corto raggio con una settantina
di militari. Difficilmente un jet prove-
niente da Est riuscirebbe a penetrare i si-
stemi di localizzazione Nato senza essere
intercettato. Stessa cosa vale per i missi-
li. Quelli dotati di testate termonucleari
sono solitamente individuati (via satelli-
te) in fase di lancio. Il resto, almeno per
ora, sono parole. Nuova Venezia
ARENA DI PACE 2024
Sabato 18 Maggio ore 9-13
PAPA FRANCESCO
INCONTRA I MOVIMENTI
ALL’ARENA DI VERONA
info 328 6338340
TERA e AQUA
Aprile - Maggio 2024
4
di Laura Berlinghieri
Vecchi capannoni industriali, ex officine,
grandi complessi dismessi da anni: un
patrimonio edilizio che la Confartigianato
stima essere di 9.200 nel Veneto, per 18
milioni di mq. Un patrimonio che potreb-
be creare una produzione da 7,5 miliardi
di euro, invece rimane ai margini: chiuso,
fatiscente, inutilizzato, degradato.
A distanza di 6 anni, Confartigianato Ve-
neto realizza una nuova mappatura degli
edifici inutilizzati: rispetto al primo stu-
dio, gli edifici abbandonati sono passati
da 10.600 a 9.200. Ma è un quadro che
rischia di essere statico, visto che il 41%
degli edifici e il 30% delle superfici sono
medio-piccole e si trova fuori dalle aree
produttive. Per cui la loro riconversione è
complicata.
Sono 18 i Comuni mappati e usati come
campione; dei 9.200 edifici dismessi, 1 su
5 andrebbe demolito e il 14% risulta in-
compiuto, nella seconda Regione per con-
sumo del suolo, con una superficie edifica-
ta all'11,9%, inferiore solo alla Lombardia.
In Veneto, la superficie consumata è di
218.230 ettari.
Ci sono Comuni quasi senza spazi ver-
di, come Schio, cementificato per il 40%.
Negli ultimi 10 anni, le nuove "colate di
cemento" sono per il 44% per edifici in-
dustriali, per il 37% per la grande distribu-
zione e per il 19% per l'e-commerce. Una
corsa senza sosta: il 17,2% della superficie
consumata è superficie produttiva, con 936
nuove unità produttive ogni anno. Aumen-
tano pure le compravendite di immobili,
mentre diminuisce il loro valore.
LE RICONVERSIONI NON BASTANO
Il recupero di 3,5 milioni di mc di capanno-
ni dismessi, rispetto al 2016, è una buona
notizia, ma è il patrimonio di grandi di-
mensioni, capannoni industriali collocati
in aree ad alta connessione stradale. Dei
rimanenti, solo il 21% è in vendita o affitto;
il 77% sono capannoni.
Se questo enorme
patrimonio venisse
usato, il beneficio
economico sarebbe
di 7,5 miliardi di
euro: 3,4 miliardi
per la ricostruzio-
ne delle strutture
non produttive,
910 milioni per la
riconversione, 796
milioni per il riuti-
lizzo a fini produtti-
vi, 682 milioni per
l’efficientamento.
A cui andrebbero
aggiunti i benefici
sociali, dalla ricon-
versione di luoghi
degradati: queste strutture potrebbero es-
sere utilizzate per fini sociali e servizi per
la comunità.
Però prima dev’esserci un investimento,
per salvarli dall'abbandono: il 24% del pa-
trimonio produttivo inutilizzato potrebbe
essere reimmesso sul mercato conservan-
do la stessa funzione che aveva; si potreb-
be fare in breve tempo, senza necessità di
politiche e iniziative specifiche.
