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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza

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6 (+ 1) ragioni affinchè Lino Balza debba partecipare al processo per
rinchiodare 39 prove che condannano Solvay e imputati.

La gravissima ordinanza del GUP, che ha escluso Lino Balza dal processo, ha colto di sorpresa tutti gli
avvocati, compresi quelli della difesa. Però, a prescindere dal merito di essere la controparte storica da
oltre mezzo secolo, nella fattispecie Lino Balza riproporrà in sede dibattimentale -a pieno titolo, di diritto
e di fatto- di costituirsi parte civile quale persona offesa e danneggiata nel procedimento penale [*]
contro gli imputati Bigini Stefano e Diotto Andrea: per le seguenti ragioni soggettive. Nonchè per le
seguenti ragioni oggettive che la ordinanza di Andrea Perella, nascondendosi dietro le omissioni della
procura, impedirebbe siano portate nel processo quali prove -di dolo a parere di Lino Balza- a carico di
Solvay e dei suddetti imputati.
I requisiti di costituzione che contengono “l’esposizione delle ragioni che giustificano la domanda agli effetti
civili” sono contenuti in estrema sintesi in sei capitoli: dalla lettera A) alla G). In particolare, inoltre, sono
richiamate le responsabilità attive o omissive, comunque consapevoli, dell’imputato Stefano Bigini, nei
paragrafi da 1) a 15). E degli imputati Stefano Bigini e Andrea Diotto nei paragrafi 16) e 17). E
dell’imputato Andrea Diotto nei paragrafi da 18) a 39). Tutti i paragrafi erano compresi nei 20 (venti)
esposti depositati (con ricevuta) alle Procure di Alessandria: di cui 11 (undici), che riprendono i
precedenti, all’attuale procuratore capo; sollecitando interventi della Procura per le situazioni ambientali
e sanitarie denunciate e con esplicita richiesta di partecipare in giudizio, e riferentisi al periodo di attività
dei due direttori ora imputati Stefano Bigini e Andrea Diotto.

