About Rete Ambientalista Al
Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
[slide 1] L’imperativo del seminario è “Come cambiare il clima e il sistema”. Come. Secondo me, innanzitutto
interrogandosi sull’etica del profitto e non fidandosi della scienza.
Il film Oppenheimer di Christopher Nolan ci ha dato l’occasione di riflettere su aspetti che vanno al di là del
dilemma - morale soggettivo- dello scienziato per aver inventato una tecnica di distruzione di massa, riflettere
su aspetti che pongono senza veli, a nudo, il ruolo della scienza: mettono allo scoperto l’impossibilità - in un
contesto egemonizzato dal capitale - di separare la ricerca scientifica e le istanze del capitale, insomma
scoprono la scienza di classe, al servizio del capitale, non dell’umanità.
La scuola da cui provengo, di Giulio Alfredo Maccacaro, scienziato di fama internazionale che ha portato fra i
primi l’epidemiologia in Italia, fin dagli anni ’70 contesta alla scienza e alla tecnica la definizione di “neutrale”,
anzi prende posizione nel conflitto tra capitale e lavoro, dunque pone l’enfasi sulla prevenzione primaria:
ancora più importante della importante diagnosi precoce (pensiamo all’importanza dello screening
neonatale), e importante per prevenire lo sfruttamento del lavoro.
Prevenzione primaria è eliminare le fonti di rischio e nocività per eliminare a monte le malattie. Eliminare
l’amianto per eliminare l’incurabile mesotelioma, eliminare chi produce amianto, metterlo in galera. Ci tengo
a sottolineare la prevenzione primaria: secondo il Piano Oncologico Nazionale 2023-2027, “circa il 50% delle
morti per tumore e il 40% dei nuovi casi sono potenzialmente evitabili in quanto causati da fattori di rischio
prevenibili: prevenibili e dunque da eliminare.” E smettiamola di usare l’espressione “morti bianche” parlando
della strage per infortuni sul lavoro e malattie professionali. Invece, sono morti spaventosamente
sanguinose, con corpi dilaniati, bruciati, schiacciati, con responsabilità spesso taciute, inconfessate e
inconfessabili, quasi mai seguite da sanzioni penali adeguate. Sono crimini di pace. [Slide 2] Per quantificarli,
piuttosto che dell’INAIL, fidiamoci dell’Osservatorio nazionale di Bologna, che calcola anche chi muore in
nero, che dal 1° gennaio 2008 le Vittime sfiorano le 20mila. Una strage. Negli ultimi 5 anni 4 mila morti, 4
milioni con gravi ferite, 300 mila con un danno permanente, 300 mila ammalati perché esposti ad agenti
inquinanti e a ritmi di lavoro usuranti.
Più avanti, come paradigma di prevenzione primaria prenderò i PFAS, per la loro tragica attualità. Quanti di
voi sanno di avere gli Pfas nel sangue? E quali sono le conseguenze?
A proposito di Pfas, fu l'americana DuPont a produrre per prima il politetrafluoroetilene (PTFE) in un suo
impianto pilota per fornirlo all'esercito statunitense impegnato nella costruzione della prima bomba atomica.
All'interno del Progetto Manhattan il PTFE venne usato come rivestimento nelle apparecchiature
contenenti Esafluoruro di uranio. [Slide 3]. A conferma che la “scienza di classe” immancabilmente si
concentra su obiettivi di ricerca funzionali a tutelare gli interessi della classe proprietaria, anche se ciò provoca
rischi e sofferenze a molti esseri umani; nel caso dell’atomica obiettivi funzionali a perseguire gli interessi
militari e politici. Ebbene, il sacrificio -ingiustificato- di centinaia di migliaia di civili a Hiroshima e Nagasaki è
un esempio, forse il più drammatico della storia, di cosa significhi l’applicazione della ricerca e della tecnica
su una base di classe. [Slide 4]: Il super modello tecnologico “Boeing B-29 Superfortress 44-86292” fu
ribattezzato “Enola Gay” con il nome della madre del pilota che sganciò la bomba, il colonnello Paul Tibbets.