Mentre 5,7 milioni di mq, il 31% dell'inu-
tilizzato, avrebbe bisogno di demolizioni:
un milione di mq potrebbe essere avviato
a politiche di rinaturazione delle aree; 2,6
potrebbero essere oggetto di politiche di
rigenerazione urbana, trovandosi in ambiti
centrali urbani; 2,1, in aree produttive, po-
trebbero essere demoliti e ricostruiti; e i
rimanenti 9,1 rifunzionalizzati. Nuova Venezia
FAMELICI E SPIETATI
GLI “GNOMI”
ALL’ASSALTO DELLA MONTAGNA
di PerAltreStrade
Dopo aver distrutto e depredato la pianura, gli “gnomi” hanno ri-
volto il loro sguardo alla montagna, che, a causa delle difficoltà di
colonizzazione, è rimasta, nelle parti più recondite, in gran parte
intoccata.
Così, complice l’opprimente aumento della temperatura nelle ter-
re basse, le terre alte stanno diventando un obiettivo desidera-
bile. Si tratta di un vero e proprio assalto che non lascia spazio né
all’ambiente né agli indigeni che sono stati finora i custodi del loro
territorio.
Alcuni soggetti particolarmente avidi stanno realizzando una lun-
ga serie di interventi che trasformeranno la montagna, da luogo di
tranquillità e rilassamento, in un grandioso luna park.
Il loro potere è enorme, possono modificare per i loro scopi addi-
rittura le leggi nazionali che vietano ogni costruzione oltre i 1600
metri e si insinuano nei meccanismi di urbanistica.
Ecco le novità che trasformeranno la montagna in un gigantesco
business:
- impianti sciistici di collegamento inter-vallivi con arroccamento
fino alle quote dei valichi alpini
- villaggi turistici in luoghi appartati con decine di strutture ricettive
possibilmente su antiche torbiere da trasformare in laghetti montani
- manipolazione dei piani d’area con ampliamenti di modeste
strutture turistiche esistenti in grandi resort per turisti danarosi
- case sugli alberi per offrire nuove esperienze a turisti desiderosi
di tornare in pianura con racconti mirabolanti
- case di vetro fra le rupi, oltre i 1600 metri, in deroga a tutte le norme
- ampliamenti di volume fino al doppio dell’esistente col moltipli-
carsi di unità abitative, contrastando lo spopolamento della mon-
tagna, che di abitazioni sfitte ne genera a centinaia
- apertura delle strade forestali ai cacciatori, che potranno avvici-
narsi con minor fatica alla fauna selvatica
- facilitazioni nel taglio dei boschi di protezione, forse per permet-
tere migliori vedute sui monti circostanti; come proposto a Corti-
na per abbattere i larici nell’area della pista da bob
- famigerata finanza di progetto, detta anche partenariato pubbli-
co-privato, per incentivare esercizi commerciali, residenze, par-
cheggi, strade, piscine per accrescere il turismo.
Abbiamo sottostimato, fino ad oggi, la potenza dei cosiddetti fondi
di investimento delle società estere, di chi non ha a cuore il territo-
rio e il benessere dei residenti e degli ospiti, ma solo rendite elevate
per i loro investimenti. Saprà la montagna reagire all’assalto di que-
sti gnomi” famelici? Il Cadore
COSÌ SI SPRECANO 7,5 MILIARDI
In Veneto 9.200 capannoni
inutilizzati
TERA e AQUA
Aprile - Maggio 2024
5
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO DELL’ENI
Stop vel-ENI dell’inceneritore dei fanghi
Coordinamento No Inceneritore Fusina
ENI CI AVVELENA
A Porto Marghera ENI ha inquinato impune-
mente il nostro territorio per decenni. Ora
vuole rincarare la sua dose di veleni con un
maxi-inceneritore per fanghi contaminati. Il
vero volto di ENI non è quello “green” della
pubblicità, ma questo! Qui come in altri luo-
ghi vicini e lontani, dalla Basilicata all’Africa,
ENI si è resa protagonista di vere devastazioni
ambientali, senza dimenticare che è una del-
le multinazionali “fossili” maggiormente re-
sponsabile del cambiamento climatico.
ENI è potente ma non invincibile, bloccala
insieme a noi:
– non rifornirti più ai distributori ENI
– se acquisti luce e gas da ENI Plenitude
cambia subito (a costo 0), scegli fornito-
ri che producono energia elettrica 100%
rinnovabile e etica (come ad esempio
Cooperativa E’nostra) o che almeno com-
pensano le emissioni causate dal gas ero-
gato, come Dolomiti Energia.
