Né criminali né terroristi

Né criminali né terroristi, updated 3/9/24, 4:31 PM

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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza

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Né criminali né terroristi, ma difensori della Madre Terra e del clima
di Francesco Martone
E’ stato reso pubblico nei giorni scorsi il primo Rapporto sulla situazione dei difensori del
clima in Europa, prodotto dal Relatore Speciale ONU sui Difensori dell’Ambiente Michel
Forst. Forst, già Relatore Speciale ONU sui Difensori dei Diritti Umani si era già occupato
in quel ruolo della questione relativa ai difensori dell’ambiente, in particolare nei paesi del
cosiddetto “Sud del mondo”. Da allora, seppur con modalità spesso differenti, e non con
casi drammatici come quelli delle centinaia di omicidi di difensori dell’ambiente e della
terra in paesi come la Colombia, Messico o Brasile, l’onda lunga della repressione è
arrivata anche in Europa. Si moltiplicano i casi registrati di violazioni dei diritti di chi
difende l’ambiente nel nostro continente come ricordato anche dalla Commissaria per i
Diritti Umani del Consiglio d’Europa Dunia Mijatović. Il nostro paese non fa eccezione. Va
a tal riguardo ricordato che l’Italia è tenuta a rispettare e tutelare le attività dei difensori
dei diritti umani anche al suo interno. E per difensori dei diritti umani, secondo la
definizione contenuta nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti
umani (che lo scorso anno ha celebrato il suo 25esimo anniversario) si intendono anche
coloro che, a titolo individuale o collettivo, si impegnano per il rispetto dei diritti
dell’ambiente attraverso pratiche nonviolente. Pertanto, oggi gli attivisti ed attiviste,
spesso descritti da taluna stampa o decisori politici come ecovandali o ecoterroristi
(addirittura è stato approvato un disegno di legge ad hoc che inasprisce le pene pecuniarie
e di detenzione per attivisti ed attiviste che svolgono azioni dirette nonviolente in musei, o
monumenti, stanno operando assolutamente all’interno dei criteri internazionalmente
riconosciuti riguardo la tutela e promozione dei diritti umani.
Il relatore speciale ONU ricorda che nel suo Commento generale n. 37 (2020) sul diritto di
riunione pacifica, il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha specificamente
ricordato che non equivale a violenza. “la disobbedienza civile collettiva o le campagne di
azione diretta possono rientrare nell’ambito di applicazione dell’articolo 21 a condizione
che non siano violente”. Inoltre, gli Stati hanno l’obbligo di rispettare e proteggere il diritto
di impegnarsi nella disobbedienza civile pacifica, indipendentemente dal fatto che avvenga
all’aperto, al chiuso, online o in spazi pubblici o privati.
Il diritto alla partecipazione, all’associazione, all’accesso all’informazione, al ricorso alla
giustizia sono consacrati anche nella Convenzione di Aarhus sulla democrazia ambientale
di cui il nostro paese è parte. Non stupisce pertanto che il relatore speciale ONU per i
difensori dell’ambiente, figura creata all’interno di tale Convenzione, stia seguendo con
grande preoccupazione ed attenzione la situazione in Italia ed in altri paesi europei. Nel
nostro caso, il ricorso a strumenti di diritto penale (“lawfare”) e civile per reprimere,
disincentivare o criminalizzare chi oggi esercita il diritto sacrosanto a proteggere
l’ambiente, ed anche la salute dei cittadini, l’uso di fogli di via, e DASPO che limitano la
libertà di circolazione, la comminazione di multe ingenti mirate ad inibire il diritto alla
libertà di associazione, sono pertanto in chiara violazione o per lo meno pregiudicano il
rispetto pieno degli obblighi internazionali in materia di diritti umani e civili. Va anche
detto che in gran parte il combinato disposto di tali misure, pur non portando poi a
condanne definitive nel campo penale rappresenta quello che viene definito “chilling
effect” ossia un disincentivo ad agire. Ulteriormente aggravato da sanzioni pecuniarie
spropositate che di fatto, assieme alle alte spese legali, mirano ad azzoppare la capacità di
iniziativa delle associazioni e movimenti, di fatto pregiudicando il diritto alla liberà di
associazione. Alcune ultime sentenze aprono però importanti spiragli. Nel caso di azioni
svolte agli Uffizi a Firenze il Tribunale ha deciso per il non luogo a procedere, mentre il
Tribunale di Bologna ha deciso per l’assoluzione per accuse che comprendevano
danneggiamento e manifestazione non autorizzata essendo riconosciuta agli attivisti ed
attiviste l’attenuante di aver agito secondo principi etici e morali. Di fatto di aver esercitato
per proteggere il bene collettivo, il diritto-dovere di proteggere l’ambiente, cosa che tra
l’altro è ora riconosciuta - seppur indirettamente . nella nostra Costituzione che riconosce
il diritto all’ambiente.
Nel suo rapporto Forst, oltre a fornire dati sulla situazione dei difensori del clima in alcuni
paesi Europei, cita anche casi relativi all’Italia, paese da lui visitato nell’aprile dello scorso
anno. In quell’occasione si svolsero vari incontri con associazioni, movimenti ed autorità
competenti, ed una conferenza stampa promossa da Amnesty International, Volere la
Luna, e Rete In Difesa Di con la partecipazione tra le altre di Dana Lauriola, del