Poi generale, commentò che fu “qualcosa di emotivamente stressante” ma che non gli impedì mai di dormire
"sonni tranquilli ogni notte”. Nessun dilemma etico. In fondo, Tibbets era solo un pilota.
La radice del “dilemma etico” presentato dai personaggi del film Oppenheimer coincide con le contraddizioni
che lo sviluppo tecnico e scientifico incontra in una società tutta volta al profitto, tanto in occidente che in
oriente. Le leggi del capitale e del mercato influenzano le scelte di investimento della finanza -prima- e delle
industrie -poi- sul piano economico e geopolitico; il dogma del massimo profitto determina le loro scelte
consumistiche, merceologiche, tecniche e scientifiche. E le scelte belliche. Delle guerre, di tutte le guerre, con
o senza antisemitismo o islamofobia, colonialismo, apartheid, colonialismo del 21° secolo, prima e seconda e
terza guerra mondiale a pezzi, Auschwitz che giustifica Gaza. Tutte le guerre. La guerra non è mai stata fine a
se stessa, è solo un mezzo per raggiungere altri fini: ottenere potere e accumulare ricchezza….. convertendo
la vita in merci. Le guerre: per il capitale sono necessarie (il complesso militare-industriale in vent'anni ha
visto raddoppiare i propri profitti), per i popoli le guerre sono inevitabili, ci si può appellare solo alla
preghiera… chi è credente (beato lui). Il Papa invita sempre alla preghiera.
Ovviamente, finanza e industria si impadroniscono della politica, dei politici, e tutti insieme si
impadroniscono dei mezzi di comunicazione (ormai abbiamo i TG a reti unificate). Ovviamente, il perverso
meccanismo del ‘massimo profitto’ è tradotto nelle scelte politiche di investimento nella salute,
nell’istruzione, nel welfare. Come vedremo più avanti, in particolare per la sanità, trattando appunto, come
stiamo trattando, di “etica del profitto”.
[Slide 5] Nella seconda “Laudato sì”, siede di nuovo sul banco degli imputati la logica del “massimo profitto
al minimo costo nel minor tempo possibile”, siede la logica del modello di sviluppo occidentale, della crescita
infinita senza limiti (di cui si è trattato ieri), dello stile di vita irresponsabile. L’esortazione apostolica “Laudate
Deum”, a leggerla, è come ricevere un pugno nello stomaco, “opinioni sprezzanti e irragionevoli trovo anche
all’interno della chiesa cattolica” dice senza peli sulla lingua il Papa. Il quale cerca di nuovo di far capire, nel
silenzio fuorviante della stragrande maggioranza dei media padronali mainstream e servili, che gli
emblematici fenomeni estremi dei cambiamenti climatici (in atmosfera, criosfera, idrosfera, litosfera),
esempio l’acqua in Italia [Slide 6] al centro del V° Forum Acqua di Legambiente, essi non dipendono dalle
bizzarrie del sole o dei vulcani o “per colpa dei poveri che fanno troppi figli”, bensì dagli inquinamenti, dalla
rapace irresponsabilità dell’uomo, dalla politica miope degli uomini. E cerca di far capire che i cambiamenti
climatici colpiscono più chi ha meno, incrementano le diseguaglianze socio- sanitarie, non solo incrementano
morti premature e malattie negli stessi Paesi che li provocano, ma si accaniscono sui poveri: i poveri tanto
meno hanno i soldi per curarsi, 4 milioni rinunciano, o, per farlo (378.629 famiglie) finiscono sotto la soglia di
povertà (Istat).
