About Rete Ambientalista Al
Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
Il biomonitoraggio di massa… ridotto a 100 persone.
Se giova, ripetiamolo ancora una volta. Non lo fanno il monitoraggio del sangue di TUTTA la popolazione
alessandrina assediata dal polo chimico di Spinetta Marengo, perché sarebbe la “pistola fumante” che
inchioderebbe Solvay: costringendola a fermare all’istante le produzioni inquinanti. Diventerebbe prova
regina, prova certa e conclusiva del crimine sanitario. Lo diventerebbe addirittura per i più testardi
negazionisti che hanno respinto l’evidenza di ben otto indagini epidemiologiche precedenti (in particolare
2017 e 2019), a tacere di tutte le indagini ambientali dell’Arpa.
Perciò, evitare questa smoking gun il più a lungo possibile è il compito, di occultamento sistematico dei
dati ecosanitari in Piemonte, che la multinazionale belga ha affidato a Comune di Alessandria e Regione, e
da essi svolto per lustri in una infinita taranta, con il sindaco a rimbalzare la palla delle responsabilità al
governatore, e questi buttandola perfino in tribuna, ad un Comitato Etico… fantomatico organismo che
autorizza sperimentazioni farmacologiche e cliniche, come il suicidio assistito.
All’osceno girotondo ancora si presta il sindaco che avrebbe il dovere civico e giuridico, in quanto massima
autorità sanitaria locale, di applicare il principio di precauzione e fermare le produzioni. Ma l’opinione
pubblica incalza, noi li sputtaniamo urbi et orbi, i versi de Le Iene echeggiano. Chiediamo le analisi del
sangue ai lavoratori e ai cittadini, a tutti, a tutti quanti sottoposti ai veleni suolo-acqua-aria di Solvay. La
quale non le vuole, perché sa già che i referti ematologici dei lavoratori custoditi nei suoi cassetti superano
ogni limite tollerabile. Perché sa già che le relazioni cliniche dei cittadini, secondo il nostro screening
tramite Università di Liegi, superano ogni soglia di allarme: presenza in percentuale 5 volte superiore al
circondario. Perché avverte i suoi complici dell’effetto psicologico di un biomonitoraggio di massa: “Ils sont
a la recherche d’un pistolet fumant” afferma Ilham Kadri dal quartier generale di Bruxelles.
Che fare per sopire l’opinione pubblica e prendere quel tempo ulteriore che serve alla strategia
aziendale? Se giova, ripetiamolo ancora una volta. Meglio di una ridicola Consulta comunale ambientalista,
la soluzione tattica sarà usare la modesta somma stanziata, in stagione elettorale, dalla Regione alla Asl per
diluire nel tempo e circoscrivere le analisi del sangue ai soli Pfas e ad una ristretta minoranza di persone
selezionata il più lontano possibile da quel centro urbano inglobato nel criminale rischio chimico dello
stabilimento.
Così, che fa la Regione Piemonte? Sarà effettuato un prelievo di sangue (si spera anche delle urine) a circa
un centinaio le persone: scelte con limitato criterio scientifico, e necessariamente escludendo gli altri
Comuni della provincia, seguìto dalla somministrazione di uno specifico questionario, “per
acquisire maggiori conoscenze sugli effettivi livelli di esposizione della popolazione ai Pfas così da
migliorare le procedure di prevenzione”. Le quali, in questi decenni, erano consistite in uno studio, peraltro
allarmante, per la valutazione del rischio sugli alimenti di origine animale e vegetale. Sì, perché la Regione…
ha ancora qualche sospetto: non sono bastati, nei decenni trascorsi, otto studi epidemiologici che hanno
messo in evidenza che nella Fraschetta ci si ammala e si muore di più: un crescendo di patologie agli organi
epato-biliari, insufficienze renali, tumore al rene ecc. in alcuni casi superiori fino al 50% alla popolazione
non esposta. Patologie particolarmente crudeli quando colpiscono la fascia di età 0-16 anni: malattie
neurologiche con eccedenze del 86% rispetto ai coetanei alessandrini. Non sospetta la Regione che è forse
perché lì c’è un polo chimico classificato ad alto rischio che immette in aria-acqua-suolo sostanze
classificate tossiche e cancerogene proprio per quel tipo di patologie?
Non lo sospetta: ne ha la certezza, perciò il biomonitoraggio è micro e da coprire con massima
riservatezza: “Gli esiti dei 100 prelievi saranno disponibili tra fine febbraio e inizio marzo e l’ASL
provvederà a comunicarli ai partecipanti che potranno condividerli con il proprio Medico di medicina
generale, per valutare sulla base dei valori riscontrati, e secondo quanto previsto dal protocollo di studio,
l’eventuale necessità di approfondimenti diagnostici e presa in carico sanitaria”. E le altre decine di migliaia
di lavoratori e cittadini? Si vedrà e si farà. Più tardi si vedrà più tardi si farà. Meglio dopo le elezioni regionali
di giugno. Ci sarà una seconda, terza fase e quante altre sarà necessario. Cominciamo a valutare questi 100,
che già ci vuole tempo, perché bisogna essere molto scientifici. Eh già, bisogna essere molto scientifici,
molto scrupolosi, ad evitare conclusioni affrettate a scapito dell’azienda … pardon… che mettano in allarme
la tranquilla popolazione. Dunque, “le analisi dei campioni di sangue saranno effettuate dal Laboratorio di
Tossicologia e Epidemiologia Industriale, Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche, della
Città della Salute di Torino, al CTO”.
