About Rete Ambientalista Al
Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
Dott. Giuseppe Teodoro - Vice presidente di Ecoland – www.ecolanditaly.it
Consulente delle amministrazioni comunali per le politiche di gestione territoriale delle infrastrutture di comunicazione elettronica
DOSSIER RETE 6 V/M
PERCHE’ E’ DANNOSO AUMENTARE I LIMITI
ELETTROMAGNETICI IN ITALIA
1. Ragioni sanitarie
• I Governi di turno, da anni sperimentano la volontà di innalzare i limiti
elettromagnetici, che Italia, ai sensi del DPCM 8.07.2003, sono tra i più
cautelativi al mondo: 6 V/m all’interno di edifici adibiti a permanenza umana
per almeno 4 ore giornaliere (abitazioni, scuole, ospedali, luoghi di lavoro,
ecc..);
• Per completezza d’informazione i limiti suggeriti da ICNIRP (organismo
internazionale riconosciuto dall’OMS), acquisiti dalla Raccomandazione del
Consiglio d’Europa del 12 luglio 1999 (1999/519/CE) e confermati nelle Linee
Guida del marzo 2020, non devono superare i 61 V/m, valore corrispondente
al surriscaldamento del tessuto umano (i c.d. effetti termici acuti), ma lasciano
la facoltà agli stati membri di definire livelli di protezione più cautelativi di quelli
proposti;
• Per ulteriore completezza, nella panoramica dei tetti di radiofrequenza
adottati:
✓ tra i paesi europei che hanno scelto di avvalersi dei limiti suggeriti dalla
Raccomandazione UE figurano: Germania, Spagna, Francia, Repubblica
Ceca, Estonia, Cipro, Finlandia, Ungheria, Malta, Irlanda, Romania,
Portogallo.
✓ Nel gruppo che ha adottato una politica precauzionale più elevata rispetto
ai valori indicati dalla Raccomandazione UE vi sono: Regno Unito, Svezia,
Paesi Bassi, Austria, Danimarca, Lettonia.
✓ Infine, tra i paesi che hanno scelto valori più cautelativi si annoverano:
Italia, Grecia, Croazia, Belgio, Bulgaria.
• Occorre sconfessare la tesi, sostenuta nella relazione illustrativa della bozza di
decreto-legge che mira ad elevare i limiti elettromagnetici in Italia, secondo cui
non ci sono evidenze scientifiche su effetti avversi per la salute, in relazione alle
Linee Guida ICNIRP del 1998 e ribaditi nel 2020, affidandosi alle seguenti
argomentazioni scientifiche e sanitarie:
a) La scelta di ICNIRP di valutare ai fini sanitari esclusivamente gli effetti
termici acuti, che si manifestano per esposizioni brevi ed intense, non
protegge la popolazione dalla esposizione ad effetti biologici di lunga
durata (non termici). Ciò rappresenta una inammissibile disapplicazione del
Principio di Precauzione e dell’azione preventiva, di cui all’art. 191 (ex art.
174 TCE) del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
b) Invero, risulta copiosa e significativa la letteratura scientifica che enumera
effetti avversi non termici correlati alla esposizione ai campi
elettromagnetici artificiali emessi da apparati radioelettrici (ad es., tumori,
malattie neurodegenerative, deficit
di
attenzione e memoria,
elettrosensibilità, disturbi cardiocircolatori, danni alla fertilità maschile e
femminile, danni al DNA – vedi, a titolo di esempio, Bioinitiative Report
2012-20221).
c) Con riferimento, in particolare, alle nuove tecnologie di comunicazione
mobile, appare indispensabile, nella valutazione del rischio, includere gli
effetti non termici (o di lunga durata) (STOA 20212 - IEEE 20233).
• Pertanto non appare supportato da alcuna motivazione scientifica l’assunto,
contenuto nella bozza del decreto, di aumentare i limiti elettromagnetici a 30
V/m, cioè della metà rispetto al tetto stabilito da ICNIRP (61 V/m), per
“rassicurare i cittadini più timorosi e venire incontro alle loro giuste
preoccupazioni”. Al contrario, ai sensi del predetto ragionamento,
affermandosi che le preoccupazioni dei cittadini sono “giuste”, si riconoscono
esplicitamente i rischi della esposizione ai campi elettromagnetici e si giustifica
l’applicazione del Principio di Precauzione.
