About Rete Ambientalista Al
Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
DI EXTINCTION REBELLION
11 APRILE 2023
Al governo evidentemente non basta continuare a guardare
solo il dito che indica una crisi ecologica che è ormai diventata crisi
sociale ed umanitaria. No, vuole anche spezzarlo quel dito.
Questo è l’intento del disegno di legge della Lega, in esame al Senato, che
punisce le azioni di disobbedienza non violenta con pene più severe ed
arresto in flagranza di reato anche per imbrattamento.
Sofferenti tra siccità ed inondazioni, gli italiani si sarebbero aspettati
norme più pesanti per quelle multinazionali e quegli organi pubblici che
continuano da un secolo a vandalizzare con trivellazioni, oleodotti,
gasdotti e nuove centrali inquinanti l’Italia e tante aree del sud del
mondo sfruttate per il profitto di pochi. Ma tant’è.
Il patto di fiducia tra le istituzioni e la popolazione è venuto meno da
tempo, e le organizzazioni che lottano per la giustizia sociale ed ecologica
nel nostro paese sono diventati i nuovi nemici di questa classe dirigente
che sceglie consapevolmente di non attuare nessuna misura a favore di
un piano per le energie rinnovabili, continuare ad aiutare con soldi
pubblici le aziende del fossile e soffocare le voci di coloro che si
oppongono a questo sistema tossico.
Cos’è più grave? Un gruppo di cittadini che ascolta l’allarme suonato
dalla comunità scientifica o uno Stato che guarda altrove? Quale dei due
è il crimine?
La storia, e anche l’attualità estera, ci insegnano che non è certo
aumentando la repressione che si fermano le voci critiche. Il governo
italiano dimostra di non saper dare risposte concrete alle molteplici crisi
che stiamo affrontando, e minaccia violenza piuttosto che ascoltare le
motivazioni delle cittadine e dei cittadini.
A questo proposito intendiamo fare ulteriore chiarezza: le nostre azioni
di disobbedienza civile non violenta hanno come unico scopo quello di
aumentare l’attenzione dei media e costringere i governi ad azioni
efficaci ed immediate per fermare la crisi climatica in atto, per cui
continueranno sino a quando queste non saranno attuate.
Di conseguenza, quanto più queste istanze saranno ignorate, tanto più
saremo costretti ad aumentare l’intensità delle nostre proteste pacifiche,
sia nel numero che nella portata. Anche perché le organizzazioni ed i
movimenti che si stanno opponendo alle logiche di sfruttamento degli
esseri umani e del pianeta sono sempre di più e sempre più connesse e
solidali tra loro. Sempre più forti ad ogni multa, ad ogni arresto, ad ogni
misura repressiva.
Al governo consigliamo di chiedersi cosa spinge le attiviste e gli attivisti
ad agire, anziché perdere tempo a pensare come fermarli! Le risposte
sono lì, all’interno di ogni azione, vanno solo ascoltate.
11 APRILE 2023
Al governo evidentemente non basta continuare a guardare
solo il dito che indica una crisi ecologica che è ormai diventata crisi
sociale ed umanitaria. No, vuole anche spezzarlo quel dito.
Questo è l’intento del disegno di legge della Lega, in esame al Senato, che
punisce le azioni di disobbedienza non violenta con pene più severe ed
arresto in flagranza di reato anche per imbrattamento.
Sofferenti tra siccità ed inondazioni, gli italiani si sarebbero aspettati
norme più pesanti per quelle multinazionali e quegli organi pubblici che
continuano da un secolo a vandalizzare con trivellazioni, oleodotti,
gasdotti e nuove centrali inquinanti l’Italia e tante aree del sud del
mondo sfruttate per il profitto di pochi. Ma tant’è.
Il patto di fiducia tra le istituzioni e la popolazione è venuto meno da
tempo, e le organizzazioni che lottano per la giustizia sociale ed ecologica
nel nostro paese sono diventati i nuovi nemici di questa classe dirigente
che sceglie consapevolmente di non attuare nessuna misura a favore di
un piano per le energie rinnovabili, continuare ad aiutare con soldi
pubblici le aziende del fossile e soffocare le voci di coloro che si
oppongono a questo sistema tossico.
Cos’è più grave? Un gruppo di cittadini che ascolta l’allarme suonato
dalla comunità scientifica o uno Stato che guarda altrove? Quale dei due
è il crimine?
La storia, e anche l’attualità estera, ci insegnano che non è certo
aumentando la repressione che si fermano le voci critiche. Il governo
italiano dimostra di non saper dare risposte concrete alle molteplici crisi
che stiamo affrontando, e minaccia violenza piuttosto che ascoltare le
motivazioni delle cittadine e dei cittadini.
A questo proposito intendiamo fare ulteriore chiarezza: le nostre azioni
di disobbedienza civile non violenta hanno come unico scopo quello di
aumentare l’attenzione dei media e costringere i governi ad azioni
efficaci ed immediate per fermare la crisi climatica in atto, per cui
continueranno sino a quando queste non saranno attuate.
Di conseguenza, quanto più queste istanze saranno ignorate, tanto più
saremo costretti ad aumentare l’intensità delle nostre proteste pacifiche,
sia nel numero che nella portata. Anche perché le organizzazioni ed i
movimenti che si stanno opponendo alle logiche di sfruttamento degli
esseri umani e del pianeta sono sempre di più e sempre più connesse e
solidali tra loro. Sempre più forti ad ogni multa, ad ogni arresto, ad ogni
misura repressiva.
Al governo consigliamo di chiedersi cosa spinge le attiviste e gli attivisti
ad agire, anziché perdere tempo a pensare come fermarli! Le risposte
sono lì, all’interno di ogni azione, vanno solo ascoltate.