In Italia, Federconsumatori per il carrello della spesa calcola una spesa mensile che può raggiungere 1.479
euro: per molte famiglie si tratta praticamente di un intero stipendio. [Slide 7] L’Istat misura che l’anno scorso
erano in povertà assoluta 2,18 milioni di famiglie, oltre 5,6 milioni di individui, in prevalenza nel Mezzogiorno.
La sanità pubblica, da decenni sotto finanziata e depauperata di risorse umane, fa fatica a svolgere il suo ruolo
di garante del diritto alla salute per tutti. La sanità privata, che per sua natura considera la salute una merce,
occupa gli spazi lasciati vuoti, quando essi sono redditizi. In conseguenza, i bisogni di salute essenziali non
trovano risposta e milioni di cittadini nel 2022 traggono dalle loro tasche 42 miliardi per curarsi (in media 624
euro pro capite) oppure rinunciano a curarsi. Va da sé che la speranza di vita è chiaramente legata al reddito.
Si dimostra che la scienza, come dicevo, la scienza medica non è neutrale.
E attenzione. Attenzione ai negazionisti che si insinuano persino alla presidenza dell’Arpa Lombardia. Ma
attenzione anche fra gli ambientalisti, se si concentrano esclusivamente sul calcolo delle tonnellate di biossido
di carbonio (CO2) antropico (limitare il riscaldamento del clima a 1,5°C). (Slide 8) Attenzione che i governi
sfruttano la locuzione “cambiamenti climatici” come fatalità per promuovere una “falsa transizione
ecologica”. Far finta di cambiare per conservare il sistema economico.
Classico esempio di “falsa transizione ecologica” sono le chiacchiere senza soldi sulle energie rinnovabili, e il
rilancio del nucleare. Si scrive nucleare, si legge profitto: a maggio il Parlamento si è espresso a favore di un
rientro nazionale nella filiera nucleare, improvvidamente interrotta dal popolo italiano con i tre referendum
(1987). Perché? ci sono novità nel merito? Niente. Qualunque reattore basato sulla fissione (sia di terza,
quarta, quindicesima generazione; veloce, lento; modulare; raffreddato così o raffreddato cosà)
lascia necessariamente delle scorie radioattive che sono un problema per tempi dell’ordine dei centomila
anni. Nessuna novità, solo profitto. Nessuna transizione ecologica. “Una irresponsabile presa in giro per
interessi economici”: la definisce senza mezzi termini il Papa.
Unico scopo della falsa transizione è il profitto. E’ quello di perpetuare un sistema economico, il neoliberismo,
come l’unico sistema possibile, mentre in realtà esso è la causa principale del tragico ingresso del pianeta
Terra nell’Antropocene (l’era in cui i cambiamenti geologici del mondo sono causati da un suo abitante,
dell’Homo Poco Sapiens). La “crescita economica infinita” -cioè la favoletta raccontata dal neoliberismo per
promuovere l’accumulazione, questa sì infinita, di capitali- questo “infinito sviluppo” ha sconvolto l’equilibrio
naturale del pianeta [Slide 9] schiacciato sotto il peso di un consumo di risorse nettamente superiore alla
sua capacità di rigenerarle: con il suo corollario di estrazioni fossili sempre più invasive, rifiuti anche tossici
che soffocano terre e mari, deforestazione, cementificazione, biodiversità minacciata, inquinamenti chimici
che alterano la genetica umana (come esemplificherò con gli Pfas).
Ma il Papa mostra di non cadere in questa trappola liberista e sul banco degli imputati pone la logica del
“massimo profitto al minimo costo nel minor tempo possibile”. Pone la questione dell’etica del profitto.