• Ancor più, non risulta avvalorato da alcuna spiegazione scientifica l’enigmatica
affermazione per cui, “ove non si raggiunga un’intesa, i limiti sono innalzati ad
un valore pari a 24 V/m”, volendo significare che, qualora, durante l’iter di
approvazione del decreto, non si dovesse perseguire un accordo tra le
amministrazioni e gli enti a cui il testo è sottoposto per il parere, i tetti di
radiofrequenza attuali saranno elevati ad un valore medio tra quello in vigore
e la metà di quello massimo consentito!
1 https://bioinitiative.org/table-of-contents/
2 https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2021/690012/EPRS_STU(2021)690012_EN.pdf
3 https://ieeexplore.ieee.org/abstract/document/10121536
2. Ragioni economiche
• Per cui, se il mondo delle Telco spinge con insistenza per ottenere limiti meno
stringenti, a fronte di una letteratura scientifica ed epidemiologica che ne
sconsiglierebbe un approccio elastico, altre saranno le ragioni a fondamento di
questa crociata contro il mantenimento dei 6 V/m.
• Il nodo principale, che sta a cuore agli operatori tlc, è sicuramente il paventato
esborso di cifre consistenti per la realizzazione di nuove infrastrutture o
l’adattamento (reingegnerizzazione) di quelle esistenti, per ospitare le
tecnologie di nuova generazione, qualora non si addivenga all’aumento dei
limiti (fonte Asstel4).
• L’innalzamento dei limiti, anche per valori non prossimi al massimo consentito,
determinerebbe – sempre secondo Asstel – l’espandibilità delle infrastrutture
esistenti, evitando di saturare lo spazio elettromagnetico, con benefici per
l’ambiente (meno impianti, meno impatto sul paesaggio).
• Si deve obiettare, tuttavia, che il fabbisogno stimato dagli stessi operatori, che
si battono per utilizzare le infrastrutture esistenti, ai fini della implementazione
della nuova tecnologia 5G in Italia, ammonta a circa 8 mila nuove torri e 50 mila
micro-celle (small cells)5. Si tratta, a nostro avviso, di una contraddizione non
trascurabile, che inficia la credibilità delle affermazioni dei sostenitori
dell’aumento dei limiti a tutti i costi.
• Un altro elemento concorre a delegittimare la posizione dei sostenitori di limiti
più elevati e sono gli stessi operatori tlc a denunciarlo: il fenomeno della falsa
saturazione degli spazi elettromagnetici6. Secondo una consolidata prassi, gli
operatori tlc, all’atto di presentare ad Arpa un progetto ai fini del nulla osta
radioelettrico, non dichiarano mai
il valore effettivo che produrrà
quell’impianto, ma la potenza massima che consente di non sforare il limite in
vigore, in modo di accaparrarsi tutta la capacità trasmissiva, evitando che la
concorrenza possa utilizzarla (es., se so di trasmettere ad una potenza di 10
watt, ne dichiaro 30 watt per non consentire ad un altro competitor di utilizzare
quella infrastruttura; si tratta di un raggiungimento teorico dei tetti emissivi).
4 https://www.agendadigitale.eu/infrastrutture/5g-e-campi-elettromagnetici-ecco-perche-litalia-deve-adeguarsi-
alleuropa/
5 https://www.key4biz.it/5g-galli-inwit-nei-prossimi-anni-serviranno-8mila-nuove-torri-e-50mila-micro-
antenne/443514/
6 https://www.key4biz.it/5g-e-limiti-elettromagnetici-tutto-quello-che-non-si-dice-sulla-misurazione-
dellelettrosmog/440699/
Quindi, sulla base dei valori di campo dichiarati, ad es. sul tetto di un edificio,
formalmente quello spazio elettromagnetico risulta saturo, perché autorizzato
alla massima potenza (6 V/m), mentre in realtà i valori si attestano su 1 o 1, 5 o al
massimo 2 V/m, il resto è tutto accaparramento di spazio elettromagnetico! Si
tratta di un comportamento anticoncorrenziale, censurato dall’AGCM, che ha
chiesto alle ARPA di utilizzare standard di misurazione più efficienti, al fine di
pervenire alla misurazione di valori reali e non potenziali.