UN NUOVO IMPIANTO NOCIVO
A PORTO MARGHERA
Non bastava quello di Veritas, ora un altro ma-
xi-inceneritore per bruciare 190.000 ton/anno
di fanghi inquinati dei depuratori del Veneto,
a due passi da Malcontenta, Marghera, Mira e
dalla Laguna. La proposta è di ENI Rewind (so-
cietà “green” di ENI) che punta a un giro d’affari
da oltre 32 milioni/anno... sulla nostra “pelle”.
CHI TACE ACCONSENTE
La Regione Veneto sta valutando il progetto,
e potrebbe approvarlo già a fine marzo. Ma
nessuno ne parla! Il Presidente Zaia, tace,
così come tacciono i Sindaci di Venezia e di
Mira Brugnaro e Dori, e gli altri enti coinvolti.
Sono tutti favorevoli ma nessuno ha il corag-
gio di metterci la faccia e di dire la verità sui
rischi per la salute e per l’ambiente.
PERCHÉ NO. LE ALTERNATIVE
Gli inceneritori sono il problema non la so-
luzione: anche quelli più moderni emettono
enormi quantità di gas velenosi, acque inqui-
nate, e scorie tossiche.
Bruciare fanghi è ancora più pericoloso che
bruciare rifiuti. I depuratori civili trattano
non solo gli scarichi delle abitazioni, ma an-
che i reflui industriali.
Per questo motivo i fanghi che producono
sono contaminati da sostanze nocive come
diossine, PCB, idrocarburi, metalli e soprat-
tutto PFAS. Per ora l’unico modo sicuro per
gestire questi rifiuti è quello di inertizzarli e
stoccarli in siti controllati. Bisogna poi agire
per ridurre l’inquinamento alla fonte e met-
tere al bando i PFAS.
PERICOLO PFAS
Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono
oltre 10.000 composti chimici nocivi e quasi
“indistruttibili”. Una volta dispersi nell’am-
biente si accumulano, avvelenando piante
e animali. Nell’uomo possono provocare
malattie gravi e tumori. A livello scientifico
è ormai noto che bruciare PFAS è estrema-
mente pericoloso perché molte di queste
sostanze non si degradano nemmeno ad
altissima temperatura, e, come le diossine,
fuoriescono dai camini degli inceneritori.
L’inquinamento da PFAS è un problema gra-
vissimo. In Veneto centinaia di migliaia di
persone sono state contaminate dopo che la
MITENI di Trissino (di cui era socia proprio
ENI) ha sversato per anni grandi quantità di
PFAS in falda.
PATTUMIERA DEL VENETO
Porto Marghera e il territorio metropolitano
sono uno dei posti più inquinati al mondo. Le
popolazioni di Malcontenta, Marghera, Me-
stre, della Riviera del Brenta e del Miranese
sono esposte da troppo tempo a livelli di in-
quinamento intollerabili. In queste zone ci si
ammala e si muore di più rispetto alla media
italiana, lo dice l’Istituto Superiore di Sanità.
Le bonifiche rimangono un miraggio, ma in-
tanto continuiamo a subire i veleni di indu-
strie pericolose, discariche, centrali termo-
elettriche, impianti petroliferi, Grandi Navi,
aerei, autostrade e cemento.
Se passa il progetto di ENI Rewind e non fer-
miamo Veritas avremo anche due inceneri-
tori con 5 forni, più altri 4 a Padova.
FIRMA E ADERISCI ALLA CAMPAGNA
DI BOICOTTAGGIO CONTRO ENI
SABATO 1 GIUGNO ALLE 15.30, DALLA STAZIONE FS DI MESTRE
TORNIAMO IN PIAZZA PER...