Responsabili, spiega Francesco, sono le élite, le grandi potenze economiche, che si arricchiscono calpestando
fino al “punto di rottura” il pianeta e schiacciando deboli e poveri, popoli alla fame e di migranti in fuga come
si denunciava stamane. Responsabili sono le lobby industriali e finanziarie che si puntellano sull’inganno del
taumaturgico progresso della scienza e della tecnica, magari sull’ideologia della “meritocrazia” (altro che
“lavorare meno e lavorare tutti”). Sono le lobby economiche e finanziarie delle industrie del fossile e [Slide
10] delle multinazionali dell’agroalimentare (degli OGM, del glifosato, dei pesticidi, dell’Agrobusiness), a
tacere le ecomafie di cui si è parlato ieri, fino al capitalismo predatorio tipo tragedia del Vajont.
Papa Francesco afferma che “Il capitalismo conosce la filantropia, non la comunione”. Personalmente faccio
fatica a distinguere il capitalismo predatorio dal capitalismo dal volto umano. Per mezzo secolo ho visto
troppo sfruttamento del lavoro e contrastato troppe “fabbriche della morte”. E, senza andare lontano nel
tempo e nello spazio, proprio qui in questa valle siamo dentro alla realizzazione di un’opera costosa, inutile
e dannosa, come il TAV.
L’economia è al servizio del capitale, così come la giustizia è al servizio del capitale. (E fermiamoci qui).
“Come cambiare il clima e il sistema” è l’imperativo di questo seminario. Discutiamo sul “come,” se ci siamo
convinti che solo cambiando il sistema economico si può cambiare il clima. Purtroppo non tutti gli
ambientalisti si sono ancora convinti che chi lotta per la giustizia climatica non può che convergere con chi
lotta contro la finanziarizzazione della vita e della natura, con la consapevolezza che questo modello di
sviluppo non può essere in alcun modo temperato e va semplicemente abbandonato, per una “decrescita
felice” usando i termini di Maurizio Pallante. [Slide 11] C’è chi ha coniato la definizione di “Internazionale
capitalista”, in pietosa memoria dell’“Internazionale socialista” (guai ai vinti!). [Slide 12] Noi possiamo
semplicemente utilizzare il termine neo-coniato di “finanzcapitalismo” (che a me non sembra proprio in crisi)
per definire “una mega-macchina creata con lo scopo di ‘massimizzare’ il valore estraibile sia dagli esseri
umani sia dagli ecosistemi”. Io lo definirei il capitalismo finanziario che produce denaro con cui fare altro
denaro.
Altri relatori, in questi tre giorni, stanno approfondendo meglio questi temi e mettendo in risalto
l’encomiabile ruolo dei Movimenti, come farà Marica Di Pierri. E anche questa sera ci sarà l’occasione con
Michele Boato.
A mia volta voglio esemplificare i Pfas come paradigma di questo modello di sviluppo, di una catastrofe
sociale mondiale: sotto tre punti di vista: ambientale, sanitaria ed economica. Per tutte e tre le ragioni, i
Pfas andrebbero e-l-i-m-i-n-a-t-i. Questo è il fulcro della “campagna nazionale” promossa dal Movimento di
lotta Maccacaro “per la messa al bando dei Pfas” del “veleno del secolo”, secondo la definizione di Le Monde.
Quanti di voi sanno che stanno abbondantemente assumendo Pfas? Quanti di voi sanno di avere gli Pfas nel
sangue? E quali sono le conseguenze?
Le sostanze perfluorurate (PFAS) rappresentano un grande “miracolo” (tra enormi virgolette) del progresso
umano, un portento della scienza chimica. Sono state sintetizzate a partire dagli anni '40 per le loro formidabili
proprietà, per rendere resistenti -all’acqua-al fuoco-alla corrosione-ai grassi- una infinità di prodotti intermedi
e finiti, materiali di uso comune: [Slide 13] (famose padelle antiaderenti, tessuti goretex eccetera).
Furono osannati come un ‘non plus ultra chimico’ dello sviluppo tecnologico. Mentre noi possiamo definirli,
per usare le parole del Papa, come “spiegazione del paradigma tecnocratico che è alla base dell’attuale
processo di degrado ambientale” “quel paradigma tecnocratico che nutre mostruosamente se stesso”.