• Infine, sono sempre le stesse Telco (Assoprovider, associazione delle pmi)7 a
contestare il decreto sull’innalzamento dei limiti elettromagnetici che, a detta
loro, penalizzerebbe le piccole imprese, impegnate nella difficile opera di
trasformazione digitale delle c.d. aree a fallimento di mercato. Limiti più elevati
favorirebbero i grandi player, con fenomeni di accaparramento di consistenti
fette di mercato delle infrastrutture e reti tlc.
• Dunque, le evidenti contraddizioni in cui cadono le Telco smascherano senza ombre
di dubbio il vero obiettivo perseguito: ottenere tutti gli spazi dell’etere messi a
disposizione dalle nuove tecnologie, risparmiando sui costi delle infrastrutture a
scapito della salute, del territorio, della qualità del paesaggio e dell’ambiente.
• I veri costi monetari è la collettività a sostenerli, e sono rappresentati – si legge
sempre nella bozza del decreto - dall’affidamento alla Fondazione Ugo Bordoni
delle attività di monitoraggio e l’istituzione di una rete di monitoraggio nazionale,
per una spesa complessiva di 1 milione e mezzo di euro per il triennio 2023-2026.
• Infine, un ulteriore elemento dovrebbe convincere anche i più diffidenti ad evitare
il danno che creerebbe l’adozione di limiti elettromagnetici più elevati: l’Italia è
l’unico Paese in Europa che ha scelto dal 2012 un metodo di misurazione dei campi
elettromagnetici basato su valori intesi come media nell’arco delle 24 ore e non
riferiti alla media di 6 minuti8. Questa misura rappresenta un unicum rispetto al
resto d’Europa e pertanto i livelli di emissione misurati non sono comparabili con
quelli degli altri Paesi europei. La deroga operata nel nostro ordinamento
produrrebbe, in caso di innalzamento dei livelli di emissione elettromagnetica,
effetti distorsivi sulla potenza dichiarata, che risulterebbe in realtà di molto
superiore al valore dichiarato!
Roma, 13 giugno 2023
7 https://www.corrierecomunicazioni.it/telco/5g/5g-assoprovider-aumento-limiti-elettromagnetici-mette-a-rischio-le-pmi/
8 Art. 14, comma 8 lett. d) DL 179/2012
Consulente delle amministrazioni comunali per le politiche di gestione territoriale delle infrastrutture di comunicazione elettronica
DOSSIER RETE 6 V/M
PERCHE’ E’ DANNOSO AUMENTARE I LIMITI
ELETTROMAGNETICI IN ITALIA
1. Ragioni sanitarie
• I Governi di turno, da anni sperimentano la volontà di innalzare i limiti
elettromagnetici, che Italia, ai sensi del DPCM 8.07.2003, sono tra i più
cautelativi al mondo: 6 V/m all’interno di edifici adibiti a permanenza umana
per almeno 4 ore giornaliere (abitazioni, scuole, ospedali, luoghi di lavoro,
ecc..);
• Per completezza d’informazione i limiti suggeriti da ICNIRP (organismo
internazionale riconosciuto dall’OMS), acquisiti dalla Raccomandazione del
Consiglio d’Europa del 12 luglio 1999 (1999/519/CE) e confermati nelle Linee
Guida del marzo 2020, non devono superare i 61 V/m, valore corrispondente
al surriscaldamento del tessuto umano (i c.d. effetti termici acuti), ma lasciano
la facoltà agli stati membri di definire livelli di protezione più cautelativi di quelli
proposti;
• Per ulteriore completezza, nella panoramica dei tetti di radiofrequenza
adottati:
✓ tra i paesi europei che hanno scelto di avvalersi dei limiti suggeriti dalla
Raccomandazione UE figurano: Germania, Spagna, Francia, Repubblica
Ceca, Estonia, Cipro, Finlandia, Ungheria, Malta, Irlanda, Romania,
Portogallo.
✓ Nel gruppo che ha adottato una politica precauzionale più elevata rispetto
ai valori indicati dalla Raccomandazione UE vi sono: Regno Unito, Svezia,
Paesi Bassi, Austria, Danimarca, Lettonia.
✓ Infine, tra i paesi che hanno scelto valori più cautelativi si annoverano:
Italia, Grecia, Croazia, Belgio, Bulgaria.
