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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
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Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) il 28 giugno 1924, arrestato a Genova nel '43 dai
nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal
'52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove
indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la
dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo
rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso il 30 dicembre 1997. Di seguito
riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone
(comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libricc! ino di scritti di
Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante &! amp; Descartes, Napoli 2002):
"Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo
aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto,
a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del
paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto
di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le
autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la
costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa
conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella
Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si
susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con
centinaia di disoccupati - subito fermati! dalla polizia - impegnati a riattivare una strada
comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il
"Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari
giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della
Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del
fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e
circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale,
incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco,
Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli
attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da
Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertran! d Russell a Erich
Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un peri! coloso sovversivo, da ostacolare,
denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il
suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate,
non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero
cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli
interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le
competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si
interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e
pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi
tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della
Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo
l'idea di costruire la diga sul fiu! me Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla
zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste
risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la
richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno
necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder
realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la
Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima
e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e
cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni
Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita'
dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valor! izzare l'artigianato e l'espressione
artistica locali. L'im! pegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo
studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando
di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia
l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di
ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla
distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di
involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione,
all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato
attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza
della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e'
in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti,! a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza,
sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti
piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e
politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia,
Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997).
Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un
infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel
portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere
di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti:
una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari
1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i lib! ri di
riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sond! a, Torino 1988; La struttura
maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recente e' il volume che pubblica il
rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008.
Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984;
Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di
Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S.
Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia
e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro
fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della
nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e
comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007.
Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto ! Castiglione: Danilo Dolci.
Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006.
* * *
Allegato secondo: Cantata per Danilo
Giunse Danilo da molto lontano
in questo paese senza speranza
ma la speranza c'era, solo mancava
Danilo per trovarcela nel cuore.
Giunse Danilo armato di niente
per vincere i signori potentissimi
ma non cosi' potenti erano poi,
solo occorreva che venisse Danilo.
Giunse Danilo e volle essere uno
di noi, come noi, senza apparecchi
ma ci voleva di essere Danilo
per averne la tenacia, che rompe la pietra.
Giunse Danilo e le conobbe tutte
le nostre sventure, la fame e la galera.
Ma fu cosi' che Danilo ci raggiunse
e resuscito' in noi la nostra forza.
Giunse Danilo inventando cose nuove
che erano quelle che sempre erano nostre:
il digiuno, la pazienza, l'ascolto per consiglio
e dopo la verifica in comune, il comune deliberare e il fare.
Giunse Dan! ilo, e piu' non se ne ando'.
Quando mori' resto' con! noi per sempre.
* * *
nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal
'52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove
indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la
dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo
rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso il 30 dicembre 1997. Di seguito
riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone
(comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libricc! ino di scritti di
Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante &! amp; Descartes, Napoli 2002):
"Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo
aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto,
a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del
paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto
di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le
autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la
costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa
conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella
Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si
susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con
centinaia di disoccupati - subito fermati! dalla polizia - impegnati a riattivare una strada
comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il
"Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari
giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della
Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del
fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e
circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale,
incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco,
Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli
attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da
Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertran! d Russell a Erich
Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un peri! coloso sovversivo, da ostacolare,
denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il
suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate,
non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero
cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli
interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le
competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si
interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e
pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi
tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della
Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo
l'idea di costruire la diga sul fiu! me Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla
zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste
risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la
richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno
necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder
realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la
Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima
e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e
cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni
Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita'
dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valor! izzare l'artigianato e l'espressione
artistica locali. L'im! pegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo
studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando
di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia
l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di
ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla
distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di
involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione,
all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato
attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza
della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e'
in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti,! a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza,
sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti
piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e
politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia,
Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997).
Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un
infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel
portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere
di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti:
una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari
1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i lib! ri di
riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sond! a, Torino 1988; La struttura
maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recente e' il volume che pubblica il
rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008.
Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984;
Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di
Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S.
Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia
e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro
fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della
nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e
comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007.
Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto ! Castiglione: Danilo Dolci.
Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006.
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Allegato secondo: Cantata per Danilo
Giunse Danilo da molto lontano
in questo paese senza speranza
ma la speranza c'era, solo mancava
Danilo per trovarcela nel cuore.
Giunse Danilo armato di niente
per vincere i signori potentissimi
ma non cosi' potenti erano poi,
solo occorreva che venisse Danilo.
Giunse Danilo e volle essere uno
di noi, come noi, senza apparecchi
ma ci voleva di essere Danilo
per averne la tenacia, che rompe la pietra.
Giunse Danilo e le conobbe tutte
le nostre sventure, la fame e la galera.
Ma fu cosi' che Danilo ci raggiunse
e resuscito' in noi la nostra forza.
Giunse Danilo inventando cose nuove
che erano quelle che sempre erano nostre:
il digiuno, la pazienza, l'ascolto per consiglio
e dopo la verifica in comune, il comune deliberare e il fare.
Giunse Dan! ilo, e piu' non se ne ando'.
Quando mori' resto' con! noi per sempre.
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