About Rete Ambientalista Al
Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
Ischia non è un’eccezione: tutto il territorio del Belpaese è da
risanare
*
Il disastro di Ischia non deve considerarsi evento eccezionale, legato
alla presenza di iper cementificazione abusiva e alle caratteristiche
ambientali dell’isola. Tantissimi contesti territoriali di quello che
era considerato “il Belpaese” infatti sono destabilizzati da
diffusione insediativa, consumo di suolo, urbanizzazione eccessiva
spesso autorizzata, che ne hanno stravolto gli ecosistemi; con degradi e
dissesti già gravi, che diventano esiziali per le ricadute della crisi
climatica.Gli eventi tragici che si susseguono sempre più ravvicinati
inon sembrano però scalfire l’agenda politica: si urla per qualche
giorno, poi la transizione ecologica torna ad essere per lo più una
chiacchiera.
*
Pochi dati bastano a fornire i contorni del dissesto diffuso da impatti
della cementificazione. L’italia dovrebbe avere , considerando
abitanti residenti e presenti( compresi neonati e immigrati senza
permesso), per fornire comodamente un tetto a tutti, circa 7 miliardi di
metri cubi di volumi abitativi. Secondo i datascape ISTAT , se ne è
costruito quasi il doppio; con un effetto di clamoroso sfascio economico
e ambientale. Il suolo consumato seguita a crescere. Oggi è pari a
circa il 10% del territorio nazionale. L’ISPRA ammonisce che tutto
ciò significa il 94% dei comuni italiani a rischio frane o alluvioni,
con ripartizione pressocchè uniforme da nord a sud del Belpaese e 3,5
milioni di famiglie interessate del fenomeno. L’Osservatorio
“Città- Clima” di Legambiente sottolinea ancora gli effetti ormai
quotidiani della crisi ecologica , testimoniati dagli “eventi
estremi”degli ultimi dodici anni che superano quota 1500, con un
incremento del 27% di quest’anno rispetto al precedente. E con
crescenti sofferenze dei territori , i cui suoli sono “esasperati e
stressati” del succedersi di fenomeni intensi quanto opposti:
prolungate ondate di calore e connessa siccità , interrotte da
precipitazioni copiose fino alle “bombe d’acqua”.
*
Già una decina di anni fa il MISE - non un centro studi di ecologisti
radicali - stimò l’entità della spesa necessaria a mettere in
sicurezza il paese dai rischi : sismico , idrogeologico , da incendi ,
inquinamenti : essa ammontava a ca 190 milardi di Euro. Si proponeva un
programma pluriennale con voce permanente in Finanziaria. Renzi da
presidente del consiglio sulla base di questo lanciò il programma
“Casa Italia”. Che si bloccò e fu dimenticato dopo pochi mesi .
Probabilimente quando ci si accorse che servivano soprattutto tanti
piccoli progetti “ a grana fine” di ripristino e
riterritorializzazione. Non le Grandi Opere dal sicuro effetto
politico-mediatico. L’agenda politica infatti ignora quasi
completamente tali problemi , aldilà di dichiarazioni e annunci. Come
dimostra il PNIAC , Piano Nazionale di Azione Climatica, pronto in bozza
fin dal 2016, ma mai approvato. Lo stesso PNRR da questo punto di vista
rappresenta un’enorme occasione sprecata; se si pensa che sono
destinati al risanamento del territorio appena 4,5 miliardi di Euro, il
2% ca del totale spendibile.Un paradosso a fronte dei 31 miliardi di
euro dedicati ad alta velocità e grandi opere ad alto impatto
ambientale, che diventano 81 con il Collegato Infrastrutture.
*
Proprio Il PNIAC, insieme al Green Deal eruropeo e agli SDG (Obiettivi
di sviluppo sostenibile) dell’UNEP forniscono i criteri per le azioni
di risanamento e consolidamento dei territori rispetto alla crisi
ambientale. In Italia poi c’è l’ulteriore vantaggio di annoverare
nei nostri quadri programmatici ordinari uno strumento già orientato a
tutela e riqualificazione, il Piano Paesaggistico. Come previsto dal
piano per il clima, i ministeri interessati, specie Ambiente , Cultura e
Infrastrutture , di concerto con le Regioni, promuovono “task-force”
di risanamento e restauro . Esse possono assumere come Linee Guida per
l’azione di medio-lungo periodo proprio i piani Paesaggistici.