A) Al centro dell’inquinamento provinciale di Solvay, a meno di sei chilometri dal polo chimico
spinettese, lo storico e attuale domicilio di Lino Balza, con relative utenze telefoniche acqua luce
gas ecc., è sito in Alessandria via Dante 86 a poche centinaia di metri dalla centralina Arpa (c/o
Istituto Volta) che rileva l’inquinamento Solvay (Pfas). Allo stesso indirizzo recapita l’associazione
“Movimento di lotta per la salute Maccacaro”, di cui è il responsabile nazionale.
B) Nella provincia e nel comune di Alessandria, e in particolare presso il sobborgo di Spinetta
Marengo, epicentro provinciale dell’inquinamento terra-acque-atmofera di Solvay, già dall’epoca
in cui era dipendente del locale stabilimento chimico (Solvay ex Edison-Montedison) e fino
all’epoca attuale, Lino Balza ha sempre esercitato -senza soluzione di continuità- le proprie attività
di noto militante sindacale e ecologista, in particolare riferite al polo chimico di Spinetta Marengo,
tramite presenza pressoché quotidiana per organizzazione di dibattiti, assemblee, servizi con
giornali e Tv locali e nazionali, per confezionare video su scarichi e discariche, per consulenze e
promozione fra i cittadini delle costituzioni a parti offese, per organizzare le indagini
epidemiologiche (es. con l’assessorato e con l’Università di Liegi) eccetera. Impossibile essere
esaustivi per questa mole di lavoro, memoria storica, che riempie i suoi libri e alimenta il suo Sito
frequentatissimo a livello nazionale www.rete-ambientalista.it. Per limitarci al periodo che
riguarda l’imputazione di Stefano Bigini e Andrea Diotto, si evidenziano alcune date.
C) Nel 2008, direttore Stefano Bigini, Lino Balza, ha subìto tireodectomia totale per tumore maligno
della tiroide contratto in sede lavorativa e abitativa, danno reiterato e aggravato nell’attuale
contaminazione degli indistruttibili Pfas. Infatti, il livello pericolosissimo per le esistenti condizioni
di salute, calvario sotto costanti cure e controlli, emerge dai risultati de “L’indagine
epidemiologica del Centre Hospitalier Universitaire de Liegi, tramite campioni di sangue prelevati
ai cittadini di Alessandria, centro urbano e sobborgo”. I dati non lasciano ombre di dubbi circa “la
contaminazione sia dei così detti ‘vecchi’ sia dei ‘nuovi’ Pfas: PFOA, C6O4, ADV”. Dai referti, di
detta indagine 2022, (direttore Andrea Diotto, tutti depositati in Procura, le “Concentrazione di
PFOA nel sangue di 11,48 microgrammi per litro” allarmano per Lino Balza i livelli di rischio, danni
attuali (dislipidemia diabete colesterolo ecc.) e quelli futuri. Le aggiornate cartelle cliniche sono
tutte riproducibili. Giova ribadire, per quanto riguarda l’associazione tra Pfas e l’invalidante
tumore della tiroide, che lo studio caso-controllo multicentrico (Usa, Olanda, Israele), pubblicato
nel 2023, ha definitivamente stabilito il rapporto tra Pfos e carcinoma papillare della tiroide. [**]
D) Già il 14/12/2010 (direttore Stefano Bigini) -nell’ “Atto di Costituzione di parte civile” al processo
in Corte di Assise contro Solvay- Lino Balza “nella sua duplice qualità di ex dipendente e altresì in
qualità di cittadino di Alessandria”, essendo stato esposto ad “una molteplicità di sostanze tossi-
cancerogene (oltre20)”, tra cui Pfas, chiese “risarcimento dei danni tutti (biologico, morale,
esistenziale e patrimoniale) provocati al lavoratore/cittadino”, “in primis quello di aver contratto
una patologia neoplastica alla tiroide (c.d. micro tumore papillare) e di essere stato assoggettato
e di esserlo tuttora al rischio di sviluppare nel tempo anche ulteriori patologie professionali, nonché
gravi recidive della citata neoplasia (cfr. docc. 4, 4bis e 5 cit.)”. [**] “Tale rischio è stato
ulteriormente aggravato dalla condotta negligente degli odierni imputati,” tra cui Stefano Bigini
che Lino Balza parte offesa chiama direttamente in causa durante la sua lunga deposizione
J’accuse de 5 maggio 2014 [***] “che hanno colpevolmente omesso di prendere tempestivi
provvedimenti a tutela della salute, consentendo così che l’esposizione ai predetti cancerogeni si
prolungasse nel tempo, accrescendo in tal modo il rischio specifico”. “A ciò si aggiunga che la
consapevolezza di poter essere colpito nei prossimi anni da altra neoplasia e/o recidiva, oltre ad
aver determinato nel soggetto una condizione di estrema (e comprensibile) prostrazione interiore
(rilevante anche sotto il profilo del ‘danno morale‘ e del ‘danno esistenziale’), ha innescato una
vera e propria reazione di intensa emotività, caratterizzata da una permanente ansia e stress
psico-fisico, concretante un danno biologico permanente”. “Si chiede risarcimento di tali danni a
favore del Sig. Lino Balza sia a causa della Sua esposizione professionale sia a causa della Sua
esposizione extraprofessionale quale cittadino”. Risarcimento riconosciuto in sentenza.
E) A firma “Lino Balza Medicina democratica/Movimento di lotta per la salute Maccacaro”, e con
oggetto Solvay, complessivamente sono 20 gli esposti alle Procure della Repubblica di Alessandria
depositati PEC (di cui le ricevute) fino al 2023: 11 esposti all’attuale procuratore capo, ciascuno di
essi con riferimento a quelli precedenti e tutti sollecitando interventi della Procura per le situazioni
ambientali e sanitarie denunciate e con esplicita richiesta di partecipare in giudizio. Gran parte
degli esposti si riferiscono al periodo di attività dei due direttori ora imputati Stefano Bigini e
Andrea Diotto.
F)
In particolare, negli esposti 2008-2009 alla Procura della Repubblica (che sono stati seguiti dal
processo Solvay-Ausimont per reati di dolo avviatosi il 17 ottobre 2012) Lino Balza/Medicina
democratica Movimento di lotta per la salute denuncia ampiamente che Solvay, ovvero Stefano
Bigini direttore dello stabilimento, è pienamente consapevole

