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studio-nltl-gottardo-3, updated 6/23/24, 5:05 PM

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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza

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Rischio di inutilizzabilità della Nuova Torino-Lione a causa di temperature troppo
elevate.
In base alle scarse e palesemente reticenti informazioni disponibili, la temperatura interna alla
Torino-Lione potrebbe superare, anche di molto, i 60 gradi centigradi, creando una situazione di
rischio non superabile con un sistema di raffreddamento.
Le considerazioni che seguono usano i pochissimi dati disponibili relativi al Tunnel geognostico
della Maddalena ed il confronto con i corrispondenti dati relativi al tunnel ferroviario del Nuovo
Gottardo.
Occorre premettere che la temperatura all’interno di un tunnel dipende sopratutto da due
variabili: la “copertura” del tunnel ed il “gradiente geotermico” delle rocce che costituiscono tale
copertura.
La copertura è lo spessore della roccia che sta sopra il tunnel ed il gradiente geotermico è
l’incremento della temperatura che si rileva in funzione della copertura, valore che dipende
molto dal tipo di roccia.
Un gradiente geotermico tipico è 30 gradi centigradi ogni 1000 metri (3 gradi/100 metri). Ma è
un dato variabile, e Wikipedia Italia riporta un range di valori compreso tra 1,5 e 5 gradi ogni 100
metri.
Altri aspetti possono influenzare la temperatura di un tunnel, come, ad esempio, la presenza di
infiltrazioni provenienti da ghiacciai e da laghi e bacini artificiali sovrastanti il tunnel.
Su quest’ultimo aspetto può giocare un ruolo importante la scomparsa dei ghiacciai e la
riduzione delle riserve d’acqua dovuta al riscaldamento climatico, fatto che può portare ad un
aumento della temperatura di un tunnel anche molti anni dopo la sua realizzazione.
Per ricavare indicazioni sulla temperatura interna al tunnel di base della Nuova Torino-Lione
occorre valutare complessivamente il Gradiente Geotermico delle rocce in cui esso viene
scavato. Indicazioni utili si ricavano dai dati del tunnel geognostico della Maddalena, completato
nel 2017, che inizia a Chiomonte ed è lungo poco più di 7 km. Esso è indipendente per i primi 3,5
Km ed è posizionato sullo stesso percorso del tunnel di base della Torino-Lione, alla stessa
altezza, per il tratto seguente. Esso termina in prossimità del punto si massima copertura (e
quindi di temperatura massima teorica) del tunnel di base. I dati reperiti in letteratura
riguardano solo i primi 4,4 Km e sono consultabili in
https://www.researchgate.net/publication/309330406_Maddalena_exploratory_adit_feedback_on_
hydrogeological_and_geothermal_aspects. Allarma il fatto che le misurazioni pubblicate
riguardano solo poco meno dei primi due terzi del tunnel, che a partire da metà tunnel siano
decisamente superiori ai valori attesi e che misurazioni successive siano, al momento,
praticamente introvabili.
Altre importanti indicazioni si ricavano dai dati relativi al Tunnel ferroviario del Nuovo Gottardo,
che è simile al tunnel di base della Torino-Lione per lunghezza (57 Km) e per copertura massima
(oltre 2000 metri), riassunte in https://www.researchgate.net/profile/Ladislaus-
Rybach/publication/289578440 e nella relativa bibliografia.
Dalla figura 3 della citata pubblicazione sul tunnel del Nuovo Gottardo si ricavano le seguenti
approssimazioni, dove vengono presi in considerazione dati a partire da una copertura di circa
1000 metri.

