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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
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Ad Acerra, provincia di Napoli, la lotta contro l’inceneritore partì alla fine del 1998.
Prima gli annunci, le prime mobilitazioni cittadine con mesi di presidio sul cantiere
dell’inceneritore, le continue manifestazioni che chiedevano, invece, la costruzione di un Polo
Pediatrico e la bonifica sia per la presenza già dannosa della Montefibre che per le discariche di
rifiuti tossici disseminate ad Acerra come in altre zone della provincia di Napoli.
Si arriva al 17 agosto 2004, Governo presieduto da Silvio Berlusconi, la collaborazione della giunta
regionale guidata dal centrosinistra, Governatore Antonio Bassolino, con la mobilitazione di ogni
tipo di forza dell’ordine presente mai vista su quel territorio, si avviano i lavori per la costruzione
dell’inceneritore in località Pantano. A due passi dalla Montefibre, quasi a ricordare la mano
benevola dello Stato che vuole preservare quella che una volta era la Campania Felix.
Pur essendo il mese solito delle vacanze estive, sono molti gli acerrani che fanno ritorno nella loro
città per impedire questo scempio.
Il 29 agosto del 2004, Acerra intera si mobilita, 30.000 persone sotto un sole battente percorrono
chilometri per arrivare al cantiere dell’inceneritore. Un corteo variegato, di rabbia e protesta, ma
pacifico, con la presenza di persone di ogni, ceto, età, donne, bambini, anziani.
Ad attendere il corteo al Pantano centinaia tra carabinieri, poliziotti, finanzieri in assetto
antisommossa.
Una mobilitazione popolare non prevista, probabilmente, per chi si aspettava che ad agosto
potesse fare tranquillamente il suo comodo.
L’unica risposta che diede lo Stato fu una dura repressione poliziesca, con arresti, denunce e
manganellate.
Quei lacrimogeni lanciati per disperdere la manifestazione provocano gli sgessi disturbi respiratori
di quelli usati all’epoca del G8 di Genova. Ormai la macchina repressiva imbastita in quei giorni del
luglio 2001 dal Governo Berlusconi è ben collaudata.
L’inceneritore fu inaugurato, dopo il blocco dei lavori per le inchieste della magistratura, solo nel
marzo del 2009, con la presenza del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ritornato pochi mesi
dopo aver trionfato alle politiche del 2008, insieme al suo esecutore, commissario all’emergenza
rifiuti, Guido Bertolaso.
Come prassi vuole in Italia, a dare la spinta definitiva alla costruzione dell’impianto, l’emergenza
rifiuti di inizio 2008, al governo c’era ancora Romano Prodi che cadde pochi mesi dopo.
Le immagini delle strade di Napoli e provincia invase dai rifiuti fecero il giro del mondo,
l’inceneritore fu visto - non la raccolta differenziata che attendava la sua messa in opera dal 1994 -
come l’unica alternativa per risolvere il problema.
Chi lo contestava, come negli anni precedenti, faceva il gioco della Camorra, un leit motiv che si
ripeteva nella propaganda mediatica. Un po’ come dire: “Sei filopalestinese perché ritieni di essere
contro il genocidio di Israele? E allora sei antisemita”.
Nel corso degli anni le problematiche ambientali e sanitarie non sono state affatto risolte, si
attendono le bonifiche, sono aumentati i tumori che colpiscono persone di ogni fascia di età.
Ancora non si riesce ad avere uno studio dettagliato sull’incidenza dell’inceneritore dopo 15 anni
di funzionamento che la popolazione di Acerra chiede da anni.
Migliaia di camion continuano ad arrivare ad Acerra per portare i loro rifiuti nell’impianto
incrementando il livello di polveri sottili.
La raccolta differenziata ha fatto passi da gigante, ma non può essere incrementata, in quanto
l’inceneritore non può funzionare con un carico ridotto di rifiuti.
L’impianto, già definito vetusto a suo tempo, oggi ha diverse criticità, avrebbe bisogno di una
quarta linea, ipotesi, prima scongiurata, grazie anche alla mobilitazione della popolazione di
Acerra dello scorso anno, ma che è tornata di nuovo con prepotenza.
Venti anni dopo, si continua a morire di tumori e di altre patologie legate all’inquinamento su
questo territorio, non c’è nemmeno la scusante dei posti di lavoro, in quanto l’inceneritore non ha
bisogno di grandi quantità di maestranze.
Resta la ragione forte, oggi come venti anni fa.
I movimenti e la popolazione, non solo quella di Acerra, si sono ricompattati e oggi saranno di
nuovo fuori ai cancelli dell’inceneritore per ribadire che l’attenzione è sempre costante, ma
soprattutto, c’è un altro modo per gestire i rifiuti, non basato sui profitti per pochi e la morte di
molti.