1. che gli individuati “terreni ed edifici non sono bonificati”: innanzitutto da Cromo Esavalente;
2. che gli indicati “luoghi di lavoro sono altamente nocivi per aspirazione e camini”;
3. producendo tabelle e nominativi e testimonianza firmata- che, dunque, i lavoratori sono
pericolosamente esposti a cancerogeni: perfluoropropene (C3F6), tetrafluoroetile (C2F4),
perfluoroisobutene (PFIB), perfluorottanoici (PFOA), ecc. ;
4. che queste sostanze (es. PFIB) sono “massicciamente rilasciate nella rete fognaria comunale”;
5. che “il pozzo 8 interno alla Solvay preleva illegalmente acqua usata come potabile per tutti i servizi
dello stabilimento”;
6. che, non solo il Pfas PFOA, ma sono “in uso -senza autorizzazione!- i Pfas C6O4 e ADV”;
7. che, in base alle (richiamate) copiose “risultanze scientifiche internazionali”, riprese anche dalla
UE, in USA il cancerogeno PFOA è già stato bandito dall’EPA Ente Protezione Ambientale, e che tra
le aziende produttrici (Solvay ecc.) alcune hanno dovuto risarcire centinaia di milioni di dollari;
8. che, per i lavoratori spinettesi, “presso la Fondazione Maugeri di Pavia [**], nonché Mediziniches
Labor Bremen risultano allarmanti referti di esami ematici per il PFOA”: a dimostrazione sono
allegati “gli esami del sangue attestanti valori di PFOA superiori ai limiti di legge addirittura di
lavoratori non adibiti a reparti produttivi (tipo Balza n.d.r.)… con il fondato sospetto perciò che
anche gli abitanti della Fraschetta sono esposti ai danni del Pfoa”;
9. che, malgrado gli allarmi dei sindacati (CGIL), “Solvay continua a dire ai propri dipendenti che il
PFOA non ha effetti nocivi sull’uomo e quindi di non preoccuparsi se gran parte di loro hanno questa
sostanza nel sangue”;
10. che, per effetto degli scarichi della Solvay “in periferia di Alessandria, il Consiglio Nazionale della
Ricerca CNR (Progetto Perforce 2006) ha riscontrato in Bormida e Tanaro valori enormi di PFOA,
fino a 1.500 ng/litro, e perfino 200ng/l alla foce del Po”; e che esso è presente nelle falde idriche;
11. che è scandaloso che Solvay/Bigini affermi pubblicamente “l’innocuità” di questi scarichi;
12. che “non solo i lavoratori ma anche gli abitanti della Fraschetta sono esposti ai danni del PFOA”;
13. che noi pubblicamente stigmatizziamo “così l’assenza di monitoraggi e di piani di tutela secondo i
criteri legislativi, nonché l’inerzia delle amministrazioni locali”;
14. perciò, ritenendo sussistano “danni ambientali e umani per scarichi,emissioni e perdite, dunque
reati”, che “trattasi di una emergenza in primo luogo per Alessandria e bacino del Po”, tale da
imporre alle Autorità competenti di intervenire con urgenza;
15. che i soci di Medicina democratica, Valentina Berto, Sonny Alessandrini e Daniele Ferrarazzo, co-
autori delle suddette denunce, sono stati espulsi dalla fabbrica (dopo il tentativo fallito contro Lino
Balza).

G) In particolare, si evidenziano gli altri esposti depositati PEC (anch’essi raccolti nelle 443 pagine nel
libro “Ambiente Delitto Perfetto volume secondo”) che si riferiscono al periodo di attività, svolta
con piena consapevolezza, dei due direttori ora imputati. In estrema sintesi:

a) Nell’ esposto del 2017 Lino Balza (con Barbara Tartaglione) /Medicina democratica
Movimento di lotta per la salute)

16. denuncia nei confronti di Solvay, ovvero di Stefano Bigini direttore di stabilimento, ovvero di Andrea
Diotto direttore dell’unità di produzione fluidi, le recidive responsabilità di cui agli esposti
precedenti; evidenziando gli scarichi in Bormida, compresi i misconosciuti ADV e C6O4, nonchè di
aver documentato l’avvelenamento di Pfoa nel sangue dei lavoratori e il pericolo per i cittadini;
17. chiede “A quali estremi di reato incorrono le Autorità di Alessandria e del Piemonte preposte alla
tutela della salute pubblica per i loro comportamenti difformi alle Omologhe del Veneto, pur in
presenza di condizioni ambientali e sanitarie del tutto coincidenti?” Ovvero aver omesso screening
sanitari, studi epidemiologici e indagini ambientali (denunce condivise con l’inascoltato assessore
all’ambiente Claudio Lombardi).
b) Negli esposti dal 2020 al 2023, nei confronti di Andrea Diotto, dal 1° gennaio 2013 direttore
dell’unità di produzione fluidi e dal 1° settembre 2018 direttore di stabilimento -esposti
depositati dopo la sentenza di Cassazione del 2019- Lino Balza/Movimento di lotta per la salute
Maccacaro, nel richiamare sempre le responsabilità di cui agli esposti precedenti, sostiene -
anche tramite copiosa documentazione allegata, grafici compresi - “l’emergenza di fermare le
produzioni e sottoporre lavoratori e popolazione a monitoraggio del sangue”, evidenziando
ulteriormente la consapevolezza (dolosa? Artt. c.p. 452 quater, 434, 439, 452 bis, 452 ter) del
management aziendale nei meriti

