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Piano di pace di Putin.
“Una reale proposta di pace” per la “cessazione totale del conflitto” in Ucraina.
“La Russia è pronta a un cessate il fuoco e all’avvio di negoziati se le truppe ucraine si ritireranno
completamente dalle regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, e Kiev si impegnerà a
non aderire alla Nato“. L’Ucraina dovrà avere “uno status neutrale, non allineato, e non avere armi
nucleari. Oltre a una “smilitarizzazione e denazificazione” dell’Ucraina.
“Naturalmente i diritti, le libertà e gli interessi dei cittadini di lingua russa in Ucraina devono
essere pienamente garantiti”.
“Queste disposizioni basilari e fondamentali dovranno essere registrate sotto forma di accordi
internazionali fondamentali” e “naturalmente ciò implica anche l’abolizione di tutte le sanzioni
occidentali contro la Russia”.
“Il pericolo viene dagli Stati Uniti.” Il mondo è “inammissibilmente vicino al punto di non ritorno”
e rischia una “tragedia” a causa “dell’egoismo e dell’arroganza dei Paesi occidentali”, che parlano
della necessità di infliggere una sconfitta strategica alla Russia senza considerare che essa “è in
possesso di uno dei più grandi arsenali nucleari del mondo”.
“Le condizioni per la fine del conflitto non sono un ultimatum ma un’iniziativa di pace che riflette
l’attuale situazione.” “Ma non si può più trattare con Zelenshi, al quale è scaduto il mandato
presidenziale”.
Piano di pace di Zelenski
“Ripristinare la validità del diritto internazionale – e questo senza scendere a compromessi con
l’aggressore”.
“La Russia deve ristabilire l’integrità territoriale dell’Ucraina. Non si tratta di negoziare”.
“La Russia deve ritirare tutte le sue truppe e formazioni armate dal territorio ucraini. Il controllo
dell’Ucraina su tutte le frontiere con la Russia deve essere ripristinato. Ciò comporterà una
cessazione reale e completa delle ostilità”.
“Approvare la creazione del Tribunale speciale per il crimine di aggressione della Russia contro
l’Ucraina e la creazione di un meccanismo internazionale per compensare tutti i danni causati da
questa guerra. È necessario un risarcimento a carico dei russi, poiché è l’aggressore.”
“Organizzare una conferenza internazionale per rinsaldare gli elementi chiave dell’architettura
della sicurezza postbellica nello spazio euro-atlantico, comprese le garanzie per l’Ucraina. Il
risultato principale della conferenza dovrebbe essere la firma del Patto di sicurezza di Kiev.”
Il piano di pace di Instambul (2022)
Era la primavera del 2022 e le bozze delle due delegazioni – russa e ucraina – non erano così
distanti come lo sono oggi i 10 punti di Zelensky e la proposta di Putin. Della famosa bozza di
Istanbul già si sapeva, ma ora – grazie ai documenti pubblicati dal New York Times, quelli scritti e
controfirmati da russi e ucraini migliaia di morti fa – scopriamo anche che un accordo era vicino,
“l’unica volta in cui si sa che funzionari di entrambi i Paesi si sono impegnati in colloqui di pace
diretti”, scrive il quotidiano Usa.
Nello specifico, seduti al tavolo turco – dal quale Kiev sarebbe stata distratta dall’allora premier
inglese, Boris Johnson – Kiev e Mosca avevano ridotto il conflitto a 6 punti, tra cui: adesione
dell’Ucraina alla Nato. Putin chiedeva che mai avvenisse quella né altre alleanze, che mai Kiev
ospitasse basi militari o armi straniere o conducesse esercitazioni militari con altri Paesi senza il
consenso del Cremlino. Ma Putin non avrebbe ostacolato l’adesione ucraina all’Ue. Dal canto suo
Zelensky offriva di far diventare il suo uno “Stato permanentemente neutrale” e di “porre fine ai
trattati e agli accordi internazionali che sono incompatibili con questo principio” (da allora su
questo punto non c’è mai più stato accordo). Sulla sicurezza di Kiev in caso di attacco, l’Ucraina
proponeva un meccanismo da attivare in caso di attacco armato con Paesi garanti che dopo tre
giorni di consultazioni, sarebbero intervenuti per proteggere l’Ucraina con no fly zone, fornitura di
armi e uso della forza militare. La Russia rispondeva accettando gran parte della proposta,
opponendosi però alla no fly zone e alla fornitura di armi nonché proponendo come garanzia che
anche il Cremlino prendesse parte alla decisione di un intervento militare. Questo forse era uno
dei punti più critici da risolvere, insieme al fatto che Mosca voleva tra i garanti anche la
Bielorussia, mentre Kiev la Turchia. Il punto 3, quello territoriale, era il vero nodo, ma mentre oggi
Putin propone il controllo russo su una parte del territorio, nei colloqui del 2022, l’Ucraina
rifiutava sì di riconoscere il controllo russo sulla Crimea, ma i due Paesi concordavano di “risolvere
le questioni relative alla Crimea” dopo 10 o 15 anni di lavoro diplomatico” e si impegnavano a
“evitare di risolverlo con mezzi militari”. Anzi, Kiev sembrava disposta ad accettare che parte della
zona orientale del Paese rimanesse sotto l’occupazione russa, chiarendo i contorni di questo in un
successivo incontro tra Zelensky e Putin (da allora le posizioni di entrambi sono inconciliabili). Sugli
altri punti, vale a dire cessate il fuoco, identità nazionale e limiti all’esercito ucraino, mentre sulla
prima, le posizioni erano molto distanti, sull’esercito Kiev aveva accettato diverse limitazioni.