L’emergenza climatica - come è evidente in queste ore- richiede però
azioni rapide , incisive già subito o nel periodo medio-breve. Per
questo bisogna introdurre le strategie recenti , promosse da Green Deal
e UNEP , legate ai Programmi di Adattamento Climatico ed ai Progetti di
Resilienza, già realizzati in molte grandi città e contesti
territoriali internazionali(tra cui Oslo, Copenaghen, Amsterdam,
Singapore), ma solo a Bologna , tra i capoluoghi italiani. Essi sono
costituiti da progetti integrati di gestione dei fenomeni legati agli
andamenti meteoclimatici di contesto e relative ricadute critiche, già
registratesi e prevedibili. La particolarità di tali azioni è che
muovono dal “ripristino di ciò che l’ipercementificazioneha
distrutto, ovvero l’ecofunzionamento naturale degli habitat”. Il
primo elemento di consolidamento di un ambito è l’azione di
aggiustamento, restauro degli apparati paesistici. La prima azione
urgente in pressocchè tutti i 92000 comuni italiani è quella di
ripristinare le vie di fuga dell’acqua, nonchè la continuità
dell’armatura dei collettori idrologici e paesistici. Azioni semplici
da fare subito.
*
E’ necessaria una svolta reale quanto drastica nelle politiche
ecologiche e territoriali. Siamo scettici che questo possa accadere per
improvvise “illumininazioni”di un ceto Politico-istituzionale
bloccato da incapacità e soprattutto interessi sostanzialmenti estranei
a questi temi. Appare necessaria l’azione diretta , ove possibile,
altrimenti di pressione critica sui decisori , di quelle numerosissime
soggettività che anche nel Belpaese lavorano ogni giorno per la tutela
di ambiente e territorio, ma anche per produrre ricchezza da beni
autosostenibili; e costituiscono ormai una realtà economica da decine
di miliardi di euro all’anno. La transizione che urge parte da loro.
_Alberto Ziparo_
risanare
*
Il disastro di Ischia non deve considerarsi evento eccezionale, legato
alla presenza di iper cementificazione abusiva e alle caratteristiche
ambientali dell’isola. Tantissimi contesti territoriali di quello che
era considerato “il Belpaese” infatti sono destabilizzati da
diffusione insediativa, consumo di suolo, urbanizzazione eccessiva
spesso autorizzata, che ne hanno stravolto gli ecosistemi; con degradi e
dissesti già gravi, che diventano esiziali per le ricadute della crisi
climatica.Gli eventi tragici che si susseguono sempre più ravvicinati
inon sembrano però scalfire l’agenda politica: si urla per qualche
giorno, poi la transizione ecologica torna ad essere per lo più una
chiacchiera.
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Pochi dati bastano a fornire i contorni del dissesto diffuso da impatti
della cementificazione. L’italia dovrebbe avere , considerando
abitanti residenti e presenti( compresi neonati e immigrati senza
permesso), per fornire comodamente un tetto a tutti, circa 7 miliardi di
metri cubi di volumi abitativi. Secondo i datascape ISTAT , se ne è
costruito quasi il doppio; con un effetto di clamoroso sfascio economico
e ambientale. Il suolo consumato seguita a crescere. Oggi è pari a
circa il 10% del territorio nazionale. L’ISPRA ammonisce che tutto
ciò significa il 94% dei comuni italiani a rischio frane o alluvioni,
con ripartizione pressocchè uniforme da nord a sud del Belpaese e 3,5
milioni di famiglie interessate del fenomeno. L’Osservatorio
“Città- Clima” di Legambiente sottolinea ancora gli effetti ormai
quotidiani della crisi ecologica , testimoniati dagli “eventi
estremi”degli ultimi dodici anni che superano quota 1500, con un
incremento del 27% di quest’anno rispetto al precedente. E con
crescenti sofferenze dei territori , i cui suoli sono “esasperati e
stressati” del succedersi di fenomeni intensi quanto opposti:
prolungate ondate di calore e connessa siccità , interrotte da
precipitazioni copiose fino alle “bombe d’acqua”.
