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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
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Prima o poi doveva accadere. Bastava aspettare. Dopo averlo rimpinzato di miliardi e di
armi, gli Usa scoprono che il governo Zelensky “manca di trasparenza” sia nelle azioni
belliche in Ucraina sia sui “piani militari sotto copertura su territorio russo”. Tipo quando ha
organizzato a Mosca l’omicidio di Darya Dugina (che forse comprendeva quello del padre
Alexander Dugin, filosofo putiniano, fallito per un soffio) senza consultare Washington.
Finora l’interesse di Usa e Ucraina (e talvolta perfino della Russia) all’escalation per una
guerra infinita coincidevano: solo l’Europa aveva l’interesse opposto, anche se i suoi folli
governi continuano a sanzionare e dissanguare i propri popoli. Ma ora l’avvertimento Usa
a Kiev e l’allarme di Biden sull’Armageddon potrebbero dare una svolta alla guerra. Magari
fra un mese, dopo le elezioni di mid-term. L’importante è che, se non i governi europei più
votati al bellicismo beota (tipo il nostro), almeno Washington comprenda che la giusta
solidarietà col popolo ucraino aggredito dai russi non va confusa con l’obbedienza cieca,
religiosa, al verbo di Zelensky. Le sue continue richieste e pretese saranno anche
legittime, ma andrebbero vagliate una per una e non subite come dogmi di fede, perché
non è detto che i suoi interessi coincidano con quelli del suo popolo, né tantomeno con i
nostri.
Per troppo tempo gli abbiamo lasciato fare e dire di tutto, pendendo dalle sue labbra. Si
presentava al Parlamento greco con un nazista di Azov, e tutti zitti. Metteva fuorilegge gli
undici partiti d’opposizione arrestandone il capo, e tutti zitti. Avallava feroci rappresaglie
sui “collaborazionisti” russofoni, e tutti zitti. Spacciava bufale come i missili russi sulla
centrale di Zaporizhzhya o la camera di tortura con denti d’oro strappati alle vittime, e tutti
zitti. Ci intimava di rinunciare al gas russo che lui seguitava a comprare, incassando pure i
rubli per i diritti di transito del gasdotto, e tutti zitti. Vietava per decreto ogni negoziato con
Putin, e tutti zitti. Anzi, porte aperte per Ue e Nato, gratis. La scusa era che Putin è
infinitamente peggio di lui e la Russia è l’aggressore e l’Ucraina l’aggredito, come se
qualcuno lo negasse (almeno dal 24 febbraio). Come se chi vuole negoziati fosse
putiniano. E come se non dovessimo pretendere dall’alleato che finanziamo e armiamo
condotte più civili di quelle del nemico che combattiamo. Ora che gli Usa svelano l’azione
terroristica di Kiev su una donna di 29 anni, rea soltanto di esser figlia di suo padre, si
scopre che Frankenstein è sfuggito di mano ai suoi creatori americani ed europei. I quali
ora, sulla spinta – si spera – di tante piazze piene, dovranno indicargli l’unico obiettivo
possibile: il negoziato di pace, non l’olocausto nucleare.
armi, gli Usa scoprono che il governo Zelensky “manca di trasparenza” sia nelle azioni
belliche in Ucraina sia sui “piani militari sotto copertura su territorio russo”. Tipo quando ha
organizzato a Mosca l’omicidio di Darya Dugina (che forse comprendeva quello del padre
Alexander Dugin, filosofo putiniano, fallito per un soffio) senza consultare Washington.
Finora l’interesse di Usa e Ucraina (e talvolta perfino della Russia) all’escalation per una
guerra infinita coincidevano: solo l’Europa aveva l’interesse opposto, anche se i suoi folli
governi continuano a sanzionare e dissanguare i propri popoli. Ma ora l’avvertimento Usa
a Kiev e l’allarme di Biden sull’Armageddon potrebbero dare una svolta alla guerra. Magari
fra un mese, dopo le elezioni di mid-term. L’importante è che, se non i governi europei più
votati al bellicismo beota (tipo il nostro), almeno Washington comprenda che la giusta
solidarietà col popolo ucraino aggredito dai russi non va confusa con l’obbedienza cieca,
religiosa, al verbo di Zelensky. Le sue continue richieste e pretese saranno anche
legittime, ma andrebbero vagliate una per una e non subite come dogmi di fede, perché
non è detto che i suoi interessi coincidano con quelli del suo popolo, né tantomeno con i
nostri.
Per troppo tempo gli abbiamo lasciato fare e dire di tutto, pendendo dalle sue labbra. Si
presentava al Parlamento greco con un nazista di Azov, e tutti zitti. Metteva fuorilegge gli
undici partiti d’opposizione arrestandone il capo, e tutti zitti. Avallava feroci rappresaglie
sui “collaborazionisti” russofoni, e tutti zitti. Spacciava bufale come i missili russi sulla
centrale di Zaporizhzhya o la camera di tortura con denti d’oro strappati alle vittime, e tutti
zitti. Ci intimava di rinunciare al gas russo che lui seguitava a comprare, incassando pure i
rubli per i diritti di transito del gasdotto, e tutti zitti. Vietava per decreto ogni negoziato con
Putin, e tutti zitti. Anzi, porte aperte per Ue e Nato, gratis. La scusa era che Putin è
infinitamente peggio di lui e la Russia è l’aggressore e l’Ucraina l’aggredito, come se
qualcuno lo negasse (almeno dal 24 febbraio). Come se chi vuole negoziati fosse
putiniano. E come se non dovessimo pretendere dall’alleato che finanziamo e armiamo
condotte più civili di quelle del nemico che combattiamo. Ora che gli Usa svelano l’azione
terroristica di Kiev su una donna di 29 anni, rea soltanto di esser figlia di suo padre, si
scopre che Frankenstein è sfuggito di mano ai suoi creatori americani ed europei. I quali
ora, sulla spinta – si spera – di tante piazze piene, dovranno indicargli l’unico obiettivo
possibile: il negoziato di pace, non l’olocausto nucleare.