1. Ribadire che la tutela della salute e dell’ambiente costituiscono un diritto Costituzionale fondamentale, e che questo diritto
viene prima dei profitti degli speculatori di turno;
1. Ottenere il rigetto, da parte della Regione Veneto, dei Comuni di Venezia e di Mira, e di tutti gli altri Enti coinvolti, del progetto
di nuovo inceneritore di fanghi proposto da ENI Rewind, e il blocco definitivo dell’implementazione dell’inceneritore da
Eco+Eco srl (Veritas e gruppo FINAM);
2. Chiedere alla regione Veneto la messa al bando dei PFAS;
3. Chiedere agli Enti competenti l’applicazione fattiva del principio di precauzione in tutte le decisioni che prevedono nuove opere
e nuovi impianti industriali, in particolare per quanto riguarda la gestione del problema PFAS, vietando dunque l'incenerimento
di rifiuti che contengono PFAS;
4. Chiedere a Dipartimento di Prevenzione, ULSS e ARPAV l’implementazione dei monitoraggi ambientali e dei biomonitoraggi in tutto
il territorio metropolitano, contemplando nel set di ricerca anche i PFAS, e garantendo trasparenza nella pubblicazione dei dati;
5. Chiedere l’accesso pubblico al registro tumori;
6. Chiedere alla Regione Veneto, al Comune di Venezia e ai Comuni del bacino lagunare l’apertura di un tavolo di confronto che
coinvolga a pieno titolo anche i comitati e le associazioni del territorio per discutere sulle prospettive ambientali, sanitarie e
di sviluppo di Porto Marghera e del territorio metropolitano che metta al centro del dibattito la riconversione ecologica delle
produzioni la tutela della salute, del reddito, dei diritti dei cittadini e dei lavoratori.
Coordinamento No inceneritore Fusina, Opzione Zero, Medicina Democratica, Ambiente Bene Comune, Ecoistituto del Veneto
TERA e AQUA
Aprile - Maggio 2024
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DALLE RISORGIVE DEL VENETO ORIENTALE
Comitati in marcia per difendere i fiumi
di Maurizio Bongioanni*
Domenica 22.10.2023 si è svolta la Marcia
in difesa dei fiumi Zero e Dese, che sfocia-
no assieme in Laguna di Venezia. Entrambi
fiumi di risorgiva che nascono da fonta-
nazzi della pianura trevigiana, come il Sile,
che a Portegrandi è deviato, attraverso il
Taglio (1683), nel vecchio corso della Piave.
La marcia, guidata da Salviamo il Pae-
saggio di Mogliano Veneto e molte altre
associazioni, punta a stipulare nel 2024
una Carta del Dese e dello Zero che impe-
gni i 9 Comuni percorsi a diventare parte
attiva nella difesa dei due fiumi che, vitti-
me di sversamenti inquinanti quasi sem-
pre impuniti, subiscono danni ambientali
che ne impoveriscono la qualità delle ac-
que e ne riducono la biodiversità di anima-
li e piante.
LA CARTA VUOLE RAGGIUNGERE
QUESTI OBIETTIVI:
informare la popolazione sui corridoi
ecologici di biodiversità che possono es-
sere garantiti da questi due fiumi;
verificare le aziende, agricole e no, a ri-
dosso dei due corsi d’acqua, per quanto
riguarda il trattamento dei residui delle
loro attività;
vigilanza gestita insieme dai 9 Comuni,
oppure con incarico a ARPAV, con valu-
tazione periodica dello stato degli inqui-
nanti rilevati per predisporre interventi
correttivi e verifica delle centraline di
rilevamento;
collaborazioni tra Università e studenti
e cittadini per una citizens science
un telefono di pronto intervento, in
caso di comportamenti illeciti o inquina-
menti in atto;
potenziamento della corretta gestione
manutentiva sulla rete idrografica, da
parte del Consorzio Acque Risorgive.
Due gravi episodi di inquinamento sullo
Zero che si sono verificati in estate 2023, di
sera e senza possibilità di pronto interven-
to, con tonnellate di pesci morti. “Questa
situazione non può più riguardare solo
ARPAV, Sindaci (che dovrebbero essere cu-
stodi della salute pubblica), Consorzio di
bonifica e tecnici vari. La questione riguar-
da tutti noi cittadini”, spiega Paolo Favaro
di Salviamo il Paesaggio.