• Occorre sconfessare la tesi, sostenuta nella relazione illustrativa della bozza di
decreto-legge che mira ad elevare i limiti elettromagnetici in Italia, secondo cui
non ci sono evidenze scientifiche su effetti avversi per la salute, in relazione alle
Linee Guida ICNIRP del 1998 e ribaditi nel 2020, affidandosi alle seguenti
argomentazioni scientifiche e sanitarie:
a) La scelta di ICNIRP di valutare ai fini sanitari esclusivamente gli effetti
termici acuti, che si manifestano per esposizioni brevi ed intense, non
protegge la popolazione dalla esposizione ad effetti biologici di lunga
durata (non termici). Ciò rappresenta una inammissibile disapplicazione del
Principio di Precauzione e dell’azione preventiva, di cui all’art. 191 (ex art.
174 TCE) del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
b) Invero, risulta copiosa e significativa la letteratura scientifica che enumera
effetti avversi non termici correlati alla esposizione ai campi
elettromagnetici artificiali emessi da apparati radioelettrici (ad es., tumori,
malattie neurodegenerative, deficit
di
attenzione e memoria,
elettrosensibilità, disturbi cardiocircolatori, danni alla fertilità maschile e
femminile, danni al DNA – vedi, a titolo di esempio, Bioinitiative Report
2012-20221).
c) Con riferimento, in particolare, alle nuove tecnologie di comunicazione
mobile, appare indispensabile, nella valutazione del rischio, includere gli
effetti non termici (o di lunga durata) (STOA 20212 - IEEE 20233).
• Pertanto non appare supportato da alcuna motivazione scientifica l’assunto,
contenuto nella bozza del decreto, di aumentare i limiti elettromagnetici a 30
V/m, cioè della metà rispetto al tetto stabilito da ICNIRP (61 V/m), per
“rassicurare i cittadini più timorosi e venire incontro alle loro giuste
preoccupazioni”. Al contrario, ai sensi del predetto ragionamento,
affermandosi che le preoccupazioni dei cittadini sono “giuste”, si riconoscono
esplicitamente i rischi della esposizione ai campi elettromagnetici e si giustifica
l’applicazione del Principio di Precauzione.
• Ancor più, non risulta avvalorato da alcuna spiegazione scientifica l’enigmatica
affermazione per cui, “ove non si raggiunga un’intesa, i limiti sono innalzati ad
un valore pari a 24 V/m”, volendo significare che, qualora, durante l’iter di
approvazione del decreto, non si dovesse perseguire un accordo tra le
amministrazioni e gli enti a cui il testo è sottoposto per il parere, i tetti di
radiofrequenza attuali saranno elevati ad un valore medio tra quello in vigore
e la metà di quello massimo consentito!
1 https://bioinitiative.org/table-of-contents/
2 https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2021/690012/EPRS_STU(2021)690012_EN.pdf
3 https://ieeexplore.ieee.org/abstract/document/10121536
2. Ragioni economiche
• Per cui, se il mondo delle Telco spinge con insistenza per ottenere limiti meno
stringenti, a fronte di una letteratura scientifica ed epidemiologica che ne
sconsiglierebbe un approccio elastico, altre saranno le ragioni a fondamento di
questa crociata contro il mantenimento dei 6 V/m.
• Il nodo principale, che sta a cuore agli operatori tlc, è sicuramente il paventato
esborso di cifre consistenti per la realizzazione di nuove infrastrutture o
l’adattamento (reingegnerizzazione) di quelle esistenti, per ospitare le
tecnologie di nuova generazione, qualora non si addivenga all’aumento dei
limiti (fonte Asstel4).
• L’innalzamento dei limiti, anche per valori non prossimi al massimo consentito,
determinerebbe – sempre secondo Asstel – l’espandibilità delle infrastrutture
esistenti, evitando di saturare lo spazio elettromagnetico, con benefici per
l’ambiente (meno impianti, meno impatto sul paesaggio).
• Si deve obiettare, tuttavia, che il fabbisogno stimato dagli stessi operatori, che
si battono per utilizzare le infrastrutture esistenti, ai fini della implementazione
della nuova tecnologia 5G in Italia, ammonta a circa 8 mila nuove torri e 50 mila
micro-celle (small cells)5. Si tratta, a nostro avviso, di una contraddizione non
trascurabile, che inficia la credibilità delle affermazioni dei sostenitori
dell’aumento dei limiti a tutti i costi.
