200727__Solvay, servono nuovi studi sulla salute dei lavoratori_ prof Pira_ la Stampa

200727__Solvay, servono nuovi studi sulla salute dei lavoratori_ prof Pira_ la Stampa, updated 7/29/20, 2:40 PM

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"Solvay, servono nuovi studi sulla salute
dei lavoratori"
Antonella mariotti
alessandria
I sindacati lo temono e l'hanno detto: Alessandria rischia
un'altra crisi occupazionale dopo l'ex Ilva, quella di Solvay che se non otterrà
l'autorizzazione ambientale per ampliare la produzione di C604, si dice «costretta a ridurre
la produzione di due terzi» e di conseguenza i posti di lavoro. A giugno gli era stata negata
dopo che la sostanza, un Pfas brevettato da loro, era stato trovato nel pozzo di
Montecastello con conseguente chiusura di quel pozzo e le proteste di ambientalisti e i
timori di sindaco e cittadini del paese. L'episodio si è registrato dopo che sei mesi fa Arpa e
Asl avevano presentato un'indagine epidemiologica su patologie e decessi a Spinetta. Una
raccolta dati entro tre chilometri dall'impianto. I risultati e le percentuali avevano suscitato
parecchi timori e inquietudine: a Spinetta si muore di più di tumore.
Professor Enrico Pira,
ordinario di Medicina del lavoro all'ateneo di Torino e direttore della Scuola di medicina
del lavoro, specialista in oncologia clinica, è proprio così? Quei dati quanto devono
preoccuparci?
«Ho grande stima per il lavoro di Arpa Piemonte, con la quale collaboriamo.
Ma qui c'è un problema di metodologia di studio. In questo caso non c'è la possibilità di
individuare il nesso causa-effetto: di solito si individua un'area e all'interno di questa si
individua il determinante».
Che sarebbe?
«La sostanza che pensiamo provochi l'aumento di
patologie. In questo studio non ho il determinante (sostanza o gruppo di sostanze), devo
fare uno studio che restringa a una sostanza. I dati poi non dimostrano che più mi avvicino
all'impianto e più ho un aumento dei casi. Perché la zona presa in considerazione è ristretta
ai 3 chilometri intorno all'impianto».
Quindi quei dati non dimostrano il legame con una
sostanza?
«Per avere quel risultato devo fare uno studio di corte, in una fabbrica o una
miniera dove studio il contatto stretto. Mi chiedo come mai non siano stati considerati i
dati dei lavoratori della Solvay».
Lei diceva anche che i «determinanti» sono difficili da
individuare. Perché?
«Ci sono altre industrie. Le patologie riscontrate nell'indagine sono
diverse, troppo diverse per avere una sola causa. Il C6O4 poi è stato approvato dall'autorità
Ue della sicurezza alimentare. Sugli effetti a lungo termine non possiamo ancora dire
nulla».
In Piemonte abbiamo avuto casi come l'Acna, che differenza c'è con quel sito?
«È
l'esempio perfetto: in quel caso c'era un rapporto stretto, la patologia era sempre la stessa:
cancro alla vescica».
Quindi ora per trovare il nesso causa-effetto cosa si deve fare?
«Servono studi successivi. Ripeto: uno di questi dovrebbe essere l'analisi dei dati dei
lavoratori».
Nella popolazione però c'è preoccupazione.
«Quei dati che hanno destato
timore derivano da cartelle cliniche ospedaliere. Ma confrontando i due studi (Arpa e Asl)
morbilità e mortalità gli effetti non coincidono. È improbabile che un'esposizione a una
sola sostanza abbia un ampio range di effetto. Deve esserci una specificità di
associazione».
Cioè una sostanza associata a un tumore?
«Deve esistere una coerenza di
osservazione. Qui troviamo anche la differenza di genere: uomini e donne si ammalano in
modo diverso. Se la causa è una non è possibile».
Lei cosa farebbe ora?
«Io aprirei gli
archivi della sorveglianza sanitaria sui lavoratori. Se accumulano o non accumulano la
sostanza». -
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