Lo Zero e il Dese sono affiancati da azien-
de agricole e zootecniche: un problema,
quindi, potrebbero essere i pesticidi usati
in agricoltura, soprattutto insetticidi ed er-
bicidi. In Italia, dove si monitorano le ac-
que superficiali il 55% dei punti segnala-
no la presenza di pesticidi, anche se sotto
il limite di soglia, che si riduce al 23% di
quelle sotterranee.
“Dobbiamo tutti tentar di recuperare con
azioni che costringano i nostri amministra-
tori e i consorzi di bonifica a darsi da fare,
nei limiti delle loro competenze“, conclude
Favaro. “I Sindaci non sono presenti a Bru-
xelles quando si parla di proroga per l’uso
del glifosato, ora ri-approvato dall’UE”.
Ma alla marcia i Sindaci hanno cammina-
to in testa al corteo. Un segno di speranza
che le cose potrebbero cambiare.
*Salviamoilpaesaggio
Le Associazioni ambientaliste venete (Acque Risorgive di Resana, Ecoistituto del Vene-
to, Italia Nostra di Treviso, Salviamo il Paesaggio Castellana e Asolano, Legambiente di
Treviso e Piavenire, IAMS, Comitato Acque risorgive di Bressanvido, StoriAmestre, Bate-
mo el troso, Intesa, Paesaggi di Risorgiva) ritengono di grande importanza il ripristino
delle sorgenti del fiume Dese, uno dei magnifici fiumi di risorgiva che percorrono la
bassa pianura veneta, sfociando in Laguna o in Adriatico, come il Bacchiglione, il Marze-
nego, lo Zero, il Draganziolo, il Sile e la Livenza.
Le sue sorgenti si trovano in comune di Resana (TV), nel bacino di risorgive più grande
d’Europa.
A cominciare dagli anni 70, le sorgenti, assieme all’attigua antica strada del Musonel-
lo, sono state interrate per oltre 500 m. da privati in assenza di alcun divieto da parte
dell’amministrazione Comunale; poi nel 1994 interrate per altri 500 m. da privati e tom-
bate per altri 350 m. dal Consorzio Brentella Piave, col vanto di “coprire una fogna”; con
il tacito consenso del Comune.
Inutili le ripetute denunce, negli anni 70, del compianto maestro Dal Bon-Bibi (a cui
nel 2015 sono state dedicate le sorgenti) e, dal 2010 in poi, delle Associazioni Cason de
Pometo e Acque Risorgive di Resana, accompagnate da precise proposte di riqualifica-
zione ambientale dell’area e di promozione turistica delle sorgenti del Dese.
Inutili ben 4 delibere del Consiglio Comunale del 2015-17, disattese da chi doveva ap-
plicarle; inutili 700 firme raccolte in 4 anni e depositate in Comune nel 2019 per il ripri-
stino delle sorgenti del Dese e il ristabilimento della legalità ambientale.
Il Dese attraversa 7 comuni e sfocia in laguna nord, di fronte all’isola di Torcello. Le sue
sorgenti devono tornare alla luce.
LA PESTE PFAS. 3M, DUPONT E MITENI...
...SAPEVANO DI INQUINARE
Nella testimonianza del geologo Andrea Sottani al processo di
Vicenza, emerge che Miteni già dal ’98 era al corrente dell’esi-
stenza dei Pfas in concentrazioni molto alte nella falda acquifera
sottostante lo stabilimento: una rete di 60 pozzi, sia pubblici che
privati, nelle cui acque campionate venivano individuati picchi di
oltre 150 mg per litro, con un trend in aumento dal 2003. Una
consapevolezza dolosa della gravità della situazione fu ribadita
nel report conclusivo del progetto “Giada”, entrato nella disponi-
bilità dei vertici di Miteni nel 2010.
