Un bilancio di guerra

Un bilancio di guerra, updated 11/11/24, 5:48 PM

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Un bilancio di guerra
Marco Bersani
Mentre il Governo, in ossequio alla nuova austerità approvata dall’Unione europea, si
appresta con la Legge di Bilancio 2025 a tagliare la spesa pubblica su pensioni, sanità,
istruzione, ricerca e servizi pubblici locali, con la medesima legge porta il bilancio della
Difesa a superare il record storico e ad attestarsi a oltre 32 miliardi di euro.
Secondo il puntuale e dettagliato rapporto dell’Osservatorio MIlex (www.milex.org), gli
stanziamenti previsti nel comparto Difesa superano del 7,1% quelli dell’anno in corso.
Se teniamo conto del fatto che nel 2016 il budget della Difesa era poco più di 19 mld e che
nel 2021 era poco più di 24 mld, si ha la dimensione dell’aumento esponenziale
verificatosi (+61% in dieci anni).
Va peraltro sottolineato come quasi 13 miliardi dello stanziamento complessivo saranno
destinati all’industria per l’acquisizione di nuovi armamenti, con un aumento del 77%
negli ultimi cinque anni.
Quindi in un Paese che è al quinto posto in Europa per l’indice di abbandono scolastico e
al primo per i bassi salari degli insegnanti; che ha un sistema sanitario pubblico al collasso
e oltre 4,5 milioni di persone che hanno rinunciato alle cure perché non possono
permettersi di pagarle; in un Paese dove il 94% dei Comuni è a rischio dissesto
idrogeologico e oltre 8 milioni di persone vivono in aree ad alta pericolosità (il tutto reso
ulteriormente drammatico dai cambiamenti climatici), il Governo sceglie di tagliare la
spesa pubblica e gli investimenti sociali per andare a rimpinguare le casse di chi vive,
partecipa e si arricchisce nelle guerre presenti mentre prepara con determinazione quelle
future.
D’altronde, come dice il ministro Crosetto “L’aumento delle spese militari è necessario
perché il nostro Paese non è preparato alla guerra”, come se la dimensione bellica
fosse ineluttabile e non il frutto di scelte scellerate che ci stanno portando al precipizio.
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