Se giova, ripetiamolo ancora una volta. Non lo fanno il monitoraggio del sangue di TUTTA la popolazione
alessandrina assediata dal polo chimico di Spinetta Marengo, perché sarebbe la “pistola fumante” che
inchioderebbe Solvay: costringendola a fermare all’istante le produzioni inquinanti. Diventerebbe prova
regina, prova certa e conclusiva del crimine sanitario. Lo diventerebbe addirittura per i più testardi
negazionisti che hanno respinto l’evidenza di ben otto indagini epidemiologiche precedenti (in particolare
2017 e 2019), a tacere di tutte le indagini ambientali dell’Arpa.
Perciò, evitare questa smoking gun il più a lungo possibile è il compito, di occultamento sistematico dei
dati ecosanitari in Piemonte, che la multinazionale belga ha affidato a Comune di Alessandria e Regione, e
da essi svolto per lustri in una infinita taranta, con il sindaco a rimbalzare la palla delle responsabilità al
governatore, e questi buttandola perfino in tribuna, ad un Comitato Etico… fantomatico organismo che
autorizza sperimentazioni farmacologiche e cliniche, come il suicidio assistito.
All’osceno girotondo ancora si presta il sindaco che avrebbe il dovere civico e giuridico, in quanto massima
autorità sanitaria locale, di applicare il principio di precauzione e fermare le produzioni. Ma l’opinione
pubblica incalza, noi li sputtaniamo urbi et orbi, i versi de Le Iene echeggiano. Chiediamo le analisi del
sangue ai lavoratori e ai cittadini, a tutti, a tutti quanti sottoposti ai veleni suolo-acqua-aria di Solvay. La
quale non le vuole, perché sa già che i referti ematologici dei lavoratori custoditi nei suoi cassetti superano
ogni limite tollerabile. Perché sa già che le relazioni cliniche dei cittadini, secondo il nostro screening
tramite Università di Liegi, superano ogni soglia di allarme: presenza in percentuale 5 volte superiore al
circondario. Perché avverte i suoi complici dell’effetto psicologico di un biomonitoraggio di massa: “Ils sont
a la recherche d’un pistolet fumant” afferma Ilham Kadri dal quartier generale di Bruxelles.
Che fare per sopire l’opinione pubblica e prendere quel tempo ulteriore che serve alla strategia
aziendale? Se giova, ripetiamolo ancora una volta. Meglio di una ridicola Consulta comunale ambientalista,
la soluzione tattica sarà usare la modesta somma stanziata, in stagione elettorale, dalla Regione alla Asl per
diluire nel tempo e circoscrivere le analisi del sangue ai soli Pfas e ad una ristretta minoranza di persone
selezionata il più lontano possibile da quel centro urbano inglobato nel criminale rischio chimico dello
stabilimento.
Così, che fa la Regione Piemonte? Sarà effettuato un prelievo di sangue (si spera anche delle urine) a circa
un centinaio le persone: scelte con limitato criterio scientifico, e necessariamente escludendo gli altri
Comuni della provincia, seguìto dalla somministrazione di uno specifico questionario, “per
acquisire maggiori conoscenze sugli effettivi livelli di esposizione della popolazione ai Pfas così da
migliorare le procedure di prevenzione”. Le quali, in questi decenni, erano consistite in uno studio, peraltro
allarmante, per la valutazione del rischio sugli alimenti di origine animale e vegetale. Sì, perché la Regione…
ha ancora qualche sospetto: non sono bastati, nei decenni trascorsi, otto studi epidemiologici che hanno
messo in evidenza che nella Fraschetta ci si ammala e si muore di più: un crescendo di patologie agli organi
epato-biliari, insufficienze renali, tumore al rene ecc. in alcuni casi superiori fino al 50% alla popolazione
non esposta. Patologie particolarmente crudeli quando colpiscono la fascia di età 0-16 anni: malattie
neurologiche con eccedenze del 86% rispetto ai coetanei alessandrini. Non sospetta la Regione che è forse
perché lì c’è un polo chimico classificato ad alto rischio che immette in aria-acqua-suolo sostanze
classificate tossiche e cancerogene proprio per quel tipo di patologie?
Non lo sospetta: ne ha la certezza, perciò il biomonitoraggio è micro e da coprire con massima
riservatezza: “Gli esiti dei 100 prelievi saranno disponibili tra fine febbraio e inizio marzo e l’ASL
provvederà a comunicarli ai partecipanti che potranno condividerli con il proprio Medico di medicina
generale, per valutare sulla base dei valori riscontrati, e secondo quanto previsto dal protocollo di studio,
l’eventuale necessità di approfondimenti diagnostici e presa in carico sanitaria”. E le altre decine di migliaia
di lavoratori e cittadini? Si vedrà e si farà. Più tardi si vedrà più tardi si farà. Meglio dopo le elezioni regionali
di giugno. Ci sarà una seconda, terza fase e quante altre sarà necessario. Cominciamo a valutare questi 100,
che già ci vuole tempo, perché bisogna essere molto scientifici. Eh già, bisogna essere molto scientifici,
molto scrupolosi, ad evitare conclusioni affrettate a scapito dell’azienda … pardon… che mettano in allarme
la tranquilla popolazione. Dunque, “le analisi dei campioni di sangue saranno effettuate dal Laboratorio di
Tossicologia e Epidemiologia Industriale, Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche, della
Città della Salute di Torino, al CTO”.