• Un altro elemento concorre a delegittimare la posizione dei sostenitori di limiti
più elevati e sono gli stessi operatori tlc a denunciarlo: il fenomeno della falsa
saturazione degli spazi elettromagnetici6. Secondo una consolidata prassi, gli
operatori tlc, all’atto di presentare ad Arpa un progetto ai fini del nulla osta
radioelettrico, non dichiarano mai
il valore effettivo che produrrà
quell’impianto, ma la potenza massima che consente di non sforare il limite in
vigore, in modo di accaparrarsi tutta la capacità trasmissiva, evitando che la
concorrenza possa utilizzarla (es., se so di trasmettere ad una potenza di 10
watt, ne dichiaro 30 watt per non consentire ad un altro competitor di utilizzare
quella infrastruttura; si tratta di un raggiungimento teorico dei tetti emissivi).
4 https://www.agendadigitale.eu/infrastrutture/5g-e-campi-elettromagnetici-ecco-perche-litalia-deve-adeguarsi-
alleuropa/
5 https://www.key4biz.it/5g-galli-inwit-nei-prossimi-anni-serviranno-8mila-nuove-torri-e-50mila-micro-
antenne/443514/
6 https://www.key4biz.it/5g-e-limiti-elettromagnetici-tutto-quello-che-non-si-dice-sulla-misurazione-
dellelettrosmog/440699/
Quindi, sulla base dei valori di campo dichiarati, ad es. sul tetto di un edificio,
formalmente quello spazio elettromagnetico risulta saturo, perché autorizzato
alla massima potenza (6 V/m), mentre in realtà i valori si attestano su 1 o 1, 5 o al
massimo 2 V/m, il resto è tutto accaparramento di spazio elettromagnetico! Si
tratta di un comportamento anticoncorrenziale, censurato dall’AGCM, che ha
chiesto alle ARPA di utilizzare standard di misurazione più efficienti, al fine di
pervenire alla misurazione di valori reali e non potenziali.
• Infine, sono sempre le stesse Telco (Assoprovider, associazione delle pmi)7 a
contestare il decreto sull’innalzamento dei limiti elettromagnetici che, a detta
loro, penalizzerebbe le piccole imprese, impegnate nella difficile opera di
trasformazione digitale delle c.d. aree a fallimento di mercato. Limiti più elevati
favorirebbero i grandi player, con fenomeni di accaparramento di consistenti
fette di mercato delle infrastrutture e reti tlc.
• Dunque, le evidenti contraddizioni in cui cadono le Telco smascherano senza ombre
di dubbio il vero obiettivo perseguito: ottenere tutti gli spazi dell’etere messi a
disposizione dalle nuove tecnologie, risparmiando sui costi delle infrastrutture a
scapito della salute, del territorio, della qualità del paesaggio e dell’ambiente.
• I veri costi monetari è la collettività a sostenerli, e sono rappresentati – si legge
sempre nella bozza del decreto - dall’affidamento alla Fondazione Ugo Bordoni
delle attività di monitoraggio e l’istituzione di una rete di monitoraggio nazionale,
per una spesa complessiva di 1 milione e mezzo di euro per il triennio 2023-2026.
• Infine, un ulteriore elemento dovrebbe convincere anche i più diffidenti ad evitare
il danno che creerebbe l’adozione di limiti elettromagnetici più elevati: l’Italia è
l’unico Paese in Europa che ha scelto dal 2012 un metodo di misurazione dei campi
elettromagnetici basato su valori intesi come media nell’arco delle 24 ore e non
riferiti alla media di 6 minuti8. Questa misura rappresenta un unicum rispetto al
resto d’Europa e pertanto i livelli di emissione misurati non sono comparabili con
quelli degli altri Paesi europei. La deroga operata nel nostro ordinamento
produrrebbe, in caso di innalzamento dei livelli di emissione elettromagnetica,
effetti distorsivi sulla potenza dichiarata, che risulterebbe in realtà di molto
superiore al valore dichiarato!
Roma, 13 giugno 2023
7 https://www.corrierecomunicazioni.it/telco/5g/5g-assoprovider-aumento-limiti-elettromagnetici-mette-a-rischio-le-pmi/
8 Art. 14, comma 8 lett. d) DL 179/2012