Inoltre, secondo uno studio pubblicato in giugno 2023 nella rivi-
sta scientifica statunitense Annals of Global Health, le aziende
DuPont e 3M conoscevano i rischi legati ai Pfas già dagli anni 70,
ma si sono opposte a qualsiasi restrizione e, come l’industria del
tabacco, hanno orchestrato dubbi sulle ricerche che denunciava-
no la tossicità dei Pfas, prodotti a partire dagli anni 40, tossici che
si accumulano nell’ambiente e nella catena alimentare. Lo studio
è basato su documenti depositati presso la UCSF Chemical Indu-
stry Documents Library.
DOMENICA 12 MAGGIO, A RESANA
PER IL RIPRISTINO DELLE SORGENTI DEL FIUME DESE
Ritrovo alle 12.15 alle sorgenti del Dese in via Castellana - info 0423.718364
TERA e AQUA
Aprile - Maggio 2024
7
LA DIGA SUL VANOI
La minaccia che incombe tra Veneto e Trentino
di Fabio Balocco
Sull’arco alpino la “digo-mania” imperver-
sa, un po’ giustificata dalle scarse preci-
pitazioni di questi anni, un po’ dalla sup-
posta energia verde che si ricava dall’idro-
elettrico. Di tutte le nuove opere, quella
sicuramente più devastante sarebbe la
diga sul torrente Vanoi, a cavallo tra Vene-
to e Trentino. A volere la diga e a portarsi
avanti con l’iter è il Veneto, ma la diga (alta
ben 116 metri) poggerebbe con una spalla
su territorio Veneto e con l’altra su quello
Trentino, mentre l’invaso, della capacità
di 33 milioni di mc, sarebbe invece quasi
tutto in Trentino. Che infatti è formalmen-
te contrario alla realizzazione.
Da notare che la giunta trentina è leghista
come è leghista Zaia, e ha approvato una
mozione del Pd: stranezze della politica.
Sono più di cent’anni che si parla di rea-
lizzare una diga sul Vanoi, ma fino ad oggi
nulla è stato possibile costruire, soprat-
tutto a causa della geologia locale, in par-
ticolare dei terreni franosi in cui il corso
d’acqua scorre.
In compenso, nel vicino bacino del torrente
Cismòn, tributario del fiume Brenta, sono
stati realizzati nel 1900 ben 6 invasi: Forte-
buso, Val Noana e Val Schenèr in Trentino
e Ponte Serra, Senaiga e Corlo in Veneto.
In proposito della pericolosità dei versan-
ti, giova riportare un passaggio della nota
del 18/05/2023 dell’assessore all’ambien-
te della Provincia di Trento: Si aggiunge
anche l’evidenza della pericolosità dell’a-
rea dove è prevista la costruzione del
serbatoio, connotata perlopiù da perico-
losità massima (P4) della carta di sintesi
della pericolosità provinciale (approvata
con deliberazione della Giunta prov. del
4.9.2020) dovuta a potenziali crolli ed
alla particolare situazione lito-geomorfo-
logica dei versanti oltre che naturalmen-
te dalla massima pericolosità fluviale/
torrentizia.” Ma questo non sembra co-
stituire un ostacolo per il soggetto che chi
vuole fortissimamente lo sbarramento,
cioè il Consorzio di Bonifica Brenta con
sede a Cittadella (PD), anch’esso a guida
centrodestra, che ha comunque indetto
una gara per la progettazione dell’opera.
Capita sempre più spesso, che prima si
pensi di realizzare delle grandi opere
e solo in seguito a come giustificarle. Qui
la giustificazione sarebbe la creazione di
una riserva d’acqua per la pianura, ma an-
che una centralina idroelettrica dalla por-
tata irrisoria (molto meno di 2 megawatt).
Così, con la scusa di portare eventuale ac-
qua in pianura (ovviamente non si parla
di risparmiare acqua in pianura o di risa-
nare le reti idriche colabrodo o dragare la
ghiaia e il limo dai bacini) si causerebbe
un disastro ambientale di immani propor-
zioni: il Vanoi è uno dei pochi corsi d’acqua
integri del Nord-Est, tant’è che è habitat
della trota marmorata, è frequentato da
escursionisti e kayakisti.
