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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
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Nell’ambito dell’astensione dal lavoro nazionale indetta da Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil, anche gli
addetti di Enel in Emilia Romagna incrociano le braccia per protestare contro la politica del nuovo
management che rischia di dare il “colpo di grazia” a una delle più importanti aziende del Paese.
Piano industriale inadeguato e dannoso; carenze negli investimenti; tagli indiscriminati al costo del lavoro;
esternalizzazione di attività core e peggioramento delle condizioni di lavoro per i 30 mila dipendenti italiani
di Enel: sono queste le ragioni più importanti alla base dello sciopero generale.
Secondo i sindacati, l’azienda vuole incrementare l’affidamento ad Imprese esterne di alcune attività
elettriche di particolare delicatezza, con una pericolosa diminuzione del presidio sulla conduzione degli
impianti e con l’evidente obiettivo di ridurre il proprio personale interno, generando un
probabile aumento dei rischi sulla sicurezza del lavoro. L’Azienda inoltre è decisa a modificare
profondamente l’orario del lavoro per le realtà operative
senza alcuna discussione preventiva, mentre ha già bloccato il piano di assunzioni concordato senza
ulteriori piani di incremento del personale.
Le manutenzioni delle sedi, specialmente nelle piccole realtà territoriali, sono di fatto assenti e ci sono
problemi -anche importanti- che da mesi aspettano risposte.
Non può essere il mercato a dettare le strategie operative di Enel, ma la responsabile direzione di un
grande player internazionale con la mission vera di erogare un servizio di pubblica utilità per i cittadini.
Occorre che la Politica, quella con la P maiuscola, ricominci a farsi carico delle sue prerogative ed elabori
finalmente un Piano Energetico Nazionale.
addetti di Enel in Emilia Romagna incrociano le braccia per protestare contro la politica del nuovo
management che rischia di dare il “colpo di grazia” a una delle più importanti aziende del Paese.
Piano industriale inadeguato e dannoso; carenze negli investimenti; tagli indiscriminati al costo del lavoro;
esternalizzazione di attività core e peggioramento delle condizioni di lavoro per i 30 mila dipendenti italiani
di Enel: sono queste le ragioni più importanti alla base dello sciopero generale.
Secondo i sindacati, l’azienda vuole incrementare l’affidamento ad Imprese esterne di alcune attività
elettriche di particolare delicatezza, con una pericolosa diminuzione del presidio sulla conduzione degli
impianti e con l’evidente obiettivo di ridurre il proprio personale interno, generando un
probabile aumento dei rischi sulla sicurezza del lavoro. L’Azienda inoltre è decisa a modificare
profondamente l’orario del lavoro per le realtà operative
senza alcuna discussione preventiva, mentre ha già bloccato il piano di assunzioni concordato senza
ulteriori piani di incremento del personale.
Le manutenzioni delle sedi, specialmente nelle piccole realtà territoriali, sono di fatto assenti e ci sono
problemi -anche importanti- che da mesi aspettano risposte.
Non può essere il mercato a dettare le strategie operative di Enel, ma la responsabile direzione di un
grande player internazionale con la mission vera di erogare un servizio di pubblica utilità per i cittadini.
Occorre che la Politica, quella con la P maiuscola, ricominci a farsi carico delle sue prerogative ed elabori
finalmente un Piano Energetico Nazionale.