Km temperatura copertura
gradiente
pk115 44.4
1875 23,7
pk120 31.7

900 35.2
pk125 40.3
1550 26.0
pk130 44.4
1825 24.3
pk135 39.3
2075 18.9
pk140 39.9
1450 27.5
La media semplice è di 25,9°, che diventa 25,4° scartando i due valori estremi.
Sempre considerando solo dati a partire da circa 1000 metri di copertura, dalla figura 4 della
pubblicazione sul tunnel della Maddalena si ricavano le seguenti approssimazioni, limitate però
dal fatto che i dati pubblicati riguardano solo i primi 4,4 Km, e che sono caratterizzati da una
copertura che supera di poco i 1000 metri, molto lontana dalla copertura (e temperatura)
massima.
Km temperatura copertura
gradiente
pk2.500 27.2
1000
27.2
pk3.000 29,8
1130
26.4
pk3.500 39.5
1070
36.9
pk4.000 44.8
950
47.2
pk4.400 37.2
950
39.2
La stessa media semplice qui sale a 35,4°, e se ricalcolata escludendo i due valori estremi sale a
34,4°.
Si nota subito che, come specificato nella pubblicazione citata, nel Nuovo Gottardo circostanze
favorevoli portano ad un gradiente geotermico più basso del valore medio atteso. Oltre alla
dichiarata presenza di rocce permeabili vi sono, pressoché perpendicolari al tunnel, due grossi
bacini idroelettrici da circa 50 milioni di metri cubi e diversi laghetti alpini, ed anche il fatto che i
punti di massima copertura non sono accorpati, ma separati dall’attraversamento di valli.
Invece sopra la zona di massima copertura sulla Torino-Lione vi è solo il piccolo lago di Savine,
mentre il lago del Moncenisio è a oltre 5 Km di distanza. Inoltre i punti di massima copertura
sono tutti accorpati nella zona di frontiera. Sta di fatto che già all’inizio di tale zona il gradiente
geotermico, rilevato nel tunnel della Maddalena, è più alto del valore medio atteso. La differenza
è notevole: +36,7% (+35,4% tra le medie calcolate escludendo i valori estremi). Applicando
grossolanamente tali incrementi alla temperatura massima dichiarata per il Nuovo Gottardo
(ovvero 46°) si otterrebbe una temperatura comunque superiore a 60°.
E che si tratti di temperature davvero molto elevate è confermato da molti indizi. Tra essi, oltre
alla mancata pubblicazione di dati certificati, il fatto che per operare all’interno del tunnel sia
stato creato un apposito robot, il divieto di accesso alla parte terminale del tunnel persino
all’ispettore del governo Mauceri, il forte aumento della temperatura dell’acqua con l’avanzare
dello scavo, il fatto che già a livello di progetto fossero state ipotizzate anche possibili
temperature intorno ai 70°. E comunque la più semplice ipotesi è quella di un maggiore
gradiente geotermico rispetto al Nuovo Gottardo.
Nel merito è il caso di notare che, apparentemente, la “copertura” del tunnel viene sempre
calcolata sulla perpendicolare dello stesso, e che non vengono prese in considerazione le rocce
che si trovano ai lati del tunnel, ad una certa distanza dalla perpendicolare, e che vanno invece
considerate. In particolare nel caso in cui la maggiore o minore copertura sia dello stesso segno
in entrambi i lati del tunnel.
In particolare si nota che nel Nuovo Gottardo il punto di massima copertura, il Piz Vatgira, è una
vetta isolata e che la copertura media intorno ad essa è di poco superiore a 2000 metri, molto
più bassa dei 2450 metri dichiarati, e inferiore a 2000 metri sia prima che dopo quel punto. Nella
Torino-Lione, invece, le montagne oltre i 3200 metri che stanno ai lati del Col Clapier, sotto il
quale la copertura sarebbe meno di 1900 metri, alzano la copertura media oltre i 2000 metri per
un tratto piuttosto lungo.
Queste considerazioni riducono leggermente la differenza tra i due gradienti geotermici, ma
aiutano a capire che, nel tratto frontaliero, la copertura della Torino-Lione è comunque più
sfavorevole.
In conclusione, tra copertura elevata (e continua per un lungo tratto) e gradiente geotermico più
elevato è alta la probabilità che nella Torino-Lione vengano ampiamente superati i 60° gradi.
Una cosa è chiara: se Telt disponesse di temperature intorno a 50° le avrebbe ampiamente
pubblicizzate. Quindi non pretendere di conoscere la temperatura che c’è al fondo del tunnel
della Maddalena (come anche non pretendere un controllo sulla presenza di Pfas nel relativo
smarino) è fare un favore a Telt.
È evidente che in un tunnel così caldo la probabilità di guasti e incidenti sia elevatissima, come
pure i costi di raffreddamento, e che un qualsiasi guasto possa anche portare alla perdita del
tunnel.
Nel Nuovo Gottardo, in condizioni probabilmente migliori, un deragliamento che all’aperto
avrebbe fermato la linea per poche settimane ora bloccherà una canna del tunnel per 13 mesi
(se basteranno).
Nel 1990 sono stati pensati tunnel di base troppo “bassi” e quindi troppo “caldi”. Anni dopo sono
nate tecniche che invece usano il recupero di energia in discesa. Perché insistere con i tunnel di
base? Perché sono così lunghi da permettere un enorme e redditizio (e poco controllabile)
movimento terra?
Tino Balduzzi
+39 3456111117
tino.balduzzi@gmail.com