Fenomenali invenzioni scientifiche ma, a causa della loro alta stabilità molecolare, i Pfas finiscono per
diffondersi in larghe quantità nell’ambiente, dove possono rimanere per anni e anni. [Slide 14) sono stati
rinvenuti in tutte le Regioni italiane, là dove sono stati ricercati però, ovunque: nell’aria, nel suolo e
nell’acqua: si riversano nelle falde e nei bacini idrici, da dove possono percorrere grandi distanze ed entrare
nell’ecosistema, inodori incolori insapori si bioaccumulano nella catena alimentare, arrivando fino
all’uomo. [Slide 15] I PFAS sono stati rinvenuti nel sangue, nel latte materno, nella placenta, nel cordone
ombelicale, nel liquido seminale, nei capelli. Indistruttibili. Sono conosciuti col nome inquietante di forever
chemicals, sostanze chimiche “per sempre”, inquinanti eterni. Di per sé i Pfas non presentano una tossicità
acuta ma a lungo termine sono devastanti: tossici, cancerogeni, teratogeni. [Slide 16] Quanti di voi sanno di
avere gli Pfas nel sangue? E quali sono le conseguenze?
Abbiamo in Italia già due situazioni di catastrofe sanitaria: Veneto e Piemonte. [Slide 17] [Slide 18). L’assenza
di una legge nazionale non giustifica né assolve le gravi responsabilità degli Amministratori Locali: non è un
alibi.
Il capitolo sulla questione Pfas è in una relazione a parte.
Anche per i Pfas e i-m-m-o-r-a-l-e l’utilizzo della scienza, pilotata dalle multinazionali. I Pfas sono la
“spiegazione del paradigma tecnocratico che è alla base dell’attuale processo di degrado ambientale”:
sempre per usare le parole del Papa. Oggi la multinazionale Solvay ripropone i Pfas come pilastro dei consumi
di massa, come progresso globale dell’economia.
La questione Pfas è una questione di rilevanza nazionale, come è stato recentemente evidenziato a Roma in
una Giornata di Studio della Pontificia Università Lateranense. [Slide 19] Nelle conclusioni, don Massimo
Angelelli, direttore dell’ufficio nazionale di Pastorale della salute della CEI, ha evidenziato come sia
“improponibile inaccettabile un bilanciamento degli interessi tra vita ed economia”: “la vita in quanto tale non
è quantificabile, non può essere parametrata a qualcos’altro, è l’economia che deve essere al servizio
dell’ecologia, e non viceversa, la vita la salute è l’unico parametro superiore. Addirittura, anche se volessero
cancellare la persona, che è sacra, anche se volessero ragionare in termini economici la salute non tutelata
infine diventa un costo che grava sulla sanità pubblica, che peraltro è in condizioni disastrate”.
Guardate le coincidenze, quasi nelle stesse ore (7 ottobre), alla Manifestazione della CGIL a Roma, gli stessi
concetti della CEI venivano ripetuti: i temi dell’ambiente, della salute, della sanità quali baluardi della difesa
della Costituzione. [Slide 20] Nell’occasione don Luigi Ciotti è stato chiaro: “La nostra Costituzione ci chiede
coerenza e impegno, non dobbiamo dimenticare che non è solo carta, ma carne, perchè agisce sulla vita delle
persone. Se il valore del denaro supera quello della vita si è già in conflitto”. Il diritto costituzionale alla tutela
della Salute, a cui si appella Ciotti, è sempre più compromesso. [Slide 21] Lo attesta, dati alla mano, la
Fondazione GIMBE, che ha presentato il 6° Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN), rilevando,
innanzitutto, che i princìpi fondanti del SSN, universalità, uguaglianza, equità sono stati traditi, e lo saranno
ancora più con l’autonomia sanitaria differenziata alle Regioni.
