About Rete Ambientalista Al
Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO
L’amianto corre sui binari: Ferrovie dello Stato condannata al risarcimento di quasi
1 milione di euro per la morte dell’ex dipendente Salvatore Passavanti esposto alla
fibra killer
Roma, 22 marzo 2023 - Il Tribunale di Roma ha condannato Rete Ferroviaria Italiana a pagare un
risarcimento che sfiora il milione di euro alla vedova e ai tre figli, Salvatore Passavanti, deceduto per un
adenocarcinoma polmonare. L’operaio, nato a Tito, in provincia di Potenza, diventato negli anni capotecnico
e poi dirigente, è stato per tutta la sua vita lavorativa a contatto con l’amianto e con un altro terribile
cancerogeno, l’olio creosoto.
L’uomo lavorò alle dipendenze delle Ferrovie dello Stato per 30 anni, dal 1963 al 1993, anno in cui andò in
pensione. Nel 2017 purtroppo arrivò la diagnosi che non gli lasciò scampo. Morì, infatti, 4 mesi dopo,
all’età di 79 anni. Viveva per la sua famiglia e per le Ferrovie e, in relazione a queste ultime, aveva anche
scritto un libro: “Sicignano – Lagonegro. Storia di una ferrovia” pubblicato qualche giorno dopo la sua
dipartita. Era stato nominato Cavaliere della Repubblica per aver salvato una persona proprio sulla tratta
ferroviaria.
La famiglia, dopo il riconoscimento della malattia professionale da parte dell’INAIL per ottenere il
risarcimento di tutti i danni subiti si è rivolta all’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio
Nazionale Amianto, e agli avvocati Marcello e Consuelo Mascolo.
Secondo il consulente tecnico d’ufficio sarebbe stato proprio il creosoto a determinare l’insorgenza del
tumore del polmone e la morte di Passavanti. L’azienda lasciava, infatti, che parti in legno a cui vengono
fissati i binari, le traversine, una volta usurate venissero bruciate nelle stufe, non per smaltirle, ma per
riscaldare gli operai sia all’esterno che all’interno dei locali. “Quando venivano accesi questi fuochi uscivano
dei fumi neri” – dice un testimone. Accertata la sussistenza del nesso causale tra l’attività lavorativa e la
patologia che ha causato il decesso del capotecnico il giudice del Lavoro del Tribunale di Roma, Valentina
Cacace, ha condannato RFI spa al pagamento, in favore della famiglia di 972.594 euro.
“Provata la nocività dell’ambiente di lavoro l’azienda non ha fornito la prova liberatoria, indicando
l’impossibilità di adempiere all’obbligo di sicurezza e informativo per causa a sé non imputabile” – scrive il
giudice, che sottolinea – “il datore di lavoro, infatti, non ha provato di aver adottato alcuna misura di
protezione, né gli accorgimenti di prudenza e le cautele che sarebbero state necessarie”. All’epoca dei fatti,
spiega il ctu nella sua relazione, era nota la nocività della combustione dell’olio creosoto e comunque
“l’azienda era tenuta a conoscere la sua pericolosità e non si era attivata in tal senso”.
“Siamo soddisfatti anche perché è stato riconosciuto un qualcosa che non è così noto, operai esposti per anni
a cancerogeni, in particolare all’amianto e al creosoto. Siamo contenti anche della tempistica con cui si è
conclusa questa vicenda, abbiamo trovato una giustizia attenta e veloce” ” – ha commentato il figlio Mauro.
L’Ona continua a
lavorare anche per aggiornare
la mappatura,
anche attraverso
l’app
http://app.onanotiziarioamianto.it Si può richiedere assistenza anche per altre malattie asbesto correlate,
come il mesotelioma, al link https://www.osservatorioamianto.it/assistenza-legale/ o al numero verde
gratuito 800 034 294.
Responsabile Ufficio Stampa ONA – Osservatorio Nazionale Amianto
Donatella Gimigliano
Giornalista – Relazioni Pubbliche & Comunicazione
Cellulare: +39 3287310171 - Email: d.gimigliano@bixpromotion.it