Movimento No TAV e di referenti di Ultima Generazione. La scelta non era casuale visto
che Torino rappresenta un caso di studio dell’accanimento repressivo e giudiziario verso gli
attivisti e attiviste per la giustizia ambientale e climatica, come poi sottolineato in una
conferenza stampa organizzata in seguito da Extinction Rebellion! il 17 gennaio di
quest’anno.
Nel corso degli incontri e consultazioni svolte in cari paesi europei dal Relatore Speciale
sono state registrate molteplici modalità di repressione o intimidazione, che vanno dalla
delegittimazione o diffamazione a mezzo stampa o da parte di politici, all’uso di
legislazione antiterrorismo o leggi ad hoc (come nel caso del decreto “ecovandali” in Italia)
situazioni registrate anche in Germania, Spagna, Danimarca e Inghilterra, abusi ed arresti
indiscriminati da parte delle forze di polizia (Francia, Spagna, Danimarca, Portogallo
Italia), brutalità della polizia ed abusi delle autorità nel corso di proteste (Portogallo,
Polonia, Spagna, Francia, Germania, Austria, Finlandia, Olanda), abusi su attivisti/e in
stato di custodia (Polonia, Germania, Portogallo, Spagna, Danimarca, Finlandia),
inasprimento delle pene (Spagna, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Polonia, Svezia),
criminalizzazione di movimenti quali Letze Generation (Austria, Germania) o
Soulevements de la Terre (Francia) , detenzione preventiva e sentenze sproporzionate.
Questa torsione repressiva contro attivisti che usano modalità di disobbedienza civile
pacifica in Europa rappresenta per Forst “una grave minaccia per la democrazia e i diritti
umani. L’emergenza ambientale che stiamo affrontando collettivamente, e che gli scienziati
documentano da decenni, non può essere affrontata se coloro che lanciano l’allarme e
esortano all’azione vengono criminalizzati per tale ragione. L’unica risposta legittima
all’attivismo ambientale pacifico e alla disobbedienza civile a questo punto è che le
autorità, i media e il pubblico si rendano conto di quanto sia essenziale per tutti noi
ascoltare ciò che hanno da dire i difensori dell’ambiente”.
In tal senso il contributo della associazioni e dei movimenti nel contribuire all’attuazione
degli accordi per il clima di Parigi, e all’abbandono della dipendenza dai combustibili
fossili è ormai considerato come essenziale ed imprescindibile. Oggi chi scende in piazza ,
come nel caso di XR!, o anche di Ultima Generazione o Fridays for Future, svolge un ruolo
essenziale nel contribuire il prima persona alla riduzione delle emissioni e di abbandono
del fossile, puntando il dito su ritardi ed incongruenze che pregiudicano il contributo che il
nostro paese può offrire nella lotta ai cambiamenti climatici. Il contributo dei movimenti,
delle mobilitazioni nonviolente e delle azioni dirette nel ridurre le emissioni di gas serra è
riconfermato da importanti ricerche indipendenti e stride con la modalità con la quale le
autorità del nostro paese affrontano la questione. A maggior ragione a fronte dei recenti
dati diffusi dall’UNEP riguardo la crescita esponenziale, nei prossimi anni, dell’estrazione
di combustibili fossili a livello globale. Esiste pertanto una forte correlazione tra il rispetto
del diritto a difendere l’ambiente e la salute pubblica, del diritto a mobilitarsi per
contribuire all’adozione di effettive ed efficaci politiche di contrasto ai cambiamenti
climatici, e di mitigazione e riduzione delle emissioni.
In conclusione Michel Forst formula alcune raccomandazioni agli stati membri della
Convenzione di Aarhus sulla democrazia ambientale tra le quali il rispetto degli obblighi
internazionali relativi alla libertà di espressione, assemblea, ed associazione per quanto
riguarda le modalità con le quali vengono trattate le iniziative di protesta e disobbedienza
civili relative a questioni ambientali, e l’impegno a non utilizzare misure previste per la
lotta al terrorismo o al crimine organizzato. Gli Stati membri dovranno anche
intraprendere iniziative immediate per contrastare la narrazione che definisce i difensori
dell’ambiente e i movimenti come criminali, e non utilizzare la crescita del numero di
azioni di disobbedienza civile come pretesto per restringere gli spazi di agibilità civica e
l’esercizio delle libertà fondamentali.
Un messaggio chiaro e forte al governo italiano, ed al Parlamento che ora si accinge a
discutere il prima lettura in Commissione Giustizia al Senato, il “pacchetto sicurezza” che
prevede tra l’altro l’inasprimento delle pene, reintroducendo il reato di “blocco stradale”.
Pratica riconosciuta come forma legittima di protesta e di legittimo esercizio del diritto alla
libertà di riunione pacifica e per tanto mai da considerare come reato, dalla relatrice ONU
sul diritto alla associazione e riunione in una sua comunicazione sul tema dell’attivismo
climatico e dei diritti umani presentata nel 2021 all’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite .
……………………..
*Francesco Martone, già senatore con i Verdi e poi con la Sinistra europea per 7 anni
come membro delle commissioni Diritti umani e Affari esteri, è fondatore e portavoce di
In Difesa Di per i diritti umani e chi li difende (una rete di ONG italiane a sostegno dei
difensori dei diritti umani) e associato al Transnational Institute di Amsterdam. È
giudice del Tribunale internazionale sui diritti della natura e presiede l'Assemblea dei
giudici del Tribunale.