18. della “omessa bonifica sentenziata dalla Cassazione”, anzi, a monte e a valle, del “reiterato
inquinamento delle
falde sotterranee e del Bormida”: “anche per centinaia di
microgrammi/litro sotto lo stabilimento, e per decine all’esterno, di PFOA, C6O4 e ADV”;
19. della rivelazione di un “deposito clandestino Solvay di Pfas a Tortona”;
20. della presenza delle “allarmanti rilevazioni (quando non omesse) delle centraline di controllo
dei letali acido cloridrico, acido fluoridrico, tetrafluoroetilene, perfluoroisobutene micidiale
arma chimica di massa ecc.” che “fuoriescono dalle 72 ciminiere”; a tacere delle ‘accidentali’
ma continue “fughe di gas ed evacuazioni di impianti”;
21. dell’ordinanza del sindaco di Alessandria “per il cloroformio che sale dalle cantine delle
abitazioni”;
22. dell’ordinanza del sindaco di Alessandria per la chiusura dei pozzi nella Fraschetta;
23. dell’ordinanza del sindaco di Montecastello per “la chiusura dell’acquedotto avvelenato da
Pfas C6O4, brevetto esclusivo di Solvay”;
24. delle “indagini idrogeologiche” con l’evidenza del “rilascio in aria acqua suolo dei Pfas PFOA,
C6O4 ADV”, nonché di “bisfenolo: senza autorizzazione AIA” (!!) , tutti “tossici e cancerogeni
secondo gli studi sperimentali ed epidemiologici”,
tutti “con certezza scientifica
bioaccumulabili e indegradabili”, tutte “produzioni che dunque vanno chiuse”: “mettere una
pietra tombale sui Pfas”, “al punto che il ministro per l’ambiente Sergio Costa si è impegnato
a fissare ‘Limite zero alle emissioni’”, alla luce “delle ispezioni a Spinetta della Commissione
Parlamentare Ecomafie” e della ispezione del “Relatore Speciale Onu per le sostanze tossiche
e i diritti umani”;
25. della “documentazione attinente l’incriminazione USA della Solvay”: “il rapporto segreto dal
2011 sulla tossicità e cancerogenità del Pfoa le costa dall’EPA multe civili e penali per un
totale di 434 milioni di dollari”;
26. della accusa di Environnmental Workin Group (EWG) che “Solvay ha deliberatamente
mantenuto segreti questi dannosi studi sulla tossicità e quindi ha attentato alla salute
pubblica. Nascondere questi dati ha consentito e prolungato l’uso di Pfas, mettendo in pericolo
in modo significativo la salute umana e l’ambiente”;
27. della falsità, dunque, della sua reiterata “negazione pubblica sulla cancerogenicità del Pfoa, a
tacere dei brevettati ADV e C6O4”, addirittura tramite “pubblicità mendace di un opuscolo
patinato distribuito a tappeto a dipendenti e residenti alessandrini” distribuito dal direttore ;
28. dell’affermazione fallace, ad es.nello stesso opuscolo, che le emissioni tossico oncogene
delle 72 ciminiere “ sarebbero sotto i livelli di tolleranza, ‘sotto le soglie di non effetto’,
praticamente innocue”;
29. della “condotta omissiva nel corso dell’autorizzazione AIA alla Provincia per la produzione
del micidiale cC6O4”: 28 omissis di presunti segreti industriali;
30. della “manovra legale volta a negare la disponibilità dello standard analitico del C6O4,
essenziale ai ricercatori per la sua determinazione nei campioni di acqua suolo aria sangue”;
31. della presenza anche degli “esposti delle altre Associazioni ambientaliste di ipotesi di reato
per contaminazione Bormida, sottosuolo e falde acquifere per rilasci e perdite”;
32. della “ media delle due campagne Arpa di analisi 2019 2020: per ogni metro quadro ricadono
ogni giorno a terra 3480 nanogr/m2gg della somma dei Pfas cC6O4 ADV2”, con crescente
progressione dei brevettati C6O4 e ADV;
33. dello “Studio ARPA Deposimetri a Spinetta Marengo” che conferma “la presenza di Pfas nelle
uova degli uccelli evidenziata Consiglio Nazionale Ricerche CNR” e della “Pubblicazione
scientifica di Arpa e Università di Torino ‘Prevenzione in corso’ fascicolo 9, gennaio 2022”
“pubblicamente commentata dall’ex assessore all’ambiente Claudio Lombardi”;
34. de “l’eccesso di patologie e morti certificate dalle indagini sulla salute degli abitanti di
Alessandria siano causate dall’inquinamento dell’aria, oltre che dell’acqua”, come noi stiamo
ripetendo;
35. del possesso delle “cartelle cliniche dei lavoratori secretate” “con valori spropositati di Pfas” e
dello “spettro delle manifestazioni cliniche associate all’esposizione a Pfas ampiamente
riconosciute a livello scientifico internazionale”: per tutte: “le evidenze dell’equipe del
professor Philippe Grandjean”. [A proposito, nota bene, si chiede alla Procura di “requisire le
cartelle cliniche quali prove”: “La pistola fumante”];
36. del fatto che “la nocività del Pfoa è già stata riconosciuta dall’INAIL di Vicenza”;
37. dei risultati “tragici delle indagini epidemiologiche sulla popolazione alessandrina”, in
particolare “gli eccessi di ricoveri e mortalità “dell’ultima indagine: “lo studio epidemiologico
condotto da Asl e Arpa del 2019”;
38. dei risultati de “L’indagine epidemiologica del Centre Hospitalier Universitaire de Liegi, tramite
campioni di sangue prelevati ai cittadini di Alessandria, centro urbano e sobborgo”: la cui
conclusione non lascia ombre di dubbi circa “la contaminazione sia dei così detti ‘vecchi’ sia
dei ‘nuovi’ Pfas: Pfoa, C6O4, ADV”;
39. dei referti, di detta indagine 2022, riferiti al sottoscritto: “Concentrazione di PFOA nel sangue
di 11,48 microgrammi per litro”: livello di rischio attuale elevatissimo per le esistenti
condizioni di salute.