Un’opera che necessita del consenso di
due regioni, un’opera in un ambiente in-
tegro, un’opera che non si è realizzata fino
ad oggi, perché la si ritiene pericolosa; ep-
pure si spendono soldi pubblici per la sua
progettazione.
Mi viene un dubbio: sarà perché, invece
che acqua, dal cielo di questi tempi piovo-
no i soldi del Pnrr? Il Fatto Quotidiano
EXTINCTION REBELLION
FOGLI DI VIA DA VENEZIA
PER 4 ANNI
DOPO L’AZIONE
SUL CANAL GRANDE
Dopo l’azione del 9.12.2023 di Extinction Rebellion, in cui sono
state tinte di verde le acque del Canal Grande (e di altri fiumi
e canali italiani) 28 persone sono state portate in Questura, a
Venezia, e rilasciate dopo 6 ore. Sono state tutte denunciate per
manifestazione non preavvisata, interruzione di pubblico servi-
zio, sversamento di sostanze pericolose, in concorso tra loro.
A 5 persone è stato rilasciato un foglio di via obbligatorio di 4
anni e a 3 un DASPO urbano di 48 ore. L’espulsione da Venezia
per 4 anni, nonostante alcune siano studentesse a Ca’ Foscari,
è un’applicazione illegittima di un provvedimento pensato per
reati di mafia e che, secondo la legge, non può essere notificato
a chi ha un legame con la città.
Sequestrati tutti i materiali, comprese alcune macchine fotogra-
fiche.
Chi accuseranno quando il Canal Grande sarà davvero bloccato
perché il mare avrà invaso Venezia?
Lettera aperta al Sindaco di Venezia
Egregio Gigio,
immagino che la multa per il colorante innocuo versato in Canal
Grande sabato da XR sia la stessa (cioè nulla) data all’idrauli-
co che ha sversato lo stesso liquido in Canal Grande nel maggio
2023 e la stessa di quella (nulla) data all’artista che lo ha fatto in
occasione della Biennale d’arte alcuni anni fa.
Tuo aff.mo Michele Boato
STABILIMENTO NUCLEARE A MARGHERA?
MINIREATTORI USA-ITALIA
La Ultra Safe Nuclear Italia, controllata dalla statunitense USNC,
specializzata nella produzione di mini reattori con potenza fino
a 50 MW termici, e la piemontese Simic (produttrice di compo-
nenti industriali nei settori petrolio-gas, chimica, petrolchimica
ed energia) hanno firmato un protocollo d’intesa per la costru-
zione in Europa e Italia di Micro Modular Reactors, a combu-
stione nucleare, di cui la USNC detiene i brevetti. L’obiettivo,
ottenute le autorizzazioni, è produrre reattori per energia a
combustione nucleare per aziende energivore (dei settori me-
tallurgia, vetro, cemento e carta) nella fabbrica Simic di Mar-
ghera, come quelli che stanno realizzando in Illinois (Università
di Urbana-Champaign) e Canada (Chalk River). Altre produzioni
sono previste in Italia e d Europa con una tecnologia nucleare
spacciata per assolutamente “sicura”.
