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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
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Anche i lavoratori del porto australiano di Sidney, stanno protestando contro l’attracco di
una nave della compagnia israeliana Zim. All’appello dei sindacati palestinesi hanno
aderito ieri anche i portuali dello scalo di Barcellona, annunciando che impediranno “le
attività delle navi che portano materiale bellico”.
In Belgio già da alcune settimane a rifiutarsi di caricare armi sono i lavoratori aeroportuali
che nel comunicato spiegano “caricare e scaricare ordigni bellici contribuisce all’uccisione
di innocenti“. Solidarietà con i lavoratori palestinesi è arrivata inoltre dal sindacato
francese Cgt, così dal sindacato greco Pame che il 2 novembre ha bloccato l’aeroporto di
Atene per protesta contro i bombardamenti israeliani.
Negli Stati Uniti, nei pressi di Seattle, sono invece stati un centinaio di attivisti a bloccare
il porto di Tacoma, mossi dal sospetto che la Cape Orlando, nave statunitense alla fonda,
trasportasse munizioni ed armamenti per Israele. La nave era già stata fermata alcuni
giorni prima nello scalo di Oakland, nella baia di San Francisco. Iniziative di questo genere
si stanno moltiplicando. Nei giorni scorsi gli attivisti avevano bloccato tutte le entrate di un
impianto della statunitense Boeing destinato alla fabbricazione di armamenti nei pressi di St
Louis.
Manifestazioni si sono svolte alla sede londinese di Leonardo, gruppo italiano che ad
Israele fornisce gli elicotteri Apache. Il 26 ottobre scorso un centinaio di persone avevano
invece bloccato l’accesso alla filiale britannica dell’azienda di armi israeliana Elbit Systems.
una nave della compagnia israeliana Zim. All’appello dei sindacati palestinesi hanno
aderito ieri anche i portuali dello scalo di Barcellona, annunciando che impediranno “le
attività delle navi che portano materiale bellico”.
In Belgio già da alcune settimane a rifiutarsi di caricare armi sono i lavoratori aeroportuali
che nel comunicato spiegano “caricare e scaricare ordigni bellici contribuisce all’uccisione
di innocenti“. Solidarietà con i lavoratori palestinesi è arrivata inoltre dal sindacato
francese Cgt, così dal sindacato greco Pame che il 2 novembre ha bloccato l’aeroporto di
Atene per protesta contro i bombardamenti israeliani.
Negli Stati Uniti, nei pressi di Seattle, sono invece stati un centinaio di attivisti a bloccare
il porto di Tacoma, mossi dal sospetto che la Cape Orlando, nave statunitense alla fonda,
trasportasse munizioni ed armamenti per Israele. La nave era già stata fermata alcuni
giorni prima nello scalo di Oakland, nella baia di San Francisco. Iniziative di questo genere
si stanno moltiplicando. Nei giorni scorsi gli attivisti avevano bloccato tutte le entrate di un
impianto della statunitense Boeing destinato alla fabbricazione di armamenti nei pressi di St
Louis.
Manifestazioni si sono svolte alla sede londinese di Leonardo, gruppo italiano che ad
Israele fornisce gli elicotteri Apache. Il 26 ottobre scorso un centinaio di persone avevano
invece bloccato l’accesso alla filiale britannica dell’azienda di armi israeliana Elbit Systems.