“Una reale proposta di pace” per la “cessazione totale del conflitto” in Ucraina.
“La Russia è pronta a un cessate il fuoco e all’avvio di negoziati se le truppe ucraine si ritireranno
completamente dalle regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, e Kiev si impegnerà a
non aderire alla Nato“. L’Ucraina dovrà avere “uno status neutrale, non allineato, e non avere armi
nucleari. Oltre a una “smilitarizzazione e denazificazione” dell’Ucraina.
“Naturalmente i diritti, le libertà e gli interessi dei cittadini di lingua russa in Ucraina devono
essere pienamente garantiti”.
“Queste disposizioni basilari e fondamentali dovranno essere registrate sotto forma di accordi
internazionali fondamentali” e “naturalmente ciò implica anche l’abolizione di tutte le sanzioni
occidentali contro la Russia”.
“Il pericolo viene dagli Stati Uniti.” Il mondo è “inammissibilmente vicino al punto di non ritorno”
e rischia una “tragedia” a causa “dell’egoismo e dell’arroganza dei Paesi occidentali”, che parlano
della necessità di infliggere una sconfitta strategica alla Russia senza considerare che essa “è in
possesso di uno dei più grandi arsenali nucleari del mondo”.
“Le condizioni per la fine del conflitto non sono un ultimatum ma un’iniziativa di pace che riflette
l’attuale situazione.” “Ma non si può più trattare con Zelenshi, al quale è scaduto il mandato
presidenziale”.
Piano di pace di Zelenski
“Ripristinare la validità del diritto internazionale – e questo senza scendere a compromessi con
l’aggressore”.
“La Russia deve ristabilire l’integrità territoriale dell’Ucraina. Non si tratta di negoziare”.
“La Russia deve ritirare tutte le sue truppe e formazioni armate dal territorio ucraini. Il controllo
dell’Ucraina su tutte le frontiere con la Russia deve essere ripristinato. Ciò comporterà una
cessazione reale e completa delle ostilità”.
“Approvare la creazione del Tribunale speciale per il crimine di aggressione della Russia contro
l’Ucraina e la creazione di un meccanismo internazionale per compensare tutti i danni causati da
questa guerra. È necessario un risarcimento a carico dei russi, poiché è l’aggressore.”
“Organizzare una conferenza internazionale per rinsaldare gli elementi chiave dell’architettura
della sicurezza postbellica nello spazio euro-atlantico, comprese le garanzie per l’Ucraina. Il
risultato principale della conferenza dovrebbe essere la firma del Patto di sicurezza di Kiev.”
Il piano di pace di Instambul (2022)
Era la primavera del 2022 e le bozze delle due delegazioni – russa e ucraina – non erano così
distanti come lo sono oggi i 10 punti di Zelensky e la proposta di Putin. Della famosa bozza di
Istanbul già si sapeva, ma ora – grazie ai documenti pubblicati dal New York Times, quelli scritti e
controfirmati da russi e ucraini migliaia di morti fa – scopriamo anche che un accordo era vicino,
“l’unica volta in cui si sa che funzionari di entrambi i Paesi si sono impegnati in colloqui di pace
diretti”, scrive il quotidiano Usa.
Nello specifico, seduti al tavolo turco – dal quale Kiev sarebbe stata distratta dall’allora premier
inglese, Boris Johnson – Kiev e Mosca avevano ridotto il conflitto a 6 punti, tra cui: adesione
dell’Ucraina alla Nato. Putin chiedeva che mai avvenisse quella né altre alleanze, che mai Kiev
ospitasse basi militari o armi straniere o conducesse esercitazioni militari con altri Paesi senza il
consenso del Cremlino. Ma Putin non avrebbe ostacolato l’adesione ucraina all’Ue. Dal canto suo
Zelensky offriva di far diventare il suo uno “Stato permanentemente neutrale” e di “porre fine ai
trattati e agli accordi internazionali che sono incompatibili con questo principio” (da allora su
questo punto non c’è mai più stato accordo). Sulla sicurezza di Kiev in caso di attacco, l’Ucraina
proponeva un meccanismo da attivare in caso di attacco armato con Paesi garanti che dopo tre
giorni di consultazioni, sarebbero intervenuti per proteggere l’Ucraina con no fly zone, fornitura di
armi e uso della forza militare. La Russia rispondeva accettando gran parte della proposta,
opponendosi però alla no fly zone e alla fornitura di armi nonché proponendo come garanzia che
anche il Cremlino prendesse parte alla decisione di un intervento militare. Questo forse era uno
dei punti più critici da risolvere, insieme al fatto che Mosca voleva tra i garanti anche la
Bielorussia, mentre Kiev la Turchia. Il punto 3, quello territoriale, era il vero nodo, ma mentre oggi
Putin propone il controllo russo su una parte del territorio, nei colloqui del 2022, l’Ucraina
rifiutava sì di riconoscere il controllo russo sulla Crimea, ma i due Paesi concordavano di “risolvere
le questioni relative alla Crimea” dopo 10 o 15 anni di lavoro diplomatico” e si impegnavano a
“evitare di risolverlo con mezzi militari”. Anzi, Kiev sembrava disposta ad accettare che parte della
zona orientale del Paese rimanesse sotto l’occupazione russa, chiarendo i contorni di questo in un
successivo incontro tra Zelensky e Putin (da allora le posizioni di entrambi sono inconciliabili). Sugli
altri punti, vale a dire cessate il fuoco, identità nazionale e limiti all’esercito ucraino, mentre sulla
prima, le posizioni erano molto distanti, sull’esercito Kiev aveva accettato diverse limitazioni.