P.S. Una settima, aggiuntiva , ragione affinchè Lino Balza debba partecipare al processo, è di ordine etico
e morale. Ad Alessandria 76 anni fa è nato e vi abita tuttora, ha lavorato per 35 anni nel polo chimico,
sindacalista e ambientalista con il fardello per rappresaglia di 7 cause in pretura, 4 in appello, 2 in
cassazione (tutte vinte), compreso il tentato licenziamento, aggiungendo il corollario di mobbing, cassa
integrazione, tre trasferimenti, uffici confino, dequalificazione professionale e provvedimenti disciplinari
minori . Da quella fabbrica si è portato dietro il tumore maligno con i suoi supplementi, nonché i veleni che
ancora oggi persistono nelle certificate analisi del suo sangue, insieme a quelli aggiunti dagli imputati. In
più, da sopravissuto pensionato, scrittore e giornalista, abita in quell’area dove resta pur sempre
l’animatore (e in Italia) della lotta per la salute collettiva (anche del Perelli), contro l’ecocidio Solvay e a
favore delle Vittime di Solvay, insieme alle mamme che si disperano per i Pfas nel sangue dei figli. Scomodo
ad azienda e magistratura.



[*] proc. pen. n. 2955/2020 R.G.N.R. (n. 405/2021 R.G.GIP.) della
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria,
Procedimento penale nel quale Bigini Stefano e Diotto Andrea sono imputati del reato p. e p. dall’art. 452
quater e 452 quinquies c.p., nelle loro qualità e mansioni, all’interno dell’impresa Solvay Specialty Polymers
Italy S.p.a., di direttori dello stabilimento aziendale di Spinetta Marengo, ubicato all’interno di un sito
sottoposto a processo di bonifica per inquinamento pregresso (per la diffusa contaminazione delle acque
sotterranee da cromo esavalente, da solventi clorurati e da fluoruri, con interessamento della prima falda e
della falda profonda e per la diffusa contaminazione dei terreni interni dell’insediamento industriale, con
presenza, principalmente, di metalli pesanti, idrocarburi, DDT e relativi composti di degradazione), ed in
particolare successivamente alla sentenza di condanna della Corte di Assise di Alessandria del 14 dicembre
2015 – confermata dalla Suprema Corte di Cassazione, con sentenza n. 13843/2020 del 12 dicembre 2019,
depositata il 7 maggio 2020 – per il reato di disastro colposo innominato, previsto dall’art. 449 comma 1
c.p., commesso dal maggio 2008 ed imputato al direttore di stabilimento ed altri addetti dell’impianto di
Solvay Specialty Polymers Italy S.p.a. sito nella località di Spinetta Marengo del comune di Alessandria;
omettendo di provvedere al più efficace risanamento della pregressa contaminazione del sito ed al più
sicuro contenimento del rilascio dei contaminanti sia nella falda sottostante lo stabilimento, ove è stata
accertata una diffusa e cospicua concentrazione di PFAS (sostanze tipicamente prodotte dallo stabilimento
di Spinetta Marengo, comprendenti i componenti ADV, cC6O4 e PFOA, di accertata tossicità e cancerogenità
per l’ambiente e l’uomo, la cui presenza nelle acque del pozzo AMAG di Montecastello ne aveva
determinato, dal giugno 2020, l’esclusione dalla linea acquedottistica destinata al consumo umano), sia a
valle dello stabilimento, nelle acque sotterranee, nei pozzi dell’acquedotto di Alessandria, e nel fiume
Bormida, accertata dalle campagne di monitoraggio di ARPA/ASL Alessandria; continuando a inquinare
l’atmosfera, il terreno e le acque di falda sottostanti ed esterne allo stabilimento, dal quale, sin dal marzo
2019, le campagne di rilevamento sostanze xenobiotiche di ARPA hanno appurato nei Comuni della
provincia la costante presenza di inquinanti riferibili alle produzioni di Solvay (essenzialmente i citati PFAS,
tra i quali il cC6O4, di certa riferibilità alle recenti attività, in quanto prodotto solo a far data dal 2012);
indice, questo, delle emissioni in atmosfera e della mancata integrale tenuta delle tubature interne, oggetto
di un processo di revisione e controllo potenziato soltanto a seguito della Determinazione Dirigenziale del
Comune di Alessandria del 4.3.2021 n. 336, con la quale è stata rilasciata l’autorizzazione alla modifica
sostanziale dell’AIA per la produzione ed uso del cC604 subordinandola alla verifica della regolare tenuta
delle tubature; affidando il contenimento ed il risanamento della contaminazione del sito medesimo alla
realizzazione di una barriera idraulica a valle idrogeologica del polo chimico, avviata nel 2007 e
