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Il testo del rapporto pubblicato da, updated 8/9/22, 7:48 AM

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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza

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Il testo del rapporto pubblicato da Amnesty International il 4 agosto 2022.
Nel tentativo di respingere l’invasione russa iniziata a febbraio, le forze ucraine hanno messo
in pericolo la popolazione civile collocando basi e usando armamenti all’interno di centri
abitati, anche in scuole e ospedali. Queste tattiche violano il diritto internazionale
umanitario perché trasformano obiettivi civili in obiettivi militari. Gli attacchi russi che sono
seguiti hanno ucciso civili e distrutto infrastrutture civili.
È quanto ha dichiarato Amnesty International al termine di una ricerca durata diverse
settimane, tra aprile e luglio, nelle regioni di Kharkiv, del Donbass e di
Mykolaiv. L’organizzazione ha visitato luoghi colpiti dagli attacchi, ha intervistato
sopravvissuti, testimoni e familiari di vittime, ha analizzato le armi usate e ha svolto
ulteriori ricerche da remoto.
I ricercatori di Amnesty International hanno riscontrato prove che le forze ucraine hanno
lanciato attacchi da centri abitati, a volte dall’interno di edifici civili, in 19 città e villaggi. Per
convalidare ulteriormente queste prove, il Crisis Evidence Lab dell’organizzazione per i diritti
umani si è servito di immagini satellitari.
La maggior parte dei centri abitati dove si trovavano i soldati ucraini era a chilometri di
distanza dalle linee del fronte e, dunque, ci sarebbero state alternative che avrebbero potuto
evitare di mettere in pericolo la popolazione civile. Amnesty International non è a
conoscenza di casi in cui l’esercito ucraino che si era installato in edifici civili all’interno dei
centri abitati abbia chiesto ai residenti di evacuare i palazzi circostanti o abbia fornito
assistenza nel farlo. In questo modo, è venuto meno al dovere di prendere tutte le possibili
precauzioni per proteggere le popolazioni civili.
Attacchi lanciati dai centri abitati
Sopravvissuti e testimoni degli attacchi russi nelle regioni di Kharkiv, del Donbass e di
Mykolaiv hanno riferito ai ricercatori di Amnesty International che l’esercito ucraino era
operativo nei pressi delle loro abitazioni e che in questo modo ha esposto la popolazione
civile alle rappresaglie delle forze russe.
“I soldati stavano in una casa accanto alla nostra e mio figlio andava spesso da loro a portare del
cibo. L’ho supplicato diverse volte di stare lontano, avevo paura per lui. Il pomeriggio dell’attacco
io ero in casa e lui in cortile. È morto subito, il suo corpo è stato fatto a pezzi. Il nostro
appartamento è stato parzialmente distrutto”, ha dichiarato la madre di un uomo di 50 anni
ucciso da un attacco russo il 10 giugno in un villaggio a sud di Mykolaiv. Nell’appartamento
dove, secondo la donna, avevano stazionato i soldati ucraini Amnesty International ha
rinvenuto equipaggiamento e divise militari.
Questa è la testimonianza di Mykola, che vive in un palazzo di Lysychansk, nel Donbass,
più volte centrato dagli attacchi russi:
“Io non capisco il motivo per cui i nostri soldati sparano dalle città e non dai campi”.
E questa è quella di un uomo residente nella stessa zona:
“C’è attività militare qui nel quartiere. Quando c’è fuoco in uscita, subito dopo c’è fuoco in
entrata”.
A Lysychansk i ricercatori di Amnesty International hanno visto soldati in un palazzo a 20
metri di distanza dall’entrata di un rifugio sotterraneo usato dagli abitanti e dove un
anziano è stato ucciso.
In una città del Donbass, il 6 maggio, le forze russe hanno colpito con le bombe a
grappolo (vietate dal diritto internazionale e inerentemente indiscriminate) un quartiere di
case per lo più a un piano o a due piani dove era in funzione l’artiglieria ucraina. I
frammenti delle bombe a grappolo hanno danneggiato l’abitazione dove Anna, 70 anni,
vive con la madre novantacinquenne.
“Le schegge sono passate attraverso la porta. Io ero dentro casa. L’artiglieria ucraina si trovava nei
pressi del mio giardino. I soldati erano dietro al giardino e dietro la casa. Da quando la guerra è
iniziata li ho visti andare e tornare. Mia madre è paralizzata, per noi è impossibile fuggire”.
All’inizio di luglio, nella regione di Mykolaiv, un contadino è rimasto ferito nell’attacco delle
forze russe contro un deposito di grano. Ore dopo l’attacco, i ricercatori di Amnesty
International hanno notato la presenza di soldati ucraini e di veicoli militari nella zona del
deposito. Testimoni oculari hanno confermato che quella struttura, situata lungo la strada
che porta a una fattoria dove persone vivono e lavorano, era stata usata dalle forze
ucraine.
Mentre i ricercatori di Amnesty International stavano esaminando i danni arrecati a palazzi
e ad altre strutture civili nelle regioni di Kharkiv, del Donbass e di Mykolaiv, hanno udito
spari provenienti dalle postazioni ucraine situate nelle vicinanze.
A Bakhmut, molte testimonianze hanno parlato di un edificio usato dai soldati ucraini e
situato a neanche 20 metri di distanza da un palazzo a più piani. Il 18 maggio un missile
russo ha colpito il palazzo distruggendo parzialmente cinque appartamenti e danneggiando
edifici vicini.
Tre abitanti hanno riferito che prima dell’attacco delle forze russe, quelle ucraine avevano
utilizzato un edificio dall’altra parte della strada e che due camion dell’esercito ucraino
erano parcheggiati di fronte a un’abitazione rimasta danneggiata dal missile.