Ecco perché questa mia relazione è titolata “Etica del profitto e sanità pubblica”. Ecco che ritorniamo a
quando nell’introduzione mi riferivo alla “Laudato deum”. La sanità -che è un bene comune- è a un “punto di
rottura”, la sanità sta andando verso il baratro, la sanità pubblica è una vergogna, una immoralità. Le leggi
del capitale e del mercato non solo influenzano le scelte di investimento nell’industria e nella ricerca, ma
la stessa logica del “massimo profitto al minimo costo nel minor tempo possibile” è assunta nel comparto
della sanità. Il profitto va alla sanità privata, finanziata dalla Stato tramite convenzioni e dalle parcelle del
privato cittadino (se può permetterselo). Gli investimenti pubblici non vanno alla sanità pubblica: mancano
strutture, infermieri, medici (a metà strada tra pubblico e privato), con liste di attesa che fai in tempo a morire.
Sono scelte politiche, ammoniva Ciotti.
Sono scelte etiche. Le attività antropiche con impatti globali e locali, crisi climatica e inquinamenti, investono
direttamente i sistemi sanitari e perfino mettono in crisi il ruolo degli operatori sanitari, che soffrono e
contestano. E’ emblematica l’intitolazione del recente Congresso Nazionale di ISDE Medici per l’Ambiente:
“Ruolo del medico imparziale ma non neutrale”. [Slide 22] E’ impensabile la neutralità di fronte all’attuale
livello delle prestazioni negli ospedali e dei bisogni di primo livello nella medicina di territorio, all’attuale
livello di prevenzione primaria e diagnosi precoci, con medici a gettone, con l’intramoenia, con liste di attesa
allungate all’infinito e visite specialistiche diventate una lotteria, con la spada di Damocle del regionalismo
differenziato. E’ tollerabile tutto ciò? Soprattutto, è tollerabile una sanità che si occupa solo della salute di
chi può pagare?
Siamo ad un bivio. Questa classe politica: o abbandona la sua politica di classe e si impegna, con coraggiose
riforme e investimenti, a difendere e a rilanciare il Servizio Sanitario Pubblico, universalistico, di qualità,
capace di umanità, cioè quella Sanità Pubblica che negli anni settanta aveva ricevuto il plauso dei Paesi
d’Occidente. Oppure questa classe politica -con la sua politica di classe- ammetta apertamente che il nostro
Paese non può più permettersi quel modello di SSN e che dobbiamo rassegnarci ad un rigoroso
disumanizzante processo di privatizzazione.
È giunto ora il tempo delle scelte. Dopo decine di anni di degrado, faccio fatica a dare fiducia alla politica nel
suo insieme. [Slide 23] E non mi riferisco solo alla Meloni che fa il gioco delle tre carte, quando propaganda
insignificanti e inesistenti tre miliardi di aumento della spesa sanitaria mentre la manovra governativa è
addirittura un taglio in termini reali, anzi premiando ulteriormente la sanità privata. E, ciliegina sulla torta: un
contributo di 2mila euro annui chiesto ai residenti stranieri. La manovra conferma i medici a gettone quale
risultato della tempesta perfetta che si è abbattuta sugli ospedali pubblici, la gobba pensionistica con 4300
medici ospedalieri che hanno raggiunto l’età pensionabile, condizioni di lavoro sempre più usuranti che
inducono circa 3000 medici ogni anno a licenziarsi volontariamente dagli ospedali e quasi 1.000 a cercare
lavoro all’estero.
Riflettiamo. [Slide 24] La politica non gode di grande fiducia (ci basti il trend dell’affluenza al voto). Riflettiamo.