Prima gli annunci, le prime mobilitazioni cittadine con mesi di presidio sul cantiere
dell’inceneritore, le continue manifestazioni che chiedevano, invece, la costruzione di un Polo
Pediatrico e la bonifica sia per la presenza già dannosa della Montefibre che per le discariche di
rifiuti tossici disseminate ad Acerra come in altre zone della provincia di Napoli.
Si arriva al 17 agosto 2004, Governo presieduto da Silvio Berlusconi, la collaborazione della giunta
regionale guidata dal centrosinistra, Governatore Antonio Bassolino, con la mobilitazione di ogni
tipo di forza dell’ordine presente mai vista su quel territorio, si avviano i lavori per la costruzione
dell’inceneritore in località Pantano. A due passi dalla Montefibre, quasi a ricordare la mano
benevola dello Stato che vuole preservare quella che una volta era la Campania Felix.
Pur essendo il mese solito delle vacanze estive, sono molti gli acerrani che fanno ritorno nella loro
città per impedire questo scempio.
Il 29 agosto del 2004, Acerra intera si mobilita, 30.000 persone sotto un sole battente percorrono
chilometri per arrivare al cantiere dell’inceneritore. Un corteo variegato, di rabbia e protesta, ma
pacifico, con la presenza di persone di ogni, ceto, età, donne, bambini, anziani.
Ad attendere il corteo al Pantano centinaia tra carabinieri, poliziotti, finanzieri in assetto
antisommossa.
Una mobilitazione popolare non prevista, probabilmente, per chi si aspettava che ad agosto
potesse fare tranquillamente il suo comodo.
L’unica risposta che diede lo Stato fu una dura repressione poliziesca, con arresti, denunce e
manganellate.
Quei lacrimogeni lanciati per disperdere la manifestazione provocano gli sgessi disturbi respiratori
di quelli usati all’epoca del G8 di Genova. Ormai la macchina repressiva imbastita in quei giorni del
luglio 2001 dal Governo Berlusconi è ben collaudata.
L’inceneritore fu inaugurato, dopo il blocco dei lavori per le inchieste della magistratura, solo nel
marzo del 2009, con la presenza del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ritornato pochi mesi
dopo aver trionfato alle politiche del 2008, insieme al suo esecutore, commissario all’emergenza
rifiuti, Guido Bertolaso.
Come prassi vuole in Italia, a dare la spinta definitiva alla costruzione dell’impianto, l’emergenza
rifiuti di inizio 2008, al governo c’era ancora Romano Prodi che cadde pochi mesi dopo.
Le immagini delle strade di Napoli e provincia invase dai rifiuti fecero il giro del mondo,
l’inceneritore fu visto - non la raccolta differenziata che attendava la sua messa in opera dal 1994 -
come l’unica alternativa per risolvere il problema.
Chi lo contestava, come negli anni precedenti, faceva il gioco della Camorra, un leit motiv che si
ripeteva nella propaganda mediatica. Un po’ come dire: “Sei filopalestinese perché ritieni di essere
contro il genocidio di Israele? E allora sei antisemita”.
Nel corso degli anni le problematiche ambientali e sanitarie non sono state affatto risolte, si
attendono le bonifiche, sono aumentati i tumori che colpiscono persone di ogni fascia di età.
Ancora non si riesce ad avere uno studio dettagliato sull’incidenza dell’inceneritore dopo 15 anni
di funzionamento che la popolazione di Acerra chiede da anni.
Migliaia di camion continuano ad arrivare ad Acerra per portare i loro rifiuti nell’impianto
incrementando il livello di polveri sottili.
La raccolta differenziata ha fatto passi da gigante, ma non può essere incrementata, in quanto
l’inceneritore non può funzionare con un carico ridotto di rifiuti.
L’impianto, già definito vetusto a suo tempo, oggi ha diverse criticità, avrebbe bisogno di una
quarta linea, ipotesi, prima scongiurata, grazie anche alla mobilitazione della popolazione di
Acerra dello scorso anno, ma che è tornata di nuovo con prepotenza.
Venti anni dopo, si continua a morire di tumori e di altre patologie legate all’inquinamento su
questo territorio, non c’è nemmeno la scusante dei posti di lavoro, in quanto l’inceneritore non ha
bisogno di grandi quantità di maestranze.
Resta la ragione forte, oggi come venti anni fa.
I movimenti e la popolazione, non solo quella di Acerra, si sono ricompattati e oggi saranno di
nuovo fuori ai cancelli dell’inceneritore per ribadire che l’attenzione è sempre costante, ma
soprattutto, c’è un altro modo per gestire i rifiuti, non basato sui profitti per pochi e la morte di
molti.