successivamente a più riprese implementata, con lo scopo di intercettare le acque di falda contaminate “in
uscita” dal perimetro dello stabilimento e convogliarle ad un impianto di trattamento TAF, dimostratasi
tuttavia inefficace già nel marzo 2014 e comunque nel dicembre 2019 in ragione di innalzamenti del livello
di falda, non intercettando completamente le acque di falda sottostanti allo stabilimento e determinando la
parziale fuoriuscita dei contaminanti in essa contenuti, compresi i contaminanti “storici” quali il cromo
esavalente; fuoriuscita indicata dalla significativa presenza del cC6O4 nell’area esterna allo stabilimento e
comunque dalla presenza delle suddette sostanze tipicamente prodotte dallo stabilimento di Spinetta
Marengo (oltre al cC6O4, anche i tensioattivi ADV e PFOA) a valle della suddetta barriera e nelle acque
sotterranee, nonché dall’innalzamento dei valori di concentrazione del Cromo esavalente in seguito
all’evento piezometrico estremo del 2019; omettendo inoltre di contenere e prevenire il trascinamento ed il
dilavamento dei materiali di scarto del processo produttivo, contenenti PFAS, e movimentati all’aperto, in
particolare fanghi e gessi, infiltrati nel terreno per la loro inidonea conservazione nelle cd. discariche “gessi”
(prive di idonea copertura superficiale contro gli agenti atmosferici) e nelle zone in prossimità delle stesse,
aree non pavimentate, esposte agli agenti atmosferici e non destinate a periodici interventi di pulizia; per
avere, con siffatte condotte ed omissioni perpetrato e aggravato la già sensibile alterazione (irreversibile o
comunque tale da richiedere interventi onerosi ed eccezionali per il ripristino dell’equilibro dell’ecosistema)
delle matrici ambientali dell’acqua, dell’aria e del terreno, nell’area interna allo stabilimento di Spinetta
Marengo ed a valle dello stesso, ove è prescritto il divieto di emungimento di acque ad uso potabile ed
irriguo, secondo i risultati del monitoraggio periodico eseguito dall’ARPA di Alessandria, riferito ai valori
delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) approvate dal Comune di Alessandria con D.D. n. 457
del 29/03/2011 e, in particolare: a) per il suolo/sottosuolo i campionamenti periodici hanno indicato una
importante contaminazione: - per i terreni superficiali sono stati evidenziati superamenti delle CSR
(Concentrazioni Soglia di Rischio) approvate con l’Analisi di Rischio per i parametri Cromo Esavalente,
Arsenico, Piombo, DDT, DDD, DDE e Idrocarburi pesanti C>12; - per i terreni profondi le CSR sono superate da
Cromo Esavalente, DDT, DDD, DDE, Idrocarburi pesanti C>12, Cloroformio; b) per le acque sotterranee (ove
gli inquinanti continuano a percolare dal terreno), esternamente al sito, sono stati rilevati superamenti delle
CSC per vari Solventi organoalogenati, Triclorofluorometano, Cromo esavalente, Cromo totale, Solfati,
Fluoruri, con presenza maggiormente concentrata nel livello superiore dell’acquifero (livello A, falda
superficiale) e inferiore nella falda intermedia e profonda; inoltre, è stata rilevata la presenza di PFAS tra cui
il cC6O4 sia esternamente (con concentrazioni maggiori in seguito all’evento piezometrico estremo del
2019) che internamente al sito; c) per l’aria, in ambiente esterno, il campionamento di ARPA (relativo a 20
punti di cui 15 distribuiti nell’abitato di Spinetta Marengo, individuati considerando le aree maggiormente
interessate dalle ricadute del polo chimico, 4 punti all’interno del perimetro dello stabilimento Solvay, un
punto di misura in Alessandria eccetera, ha rilevato la presenza pressoché ubiquitaria di Cloroformio e
Tetracloruro di Carbonio, la presenza in quantità prossime al limite di quantificazione di Tetracloroetilene (in
particolare nei punti esterni allo stabilimento); d) per l’aria, all’interno delle abitazioni collocate in
corrispondenza delle maggiori concentrazioni in falda dei principali organici volatili a base di cloro e fluoro, i
monitoraggi ARPA hanno rilevato la presenza di Cloroformio, Tetracloruro di Carbonio; Tetracloroetilene,
Tricloroetilene.
I reati di cui si discorre sono stati commessi in provincia di Alessandria dal 14 dicembre 2015, data della
pronuncia della precedente sentenza di primo grado e in permanenza, in ragione del perdurare della
condotta di contaminazione.

