INQUINAMENTO

INQUINAMENTO, updated 6/23/23, 8:44 AM

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INQUINAMENTO
ELETTROMAGNETICO
Sulla Terra è da sempre presente un fondo elettromagnetico naturale, le cui
sorgenti principali sono la terra stessa, l'atmosfera ed il sole, che emette radiazione
infrarossa, luce visibile e radiazione ultravioletta.
di Salvatore Rondello
Gli esseri viventi hanno da sempre convissuto con tali radiazioni, evolvendosi in
modo da adattarsi ad esse, proteggendosi o utilizzando al meglio questi agenti fisici.
Al livello di fondo naturale si è però aggiunto, al passo con il progresso tecnologico,
un contributo sostanziale dovuto alle sorgenti legate alle attività umane.
L'uso crescente delle nuove tecnologie, soprattutto nel campo delle radio
telecomunicazioni, ha portato, negli ultimi decenni, ad un continuo aumento della
presenza di sorgenti di campi elettromagnetici (Cem), rendendo la problematica
dell'esposizione della popolazione a tali agenti di sempre maggiore attualità.
Con il termine "elettrosmog", si intende una forma anomala di inquinamento
ambientale, in quanto non si ha una vera e propria "immissione" di sostanze visibili
nell'ambiente. Gli agenti fisici implicati (campi elettrici, magnetici ed
elettromagnetici) sono presenti solo finché le sorgenti che li hanno generati
rimangono accese e non danno luogo a processi di accumulo nell'ambiente.
Tra le principali sorgenti artificiali di campi elettromagnetici nell'ambiente vanno
annoverati (fonte: R. Delia, Metodologia di misure dei campi elettromagnetici RF e
MW e protezione dalle loro esposizioni, ISPELS, AIRP 1989):

· campi elettromagnetici a bassa frequenza, generati dagli apparati per il trasporto e la
distribuzione dell'energia elettrica o elettrodotti. Essi, denominati comunemente ELF, sono
costituiti da linee elettriche ad altissima, alta, media e bassa tensione, da centrali di
produzione e da stazioni e cabine di trasformazione dell'energia elettrica;
· campi elettromagnetici a alta frequenza, generati dagli impianti per radio
telecomunicazione. Essi comprendono i sistemi per diffusione radio e televisiva, gli impianti
per la telefonia cellulare o mobile o stazioni radio base, gli impianti di collegamento
radiofonico, televisivo e per telefonia mobile e fissa (ponti radio) ed i radar. In ambiente
domestico e negli ambienti di vita, soprattutto nelle immediate vicinanze degli utenti, sono
comuni sorgenti di campi elettromagnetici anche i dispositivi ad alimentazione elettrica
(elettrodomestici, computers) ed i telefoni cellulari.

Se fino all'inizio del secolo scorso la radiazione elettromagnetica sulla terra aveva
origine solamente naturale, con le innovazioni e le tecnologie umane le radiazioni
hanno cominciato ad aumentare, fino a creare quello che oggi chiamiamo
l'inquinamento elettromagnetico che non riguarda solo l’uomo ma tutti gli esseri
viventi del pianeta.
L'Arpa, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, incaricata di
monitorare lo stato dell'inquinamento elettromagnetico in Italia, lo definisce come un
«aumento del campo elettromagnetico dovuto alle sorgenti artificiali rispetto al
campo elettromagnetico naturale». Anche il ministero della Transizione ecologica
parla di «generazione di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici artificiali non
attribuibili al naturale fondo terrestre o a eventi naturali».
Dovunque l'elettricità sia trasformata, trasportata e utilizzata si generano dei campi
elettrici e magnetici, a bassa o ad alta frequenza. A livello naturale, invece, i campi
elettromagnetici vengono generati dal sole, dalle stelle, dai temporali e dalla terra
stessa.
I principali provvedimenti con i parametri di esposizione all'inquinamento
elettromagnetico, o elettrosmog come qualcuno lo definisce, sono due decreti del
2003. Questi definiscono limiti molto stringenti per l'esposizione ai campi
elettromagnetici sia a bassa frequenza, causati dagli elettrodotti, sia ad alta frequenza,
prodotti dagli impianti radio-tv e di telefonia mobile. Per i campi ad alta frequenza il
limite di esposizione è compreso tra i 20 e i 60 V/m (Volt/metro), in base alla
frequenza, mentre il valore di attenzione e l'obiettivo di qualità non devono superare i
6 V/m. Per limite di esposizione si intende una quantità che non deve mai essere
superata, mentre il valore di attenzione si applica agli ambienti (residenziali e
lavorativi) adibiti a permanenze non inferiori alle quattro ore giornaliere. Quindi, c’è
l’esigenza di un monitoraggio sempre più frequente, completo e veritiero su tutto il
territorio.
Gli effetti sulla salute dell'uomo e della natura dei campi elettromagnetici sono
ancora molto dibattuti, e in parte sconosciuti, nella comunità scientifica. Alcuni studi
hanno dimostrato che un'eccessiva esposizione alle radiazioni elettromagnetiche può
causare degli impulsi nervosi e delle contrazioni muscolari involontarie, o un
generale surriscaldamento dei tessuti. Alcuni esperimenti hanno evidenziato dei danni
alle facoltà di apprendimento degli animali e di crescita delle piante esposti
all'elettrosmog. I limiti di esposizione introdotti dalle normative dovrebbero,
impedire questi effetti, ma non si ha certezza dell’efficacia dei limiti segnalati e dei
soggetti interessati.
Sul sito dell'Airc, invece, si legge che «gli studi epidemiologici e sperimentali
condotti finora non hanno ancora mostrato associazioni significative tra l'esposizione
a campi magnetici e un'aumentata insorgenza di cancro in bambini e adulti». Se il
principale effetto dei campi elettromagnetici sul corpo umano è il riscaldamento,
infatti, «i livelli ai quali siamo normalmente esposti, per esempio mentre guardiamo
la televisione o utilizziamo il computer, sono molto inferiori ai valori richiesti per
produrre un riscaldamento significativo».
Tuttavia, sintomatologie come disturbi del sonno, spossatezza, diminuzione delle
difese immunitarie, ansia, stress, mal di testa, danni alla ghiandola pineale, crampi
notturni, depressione, dolori muscolari, disfunzioni ormonali, irritabilità, neoplasie
(tumori), etc…, sono in aumento. Non si conoscono ancora nemmeno i limiti di
tollerabilità da parte degli altri esseri viventi. Per esempio, recentemente è stato
osservato sulle api la difficoltà sempre maggiore che incontrano nel trovare il
percorso di ritorno all’alveare. Un allarme per tutto l’ecosistema. (Continua la lettura
sul sito)

Da La Rivoluzione Democratica https://www.rivoluzionedemocratica.it/