*
Già una decina di anni fa il MISE - non un centro studi di ecologisti
radicali - stimò l’entità della spesa necessaria a mettere in
sicurezza il paese dai rischi : sismico , idrogeologico , da incendi ,
inquinamenti : essa ammontava a ca 190 milardi di Euro. Si proponeva un
programma pluriennale con voce permanente in Finanziaria. Renzi da
presidente del consiglio sulla base di questo lanciò il programma
“Casa Italia”. Che si bloccò e fu dimenticato dopo pochi mesi .
Probabilimente quando ci si accorse che servivano soprattutto tanti
piccoli progetti “ a grana fine” di ripristino e
riterritorializzazione. Non le Grandi Opere dal sicuro effetto
politico-mediatico. L’agenda politica infatti ignora quasi
completamente tali problemi , aldilà di dichiarazioni e annunci. Come
dimostra il PNIAC , Piano Nazionale di Azione Climatica, pronto in bozza
fin dal 2016, ma mai approvato. Lo stesso PNRR da questo punto di vista
rappresenta un’enorme occasione sprecata; se si pensa che sono
destinati al risanamento del territorio appena 4,5 miliardi di Euro, il
2% ca del totale spendibile.Un paradosso a fronte dei 31 miliardi di
euro dedicati ad alta velocità e grandi opere ad alto impatto
ambientale, che diventano 81 con il Collegato Infrastrutture.
*
Proprio Il PNIAC, insieme al Green Deal eruropeo e agli SDG (Obiettivi
di sviluppo sostenibile) dell’UNEP forniscono i criteri per le azioni
di risanamento e consolidamento dei territori rispetto alla crisi
ambientale. In Italia poi c’è l’ulteriore vantaggio di annoverare
nei nostri quadri programmatici ordinari uno strumento già orientato a
tutela e riqualificazione, il Piano Paesaggistico. Come previsto dal
piano per il clima, i ministeri interessati, specie Ambiente , Cultura e
Infrastrutture , di concerto con le Regioni, promuovono “task-force”
di risanamento e restauro . Esse possono assumere come Linee Guida per
l’azione di medio-lungo periodo proprio i piani Paesaggistici.
L’emergenza climatica - come è evidente in queste ore- richiede però
azioni rapide , incisive già subito o nel periodo medio-breve. Per
questo bisogna introdurre le strategie recenti , promosse da Green Deal
e UNEP , legate ai Programmi di Adattamento Climatico ed ai Progetti di
Resilienza, già realizzati in molte grandi città e contesti
territoriali internazionali(tra cui Oslo, Copenaghen, Amsterdam,
Singapore), ma solo a Bologna , tra i capoluoghi italiani. Essi sono
costituiti da progetti integrati di gestione dei fenomeni legati agli
andamenti meteoclimatici di contesto e relative ricadute critiche, già
registratesi e prevedibili. La particolarità di tali azioni è che
muovono dal “ripristino di ciò che l’ipercementificazioneha
distrutto, ovvero l’ecofunzionamento naturale degli habitat”. Il
primo elemento di consolidamento di un ambito è l’azione di
aggiustamento, restauro degli apparati paesistici. La prima azione
urgente in pressocchè tutti i 92000 comuni italiani è quella di
ripristinare le vie di fuga dell’acqua, nonchè la continuità
dell’armatura dei collettori idrologici e paesistici. Azioni semplici
da fare subito.
*
E’ necessaria una svolta reale quanto drastica nelle politiche
ecologiche e territoriali. Siamo scettici che questo possa accadere per
improvvise “illumininazioni”di un ceto Politico-istituzionale
bloccato da incapacità e soprattutto interessi sostanzialmenti estranei
a questi temi. Appare necessaria l’azione diretta , ove possibile,
altrimenti di pressione critica sui decisori , di quelle numerosissime
soggettività che anche nel Belpaese lavorano ogni giorno per la tutela
di ambiente e territorio, ma anche per produrre ricchezza da beni
autosostenibili; e costituiscono ormai una realtà economica da decine
di miliardi di euro all’anno. La transizione che urge parte da loro.
_Alberto Ziparo_