COMMENTO INTEGRATIVO AL SUDDETTO PROVVEDIMENTO DELLA PROCURA che sembra ignorare o
sottovalutare molti elementi di prova già antecedenti il deposito dei capi dei imputazione.
Il procedimento penale di cui si tratta non può non avere ad oggetto l’impatto terra-aria-acqua, di 21
sostanze tossiche e cancerogene che lo stabilimento di Spinetta Marengo ha prodotto e produce tuttora,
sull’ambiente circostante quanto meno provinciale, e sulla salute delle persone che vi abitano.
In particolare, per i Pfas. Solvay inquina di Pfas i Comuni della Provincia di Alessandria. Infatti, non solo la
salute della popolazione del Comune di Alessandria - come risultata dalle centraline del sobborgo di
Spinetta Marengo, dell’Istituto Volta nel centro storico, delle analisi dei pozzi dell’acquedotto di
Alessandria- ma anche è danneggiata e a rischio la salute della popolazione della Provincia.
L’avvelenamento di ADV e del brevettato pfas C6O4 avviene non solo tramite gli scarichi in Bormida (e dal
Tanaro al Po fino all’Adriatico) e nelle acque reflue e nelle falde, ma anche in atmosfera con la conseguente
deposizione in ricaduta al suolo rispetto alla direzione prevalente dei venti.
Un veneficio fino a migliaia di nanogrammi per metro quadrato in pieno centroabitato di Spinetta, fino ad
avvelenare di C6O4 e ADV a chilometri di distanza l’acquedotto del Comune di Montecastello,
irreversibilmente chiuso, fino ai campionamenti attivi -monitorati sempre dall’ARPA Piemonte (e bissati
da Greenpeace)- nei limitrofi Comuni di Alzano Scrivia, Castelnuovo Scrivia, Molino dei Torti, Guazzora ,
Tortona (presenza di un deposito!), e di Alluvioni Piovera dove pure è presente il pfas ADV! A tacere gli
altri sobborghi e comuni della Fraschetta. D’altronde Greenpeace ha analizzato un campione di acqua da
una fontanella in pieno centro di Alessandria e ha trovato concentrazioni di 60 ng/L di Pfas, di cui 20 ng/L
di Pfoa, cancerogeno.
Stiamo parlando di Vittime nel senso pieno della parola, parliamo non solo di “metus”, che interessa la
popolazione tutta, ma di precise patologie a persone con nome e cognome. Anche bambini. Parliamo di
danni patrimoniali.
Lo provano gli Studi epidemiologici, l’ultimo del 2019, dei residenti della Fraschetta sottoposta alle
ricadute emissive provenienti dal Polo Chimico, con numeri particolarmente significativi di morti e
ammalati anche di neoplasie (tiroide, tumori epatici e delle vie biliari mesotelioma pleurico, leucemie ecc.).

Lo provano i risultati de “L’indagine epidemiologica del Centre Hospitalier Universitaire de Liegi, tramite
campioni di sangue prelevati ai cittadini di Alessandria, centro urbano e sobborgo”: la cui conclusione non
lascia ombre di dubbi circa “la contaminazione sia dei così detti ‘vecchi’ sia dei ‘nuovi’ Pfas: Pfoa, C6O4,
ADV”;
Lo prova il “mini monitoraggio sperimentale” della Regione Piemonte, molto mini e molto sperimentale -
con decenni di ritardo e volutamente limitato ad un piccolo campione di popolazione- ma con risultati
allarmanti di Pfas nel sangue anche degli abitanti dei Comuni di Montecastello, Cassine, Castellazzo
Bormida, Frascaro, Sezzadio, Basaluzzo, Bosco Marengo, Capriata d’Orba, Frugarolo, Castelspina, Casal
Cermelli,
Lo prova, organizzato a proprie spese dai cittadini, il monitoraggio nella Fraschetta realizzato dall’Università
di Aquisgrana che dimostra una situazione di contaminazione PFAS del territorio estesa e grave, riscontrata
nei paesi di Spinetta Marengo, Castelceriolo, Lobbi, Cascinagrossa e Litta Parodi: oltre alla esistenza del
cancerogeno PFOA nel sangue di TUTTI i 36 cittadini esaminati, ha impressionato la presenza dell’ADV nel
sangue di un residente su due ma anche nell’aria (riscontrata dall’Arpa solo dal 2022-2024 benchè da Lino
Balza denunciata negli esposti dal 2009 in avanti!).
Lo prova anche, con riferimento ai risultati delle ricerche dell’Arpa sulle matrici animali e vegetali
commestibili, lo “Studio ARPA Deposimetri a Spinetta Marengo” che conferma “la presenza di Pfas nelle
uova degli uccelli evidenziata Consiglio Nazionale Ricerche CNR”, e della “Pubblicazione scientifica di Arpa e
Università di Torino ‘Prevenzione in corso’ fascicolo 9, gennaio 2022” . Rilevante è la denuncia che Solvay
boicotta - i controlli che il “Consiglio nazionale delle ricerche -istituto di ricerca sulle acque CNR” cerca di
realizzare con l’ASL di Alessandria, per un progetto operativo “Biomonitoraggio integrato area Spinetta
marengo-Alessandria”. Infatti -è la denuncia- “non fornisce gli standard analitici o le miscele tecniche (nel
caso gli standard non siano disponibili) per svolgere analisi aggiuntive. E non rende pubblici i dossier