C’è un grande vuoto nella società se istituzioni non saranno prontamente affiancate da nuove forme di
partecipazione e democrazia dal basso, indipendenti. Queste oggi sono espresse dai Movimenti, “detti
radicalizzati”, che in ogni angolo del pianeta si battono per la giustizia sociale e climatica, per la pace, [Slide
25] e che proprio nei giorni scorsi si sono ovati a Milano per il World Congress for Climate Justice: la prima
internazionale del “climattivismo,” che ha messo insieme giovani, reti ecologiste e lotte ambientali
provenienti da ogni parte del mondo, e che apre nuovi sentieri di speranza collettiva. Collettivi che trovano
piena legittimazione nella “Laudate Deum”… e nella grinta giovanile del Papa. [Slide 26]
Ad essi (collettivi e Papa) si oppone la decadenza etica del potere reale: mascherata dal marketing e dalla
falsa informazione, protetta da una scienza asservita e spacciata per neutrale; meccanismi utili nelle mani di
chi ha le maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica. Con l’aiuto di questi meccanismi, Solvay
ripropone i Pfas come pilastro dei consumi di massa, come progresso globale dell’economia. Non solo,
l’esistenza di una realtà, come lo stabilimento di Spinetta Marengo (Alessandria), con devastate impatto
ambientale ed elevati effetti sanitari, viene riproposta agli stessi abitanti della zona come progresso locale,
come opportunità economica, occupazionale e perfino di promozione umana. Ho usato i Pfas come
“spiegazione del paradigma tecnocratico che è alla base dell’attuale processo di degrado ambientale”: per
usare le parole del Papa.
E anche per parlare di salute, per esemplificare in concreto, ho scelto opportunamente la questione dei Pfas.
Quanti di voi hanno i Pfas nel sangue? sapete se sono i Pfas la causa delle vostre malattie? se rischiate per il
futuro? se sono possibili esami del sangue per saperlo?
“Cambiare il sistema”: è nel titolo di questo convegno… ? Cambiare la civiltà del denaro, il finanzcapitalismo…
Bah ? Pensare, alla mia età, di veder cambiare questo modello di sviluppo dominato dal capitale e dalla rendita
finanziaria, dal “massimo profitto al minimo costo e nel minor tempo possibile”?... Bah Pensarlo sarebbe
ottimismo della ragione. Invece sono pessimista: non si tratta solo di modello di sviluppo imputabile ai vertici
politici ed economici e finanziari della società, ma di una cultura e di una pratica che si sono contagiate a tutti
i livelli della vita sociale. “I poveri stessi – scrive il Papa –cadono nell’inganno di un mondo che non viene
costruito per loro”. E tutti sono gettati in una competizione imposta dal vangelo del denaro.
Apparirei blasfemo all’udito dei credenti se dicessi che la soluzione sarebbe… l’estinzione del genere umano.
Allora mi accontento (“gramscianamente”) dell’ottimismo della volontà, mi accontento, “nessuno si salva da
solo”, di lottare tutti assieme per contrastare, cambiare questo sistema sanitario e… almeno mettere al bando
i Pfas. Non credo più nella rivoluzione, che noi abbiamo fallito. E mi chiedo quanto sia presente nel Papa
l’ottimismo della ragione, poiché chiama in giudizio i poteri, “il potere reale”, nazionale e internazionale, e
aggiunge che “se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale, municipale – neppure è
possibile un contrasto dei danni ambientali e sanitari e sociali”. Anche Francesco si accontenta di un
“contrasto”? Oppure è realismo storico e visione profetica che poteva venire solo da un papa che si chiama
Francesco. Di certo, questo Papa incita (anche i laici) a sfoderare “il pungiglione etico”.
Sono ormai notevoli e incontrovertibili gli studi presenti nella letteratura scientifica nazionale e internazionale
che hanno messo in evidenza tossicità, cancerogenesi e teratogenesi dei PFAS. Questi studi sono consultabili
su internet, e in oltre 800 articoli sul nostro Sito www.rete-ambientalista.it, [Slide 27], e nelle oltre 500 pagine
del nostro Dossier “Pfas. Basta!” (disponibile a chi ne fa richiesta). [Slide 28]