I ricercatori di Amnesty International hanno rinvenuto tracce, all’interno e all’esterno
dell’edificio, della presenza dei soldati ucraini, tra cui sacchi di sabbia, pezzi di plastica nera
per coprire le finestre e nuovi kit di pronto soccorso di manifattura statunitense.
“Non ci è permesso dire nulla su cosa fa l’esercito, ma siamo noi a pagare le conseguenze”, ha
detto ad Amnesty International un sopravvissuto all’attacco.
Basi militari all’interno degli ospedali
In cinque diverse località, i ricercatori di Amnesty International hanno visto le forze ucraine
usare gli ospedali come basi militari. In due città decine di soldati stavano riposando,
passeggiando o mangiando all’interno di strutture ospedaliere. In un’altra città i soldati
stavano sparando nei pressi di un ospedale.
Il 28 aprile un attacco aereo russo ha ucciso due impiegati di un laboratorio medico alla
periferia di Kharkiv dopo che le forze ucraine avevano installato una base nelle immediate
adiacenze.
Usare gli ospedali a scopi militari è un’evidente violazione del diritto internazionale
umanitario.
Basi militari all’interno delle scuole
L’esercito ucraino colloca abitualmente le sue basi all’interno delle scuole dei villaggi e
delle città del Donbass e della regione di Mykolaiv. Le scuole sono temporaneamente
chiuse ma molte sono situate vicino a insediamenti urbani.
In 22 delle 29 scuole visitate, i ricercatori di Amnesty International hanno trovato soldati o
rinvenuto prove delle loro attività, in corso al momento della visita o precedenti: tenute da
combattimento, contenitori di munizioni, razioni di cibo e veicoli militari.
Le forze russe hanno colpito molte delle scuole usate dall’esercito ucraino. In almeno tre città,
dopo i bombardamenti russi, i soldati ucraini si sono trasferiti in altre scuole, mettendo
ulteriormente in pericolo i civili.
In una città a est di Odessa, Amnesty International ha notato in molte occasioni i soldati
ucraini usare aree civili per alloggiare e fare addestramento, tra cui due scuole situate in zone
densamente popolate. Tra aprile e giugno gli attacchi russi contro le scuole della zona
hanno causato diversi morti e feriti. Il 28 giugno un bambino e un’anziana sono stati uccisi
nella loro abitazione, colpita da un razzo.
A Bakhmut, il 21 maggio, un attacco delle forze russe ha colpito un edificio universitario usato
come base militare dalle forze ucraine uccidendo sette soldati. L’università è adiacente a un
palazzo a più piani, danneggiato nell’attacco insieme ad altre abitazioni civili a non più di
50 metri di distanza. I ricercatori di Amnesty International hanno visto la carcassa di un
veicolo militare nel cortile dell’università bombardata.
Il diritto internazionale umanitario non vieta espressamente alle parti in conflitto di
installarsi in scuole dove non sono in corso lezioni. Tuttavia, le forze armate devono evitare
di usare scuole situate nei pressi di insediamenti civili, salvo quando non vi sia un’urgente
necessità di tipo militare. Anche in questo caso, devono avvisare i civili e se necessario
assisterli nell’evacuazione, cosa che nei casi esaminati da Amnesty International non pare
si sia verificata.
I conflitti armati pregiudicano gravemente il diritto all’istruzione. Inoltre, l’uso a scopo militare
delle scuole può dar luogo a distruzioni che, a guerra finita, possono continuare a negare
quel diritto. L’Ucraina è uno dei 114 stati che hanno sottoscritto la Dichiarazione sulle scuole
sicure, un accordo che intende proteggere l’istruzione durante i conflitti armati e che
prevede l’utilizzo di scuole abbandonate o evacuate solo quando non vi siano alternative
praticabili.
Attacchi indiscriminati delle forze russe
Molti degli attacchi delle forze russe documentati da Amnesty International nei mesi scorsi
sono stati portati a termine mediante l’uso di armi inerentemente indiscriminate, come le
bombe a grappolo che sono messe al bando a livello internazionale, o di armi esplosive
che producono effetti su larga scala. Altri attacchi sono stati condotti con armi guidate con
vari livelli di precisione che, in alcuni casi, hanno effettivamente colpito il bersaglio
designato.
La tattica delle forze ucraine di collocare obiettivi militari all’interno dei centri abitati non
giustifica in alcun modo attacchi indiscriminati da parte russa. Tutte le parti in conflitto devono
sempre distinguere tra obiettivi militari e obiettivi civili e prendere tutte le precauzioni
possibili, anche nella scelta delle armi da usare, per ridurre al minimo i danni ai civili. Gli
attacchi indiscriminati che uccidono o feriscono civili o danneggiano obiettivi civili sono
crimini di guerra.
“Chiediamo al governo ucraino di assicurare immediatamente l’allontanamento delle sue forze dai
centri abitati o di evacuare le popolazioni civili dalle zone in cui le sue forze armate stanno
operando. Gli eserciti non devono mai usare gli ospedali per attività belliche e dovrebbero usare le
scuole o le abitazioni dei civili solo come ultima risorsa, quando nessun’altra alternativa sia
percorribile”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
Ulteriori informazioni
Il diritto internazionale umanitario chiede a tutte le parti in conflitto di fare il massimo
possibile per non collocare obiettivi militari all’interno o nei pressi di centri abitati. Altri
obblighi circa la protezione delle popolazioni civili prevedono la loro evacuazione da luoghi
prossimi a obiettivi militari e un preavviso efficace su ogni attacco che possa avere
conseguenze per le popolazioni civili.
Il 29 luglio Amnesty International ha trasmesso al ministero della Difesa di Kiev le
conclusioni delle sue ricerche. Al momento, non è ancora pervenuta una risposta.