https://www.vita.it/lendocrinologo-cosi-i-pfas-avvelenano-il-nostro-corpo/

tossicologici, di nuove sostanze e dei composti utilizzati in passato ed in uso, in suo possesso”. Il sabotaggio
è finalizzato ad occultare la presenza di ADV, C6O4 e Aquivion®PFSA negli scarichi, ad evitare
l’ampliamento delle analisi di vegetali e uova e del biomonitoraggio umano del sangue ma anche delle
urine.
[**] Il professor Luca Chiovato è stato uno dei primissimi, in Italia, ad occuparsi dei distruttori endocrini,
creando all’ Irccs Maugeri di Pavia un Laboratorio di ricerca dedicato ai Pfas: proprio quello a cui si rivolse
Solvay un quarto di secolo fa: dunque ufficialmente consapevole della propria condotta delittuosa.
Ordinario di Endocrinologia dell’Università di Pavia, oltre 350 pubblicazioni scientifiche e più di 1.000 punti
di impact factor, membro di lungo corso della Società Italiana di Endocrinologia, Luca Chiovato è dal punto
di vista scientifico uno dei più titolati a trattare di Pfas. Lo fa in questa analitica intervista
https://www.vita.it/lendocrinologo-cosi-i-pfas-avvelenano-il-nostro-corpo/ incentrata sulle conseguenze
delle sostanze perfluoroalchiliche sul sistema endocrino-metabolico (“principalmente gli assi gonadici e
della tiroide”) , nella quale afferma che l’associazione tra Pfas e tumore della tiroide è ormai esclusa da
ogni controversia dopo il definitivo studio caso-controllo multicentrico (Usa, Olanda, Israele), pubblicato
nel 2023, che ha stabilito il rapporto tra Pfos e carcinoma papillare della tiroide.
Dunque, è completo il grado di pericolosità dei Pfas: diminuzione della fertilità, riduzione numero
spermatozoi, tumori del testicolo e malformazioni congenite, come il criptorchidismo nell’uomo,
ipertensione arteriosa durante la gravidanza, neonati sottopeso, mancata discesa dei testicoli nel
bambino, sviluppo mentale dei neonati, pubertà precoce e tumori femminili ormono-dipendenti, come quelli
di mammella e utero, abbassamento della risposta anticorpale in adulti e bambini, innalzamento dei
livelli di colesterolo, aumento dei rischi di cancro e malattie alla tiroide, lesioni al fegato, colite ulcerosa,
neoplasie ai reni e ai testicoli, colite ulcerosa, obesità, diabete tipo 2, dislipidemia, ecc.
Un quadro clinico, non ci sono antidoti per i Pfas, reso ancor più drammatico dalle caratteristiche dei Pfas:
l’emivita, vale a dire il loro tempo di decadenza nell’ambiente è di 41-92 anni e l’emivita di eliminazione
nell’uomo è di 3-7 anni. Unica soluzione: metterli al bando.

[***] Nell’udienza (verbale riprodotto come “J’accuse” nei libri) Lino Balza risponde delle tangenti
aziendali, della documentazione fotografica dei fusti di veleni che percolavano nel sottosuolo, delle
discariche illegali, degli sversamenti nelle falde, delle indagini epidemiologiche, della propria denuncia già
dagli anni ‘90 del Pfoa sversato in Bormida fino al Po, degli esposti e dei soci della propria Associazione
licenziati per aver denunciato i Pfas, degli impianti utilizzatori di Pfas fuorilegge senza autorizzazione Criap
e delle loro emissioni nell’ambiente, dei servizi aziendali (mensa ecc) illegalmente collegati al pozzo
sottostante lo stabilimento, dell’annuncio della presunta dismissione (2013) obtorto collo del Pfoa,
dell’insorgenza e dell’aggravarsi del proprio tumore eccetera.