1 - CONTO CORRENTE POSTALE 29119880 Ecoistituto del Veneto Alex Langer - Viale Venezia, 7 - 30171 Mestre
2 - BONIFICO BANCARIO Banca Etica IBAN: IT96 J050 1812 1010 0001 6692 519
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tinelli Ezio, Bortolotto Francesco, Careddu Antonio, Casagrande Maria Caterina, Cecchetto Alessandra, Corazza Claudio, Da Re Ruggero, Dall’Osso
Dino, Faccini Maria Luisa, Falconi Ferruccio, Fiabane Giorgio, Grotto Remigio, Leone Gianni, Mari Claudio, Mazzarolo Emanuela, Montanari Pinuccia
e Tangari Rodolfo, Padovese Antonio e Gallo Nadia, Pastro Gianni, Pelliconi Luciano, Pezzedi Giampietro, Porcile Gianfranco, Puppini Chiara, Ruffato
Mime, Sambo Mariacristina e Velardita Roberto, Sarto Giorgio e Voltolini Ketty, Scatolini Gabriella, Sinibaldi Roberto, Tattara Giuseppe, Tenenti Gian-
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L’INDICIBILE
L’indicibile è lo sgomento e poi l’orrore alla televisione
dei morti ammazzati coi droni e coi missili
L’indicibile è che quei morti a volte sono tanti bambini e bambine
L’indicibile è il terrore espresso nei loro volti
L’indicibile è la narrazione dei mass media
L’indicibile è che esista la mattanza della guerra
L’indicibile è la rassegnazione della moltitudine
L’indicibile è la sofferenza di noi esseri umani
nel mondo oggi ci sono 180 conflitti e qui avviene l’indicibile
L’indicibile è l’aumento della produzione di armi
L’indicibile è credere che più armi significhi deterrenza alla guerra
L’indicibile è non aumentare i paesi senza esercito
L’indicibile è che esistano armi nucleari
L’indicibile è credere che ci si possa salvare
da una guerra nucleare, da un’apocalisse
L’indicibile è non fermare il suicidio della specie umana
L’indicibile è che non esistano musei e scuole di educazione alla pace
L’indicibile è che non si sia ancora imparata la parola pace.
Antonella Bontae
Un libro sulle lotte
nonviolente a difesa
dell’ambiente; tante
iniziative che, in Europa,
America, Africa ed Asia,
segnano una nuova
concezione del mondo
con al primo posto la
vita e non l’interesse
economico e che arri-
vano a rovesciare scelte
politiche che non vedono
oltre i loro interessi.
Si parte dal movimento
antinucleare inglese fino ad Extinction Rebellion,
alle rivolte contadine francesi del Larzac, a quelle
vittoriose contro l’inutile mega-aeroporto di Nantes
e quelle in corso di Soulèvements de la Terre. Si
percorre in Germania la lunga marcia dalle Iniziati-
ve civiche ai Grünen di Petra Kelly, fino ai ribelli
di Lützerath che resistono all’apertura di un’enorme
miniera di carbone. Poi Greta e i Venerdì per il
nostro futuro, le madri polacche che allattano e
salvano la foresta vergine, i Sioux che difendono le
colline sacre del Dakota dall’oleodotto di Trump, Ra-
chel Carson che denuncia la “primavera silenziosa”
del DDT, Julia che salva la sequoia Luna vivendoci
per due anni a 55 metri, l’”avvocata di strada” Erin
Brockovich e gli avvocati Bilott e Nader che
difendono il popolo degli inquinati, Chico Mendes
con i suoi Seringueiros che difendono l’Amazzonia,
come le Donne del Rio Nero, così come Moira e
le donne Mapuche difendono la Patagonia dai pe-
trolieri. E poi la donna-albero del Kenya, Wangari
Maathai, Nobel che col suo movimento pianta 52
milioni di alberi, per arrivare a Vandana e alle donne
del movimento Chipko che salvano, abbracciando-
li, gli alberi dell’Himalaya.
Michele Boato
NONVIOLENZA PER LA TERRA
216 pp., 10 euro
da versare con una delle modalità elencate in fondo a questa pagina
Per organizzare altre presentazioni, scrivere a
micheleboato14@gmail.com
OLIMPIADI
Cortina cara,
il tuo destino è fosco.
Dov’è il tuo sindaco
mentre distruggono il bosco?
Dolomiti d’Ampezzo
terra gloriosa
svendute da uno Zaia
parente di Vaia
Povero Veneto
preziosi ambienti
Serenissimo bene
in mano a delinquenti
Michele Boato
CARA MIMOSA
Cara mimosa
ce l’abbiamo fatta
anche quest’anno
sei rimasta intatta.
Hanno cercato
più volte l’assalto
in mille modi
per l’otto di marzo.
La scusa è sempre
“omaggio alle spose”
ma AmicoAlbero
omaggia le mimose.
Michele Boato
Prossima presentazione del libro
venerdì 5 luglio, ore 18, a FERRARA
ISTITUTO DI STORIA CONTEMPORANEA
vicolo S. Spirito (laterale di via Montebello)
con Elena Buccoliero del Movimento Nonviolento